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Autore: VAleMPIRE    03/12/2012    2 recensioni
Ciao a tutti! Ho scritto spesso fan fiction sulla Twilight Saga, ma non sono quasi mai riuscita a completarle nè ho mai pensato di volerne pubblicare. Questa, dunque, è la prima che mi accingo a far leggere a qualcuno. Ho buttato giù la prima bozza circa due/tre mesi fa, ma l'ho ripresa da poco. Non posso assicurarvi che la finirò, ma finora le idee non mi mancano e spero di chiudere almeno questa storia!
Di seguito, la trama in breve.
Edward e Bella non sono riusciti ad avere il loro lieto fine. Il vampiro è così tornato più solitario e triste che mai. Medita il suicidio, ma per varie ragioni non arriva ad abbracciare questa estrema soluzione. Tra i motivi anche una inaspettata e piacevole novità di nome Lyla Cornell, che tornerà a “fargli battere il cuore”. Il problema è che anche lei è una mortale…
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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CAPITOLO DICIANNOVESIMO: COLPE

 

La principale differenza tra Lyla e Bella, lo sto capendo bene solo adesso, è il loro diverso comportamento di fronte l’ignoto e il mistero. La mia amata, a dispetto dell’apparenza fragile, era abbastanza coraggiosa, e forse anche più incosciente, da spingersi oltre il lecito, rischiare di trovarsi in pericolo pur di scoprire la verità. Quest’altra mortale, invece, perde lucidità facilmente ed ha paura di ciò che non può spiegarsi con la ragione.
O magari ha solo ciò che fin dall’inizio avevo sperato avesse Bella: un maggiore istinto di sopravvivenza …
I sentimenti degli umani sono così complessi e differenti da persona a persona.
Io e quelli della mia specie siamo lontani anche su questo piano: qualsiasi nostro sentimento è assoluto. E curiosamente era così anche per Bella.
Sapevo che ero diventato il centro della sua vita, per quanto fosse inspiegabile.
Una cosa eccezionale - come lei - che non potrà accadere più. Così come Lyla, qualunque altra ragazza non si spingerebbe troppo oltre la semplice curiosità con me. E’ anche per questo che ora siamo nella mia auto e non nella mia stanza. Per fortuna non si è innamorata di me, né io mi sono troppo affezionato a lei.
Tutti si stavano già convincendo del contrario e del fatto che avrei dovuto cogliere l’occasione per “rinascere”, uscire dalle tenebre, mie uniche vere compagne da quando ho perso Bella. Ma non succederà. Lyla è entrata nella mia vita con la stessa velocità con cui ne uscirà. Non rappresenta nulla per me.
Mi ha fatto vacillare, non lo nego. Ha messo a dura prova la mia resistenza. Ma anche se alla fine avessimo avuto un rapporto meramente fisico, non mi avrebbe lasciato niente dentro.
Il mio cuore non sarebbe tornato a gioire di un’emozione così forte e pura da ridarmi la felicità e la pace. Nulla e nessuno potrà ridarmele.
Con Lyla mi sono sentito un po’ meglio a volte, è vero, ma non riuscivo mai del tutto a lasciarmi alle spalle il dolore, l’orrore verso me stesso, la tristezza per la mia miserabile esistenza. Non è passato un secondo senza che non pensassi Bella, quella dei momenti piacevoli e quella dei momenti drammatici.
Sarà per l’eternità dentro di me, una parte di me stesso, indelebile.
- Credo di doverti delle scuse. - dice tutto d’un fiato Lyla, allacciando la cintura di sicurezza.
Ha elaborato a lungo mentalmente come iniziare il discorso. Non vuole più avere nulla a che fare con me, però non vuole nemmeno chiudere così, con un teso e imbarazzante silenzio, il nostro inaspettato e singolare incontro. Le dimostro di essere ben disposto ad ascoltarla.
- Tu sei … sei senza dubbio la persona meno comune che abbia mai conosciuto. Mi ha confusa, turbata, inconsapevolmente sedotta, ma anche soccorsa e trattata come una principessa. E io? Io ti ho provocato - ci ho provato per lo meno - e non ho fatto che ripeterti quanto fossi strano. Senza rendermi conto che non ti piacevo abbastanza e che la tua depressione era un problema serio. E che quindi era tutto inutile. A questo punto mi sento obbligata a chiederti scusa.
Sono una frana con i rapporti in generale, figuriamoci con casi particolari come il tuo. Non saprei aiutarti, sono già complicata io … Ti chiedo scusa per non aver capito subito il tuo problema, o meglio, per averlo sminuito. E poi devo per forza ringraziarti ancora di tutto. Non eri obbligato ad aiutarmi, né a spendere tutti quei soldi. - si ferma guardandosi i vestiti - Di tutta questa storia mi dispiace solo una cosa. - fa un’altra pausa, non certa che la stia ancora seguendo.
- Cosa? - chiedo guardandola con la cosa dell’occhio.
- Averti conosciuto.
E’ serissima e sincera.
- Questo ha abbastanza senso. Non è un’esperienza esaltante per nessuno.
- Tu puoi dire lo stesso?
- No. Potrei dirlo se fosse andata diversamente.
- Che intendi?
- Se ti fossi innamorata di me, per esempio.
- Ti confesso che ho rischiato di andarci molto vicino …
- Lo so.
Adesso è lei a guardarmi di sbieco: è lievemente imbarazzata e ripensa come e quando possa averlo intuito.
- Ma mi dimenticherai presto: quando partirai avrai ben altro a cui pensare.
- Come lo sai che partirò? Non te ne ho mai parlato.
- Beh … voci. Voci che girano.
- Non l’ho detto quasi a nessuno a scuola. E dopo la tua espulsione, ora che mi ci fai pensare …
- Non ho detto che ho parlato con chi lo sa …
- Sembra tu sappia molte cose … - dice con tono sospettoso.
- Comunque sia, mi auguro che tu trovi tutto ciò che ti aspetti. Perché un po’ di bene te ne voglio, sai? - le sorrido.
- Come no, ma smettila …
- Lyla dico sul serio. Mi ha fatto piacere che tu ti sia confidata con me adesso. Sei una brava ragazza, meriti il meglio.
- Ora sei tu a sentirti in colpa?
- Non te l’ho detto per questo. Non parliamo più di colpe, ok? Non ne abbiamo, l’uno verso l’altra.
Resta qualche secondo a riflettere su quest’ultima mia frase: ha notato come ho evidenziato “l’uno verso l’altra” . Capisce che porto un grosso peso e che il nostro “rapporto” è, nella mia vita, come un granello di sabbia nel deserto.
- Che cosa può esserti mai successo di così tanto brutto in soli diciotto anni?
Non so, non posso, risponderle. Un sorriso amaro mi sorge spontaneo.
- Ok, scusa, tasto dolente, capito. Basta con le domande. Non lo voglio sapere, non è importante. Tanto … ci stiamo per dire addio.
- Esattamente tra cinque minuti.
Non mi ero resa conto che siamo già quasi arrivati a casa mia …
- Forse è il caso che lo dica ai miei, così si preparano a vedermi arrivare con te. - dice mentre prende il cellulare da una tasca dei pantaloni.
- Buona idea. Io non scenderà dall’auto, così … non perdiamo altro tempo.
Il sole inizia ad essere troppo alto e la giornata non è particolarmente nuvolosa.
- Giusto … Ecco, è libero. Mamma! Ciao, si sto bene …
Cerco di isolarmi. Per coprire la voce acuta di sua madre, che sentirebbe anche chi non è dotato di sensi ipersviluppati come me, indosso gli auricolari e li collego all’autoradio. Senza volerlo, trovo quasi in ogni frequenza tristi canzoni che suonano come addii …
Ma Lyla nel frattempo è già sorridente e rilassata, nel sentirsi raccontare un banale aneddoto quotidiano qualunque.
E’ rientrata nel suo mondo, parlare con la madre l’ha riportata alla normalità e io ora quasi sono solo un gentile ragazzo che le sta dando un passaggio.
Com’è mutevole la natura umana! Le bastano piccole cose per cancellare le più grandi e le più spiacevoli, a volte.
Il mio riflesso nello specchietto retrovisore e le note musicali, tutte ugualmente malinconiche, intanto, sembra mi urlino contro che l’unico che non cambierà mai sono io.

Eccomi, dopo circa un mese d’assenza in questa sezione, con un nuovo capitolo. Impegni legati soprattutto allo studio mi hanno tolto parecchio tempo e in più ho dovuto superare una vera e propria “crisi della pagina bianca” xD
Spero di non aver deluso chi segue la storia con questa lunga assenza ( e l'ennesima virata pessimista di Edward di questo capitolo ) e di continuare a ricevere recensioni. :)

 

   
 
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