Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Mari_BubblyGirls    03/12/2012    3 recensioni
Tutto stava andando a rotoli. Mi ero trasferita in questo cazzo di posto, in cui non conoscevo nessuno, a malapena capivo l'accento i irlandese, figuriamoci, a scuola nessuno mi considerava.
La luce dei lampioni era scomparsa, solo la luna si specchiava vanitosa nella superficie del lago. Il parco era il mio posto preferito. Dove si fermava il tempo, rimaneva solo il buio e la calma. Il silenzio.
A volte la luna sembra ridere di te. A volte le stelle esaudiscono i tuoi desideri.
Anche una risata può salvarti. Never say never. E non smettere mai di credere.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

1. Quanti desideri hanno sentito le stelle?

Sbattendo la porta, uscii di casa veloce. Ero talmente furiosa che ero uscita infischiandomene del vento e del freddo. Pensavo solo “Basta basta basta!!” e avevo voglia di urlarlo, pensai che se io avessi incontrato qualcuno in quel momento gliel'avrei gridato in faccia: «BASTA!!!»... Ma quando mi ritrovai davanti una dolce coppietta felice, mi limitai ad uno sguardo fulminante.

In testa mi rimbalzavano da una parte all'altra le urla di casa mia, le parole di mio padre, le parole di mia madre, le urla di mio fratellino.

Mio fratellino..

L'avevo abbandonato. Mentre al piano di sotto i miei erano nel pieno dell'ennesimo litigio, lui, Mark, era entrato in camera mia singhiozzante, eppure silenzioso, si era avvicinato e aveva sussurrato: “Mary.. Mamma e papà giù sono brutti, sono bruttissimi.” Lui, da bambino di quattro anni non intendeva cosa stava succedendo in casa mia, ma capiva perfettamente che ciò che facevano non era bello. Era brutto.

Era da un bel po' che si prendevano a urla, per le scemenze più disparate: “Sara, ti avevo detto che oggi non volevo mangiare pasta col ragù! Ma non ascolti mai?!?” “Non rivolgerti a me così, io amo il ragù e se lo voglio cucinare lo cucino. Se non ti va, non mangiarlo e cucini tu la prossima volta!” “Io odio il ragù lo sai bene!” E continuavano così bla bla bla.. Era una gioia salire in camera mia, nella soffitta tappezzata dai poster, dalle foto e dagli striscioni, mettere musica a palla e credere che, chiudendo la porta della tua camera, avresti chiuso l'entrata del mondo, lasciando per te le tue amiche, i tuoi sogni..

Quella sera avevo messo Mark sotto le coperte, poi ero scesa giù intrufolandomi tra i due e dicendo semplicemente: «Ora a letto. Mark sta già dormendo se si sveglia lo rimettete a dormire voi due.»

Mia mamma mi aveva allora urlato contro che io ero un'irrispettosa, non mi dovevo permettere eccetera. A quel punto ero scoppiata urlando: «Voi non capite un c.. un cavolo di me! Basta mi state rovinando la vita non mi posso mai rivolgere a nessuno dei due siete sempre arrabbiati non ho bisogno di due genitori che non mi aiutano!»

Ed ero uscita.

Ci stavo ripensando quando mi ricordai un piccolo particolare. Chiusi gli occhi. Sperai che non fosse vero. Li riaprii e abbassai lo sguardo. Caddi nella disperazione: ero in pigiama. Mi guardai intorno: superata la coppietta (chissà cos'avevano pensato!!) Non c'era nessuno in giro, i negozi erano chiusi e io per fortuna abitavo nella periferia di Mullingar. Senza perdere tempo mi misi a correre; la mia meta era il parchetto.

Il parchetto era uno dei miei posti preferiti, ci andavo sempre quando volevo un po' di spazio per me. Era sempre bellissimo. Ci eravamo trasferiti da qualche mese a Mullingar, e per fortuna eravamo a fianco al parchetto. A quell'ora era deserto, i lampioni non lo illuminavano in parte, era buio, ma io non avevo paura. Ero solo arrabbiata e dovevo trovare un modo per sfogare la mia rabbia.

Tutto stava andando a rotoli. Mi ero trasferita in questo cazzo di posto, in cui non conoscevo nessuno, a malapena capivo l'accento irlandese, figuriamoci, a scuola nessuno mi considerava, a parte una simpatica ragazza di nome Martha. Ma lei non riusciva ad occupare tutto il mio cuore (ovviamente..). Tutti i miei amici li avevo lasciati in Inghilterra, ad Oxford, per colpa del lavoro di mio padre, che l'aveva costretto a trasferirsi per un anno qui.

Raggiunsi il laghetto e, spostata una cascata di strane piante che cadeva da un albero, mi ritrovai in una specie di tenda naturale. La luce dei lampioni era scomparsa, solo la luna si specchiava vanitosa nella superficie del lago. Presi un sasso e lo lanciai: «Non sarai bella a lungo!» Urlai furiosa. Il riflesso della luna si increspò, per poi tornare come prima. Sembrava mi stesse prendendo per il culo, così presi un altro sasso e lo lanciai. Questa volta, muovendosi, sembrò addirittura comparire una bocca alla luna che rideva. «UAAAA non ridere!» un altro sasso. Un altro lancio. Un altro ancora. Un altro sasso, lo sollevai e e lo scagliai più forte che potevo nell'acqua.. o almeno avrei voluto farlo, dato che una mano afferrò il mio braccio quando era ancora in aria.

Così il mio braccio cambiò traiettoria e il sasso mi finì nel piede. Urlando mi mossi come una pazza e saltellando su un piede mi girai e vidi una sagoma scura dietro di me, che era indietreggiata davanti al mio grido. Un attimo di silenzio. «UAAAAAAAAAAAAAAAAA» Urlai con tutto il fiato che avevo in gola e chiudendo gli occhi mi lanciai (con un piede solo) cercando disperatamente (ad occhi chiusi) l'uscita della ''tenda''. Andai a sbattere contro il ramo di un albero. Questo però non mi tolse il fiato, così continuando ad urlare caddi col culo per terra. A questo punto pensai che ero finita e che quella sagoma (fantasma, uomo, spirito che fosse) mi avrebbe certamente fatta a pezzi, così non tentai di rialzarmi, e buttata per terra schermai la faccia con un braccio mentre l'altro era istintivamente corso al piede mooolto dolorante. Continuavo ad urlare perché pensavo che magari il parco non fosse poi così deserto, e se qualche brava persona mi avesse sentito, sarebbe corsa in mio aiuto. .. E se non fosse stata una brava persona, quella?.. Forse avrei dovuto smettere di urlare.. forse no.. La bocca mi fu tappata. Prontamente, cominciai a rotolarmi per terra nel tentativo di creare più problemi che mai al presunto fantasma/spirito/stupratore/ubriacone. Non sarei morta facilmente. Io avevo uno spirito combattivo, cosa credeva? Dopo qualche rotolata, mi accorsi che lui (il fantasma/spirito/stupratore/ubriacone) non mi aveva ancora fermato. Mi immobilizzai e smettendo di urlare aprii lentamente gli occhi.

Oh mio Dio. Avevo ragione. Era un fantasma.

Avevi i capelli bianchi quasi fosforescenti , la pelle era pallidissima e gli occhi.. erano grigi, ma non si capiva bene, erano di un grigio strano. Questa volta non mi misi ad urlare, non so per quale strano motivo la voce era sparita. Rimasi immobili a fissarlo terrorizzata, mi stavo già immaginando la sua voce spettrale che mi diceva di raggiungerlo nel regno dei morti, o che era morto davanti a quello stesso laghetto, nello stesso punto e nella stessa posizione in cui mi trovavo io o insomma, cazzate simili, che lui, spalancando la bocca.. rise. «AHAHAHAHAHAHAH»

Mi sfuggì un gridolino acuto, leggermente sorpresa, non pensavo che il fantasma si sarebbe messo a ridere. Doveva essere molto sadico, per mettersi a ridere prima di predire la morte ad un'altra persona.

«Ahah... Oddio, stai bene?» Mi chiese.

La voce chiara e sicuramente umana, mi rese immobile. In un attimo la consapevolezza dell'immensa figura di merda che avevo appena fatto mi cadde addosso come un macigno. Mi pietrificai.

Dovevo avere una faccia e una posizione buffa, perché quel tipo grigio e fosforescente si mise a ridere talmente tanto da piegarsi in due e rimanere buttato per terra contorcendosi.

Lo stupore e la vergogna iniziale lasciarono posto alla rabbia.

«CHI CAZZO SEI TU??» Velocissima improvvisamente ritrovai l'uso della parola e dei muscoli. Balzai in piedi «ANZI NON MI INTERESSA, COSA CI FAI QUI?? MI SPIAVI?»

Tutta la sua grande risposta era un «AHAHAH» che sembrava non finire mai. Per mia sfortuna era addirittura contagiosa, perciò mi ritrovai a tentare di non ridere anch'io, inutilmente. Mi venne uno sclero, e iniziai a ridere come una scema, fino a quando non cominciai a piangere dalle risate, mentre lui alzava la testa e diceva singhiozzando: «Eri.. ahahah.. divertentissima.. ahahah.. pensavo che stessi... ahahah.. male.. ahahah». Io, senza smettere di ridere, imbarazzata, mi coprii il viso con le mani scuotendo piano la testa. Sono una cogliona, lo so.

Piano piano il momento di sclero passò e rimanemmo seduti per terra. Io guardavo il lago, per evitare di guardare il ragazzo a fianco a me. Dopo qualche secondo di assoluto silenzio, lui sospirò e con la coda dell'occhio notai che mi guardava. Disse piano: «Comunque all'inizio sembravi parecchio incazzata.»

Gli risposi fredda: «E lo ero.. »

Lui rimase in silenzio forse aspettando che gli spiegassi il motivo della mia iniziale rabbia, cosa che non volevo fare. Magari non gliene fregava niente, quando mai sarei andata dal primo che mi capitava per caricarlo di tutti i miei problemi? Lui sembrò intuirlo, infatti si girò verso di me e mi fissò, semplicemente. Mi volsi per guardarlo anch'io e.. il mio cuore mi salì su fino alla gola. Era bellissimo, i suoi occhi sembravano volermi entrare nell'anima, così profondi che.. non ne uscii più e rimasi incantata, con la bocca semi-aperta e sicuramente un'espressione sognante. Lui si girò verso il laghetto e allungò le gambe per terra, reggendosi sui gomiti. Io arrossii (menomale era buio quindi non lo notò!) e rimasi a gambe incrociate, temendo di combinare qualche casino cambiando posizione.

Alla fine sbottò: «Immagino non mi dirai il perché.»

Mi affrettai a rispondere: «No!.. Cioè, no.. è che non mi va di parlarne..»

«Capisco..» Corrugò la fronte: «Non sei irlandese.» Affermò

Gli diedi ragione: «Ovvio. Non lo so neanche capire bene, l'accento irlandese che si ha qui! Vediamo se indovini da dove vengo.» Stavo guardando i pezzetti di cielo che si vedevano dietro i rami dell'albero, da cui le stelle tremavano continuando però a brillare, e lui non rispondeva, così dopo qualche secondo mi girai e ritrovai i suoi occhi incollati a me, a forma di punto interrogativo che indagavano cercando sul mio viso qualche segno grazie al quale capire da dove provenivo. Erano due punti interrogativi metallici eppure vivi due punti interrogativi che sembravano voler solo bucare il mio cuore. Cosa che riuscirono a fare. Chiusi gli occhi prima di assumere la mia solita espressione imbambolata buttai la schiena all'indietro, sdraiandomi anch'io come lui.

Socchiuse gli occhi un poco, guardandomi concentrato e disse: «Inghilterra. Sei di.. Oxford.»

Spalancai gli occhi e mi girai verso di lui. Chiesi sbalordita: «Come cacchio hai fatto ad indovinare?»

Sorrise e chiudendo gli occhi mormorò: «Io so tutto»

Sorrisi anch'io: «Tu invece? Anche tu parli con un accento diverso e più comprensibile. Da dove vieni?»

«Ahah.. Indovina» Mi fece l'occhiolino. Sentii un formicolio in tutto il corpo e mi venne la pelle d'oca. Una folata d'aria fredda mi fece tremare e ranicchiandomi mormorai «Brrrr che freddo..»

«C'è la mia felpa se vuoi.» Disse subito lui con voce squillante.


* my space *
Hello c:
Questa è la mia prima ff, spero tanto che vi piaccia..
Allora? Mi ritiro forever in un cantuccio e non tocco mai più nè una penna nè una tastiera del pc,
o continuo?? Ditemi che ne pensate peipi e.e
Scusate se non è granchè..
c:
Sciiiaooo :D

kisskiss Mariii :*

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Mari_BubblyGirls