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Autore: Lady Edorra    04/12/2012    1 recensioni
''Non capivo esattamente cosa stesse succedendo intorno a me, perché le forze mi stavano abbandonando, la mia vista si stava annebbiando e le voci tormentavano i miei pensieri. Tutto si confondeva.''
Salve a tutti, gente di efp! :D questa è la mia prima fic e spero che le righe qui sopra abbiano stuzzicato la vostra curiosità. Se sì, buona lettura! :D
Genere: Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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D’un tratto aprii gli occhi. L’istinto di sopravvivenza era prevalso sugli altri.
Inizialmente la mia vista era annebbiata, e non sapevo dove mi trovassi né ricordavo cosa fosse successo la sera precedente. Mi sforzai di rammentare ma con scarso successo.
Poco a poco iniziai a sentire una voce. Tuttavia non capivo se quella voce si stesse riferendo a qualcun altro o a me. Gli occhi coglievano più chiaramente ciò che mi circondava e lentamente riacquistai la vista.
- Resterà così ancora per molto, dottore? – sentii domandare dalla voce che prima avevo udito.  Mi era familiare.
- Non credo. Guardi, sembra che si stia svegliando.- Sentii dire dall’altro, che a quanto pareva, era un medico.
Un medico ?!Mi trovavo in UN OSPEDALE ?!
Cercai di tirarmi su a sedere e mi strofinai gli occhi per vedere meglio, per scoprire che il mio sospetto era fondato: ero in una stanza di ospedale.
- Reveina, piccola mia, finalmente ti sei svegliata! – Riconobbi mio padre, seduto su una sedia di fianco al letto con un’espressione colma di sollievo sul viso.
- Ciao papà.- dissi, stordita da quello strano risveglio in ospedale e da ciò che mi era successo.
Giusto, cosa mi era successo? Ricordavo solo che mio fratello fosse sparito. Così, di punto in bianco. Ma per quanto tentassi di riportare i ricordi alla mente, non ci riuscivo.
- Perché mi trovo qui? Dov’è Trimion? – chiesi, investita da un improvviso attacco di ansia.
- Va tutto bene, piccola, tranquilla. Stanotte tuo fratello ha sentito dei rumori e ti ha ritrovata svenuta sulle scale. Probabilmente devi essere caduta e hai sbattuto forte la testa perché non riuscivamo a svegliarti, quindi abbiamo chiamato l’ambulanza. Trimion è sceso giù al bar, per prendere qualcosa.-  spiegò mio padre, cercando di calmarmi, visibilmente preoccupato.
- Con permesso, mi ritiro. Più tardi un’infermiera verrà a portarvi la colazione.-
fece il dottore, che dopo essersi congedato uscì.
Mio padre restò in silenzio, attendendo con pazienza che riuscissi a riordinare la idee e dicessi qualcosa.
- Non riesco a ricordare cosa mi sia accaduto.. – confessai, notando quanto il mio corpo fosse debole e indolenzito. Se ero caduta dalle scale, allora l’urto doveva essere stato bello forte da rompermi qualche costola, perché mi sentivo come se fossi caduta dal cielo su delle rocce affilate come rasoi.
Mio padre mi guardava,  come per spronarmi a parlare, a buttare fuori ciò che pensavo.
- Reveina! – guardai verso la porta e scorsi Trimion, che portava due riviste ed un vassoio su cui erano appoggiate due brioche e due tazze di the caldo.
- Trimion! – 
- Come ti senti? – chiese.
- Un po’ stordita, ma bene, grazie. – risposi sforzandomi di sorridere.
-… Quando tornerò a casa? -
- Non appena ti riprenderai un po’. Anche questo pomeriggio.-
Annuii, incerta del mio stato fisico e psichico. Voglio dire, non è una cosa tanto normale risvegliarsi in un letto d’ospedale e non ricordare assolutamente nulla di ciò che è successo il giorno prima. Come se non bastasse, i tuoi conoscenti sembrano saperne più di te e per quanto ti spieghino esattamente  l’ accaduto, non riesci a rammentare alcun particolare.
- Tutto ok, sorellina? –
- Sì.. certo – risposi. Non volevo spaventare mio fratello ancor di più, e il modo migliore per nascondere la confusione causata dalle mie lacune mentali era fingere.
 
Venni dimessa verso le tre del pomeriggio, fra un'ora sarebbe calata la notte su Seattle. Eravamo in pieno autunno, è vero, ma a Seattle c’è solo una stagione: quella della pioggia. Se aspettassi il sole per uscire di casa non vedresti più gente per il resto della tua vita.
Un’altra cosa comune di Seattle, oltre alla pioggia, sono i Caffè. In ogni via ne troverai almeno una decina, è una ripetizione all’infinito.
Fortunatamente la mia casa era ai confini della città. Era grande ma non sontuosa come ci si potrebbe aspettare.
Varcai la soglia di casa a braccetto con mio fratello e mi tolsi di dosso il giubbino, dopodiché Trimion mi prese in braccio salendo le scale e si diresse in camera mia.
Durante la mattinata avevo avuto l’opportunità di riflettere con calma gli avvenimenti della sera prima ed ero sicura che dietro la mia caduta dalle scale si fosse verificato qualcosa di più.. strano.  Era assurdo, lo so, ma qualcosa mi diceva che era così, forse l’istinto. O forse la confusione.
Dopo essermi adagiata sulla comoda poltrona in velluto verde domandai:- Trimion, potresti rispiegarmi, per favore, come ho fatto a rotolare giù dalle scale? -
- Esattamente non lo so. Io e papà abbiamo sentito dei tonfi, e siamo subito usciti per capire cosa fosse stato. Ti abbiamo ritrovata infondo ai gradini, avevi sbattuto la testa e perso un po’ di sangue, dunque abbiamo chiamato l’ambulanza, tutto qui.- Spiegò tranquillamente sorridendomi.
- Pensavi qualcosa d’altro? -
- No, solo che.. Be’, nulla, lascia stare, la botta in testa mi sta giocando brutti scherzi. Non preoccuparti – dissi, ricambiando il sorriso.

Eppure ero certa che qualcosa non quadrasse.
Dio , perché non ricordavo niente?



  Spazio Autrice! 
Be', innanzitutto buonasera, gente di Efp! :D 
Mi scuso con coloro che sono stati incuriositi da questa storia perchè non ho aggiornato per mesi. Chiedo venia D:
Ringrazio di cuore i 45 visitatori che hanno dato un'occhiata e soprattutto a darkmeme, che ha recensito e mi segue sempre anche al di fuori delle fiction (:
Spero gradiate questo capitoletto , un po' breve , lo so, ma che d'ora in poi saranno più lunghi - o perlomeno mi impegno perchè siano tali xD- 
un bacione e tanti saluti ! (:
Edorra

  
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