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Autore: MagieSinisterForum    22/06/2007    1 recensioni
La raccolta di fanfictions (23 tra one-shot e flash-fic) che state per leggere nasce quasi per gioco, su un forum, “Magie Sinister” (http://magiesinister.forumcommunity.net/), dedicato al mondo di Harry Potter in generale e a Severus Piton in particolare. Gli utenti del forum, che sono poi anche gli autori (ben 13 persone) dei vari racconti, un pomeriggio chiacchieravano placidamente sul rapporto del loro beniamino, Severus, con il cibo e le bevande. (http://magiesinister.forumcommunity.net/?t=5055779) Perché è così (almeno nei libri) magro? Non gli piace mangiare? O non ha mai tempo per nutrirsi come si deve, tra una lezione e una sessione di spionaggio? Oppure, magari, si priva dei peccati di gola per punirsi dei troppi rimorsi? Secondo l’idea di base, in ogni fanfictions Severus Piton doveva mangiare o bere qualcosa (non importava cosa e, come vedrete, in alcuni casi, il gesto di mangiare diventa mera metafora), oppure desiderare un cibo e, anche nel caso in cui lo si fosse lasciato a digiuno, l’autore doveva rendere, anche solo implicitamente, la propria idea del rapporto di Piton con il cibo.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Severus Piton, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Genere: introspettivo - romantico

Genere: introspettivo - romantico

Personaggi: Piton e Personaggio originale

Era: Post Harry a Hogwarts

Il primo appuntamento (Ranze)

La neve cadeva da giorni su Kensington Road, nella periferia di Salisbury.

Alle volte minuscole briciole d’argento turbinavano nella rapida ed agile danza del vento; talvolta, invece, i fiocchi si facevano più grandi e compatti mentre la loro discesa diveniva lenta e monotona.

La guerra era cessata da tre anni soltanto ed i maghi portavano i segni, esteriori ma soprattutto interiori, di tutto quel sangue e dolore.

Le casette vittoriane di Kensington Road, però, immerse in quella coltre ovattata, parevano un’oasi di tranquillità, un piccolo angolo di paradiso, come se mai fosse stato sfiorato dagli orrori perpetrati da Lord Voldemort e dai suoi fedeli Mangiamorte.

I bambini giocavano a palle di neve e costruivano felici i pupazzi nel giardino di casa, mentre gli adulti vegliavano su di loro attraverso le finestre.

Un’anziana signora, infagottata sotto un pesante pastrano blu, passeggiava per la via, guardando gli alberi spogli di foglie ma coperti di neve, così come la strada ed i tetti.

Osservando da lontano quel pacifico quadretto, nessuno avrebbe potuto immaginare ciò ch’era successo.

Anche a Kensington Road, però, molte famiglie erano state barbaramente spezzate e tanti di quei bimbi che giocavano con la neve erano rimasti orfani di padre, di madre o di entrambi i genitori e vivevano presso i nonni o altri parenti sopravvissuti alla strage.

Severus s’avvicinò alla vetrata del salotto e scrutò il cielo, seguendo con lo sguardo il cadenzato ondeggiare dei fiocchi, immerso nei suoi pensieri.

Aveva lasciato Spinner’s End definitivamente quattro anni prima, dopo il matrimonio con Alice Rivens e la nascita di Markus, il loro bambino.

Si voltò a guardarlo. Colpito da una lieve infreddatura, il piccolo era stato costretto a rimanere a casa e giocava con due pupazzetti, accovacciato accanto al fuoco sul tappeto rosso, il preferito della madre.

-Papà.- disse infine, avvicinandosi all’uomo -Ma tu e la mamma come vi siete innamorati?

Severus si sedette su una poltrona di chintz rossa e lo prese in braccio.

-E’ una lunga storia, piccolo mio.- mormorò accarezzandolo dolcemente sul capo -Ma te la racconterò.

***

Era il primo settembre 1971.

Le matricole, timide ed un po’ spaurite, seguirono una giovane Minerva Mc Granitt attraverso le imponenti porte della Sala Grande.

Era il loro giorno, quello in cui avrebbero scoperto in quale nobile Casa sarebbero state accolte.

Severus stava abbacchiato in un angolo e sembrava volersi estraniare da tutta quella situazione: -Intanto mi sbatteranno subito fuori, perché dovrebbero volere un buono a nulla come me?- si disse, fissandosi in silenzio la punta delle scarpe.

Il Cappello Parlante intonò la sua canzone ad un cenno della docente e, una volta ch’esso ebbe terminato, la donna lo prese tra le mani e l’appoggiò sul capo della piccola Erika Abbot, per poi cominciare a chiamare, in ordine alfabetico, tutti gli altri ragazzini.

-Piton.- disse ad un tratto –Severus Piton, è il tuo turno.

Il giovane marciò lentamente verso l’insegnante, gli occhi fissi a terra, attendendo pazientemente la sua sorte.

-Mmm… - fece il Cappello- Grande talento, ottime doti…

-Ma non farmi ridere.- gli rispose laconico Severus.

-Tu puoi diventare qualcuno, ma ricorda che questo implica grandi responsabilità. Prendi bene le tue decisioni o te ne pentirai… in eterno… Serpeverde!

Un boato di grida e applausi si scatenò dal tavolo ornato di verde ed argento e centinaia di ragazzi lanciarono in aria i loro berretti in onore del nuovo compagno.

Una volta tornato il silenzio, Minerva scorse il dito sulla pergamena dei nuovi iscritti e lesse il nome successivo: -Rivens, Alice.

Fu allora che Severus la vide per la prima volta.

Era una ragazza alta e snella dalla bellezza acerba dell’adolescenza e profumava di buono, di sapone e fiori di campo.

I capelli castani le ondeggiavano dolcemente sulle spalle, mentre avanzava verso la Mc Granitt.

Quando incrociò lo sguardo di Severus abbozzò un timido sorriso e le sue guance si tinsero d’una tenue sfumatura di rosso, mentre il ragazzo scrutava i suoi occhi di diamante, ammaliato dal loro scintillio.

-Com’è bella… - pensò, raggiungendo il tavolo di Serpeverde –Sembra una principessa delle favole…

Entrambi, in quel magico istante, espressero il desiderio di riuscire a conoscersi, ma la timidezza, cattiva consigliera di entrambi, fece sì che non si scambiarono mai nemmeno un saluto fugace.

***

Il sole scintillava sui vicoli di Hogsmeade.

La primavera era arrivata da un pezzo e le piccole aiuole di cui il borgo era pieno traboccavano di primule, violette, candide margherite, rossi papaveri, giunchiglie odorose e splendide orchidee, dai colori accesi e brillanti.

I ragazzi, in gita con la scuola, passeggiavano a coppie o gruppetti e formavano chiassosi capannelli davanti alle vetrine dei negozi, primo tra tutti Mielandia, dove finivano per entrare e spendere buona parte dei loro risparmi in Api Frizzale, lecca-lecca, gelatine Tutti i Gusti+1, gelati, Cioccorane ed altre prelibatezze che il famoso caramellaio offriva loro a piene mani.

I professori sfruttavano la giornata di libertà per gustare un pranzo pantagruelico a base di vitellone e punte d’asparagi fritte, innaffiato da Burrobirra o dal sublime Idromele di Madama Rosmerta e per parlare del più e del meno con la simpatica proprietaria del locale.

Ma non Severus.

Egli detestava le chiacchiere inutili e, per di più, la carne non gli piaceva affatto.

Preferiva ripiegare sulla parte più antica del borgo, ormai disabitata e passeggiare, meditando in silenzio, da solo. Così, anche quel giorno s’era staccato dal gruppo ed aveva raggiunto la zona di Oldtown.

La strada, coperta di ciottoli irregolari, era piuttosto scomoda e piena di buche, ma l’uomo l’amava così com’era: vissuta, provata dal tempo, con le sue luci e le sue ombre, proprio come lui.

-Severus! –una voce familiare lo riscosse dai suoi pensieri.

L’uomo si voltò e sorrise timidamente:-Alice, come mai non sei da Rosmerta con gli altri?

-Troppo rumore.- rispose allegra- Volevo stare un po’ con me stessa e visitare di nuovo questi luoghi, vedere come sono cambiati. Sai, sono anni che non vengo qui ed anche il vecchio mi sembra nuovo.

-Già.- ammise lui –Sei stata lontana per molto tempo…

Avrebbe voluto dire “per troppo tempo”, ma non se la sentì di mettersi in gioco fino a quel punto.

-Sì e poi… io preferisco il pesce!

Passeggiarono fianco a fianco per un’ora circa, un po’ in silenzio ed un po’ parlando, ma senza mai osare sfiorarsi.

-Alice. –disse infine Severus.

-Sì?

-Mi chiedevo se… visto che abbiamo la serata libera… non ti andrebbe di venire a casa mia per cena?

La donna avvampò all’istante:-Io… volentieri…

-Cucinerò io per te e, ti assicuro, sarà la cena più buona della tua vita.

***

L’affilata lama del coltello affondò nelle morbide carni fresche del tonno, producendo tagli precisi e regolari. Strisce lunghe e sottili s’allineavano pian piano sul tavolo della cucina di Spinner’s End, dove Severus stava lavorando alacremente.

-Tonno… cetrioli… come da tradizione…-si disse.

Affettate anche le verdure, l’uomo iniziò la preparazione del riso, una sorta di rituale, quasi come una pozione.

Prese un’ampia ciotola colma d’acqua molto fredda e v’aggiunse il gohan, mescolandolo velocemente con la mano. Poi lo schiacciò, facendo scolar via tutta l’acqua e ripeté l’operazione più volte, finché non fu morbido al punto giusto.

Dopo averlo fatto sgocciolare a dovere, lo pose in una casseruola con abbondante acqua calda e lo lasciò un quarto d’ora a bollire, durante il quale preparò il condimento a base di sale, aceto, zucchero, wasabi e salsa di soia, che incorporò a cottura ultimata.

-E ora la parte più complessa…- mormorò, ponendo l’alga nori su uno stuoino di bambù –Bene, nori, uno strato di riso, un pizzico di wasabi per dare un tocco di piccante in più, tonno e cetrioli... perfetto…

Avvolse con maestria l’alga su se stessa, aiutandosi con lo stuoino e tagliò il rotolo in fettine non troppo spesse.

Infine le dispose ordinatamente e le guarnì con gamberetti e salsa di soia.

-E’ pronto e farà un figurone.- apparecchiò la tavola in stile orientale, aprì una bottiglia di saké e si sedette in attesa: Alice sarebbe arrivata entro breve.

***

Quando Severus aprì la porta rimase senza fiato.

Alice era perfetta come una dea, fasciata da un lungo abito di seta verde trifoglio, memoria dei suoi natali.

Portava una margherita tra i capelli ed aveva quel profumo, lo stesso profumo della prima volta.

-S... sei bellissima.

Lo guardava con quegli occhi di rugiada e sorrideva...

-Accomodati pure nella mia umile dimora. –disse e, da perfetto cavaliere, la scortò fino al tavolo, la fece sedere e le servì un bicchiere di saké –Ho una sorpresa per te… ACCIO!

Il vassoio del maki-sushi si sollevò lentamente e fluttuò fino al centro del tavolo, dove si posò con dolcezza.

-Sushi! Fantastico, sono anni che non lo mangio!

-Spero che ti piaccia, assaggia.

La donna sollevò una fettina con le bacchette di bambù, mentre Severus la fissava tesissimo.

-Ottimo!

-D…davvero?

-Sì, perfetto, sei veramente un ottimo cuoco, oltre ad essere un pozionista eccezionale… proprio come ai tempi della scuola.

Fu così, con un piatto di maki-sushi, che la timidezza si sciolse, lasciando libero il loro desiderio di aprirsi, parlarsi, amarsi.

***

-Papà… la mamma era bella?

Severus lo abbracciò, con gli occhi lucidi:- Sì, Markus, era bellissima… bellissima… te ne saresti innamorato anche tu se solo… se solo il Signore Oscuro non ce l’avesse portata via.

  
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