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Autore: _pencil    24/06/2007    13 recensioni
"Mi ha lasciata. Sentivo che fra me e lui non sarebbe durata a lungo, ma come tutte le cose, l'ho vissuta senza pensarci troppo. Perchè non ha senso vivere qualcosa con il pensiero fisso che prima o poi finirà.(...)" Bisogna ricominciare daccapo, ma a volte il destino lo impedisce.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci qua...questo è l’ultimo capitolo...vorrei ringraziare innanzitutto tutte le persone che mi hanno continuata a recensire...so che probabilmente questa FF vi sarà sembrata troppo corta, e forse nemmeno particolarmente originale, ma rappresenta un periodo della mia vita al quale sono piuttosto legata, e del quale forse, adesso, finalmente, potrà rimanermi solo un bel ricordo.

Buona lettura...ecco a voi il capitolo finale :

 

Capitolo 7 – Tutto va come deve andare

 

I ragazzi pranzarono straordinariamente in silenzio. La signora Weasley, mentre serviva le sue solite abbondanti porzioni di cibo, notò che i ragazzi mangiavano senza dire nulla. Chiese lievemente preoccupata : - Tutto bene? –

Harry annuì con la bocca piena, ma gli altri due continuavano a tacere. Finito di mangiare, dato il caldo, Harry si andò a stendere sul prato, all’ombra della grande magnolia del giardino dei Weasley. E lentamente, mentre i fili d’erba gli solleticavano il collo, cullato dal pensiero di un imminente ritorno di Ginny, si assopì.

Intanto Hermione era tornata nella camera e, raccolti i capelli in uno chignon, iniziò a tirare fuori i vestiti dal suo baule per riporli nel vecchio armadio sgangherato. Sentendo poi un rumore alle sue spalle, si voltò di scatto. Ron.

- Ah, sei tu –

Il ragazzo la guardò con un sorriso storto : - Aspettavi qualcun altro forse? –

Lei non rispose. Lui scrollò le spalle e si girò per andarsene.

- Ron!- Hermione lo fissò glaciale.

- Che c’è? – il ragazzo si voltò

- Ma che diamine. Non puoi entrare qui e poi andartene, così, senza motivo –

- E perché no di grazia? – Ron si appoggiò allo stipite della porta incrociando le braccia al petto, con una spavalderia non da lui.

- Non dopo quello che è successo! – sbottò lei

- Non è successo proprio nulla –

Hermione trasalì. Si impose di restare calma. Il suo orgoglio non le permetteva una scenata di collera. Non in quel momento, almeno:

- Allora se è così puoi anche uscire dalla camera. E chiudi bene la porta! –

Ron sorrise. Poi lentamente le si avvicinò. Lei non si voltò, nemmeno quando lui fu così vicino che poteva sentire il suo fiato caldo solleticarle la nuca. Si limitò a spostarsi, e a prendere una pila di magliette nel baule. Lui si infastidì:

- Perché fai così? –

Finalmente Hermione si girò a guardarlo, il volto contrito dalla rabbia:

- Ma si può sapere cosa-vuoi-da-me-Ron?? Io non ti capisco, davvero. Non so più come devo comportarmi; se provo ad avvicinarmi a te mi scansi, se mi allontano ti arrabbi...mi sono davvero stancata di starti dietro! -

Ron ascoltò queste parole con un leggero sorriso che gli increspava le labbra, che però fece totalmente perdere la pazienza ad Hermione, la quale gettò alle ortiche ogni proposito di autocontrollarsi:

- E piantala di sorridere in questo modo idiota!Io...

Bacio.

Ron l’aveva baciata.

Proprio così. La stava baciando. Lei rimase immobile per qualche secondo, aspettando che le sue labbra decidessero cosa fare. Poi si abbandonò fra le braccia del ragazzo che la avvolgevano stretta, per la prima volta senza impedimenti né timori. Si baciarono a lungo, come a voler recuperare tutto quel tempo in cui avrebbero voluto farlo, ma non l’avevano fatto. Si gettarono insieme sul letto, senza smettere di rimanere così, avvinghiati l’uno all’altra.

Non sapendo bene cosa fosse ciò che stavano provando.

Ma nemmeno troppo ansiosi di saperlo, perché in fondo lo stavano vivendo.

 

Harry si svegliò nel tardo pomeriggio. Si sentì stranamente spossato, come se il sonno anziché averlo riposato, lo avesse indebolito. Il prato era umido, e si era sollevata una leggera brezza; si scompigliò i capelli con il solito gesto della mano e si aggiustò gli occhiali sul naso. Poi, alzatosi, entrò in casa e si diresse in camera, non preparato a quello a cui stava per assistere. Attraverso la porta socchiusa vide Ron e Hermione che ridevano insieme; lei lo stava aiutando a disfare i bagagli. Poi si scambiarono un bacio. Si lasciò scappare un sussulto. I ragazzi si accorsero della sua presenza e, arrossendo, tentarono di spiegargli cosa era successo...

- Wow...- Harry si era accasciato sul letto e doveva ancora realizzare bene quello che i suoi amici gli avevano appena raccontato.

- Non sei arrabbiato con noi? – Ron pareva preoccupato. Harry scoppiò a ridere:

- Arrabbiato? Scherzi? Era ora che vi deste una mossa! –

I ragazzi rimasero fino alla sera scherzando, godendosi finalmente la nuova situazione con un po’ di tensione in meno. Dopo cena Harry, accorgendosi di quanto gli fosse difficile addormentarsi, decise che avrebbe aspettato in camera di Ginny il ritorno della ragazza, cosi che avrebbe potuto parlarle quella sera stessa. Si avvicinò al letto, che aveva quel suo leggero profumo di fiori, e ci si sdraiò sopra, imponendosi di non addormentarsi per nessuna ragione al mondo.

Un paio d’ore dopo, nel salotto, un lampo di luce si sprigionò dal camino. Ginny si scrollò la cenere dai rossi capelli, e cautamente, cercando di non fare rumore, attraversò il corridoio buio e salì le scale dirigendosi verso la sua camera. Arrivata, senza accendere la luce, posò la valigia per terra e si gettò esausta sul letto. Un gemito sotto di lei la fece sussultare, e si trattenne dal gridare vedendo una sagoma che si stropicciava gli occhi.

- Harry! – sussurrò

- Shhh!Sì sono io –

- Ma – Ginny accese una candela per illuminare la stanza – si può sapere cosa diavolo ci fai addormentato sul mio letto? –

Harry sospirò. Che cretino, si era addormentato davvero.

- Non avrei voluto addormentarmi. Mi ero solo messo qui per aspettarti –

Ginny non seppe cosa dire. Le si scaldò il cuore. Harry, incoraggiato dal suo silenzio, continuò :

- E’ che ti devo parlare, Ginny

- Ora? Harry è mezzanotte!-

- Lo so...ma so anche che se non lo faccio adesso, non troverò più il coraggio e le parole per farlo –

La ragazza si tirò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, poi si sedette pazientemente sul letto, in ascolto. Lui rimase in piedi.

- Io sono giunto alla conclusione che sono un idiota –

Ginny trattenne un risolino : - Tutto qui? –

Harry sospirò: - Dicevo, sono un idiota, perché sto facendo l’esatto contrario di quello che voglio –

- Me ne ero accorta – osservò la ragazza ironicamente

- ...e perché non ha senso non vivere le cose per paura che finiscano. E perché non posso continuare a preoccuparmi sempre di tutto. E perché non faccio altro che pensare a te –

Ginny lo guardò nella profondità degli occhi:

- Harry sai che, dicendomi questo, tu mi rendi ancora una volta totalmente impotente di fronte a te? E che se per caso tu non pensassi realmente tutto quello che mi hai appena detto, io potrei soffrire ancora una volta? E che fra una settimana o poco meno partirai senza di me alla ricerca degli Horcrux e mi lascerai qui? Lo sai tutto questo? –

- L’unica cosa che so ora è che ho bisogno di te –

- Come faccio a sapere che non mi lascerai di nuovo? –

- Non succederà –

Ginny si alzò. Avrebbe voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa. Ma dalla sua bocca usciva solo un respiro tremante, e un po’ spaventato.

La fiamma tremula della candela li illuminava, come ombre furtive.

Harry le prese il volto fra le mani.

Le sfiorò il naso con il suo. E poi la baciò, piano. Ritrovando la Ginny che gli sorrideva sul campo da Quiddich. La Ginny che aveva spesso un’espressione dura e splendente di felicità. La Ginny che prendeva in giro Fleur. La Ginny che aveva colto due margherite sul prato di Hogwarts, ridendo come una bambina. La Ginny delle tremende fatture orcovolanti. La Ginny senza lacrime del funerale di Silente. La Ginny che ballava scatenata al matrimonio nel suo abito di raso troppo stretto. La Ginny che aveva desiderato. La Ginny che ora era di nuovo sua.

La luce della luna filtrava dalle tende della camera.

Forse in fondo Silente aveva ragione: essere capaci di amare è spesso una fregatura. Ma può essere anche la fortuna più grande del mondo.

 

- fine -

 

  
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