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Autore: mikaru99    07/12/2012    2 recensioni
E se Radish avesse vinto lo scontro contro Goku e Junior?
Se avesse però risparmiato loro la vita limitandosi ad andarsene portando Gohan con sé?
E se Goku, partito alla ricerca del figlio incontrasse una ragazza anche lei intenzionata a cercare i Saiyan?
Salve a tutti.
Come molti di voi sapranno avevo impostato questa storia come il seguito di tre capitoli già precedentemente pubblicati nel mio vecchio e non più accessibile account.
Tuttavia, per motivi di comodità personale e del lettore o deciso di re-impostarli qui...anche perché nei primi due non è presente il codice html in quanto ero appena arrivata e non sapevo usarlo.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gohan, Goku, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti.
Come molti di voi sapreanno avevo impostato questa storia come il seguito di tre capitoli già precedentemente pubblicati nel mio vecchio e non più accessibile account.
Tuttavia, per motivi di comodità personale e del lettore o deciso di re-impostarli qui...anche perché nei primi due non è presente il codice html in quanto ero appena arrivata e non sapevo usarlo.



A un tratto il silenzio era ritornato in quel posto in cui, solo alcuni attimi prima, regnava il caos.
Perfino gli animali sembravano trattenere il respiro, si sentiva solo lo spirare fragoroso del vento.
Radish aveva colpito suo fratello con una gomitata in piena faccia, quando quest’ultimo gli aveva mollato la coda.
Il colpo aveva scaraventato Goku molti metri indietro; il giovane ora si teneva la faccia dolente, mentre Radish si stava riprendendo e si avvicinava al fratello con una smorfia.
“Un idiota del genere non si trova facilmente, Karoth! Ma ora basta con questa sceneggiata! Niente paura, mi prenderò io cura di tuo figlio!”
“No! Non te lo permetterò mai!”
Goku pensò a suo figlio, rinchiuso nella capsula e a cosa gli sarebbe potuto capitare se suo fratello lo avesse preso con sé.
“Peccato che non me ne frega un fico secco di ciò che pensi tu! Tanto non lo verrai mai a sapere!” rise il Saiyan alzando la mano destra.
Una sfera d’energia comparve, pronta a scagliarsi sul nemico a terra, ma poi cambiò idea.
“No…sarebbe uno spreco di energie. Ti finirò così!”
Con grande gusto lo colpì varie volte.
Dopo una dozzina di calci il suo fratellino giaceva a terra gravemente ferito.
Era ancora vivo, segno della grande resistenza della sua razza.
Ma non sarebbe sopravvissuto così, di questo Radish ne era certo. Doveva proprio dargli il colpo di grazia? 
Prima che potesse prendere una decisione, il rilevatore emise un suono, avvertendolo dell’attacco a sorpresa di Junior.
Scansò il calcio, colpendo poi il nemico alle costole che si frantumavano. Il guerriero rantolava e sputava sangue, precipitando a terra. 
“Ah, quasi mi dimenticavo di te…bene, se ci tieni tanto, ti manderò per primo all’Inferno!” 
Con grande fatica Junior si era alzato in piedi, vedendo con orrore che Radish aveva alzato la mano e scagliò un raggio energetico su di lui. Qual raggio lo trafisse al petto e lo scaraventò alcuni metri in aria.
Da quel buco il sangue sgorgò a fiumi, ma Radish notò con stupore che era ancora vivo!
Ma quel poco di vita si stava per estinguere, al pari del sangue: il Saiyan decise di lasciarlo morire dissanguato. 
Karoth giaceva privo di sensi,coperto di sangue e sembrava che stesse solo aspettando il colpo di grazia.
Ma qualcosa in Radish lo stava trattenendo, gli tornò in mente l’immagine di suo padre, così simile al fratello.
Ma cos’era questo strano sentimento?
Rispetto per suo padre?
O perfino, amore fraterno?
Fece una smorfia di disgusto e abbassò il braccio. 
Si girò di scatto e si incamminò verso la sua capsula spaziale.
Poteva distinguere dall’esterno un’ombra che si muoveva agitata nel suo interno: era qual marmocchio di suo nipote.
Nuovamente il solo pensiero gli fece venire il voltastomaco…nella sua furia non aveva considerato una cosa: avrebbe dovuto resistere ben due settimane di volo assieme a quella peste!
Cosa fare?
Doveva chiamare Nappa per chiedergli di venire con una capsula automatica?
E se avesse cambiato le impostazioni di stasi della capsula, cosicché anche la peste si addormentasse?
Sì, forse era quella la scelta giusta.
Radish aprì il portone d’ingresso e subito afferrò la maglia del bambino che stava ancora piangendo disperato. 
“Waahaaa! Lasciami! Lasciami in pace!” gridò Gohan. 
“Silenzio! Ma come fai tu stesso a resisterti?! Dio…e tu saresti un Saiyan? Che diamine aveva in testa quello stupido di mio fratello?!” 
Con la mano sinistra teneva il bambino mentre e la mano destra impostò i comandi, li esaminò.
Un segnale acustico lo confermò, provocando un sorriso di soddisfazione sul viso di Radish.
Un altro segnale invece lo irritò.
Era il rilevatore, che indicava una forza combattiva di 700 punti in Gohan. 
“Non rompere anche tu!” sbottò e attivò la comunicazione con i suoi compagni. Con una mano tappò la bocca a Gohan prima di cominciare: 
“Radish chiama Nappa! Rispondimi!” 
“Qui Nappa. Che diavolo stai combinando?! Karoth è lì con te?”  
“No…si è rifiutato di collaborare. Ho dovuto eliminarlo. Al suo posto ho suo figlio”
Non poté proseguire perché venne interrotto da Vegeta. 
“Suo figlio?! Ma perché? E poi chi sarebbe la madre?” 
“Sicuramente una donna terrestre…Karoth si è rifatto una vita qui. Non voleva venire con me neanche con la forza! Soffriva di amnesia”
“Fa come ti pare, ma sarai tu il responsabile di questo marmocchio. Ci ritroviamo sul pianeta Freezer 299! Vegeta chiude!” 
Radish osservava di nuovo Gohan che nel frattempo si era calmato. 
“Come ti chiami?” chiese con tono possente. 
Il bambino rispose esitante:
“Son Gohan” 
“Bah…io sono Radish. Da questo momento sono io tuo padre! Perciò tu verrai con me!” 
“Cosa? No! Come? Dov’è il mio papà? Papà!” ricominciò di nuovo a gridare a squarciagola e ad agitarsi. 
“Non ci credo! Silenzio ho detto! Ancora una volta e ti becchi un bel ceffone! Dimentica Karoth, lui è morto! Morto, hai capito? Da ora in poi sarò io a badare a te! Ora saluta questo pianeta, farò di te un guerriero!” 
Gohan si spaventò non poco e cercò di sopprimere con forza questi singhiozzi, ma alla fine le lacrime continuarono a scendere.
A un tratto guardò lo strano uomo con curiosità infantile. 
“Che cos’è Karoth? E cos’è un Saiyan?” 
Radish scosse la testa sorpreso.
Senza rispondere azionò i comandi della capsula, si sedette sulla sedia di pilotaggio tenendo il bambino fermo sulle sue gambe, mentre impostava i dati del viaggio. 
“Silenzio ora! Atterreremo fra due settimane, arrivati lì ti presenterò i nostri due compagni. Azionare il protocollo di partenza per Freezer 299!” 
Prima che potesse protestare, la capsula partì e si lanciò in alto.
Gohan si meravigliò della improvvisa stanchezza che lo pervase; prima ancora di rendersene conto, si era addormentato sulle gambe di suo zio che fece un respiro di sollievo, gustandosi quel bel silenzio.
Ma il pensiero al futuro lo fece rabbrividire: doveva occuparsi di un figliastro.
Sarebbero stati tempi duri, ma per ora si gustava quelle due settimane di tranquillità.
I restanti dieci giorni passarono nel sonno.
Dopo i 13 giorni di viaggio, Gohan e Radish vennero svegliati dal loro sonno.
L’adulto riprese i sensi qualche minuto prima e, quando Gohan aprì gli occhi la prima cosa che vide fu la faccia snervata di suo zio. 
“Finalmente sei sveglio! Stiamo per atterrare!” 
“Dove siamo?Atterrare? Dove?” domandò mezzo addormentato.
Si guardò intorno fino a riposare il suo sguardo sull’uomo davanti a sé, solo ora lo riconosceva.

“Ah! Aiuto! Tu sei cattivo! Lasciami in pace! Papà!” 
“Non ci credo…ricominci con questi piagnistei?!” gridò Radish seccato “Per prima cosa: non tentare di scappare, siamo in una capsula spaziale! Secondo: ti ho già detto che ora sono io tuo padre! E terzo: guai a te se ricominci a piangere! Se vuoi le maniere forti ci sto! Hai capito?!” 
“Capsula 23-44 riceve permesso di atterraggio alla rampa 12-B!”
“Eseguo” 
Radish premeva alcuni tasti del computer di bordo cambiando rotta verso una di queste bizzarre torri, su cui erano state attaccate alcune piattaforme come ad un tronco d’albero.
Su ognuna di esse erano segnati tre cerchi; la sua meta era la piattaforma superiore. La capsula precipitava ad alcune centinaia di chilometri all’ora, ma anziché schiantarsi il materiale della piattaforma si deformava attutendo la caduta.
Prima di aprire il portone il Saiyan ricordò a Gohan:
“Ti avverto! Nessun pianto! Nessun urlo isterico! E soprattutto nessun “Voglio il mio papà!” Tu sei un Saiyan e noi Saiyan non conosciamo la paura! Siamo forti e coraggiosi! Sono stato chiaro!?” 
Gohan annuì, di nuovo sentiva le lacrime agli occhi.
Radish aprì la porta, avanti a lui lo attendevano due creature strane che portavano una divisa molto simile a quella del Saiyan. 
“Radish! Vegeta ti sta aspettando nella mensa principale!” 
Radish annuì e voltò lo sguardo verso Gohan che si era nascosto dietro le sua gambe, alla vista di quelle creature.
Uno di loro lo guardò interessato: 
“Ehi, ma chi hai portato? È tuo? Ne volevi un altro dopo Sedri?” 
“Non sono affari tuoi!” lo fissò Radish a un tratto molto adirato e dopo tre secondi lo colpì violentemente con un calcio che lo fece schiantare contro un muro.
Impassibile passò davanti al secondo soldato, Gohan lo seguì esitante.
Tenne la bocca chiusa finché non furono abbastanza lontani. 
“Perché lo hai fatto?” domandò Gohan arrabbiato e scioccato da questo atteggiamento aggressivo.
Gli venne nuovamente voglia di piangere. 
“Lezione numero uno: essere troppo curiosi non fa bene alla salute. Se finisci solo all’ospedale sei fortunato…meglio non ficcare il naso in affari altrui. E che cosa ti ho detto a proposito dei piagnistei?!” 
“Sì…ci provo…ma…ma chi è Sedri?” 
“Gohan…ma mi ascolti?!” 
I due s’incamminavano, seguendo del corridoi illuminati, incontrarono molti strani soldati di varie specie, uno più arrabbiato dell’altro.
Gohan si sentiva come in un incubo, ma si era giurato di non mostrate quanta paura avesse. In questo istante suo zio era l’unica figura di riferimento su quel pianeta, il che vuol dire ben poco.
“Dove andiamo?” voleva sapere dopo dieci minuti di silenzio. 
“Incontrerai gli altri due Saiyan ancora in vita. Stai attento, loro non sono così amichevoli come me. Ma prima…meglio che ti cambi…questi vestiti non sono molto pratici” 
“Cosa? Non voglio altri vestiti! La mamma mi ha comprato questi! No!” 
Radish si girò di scatto e osservò suo nipote con aria arrabbiata.
Gohan si spaventò a morte, ma non si scusò. 
“Che cosa hai detto?!” 
“Non voglio altri vestiti” ripeté. Radish si sentiva gli occhi puntati addosso e quindi non esitò.
Con la mano destra diede uno schiaffo al bambino tanto forte da fargli perdere l’equilibrio. 
“Non tollero questi tuoi capricci! Tu fai quello che ti dico io!” 
Gohan lo fissava esterrefatto.
Stavolta gli vennero le lacrime per il dolore, Radish fece una smorfia: 
“Bah…ti avevo avvertito…E questo era solo un assaggio. Nappa e Vegeta andranno ben oltre!” 
Per la prima volta Gohan osò rivolgere uno sguardo di sfida allo zio, ma durò solo qualche istante. Il guerriero si girò e s’incamminò, Gohan esitò a seguirlo. Dopo alcuni passi si fermò e gridò senza voltarsi: 
“Ti sei addormentato? Vieni, se non vuoi che ti lasci qua da solo!” 
Il bambino si guardò intorno vedendo le figure di altri guerrieri, il che lo spinse a rialzarsi, dopodiché rincorse Radish tenendosi la guancia colpita. 
Si fermarono davanti a una porta con una indicazione scritta in una lingua strana. Forse era la lingua Saiyan, stranamente Gohan riusciva a leggerlo. Voleva chiedere il perché allo zio, ma non osava pronunciare la domanda. I due entrarono: sembrava una specie di spogliatoio. Radish premette un tasto sul muro metallico, dietro cui comparve un ripostiglio nascosto, dal quale tirò fuori dei vestiti. 
“Vestiti. Le tue cose le prendo in custodia” 
Gohan guardò la maglietta nera e i pantaloni stretti e sottili con aria molto scettica e volle protestare, ma il ricordo di quello schiaffo lo dissuase dal farlo. Alcuni minuti dopo si era cambiato; per finire Radish gli diede degli stivali neri.

“Finalmente…ora sì che le gente avrà rispetto per te. Forza, gli altri ci stanno aspettando” 
Raggiunsero la grande mensa.
Radish vide i suoi compagni.
Erano un gigante calvo e un piccoletto con i cappelli neri sparati. 
“Eccoti! Odio dover aspettare, lo sai, Radish!” lo sgridò Vegeta senza salutare. Guardò il moccioso solo per un attimo, dopodiché si interessò solo del pasto davanti a sé.
Ma questo attimo bastò per congelare Gohan dalla paura.
Non aveva mai visto occhi tanto freddi.
Nappa, invece lo osservò da testa ai piedi e cominciò a ridere: 
“Questo sarebbe il figlio di Karoth?! Sembra un buono a nulla! Spero che non te ne pentirai…sono curioso di sapere cos’è in grado di fare!”
Nappa gli strofinava la guancia sorridendo minacciosamente, Radish capì le sue intenzioni e decise di intervenire. 
“Lascialo stare…devo ancora allenarlo…Fra quanto dobbiamo partire per la prossima missione?” 
“Ehm…lasciami pensare…Vegeta?” 
“Pianeta Tayara…fra due settimane” brontolò Vegeta mentre masticava un grosso pezzo di carne arrosto. 
“Due settimane di vacanza! Che noia! Ehi, mi lascerai divertire un po’ con il tuo nipotino, vero?” 
“Prima lasciami insegnare qualcosa al moccioso! Tu lo uccideresti subito!”
“Come? Ehi, non mi dirai che t’importa qualcosa di questo mezzosangue?! Sarebbe una strana novità, Radish!” rise Nappa. 
“Ma che dici? È solo che non ti sopporto quando ti annoi, diventi odioso!” ribadì il Saiyan “Vegeta, mi permetti di allenarlo?”
“Fa come ti pare…finché non mi disturba…Non m’importa”

Gohan si teneva la guancia dolente e tossiva, mentre Radish stava in piedi dietro di lui e lo incitava ad attaccare.
Il bambino era pieno di lividi, la lezione del giorno durava già da quattro ore ed era ancora lontana dalla fine.
Lottava contro le lacrime mentre guardava lo zio.
Quando questi fece un passo minaccioso in avanti, si alzò a fatica e si nascose dietro la sua difesa. Sapeva che il Saiyan lo avrebbe colpito comunque senza pietà, non importava se era in piedi o a terra; l’unica alternativa era l’attacco. Con un grido gli saltò addosso, ma il suo pugno ebbe l’effetto di una puntura d’insetto.
Radish commentò con uno schiaffo.
 

“Ma cos’era questo? Credevo che ormai tu sapessi fare un pugno come si deve! Per punizione farai cento flessioni sulle braccia!” 
“Ma…! Mah…”
“Niente mah! Forza, fammene 150! Ti servono muscoli sulle braccia!” 
Radish si era dimostrato un maestro impaziente ma deciso che insegnava con il corpo.
Ma non era colpa sua, è che non conosceva altri metodi.
Un Saiyan imparava al meglio in uno scontro: più le prendeva, più diventava robusto.
Suo nipote era incredibilmente debole, sapeva sì o no come tirare un pugno…ma cosa aveva fatto Karoth fino ad allora?
Non voleva fare di suo figlio un guerriero? 
Dopo 50 flessioni, le braccia di Gohan si arresero alle gravità e si lasciò cadere a terra. Respirava a fatica e sudava molto. 
“Non ce la faccio più! Ti prego…” 
“Cosa?! Ti arrendi? Ho sentito bene?!” 
Radish si precipitò su di lui e lo alzò violentemente afferrandolo per la maglietta “Un Saiyan non si arrende mai! Preferisce morire! Continua!” 
Per un momento temeva che Gohan ricominciasse a piangere, ma per fortuna ancora si tratteneva.
Si ricordò di una cosa che suo padre gli aveva detto quando aveva l’età di Gohan. 
“Se ti arrendi così, tu stesso ti privi della possibilità di vittoria! Devi essere in grado di dare più del 100% i Saiyan sono in grado di farlo, possono dare anche il 120%! Se ti arrendi prima, non saprai mai se hai combattuto con la tua massima forza. Magari avresti potuto vincere!” 
Il bambino lo ascoltava attentamente. 
“120%? Ma è possibile?” 
“Certo” annuì Radish, ora più calmo “Si chiama forza latente dei Saiyan” 
“Ma posso farlo anch’io? Non sono un Saiyan puro come voi” 
“Che ne so…Questo me lo devi dimostrare con il tuo impegno. Ehi, mi devi ancora 100 flessioni, no? Al lavoro!” 
Radish lo fece cadere a terra senza preavviso.
Da lì Gohan lo guardò con occhi grandi per poi rimettersi in posizione. Soddisfatto vide che suo nipote ormai si mostrava veramente intenzionato a impegnarsi sul serio.
Radish attivò il suo rilevatore, che indicava una forza di circa 120 punti.
Sì, ora era stanco, in piene forze sarebbe potuto arrivare fino a 200. Buono, ma ancora poco.
Gli venne un’idea: lo Zenkai, la grandiosa capacità dei Saiyan di aumentare la propria forza dopo essersi rimesso da ferite gravi.
Era rischioso: quanto forte era il sangue Saiyan in questo mezzosangue? 
“Gohan, vieni qui” sorrise minaccioso. 
Il bimbo si alzò, meravigliato da questa richiesta…gli mancavano ancora ben 20 flessioni.
Ignaro delle intenzioni dello zio, gli si avvicinò e aspettò il prossimo ordine. 
“Che c’è? Cosa devo fare ora?” 
“Niente. Stai lì fermo…Voglio fare una prova…” 
Radish alzò il pugno: nell’istante successivo il buio più totale avvolse il piccolo Gohan.
Suo zio lo aveva colpito con il suo pugno; ora il bambino giaceva a terra svenuto davanti a lui, il sangue usciva dall’orecchio destro, il che indicava una frattura del cranio. La sua forza combattiva calava tanto velocemente da spaventare anche il Saiyan.
Ora doveva affrettarsi.
Veloce, quasi agitato, prese il bambino e lo portò subito alla stazione infermieristica più vicina. Lì lo consegnò al personale spaventato; il medico di guardia lo mise subito in una vasca di rianimazione. 
“Ci era mancato poco…ha una frattura della base cranica…alcuni minuti più tardi sarebbe morto. Ma cosa ti è preso?” volle sapere il medico. 
Radish lo ignorò, stava fermo davanti alla vasca di rianimazione dove galleggiava Gohan in quel fluido verde, naso e bocca coperto da una maschera di ossigeno e degli elettrodi applicati su capo e busto.
Lui stesso aveva dovuto servirsi già altre volte di queste meraviglie della scienza medica, che molte volte sono l’unica cosa che separa il vivo dal morto. 
“Quanto durerà ancora?” 
Il medico studiò i dati e rispose: 
“Credo che fra otto ore sarà come nuovo…Impressionante” 
“Bene. Avvertimi.” 
Si girò e lasciò la stazione silenzioso, avviandosi verso la palestra. Aveva deciso di seguire i propri insegnamenti e di allenarsi, qualche punto in più sul rilevatore faceva sempre bene. 

Esattamente dopo 7 ore e 45 minuti lasciò la palestra e come ricompensa si godette una doccia rinfrescante. Al posto della solita armatura si era messo solo una maglietta nera simile a quella di Gohan, così ritornò in infermeria.
Con sua sorpresa, trovò suo nipote già sveglio e in piene forze. 
“Eccoti! Tutto a posto?” 
“Perché lo hai fatto?” domandò il bambino al posto di ricambiare il saluto dello zio. Il suo sguardo mostrava rabbia e delusione.
Radish fischiò sorpreso e accese il rilevatore, che indicava 800 punti. Com’era possibile?
Lo zenkai gli aveva addirittura quadruplicato le forze?! 
“Ho pensato che tu dovessi provare come ci si sente dopo un colpo che ti porta vicino alla morte. Spero ti serva da lezione per il futuro. Se non lo vuoi provare di nuovo, allora allenati con tutte le tue forze! E un’altra cosa…lo senti? Sei diventato più forte” 
“Non m’importa. Non è stato carino comunque” ribadì Gohan ancora imbronciato. 
La sua forza combattiva si alzò fino a 900 e Radish seguì la cosa con grande interesse.
Forse aveva capito il segreto della forza del bambino. 
“La tua forza dipende dalle tue emozioni…È interessante, ma è anche pericoloso. Tu puoi essere fortissimo, quando ti arrabbi, ma nello stesso modo questa forza scompare. È instabile. Devi imparare a controllarti anche quando sei calmo.” 
“Come? Controllare le mie forze? Come si fa?” chiese Gohan.
Quando la sua tensione diminuiva, calava anche la sua forza fin sotto i 600 punti. 
“Che ne so…Imparerai con l’allenamento. Vedrai che in un modo o nell’altro ce la farai. Non hai altre alternative. Se Vegeta crederà che tu sia solo d’impiccio, ti eliminerà. Fidati, lui lo farebbe senza battere ciglio” 
“Mi…ucciderà? Davvero?” ripeteva Gohan spaventato. Ora che aveva provato sulla sua stessa pelle cose voleva dire essere in punto di morte, ora una nuova minaccia era comparsa. Il solo pensiero di Vegeta lo faceva rabbrividire.
“Ma…Radish…tutti i Saiyan sono cosi brutali?” 
Il Saiyan lo guardò sorpreso da questa domanda “Credo che sia colpa del nostro sangue…ma sì. A parte qualche eccezione…perché me lo chiedi?” 
“Non credo che potrei mai essere così cattivo…ho paura…” 
“Di nuovo quella parola che inizia con la P e che devi cancellare dal tuo vocabolario! Dai, vieni, andiamo a mangiare e poi a letto, domani sarà una giornata dura!” 
Gohan annuì e si pulì gli occhi dalle lacrime per sorridere.
Quel sorriso prese Radish alla sprovvista, cosicché dovette girarsi di scatto prima che il moccioso potesse vedere il suo sorriso soddisfatto.

  
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