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Autore: Fuffy91    07/12/2012    1 recensioni
“ Cosa c’è? Cosa senti?”
Lo interrogai. Capii che stava ascoltando qualcosa, probabilmente seguendo il flusso dei pensieri di qualcuno.
Edward non mi rispose. Era fin troppo concentrato. Tutto il suo essere era distante da me, in quei pochi attimi.
Improvvisamente, i suoi occhi si animarono, divenendo nuovamente vitali. Mi strinse a sé, non per abbracciarmi, ma per pormi alle sue spalle.
Cominciai ad avvertire un ronzio, un rumore soffocato, che prima, troppo concentrata sulle reazioni di Edward, non avevo percepito. Il tonfo si fece più forte, gli alberi lontani iniziarono a smuoversi, le cime di quelli davanti dondolavano pericolosamente. Qualcosa più del vento li scuoteva.
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Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Capitolo 4

Bella.

 

New York era insolitamente tiepida, in quel periodo rigido. La Grande Mela ci accolse in modo distaccato ed indifferente. I newyorkesi sembravano sempre così frenetici, ognuno era immerso nei suoi pensieri ed erano pochi coloro che li condividevano.

L’appartamento di Julia, situato all’ultimo piano del palazzo antico, nell’ala est della periferia nord della città, era arredato nello stesso identico stile primo ottocentesco della sua residenza in Olanda.

Intercettando il mio sguardo sulle pareti verde smeraldo, sui mobili antichi e ricercati, mi sorrise, leggera.

“ Adoro lo stile Liberty. Suscita in me un che di nostalgico.”

Abbandonò la pelliccia di visone color cammello sul pavimento in parchè, ricoperto da tappeti damascati, con motivi persiani.

“ Florence.”

Lo richiamò Julia, mentre lui raccoglieva la sua pelliccia da terra.

“ Mostra gli alloggi ai nostri ospiti.”

Ordinò, con voce tonante, che non ammetteva repliche.

Florence s’inchinò, raccogliendo il suo comando diligentemente.

Carlisle intervenne, sorridendole cordiale.

“ Non è necessario. Possiamo cercare da soli un albergo…”

Julia lo guardò, scandalizzata.

“ Non dire assurdità, Carlisle. Questo appartamento è più che sufficiente per tutti. Resterete qui.”

Disse, con un tono che non ammetteva repliche.

Fece un cenno a Florence, che le si avvicinò immediatamente, superando me ed Edward con un movimento elegante e sciolto.

“ Mostragli le loro camere.”

Gli ribadì, guardandolo fra gli occhi socchiusi. Alzò una mano, per accarezzargli con la punta delle dita il mento, sussurrandogli morbida:

“ E dopo preparami un bagno. Sono sfinita. Mi raccomando: che sia ben caldo. E non dimenticare i petali di rosa rosse.”

Florence annuì, rimanendo impassibile di fronte al suo tocco e, silenziosamente, invitò me ed Edward a seguirlo. Guardai Julia, che era ritornata sorridente ed amabile:

“ Su, coraggio.”

C’incitò.

“ Andate ad esplorare.”

Edward mi prese per mano, pilotandomi al suo fianco. Avvertii distintamente i passi di Alice e di Jasper dietro di noi. Carlisle era rimasto in salotto con Julia. Percepii la risata di lei espandersi fino al secondo corridoio, disseminato di quadri del primo novecento, e dopo la sua voce dire, maliziosa:

“ Suvvia, Carlisle! Non ci sarebbe nulla di male nel fare il bagno insieme.”

E di qui partì una nuova risata, più fragorosa della prima. Sorrisi, mentre Edward scuoteva la testa, sogghignando. Era evidente che si stesse divertendo, come me e forse più di me, nel vedere suo padre in evidente difficoltà.

Nel frattempo, Florence si era fermato alla seconda porta sulla destra, aprendola con uno scatto veloce.

Con una mano inguantata, c’indicò l’interno.

“ Prego. Questa sarà la vostra camera.”

Annunciò, con quella sua voce profonda e troppo matura, per un viso così giovane.

Edward mi fece entrare per prima. Florence aveva acceso le luci, emanate da finte candele artificiali, di uno splendido lampadario finemente decorato, che pendeva dal soffitto a cassettoni.

Spostai lo sguardo lungo il resto della stanza. C’era un unico armadio in legno scuro, grande e spazioso, una specchiera antica, con uno specchio modernissimo, ma con cornice antica, un divanetto, due poltroncine attorno ad un delicato tavolino rotondo, una panca e un gigantesco letto matrimoniale, a baldacchino, con lenzuola bianche e rosso porpora, con le candide federe dei cuscini che richiamavano sottili motivi a fiori ricamati, dello stesso rosso della coperta.

Era bellissima, nonostante il lusso forzato.

Florence mi prese con delicatezza il bagaglio dalle mani, depositandolo sul letto, accanto a quello di Edward, che aveva già gettato il cappotto grigio sul letto, perfettamente a suo agio.

Alice ridacchiò di fronte alla mia espressione inebetita. La guardai male e lei mi fece una linguaccia.

“ Non arrabbiarti. Se tutto questo ti sconvolge, aspetta di vedere il bagno.”

“ Il ba-…”

“ Stai tranquilla.” M’interruppe. “ Il mio è più bello.”

Ammiccò e seguì Florence lungo il corridoio. Jasper la tenne stretta per la vita, mentre ci diceva:

“ Ci vediamo dopo.”

Si richiuse la porta alle spalle, lo sguardo puntato sulla schiena di Florence. Era evidente che ancora non si fidasse di lui. Lo dissi ad Edward:

“ Jasper non si fida di Florence.”

“ E ha ragione.”

Disse lui, tirando fuori dalla borsa un vestito imbustato e gettandolo sul letto, vicino al cappotto.

Mi avvicinai a lui, circondandogli la vita da dietro, schiacciando il viso sulla sua schiena e respirando l’odore della sua pelle, attraverso le fibre del maglione nero.

Edward afferrò la mia mano destra e se la portò alle labbra, baciandone le dita una ad una. Si rilassò completamente, avvolto dalle mie braccia, mentre mi lasciai inebriare dal suo profumo e coccolare dalle sue carezze.

“ Florence è pericoloso?”

Chiesi, dopo un tempo che mi parve eterno.

Edward inclinò leggermente la testa all’indietro, posando la guancia sinistra sul mio capo.

“ Abbastanza. Non è innocuo come appare. E’ meglio mantenere la guardia alta, quando c’è lui nei dintorni.”

Mi spiegò, con voce vellutata.

“ Capisco.”

Sollevai il mento per posargli un bacio sulla nuca.

Lo sentii sorridere e lo feci anch’io.

Mi distaccai, incuriosita dal vestito che aveva tirato fuori dal suo bagaglio.

Lo liberai dalla pellicola di plastica, dispiegandolo sul letto interamente. Era un completo classico, interamente bianco.

Osservai Edward, che ricambiò lo sguardo, quasi divertito.

“ Vai ad un matrimonio?”

Edward rise, avvicinandosi e abbracciandomi da dietro, come aveva fatto con lui poco fa, scostandomi i capelli dal collo e baciandolo a piccoli tocchi di fuoco. Chiusi gli occhi e socchiusi le labbra, soffiando un gemito. Adoravo quando mi coccolava così. Le sue carezze arrivavano dritte al mio cuore, minacciando di farlo battere di nuovo. Quando mi toccava, era come se la sua bocca, la sua lingua e le sue mani mi toccassero, leccassero e sfiorassero direttamente fin dentro la pelle, i muscoli, i nervi scoperte, raggiungendo le ossa. Era un’esperienza devastante, a cui ancora non riuscivo ad abituarmi… o meglio, se fossi riuscita mai ad abituarmi.

E poi, lo desideravo, sempre, continuamente, anche nei posti meno indicati. E la vista di quel letto invitante, non mi aiutava di certo a ritrovare il controllo.

Fortuna che Edward, fra i due, sembrava essere il più responsabile – come sempre – e dopo alcuni attimi di piacevole delirio, lasciò le mie labbra libere di respirare e il mio corpo capace di muoversi autonomamente.

“ E’ per la festa.”

Per un attimo lo guardai, senza capire. Poi, ricollegandomi al discorso di prima, gli sorrisi.

“ E perché in bianco?”

Edward mi baciò di nuovo, accarezzandomi la vita, penetrando con le mani al di sotto dei miei vestiti, facendomi ansimare indecentemente. Si distaccò con difficoltà. I suoi occhi erano d’oro brunito.

“ E’ una festa a tema. Ci si veste di bianco.”

“ Anch’io dovrò metterlo?”

Distorsi le labbra in una smorfia. Non mi piaceva vestirmi di bianco. Sembravo un fiocco di neve troppo lungo e troppo grande. E il mio disappunto contribuì a divertire Edward, che contornò le labbra imbronciate con le dita, baciandole subito dopo, in un rapido tocco.

“ Credo proprio di si. Non ti lasceranno entrare, altrimenti.”

“ Entrare? Entrare dove?”

La mia risposta arrivò un’ora più tardi, nei bassifondi di New York, a mezzanotte passata e con un gruppo di alcolisti che uscivano, barcollando, da un bar di terza categoria e malfamato. Non era certo il posto più accogliente e tranquillo del mondo per dare una festa.

L’unica del gruppo ad essere perfettamente a sua agio era Julia. Interamente coperta da un elegante cappotto bianco, i capelli raccolti in un’elaborata acconciatura, alla sommità del capo, come suo solito, sorrideva deliziata, gli occhi, nascosti dietro un paio di occhiali scuri, puntati su un punto preciso del vicolo sudicio ed oscuro.

Soltanto un lampione rotto illuminava ad intermittenza un angolino nascosto della scalinata che conduceva giù, in un luogo lasciato in penombra. Riuscivo a scorgere perfettamente i fili di ragnatela penzolanti dal pergolato bagnato di pioggia, la grata della foglia, vicino al bidone della spazzatura, stracolmo di tutto, e lì vicino, poco più avanti, lo spigolo di una porta. non riuscivo a vederlo, ma sapevo che lì c’era un vampiro. Ne percepivo il forte odore dolciastro.

Edward mi strinse il braccio e mi accostò a lui, quando inavvertitamente Florence, nel raggiungere il fianco della sua padrona, mi aveva sfiorato il gomito destro. Per l’occasione, anche lui si era vestito di bianco, escluso il papillon nero che spiccava sulla camicia bianca, con bottoni di madre perla. Più che una fedele guardia del corpo, mi dava l’impressione di un accompagnatore aristocratico.

“ Bene, è qui.”

“ Qui?”

Chiesi io, titubante. Julia si voltò solo un istante, il tempo neccessario di concedermi una rapida occhiata.

“ Ma certo.”

“ Ne sei proprio sicura, Julia?”

Le chiese cortese Carlisle, splendido nel suo completo bianco panna. Con quei capelli biondi, dai riflessi d’argento, e quegli occhi luminosi e buoni, sembrava un angelo custode.

Julia gli rispose, rivolgendogli un sorriso candido:

“ Fidati.”

Carlisle la ricambiò, arcuando divertito un angolo della bocca.

“ Andiamo?”

Disse Alice, stringendo la mano di Jasper, che sorrise nell’ammirarla. La più deliziosa di tutti, quella sera, era sicuramente lei, con indosso quel tubino di tulle e pizzo bianco. Mi dava l’impressione di una ballerina del Lago dei Cigni.

“ Oh, ma certo. Florence…”

Florence la precedette, senza aspettare un suo ordine. Julia sorrise fra sé, prendendo sotto braccio Carlisle e cominciando a scendere le scale.

Sospirai.

“ Ci siamo.”

Edward mi sorrise, gli occhi ardenti, mentre mi sussurrava fra i capelli.

“ Sei bellissima.”

Gli sorrisi timida, studiando da capo a piedi e desiderando ardentemente che quella storia finisse in fretta. Intanto, lottavo contro la voglia di strappargli quel vestito bellissimo e costosissimo di dosso, magari iniziando dalla camicia, strappando i bottoni… magari con i denti…

“ Bella!”

Mi rimproverò Jasper, infastidito.

Se fossi stata umana sarei arrossita vistosamente. Dimenticavo troppo spesso che Jasper sentiva tutti i miei cambiamenti d’umore. Alice rise, divertita.

“ Scusa.”

Gli mormorai, quando ci sorpassarono.

Jasper ammiccò e mi sorrise, comprensivo. Intanto, il desiderio di Edward si era magicamente attenuato. Gli mimai un ‘grazie’ senza voce. Le labbra di Jasper mi risposero con un ‘prego’ invisibile.

“ Che c’è?”

Edward tacque per un istante. Sapevo che si stava aggiornando, attraverso i pensieri di qualcuno. Alice? Probabile.

“ Oh…”

Disse, sorridendomi malizioso, stringendomi a sé improvvisamente sul ciglio delle scale e baciandomi intensamente. Lo strinsi a me, accarezzandogli i capelli e il viso perfetto.

Quando si distaccò, rise e mi baciò la punta del naso.

“ Fatti bastare questo, amore. Continueremo… più tardi.”

A quel punto risi anch’io, afferrando la sua mano e discendendo le scale, premurandomi di sollevare un lembo del vestito, per non sporcare l’orlo della gonna immacolata.

Quando raggiungemmo gli altri, la prima che vidi era Julia, spalleggiata da un fedele e silenzioso Florence, che scrutava inespressivo un alto e muscoloso vampiro, l’incubo di qualsiasi buttafuori nel vicinato.

I suoi occhi si posarono minaccioso su di me e su Edward e capii che ci stava aspettando, per parlare e quando lo fece, usò un tono di voce forte e rabbioso.

“ Siete tutti?”

Julia gli sorrise, per nulla scoraggiata.

“ Si, adesso tutti.”

Il vampiro distorse le labbra, come se volesse scoprire i denti e ringhiarle contro, ma alla fine, sbuffò soltanto, brusco ed annoiato.

“ Avete gli inviti?”

Solleva un sopracciglio. Inviti?

“ Ma certo.”

Julia fece un cenno a Florence che tirò fuori dalla tasca interna della giacca una busta d’avorio, con scritte dorate. Riuscii a leggere il nome di Julia nella parte destra, fra il pollice e il mignolo di Florence.

Il gorilla l’afferrò e la esaminò.

“ Chi è di voi Julia Hamilton?”

Domandò, sempre con quel tono sprezzante ed irritante.

“ Presente.”

Julia sollevò una mano, facendo sorridere Alice e Carlisle, che scosse la testa. Il vampiro alzò un sopracciglio.

“ Questo è un invito solo per una persona.”

“ Si, ma io ho degli accompagnatori.”

Spiegò lei candida. Il sopracciglio del vampiro si arcuò maggiormente.

“ Così tanti?”

Julia si sfilò con calma gli occhiali, consegnandoli a Florence e gli sorrise, maliziosa.

“ Faccio a turno. Prima uno…”

Sfiorò il dorso della mano di Carlisle con l’indice destro, con fare allusivo.

“ Poi un’altra…”

Sollevò lentamente la mano sinistra, per catturarmi fra l’indice e il medio una ciocca ribelle, sfuggita all’acconciatura.

Non guardava me, ma il vampiro, dritto negli occhi rossi, ora decisamente più attenti.

“ Lei comprenderà sicuramente…”

Continuò, il tono di voce sempre più basso, sempre più caldo…

Il vampiro deglutì rumorosamente, ufficialmente incantato.

“ Che non potrei, in nessun caso, rinunciare alla loro compagnia. Quindi, a questo punto, concorderà con me, nel permettere a tutti noi d’entrare nel locale, non è vero?”

Il vampiro l’aveva guardata stregata per tutto il tempo, gli occhi fissi sulle sue labbra.

Quando si sentì osservato da altri occhi che non fossero quelli di lei, si schiarì la voce e disse, con altro tono, decisamente più accomodante e leggermente roca, aprendo la porta, con fare disinvolto:

“ Prego. Entrate.”

Julia gli sorrise, ringraziandolo con voce squillante:

“ Grazie mille.”

Si avviò per prima, trascinando Carlisle per un gomito. Florence chiuse la fila, anche se fu il vampiro all’esterno a chiudere la pesante porta di ferro.

Appena entrati, su di noi calò il buio. Poi, improvvisamente, una luce rossa, seguita da un’altra viola e poi da una blu elettrico c’investirono a fasce, per poi illuminare l’intero abitacolo con una calda e densa luce bianca. Eravamo in un salotto, dalle ampie pareti sfondate. Capii immediatamente che le luci colorate di prima erano i riflessi delle vetrate delle larghe finestre, che s’inerpicavano fino all’alto soffitto, chiudendosi ad arco acuto.

Ognuno di loro era separata da grandi colonne tortili, tutte di marmo di Carrara. Sul soffitto vi erano appesi specchi dalle cornici antiche, simili nello stile a quelli in casa di Julia, accompagnati da quadri settecenteschi. Riuscii a scorgere perfino la Creazione di Michelangelo. La veste del Dio Padre creatore mi rimbalzò all’occhio in uno scintillio rosato.

Le uniche fonti d’illuminazione, erano l’esterno e candele a gruppi di tre disseminati qua e là, in angoli calcolati.

L’arredamento era minimal, composto unicamente da tavolini di vetro, piccoli e rotondi, poltrone e divanetti, anch’essi bianchi, e da un’ampia tavola bianca, su cui spiccavano file e file di calici di cristallo e coppe in argento, oltre a bottiglie di champagne, scure come se fossero ricolme di vino rosso. Ma l’odore ferroso e dolciastro che aleggiava tutt’intorno, era inconfondibile: sangue, dolce, succulento e dissetante sangue.

Gi occhi di Jasper erano già d’oro brunito e quelli di Florence ardenti di brace. Entrambi, lottavano contro la brama di sete. Dal mio canto, avevo smesso di respirare già da un pezzo. Edward mi strinse al suo fianco, dandomi il suo appoggio.

Non volevo cedere alla tentazione di assalire uno di quei vampiri dagli occhi rossi, allo scopo di bere con ingordigia il sangue di qualche povero umano.

Già, perché, dimenticavo quasi di sottolineare la cosa più importante: non c’era uno spiraglio di quella imponente sala, che non fosse occupato da uno o più vampiri. La stanza ne era così piena che risultava misero perfino lo spazio lasciato per i nuovi arrivati, in quel caso, il nostro gruppo.

E ora, ognuno di quei vampiri, ci stava fissando, freddi ed impassibili, tanto che Florence appariva quasi allegro.

Il silenzio cadde come un pesante fardello sulle nostre teste, lasciandoci immobili e pietrificati sul posto. Una leggera musica di sottofondo – Beethoven, forse? – cercava di alleggerire l’atmosfera.

Julia si voltò per sorriderci.

“ Niente paura.”

Sogghignò.

Con un gesto fluido, si sbottonò i pochi bottoni del cappotto, lasciandolo scivolare ai suoi piedi.

A quel punto, molti vampiri sibilarono, indignati, ed altri – maschi, soprattutto – l’ammirarono, lo sguardo affamato.

Il motivo di tutto quel trambusto risentito, era l’abbigliamento di Julia. Perfino io ne rimasi stupita. Ci aveva talmente premurati di vestirci interamente di bianco, che la prima a trasgredire, alla fine, era stata lei. Indossava un elegante vestito nero, con scollo sfasato e spalline talmente sottili d’apparire inesistenti. Dal taglio anni ’30, poteva sembrare una sottoveste, se non fosse stato per il motivo brillantato che la faceva scintillare dolcemente, senza esagerare.

Avanzò con disinvoltura fra gli invitati, che ripresero a dialogare a coppie o a gruppi concentrici di cinque o sei, e il ticchettio dei suoi tacchi alti era forte abbastanza da superare i sussurri e i bisbigli continui.

“ E’ tutto nella norma. Sono curiosi di vedervi. Di solito, non porto accompagnatori né amici con me, a queste feste.” Spiegò a Carlisle, prima di esclamare:

“ Oh, Susan! Che piacere.”

Susan era una vampira tutto pepe, che ad ogni sorso tratto dalla sua coppa d’argento, andava ad intensificare il caldo rosso dei suoi occhi grandi. Era minuta quasi quanto Alice, ma meno elegante e quasi goffa, o almeno, come può esserlo uno della nostra specie. Forse, pensai, era quel continuo bere a renderla tutta risolini e parole a raffiche.

Appena aver risposto al suo richiamo, Susan aveva iniziato a raccontare a Julia i suoi lunghi viaggi con un certo Paul, che lei trovava estremamente affascinante, ma troppo pignolo.

“ … e poi siamo andati a Lucca. Non ti dico i sobborghi affollati e la gente antipatica che abbiamo trovato! Anche quell’ampolloso, quell’Eric…”

Rise, agitando il suo calice.

“ Paul, che non ha poi questo così alto senso dell’humour, l’ha definito un pappagallo impagliato, gonfio d’elio.”

E da qui, una nuova fragorosa risata, che la sbilanciò verso Julia, che lasciò che si reggesse sulle sue spalle, con le braccia. Il calice si rovesciò quasi sul suo vestito, ma Julia con una mano, l’afferrò fra le dita, sicura. Ne annusò il contenuto, arricciando la punta del naso.

“ Susan, hai messo dell’assenzio in questo drink?”

Susan, ancora scossa dalle risate, ormai completamente abbracciata a Julia, scosse la testa, energica, gli occhi chiusi.

“ No, che dici? Ah ah ah… sei divertente.”

Biascicò, annusandole il collo.

“ E hai un buon profumo… te l’ho detto che hai un buon profumo?”

Le chiese, incoerente.

“ Si, certo. Chi te l’ha dato?”

“ Cosa?”

Disse, guardandola allucinata.

“ Il calice.”

Glielo sventolò davanti agli occhi sgranati.

“ E io che ne so? Paul, forse… no, lui è a Las Vegas, con Patricia, quella puttana con le tette grandi…”

“ Mmm…”

Mugugnò Julia, prendendolo il viso nella presa salda del mento, osservandola critica.

“ Si, è decisamente assenzio. Lo sai che mischiare veleno su veleno ti rende instabile.”

Susan brontolò qualcosa e sembrò afflosciarsi su se stessa. Due ragazze accorsero per afferrarla, l’una e l’altra per un braccio di lei, che urlò a Julia:
“ Io lo amo! Io amo, Paul. Anche se è noioso e pignolo. Io lo amo!”

Ripeté, lamentosa, ribellandosi dalla stretta delle due ragazze, che barcollarono, stupite dalla sua forza, osservandola mentre si gettava fra le braccia di Julia, che fermò Florence, pronto ad intervenire.

“ Io lo amo! Ma lui è uno stronzo, che se la fa con le sgualdrine come Patricia. Io odio Patricia!”

Disse, rabbiosa.

Poi, si calmò di nuovo, osservando Julia, quasi con accusa:

“ Ma che ne vuoi sapere, tu? Sei così bella, così elegante… tu sei una perbene, che se ne sbatte delle regole… che parla bene, che ammalia gli uomini con uno sguardo… sei così sexy che perfino i mobili sembrano amarti… magari ti sei fatta pure Paul… aah! Sto bene! Lasciami stare! Sto parlando con la mia amica, non lo vedi?”

Disse ad una di quelle due ragazze, che la guardavano rammaricate.

“ Perché tu sei mia amica, vero Julia?”

Le chiese Susan, quasi pregandola di dire di si. Julia le sorrise, tenendola per la vita.

“ Ma certo, Susan. Ora, però, sdraiati un po’ e smetti di bere questa roba, che ti rende triste.”

Julia fece cenno alle ragazze di avvicinarsi, togliendo il calice dalla vista di Susan, che intanto era tornata lamentosa. Questa volta, però, si rifugiò sulla spalla di una delle ragazze, che la confortò, amorevole.

“ Su, sorella, vieni. Hai bevuto troppo.”

Le disse, con voce dolce e pilotandola verso un divano.

“ Si, vieni, Susan. Sdraiati qui.”

La posero su un divanetto, che fu subito sgombrato dalle due vampire.

“ Julia!”

La richiamò Susan, il viso nascosto da un braccio.

“ Si?”

“ Non ti sei fatta Paul, vero?”

Julia sogghignò.

“ Non che io ricordi.”

Mormorò, suadente.

Susan le sorrise, sollevando il pollice nella sua direzione. Poi, ritornò a brontolare.

“ Poverina… ma cos’aveva?”

Le chiesi, guardandola ancora con biasimo.

“ Assenzio! Quella sciocca l’ha mischiato col sangue. Non è pericoloso, ma se preso in eccesso, ti destabilizza, perdi lucidità e cominci a vaneggiare. E’ come ubriacarsi, solo che è più potente di una sbronza.”

Mi spiegò Julia, rivolgendo solo parole di disappunto per la sua amica. Sospettavo che la sua irritazione andasse al di là dell’aver digerito dell’assenzio, ma non indagai oltre.

Improvvisamente, un vampiro dall’aria trasandata afferrò Julia per la vita, ringhiando a Carlisle che le era vicino, e spingendola sempre di più lontano dal loro gruppo. Florence era già rigido e pronto all’azione, ma tergiversava ad attaccare. Evidentemente, non voleva che Julia rimanesse coinvolta nello scontro.

Incredibilmente, lei era l’unica a sorridere, per nulla spaventata.

Il vampiro sfregò il naso, il mento ricoperto da una barba bionda incolta e parte della guancia destra sul suo collo, posando le labbra rosse sulla gola, senza però scoprire i denti.

“ Tu… hai… un odore… fantastico.”

Sillabò, ubriacandosi del suo profumo.

“ Me lo dicono in tanti.”

Disse lei, con fare disinvolto.

Florence fece un passò e lui sibilò, recettivo, gli occhi in fiamme.

“ Julia…”

Mormorò Carlisle, accigliato. Lei sollevò una mano.

“ Tutto bene.”

Con la stessa mano, accarezzò i capelli alla nuca del vampiro, che reclinò la testa verso le sue dita, con fare molto poco umano. Sembrava del tutto selvaggio, nei modi e nel fare. Se non fosse stato per il vestito bianco che indossava, sarebbe apparso un nomade qualunque, decisamente incivile.

“ Il gattino vuole solo un po’ di coccole.”

Bisbigliò Julia, afferrandogli la punta del mento, con i denti, con fare provocatorio.

Il vampiro biondo ringhiò, ma questa volta solo di desiderio.

“ Eh, no, cara mia!”

Una vampira sbucò dal nulla, afferrando il vampiro per un gomito e strappandoglielo di dosso con facilità.

“ Lui è mio.”

Disse, con fervore.

La donna era più alta di Julia e molto più dominatrice del biondo, che le si accostò accanto, senza battere ciglio, ma con gli occhi ancora fissi du Julia che, intanto, per nulla turbata, era ritornata al fianco di Carlisle, con Florence davanti a lei, al sicuro.

“ L’ho preso dall’Alaska giusto qualche giorno fa. E’ ancora in prova. Ma è solo mio, per il momento. Cercatene un altro, Julia!”

Le disse la donna, rabbiosa e sul punto di fare battaglia, mentre accarezzava i capelli ricci del vampiri, come per ammansirlo e tenerlo legato a sé.

“ Ti prego, Carola, calmati. Non voglio soldati, per il momento. Né dolci compagnie.”

Aggiunse, notando sicuramente il modo possessivo con cui Carola teneva stretto a sé il vampiro, che le baciò il palmo della mano, assuefatto da lei. Sembrava sempre di più un gatto selvatico.

“ Ci mancherebbe altro!”

Esclamò la donna, con voce potente. Più la guardavo e più non mi piaceva. Si voltò, trascinando con sé il vampiro, senza salutarla.

Julia sospirò, arricciando le labbra.

“ Idiota.”

Sibilò, dura.

Poi, afferrò la mano di Carlisle e lo spinse lontano da lì.

“ E’ per quelle come lei, che di solito evito questi ricevimento. Sono così aperti a tutti, da lasciarti nauseata, per la gente indesiderata che potresti ritrovarti davanti.”

Commentò con Carlisle, con tono irritato più di prima.

Ma subito sorrise, quando vide un vampiro corpulento venire verso di lui. Doveva essere più grande di lei e più brillo di Susan, ma l’accolse comunque con grande entusiasmo, riuscendo perfino a farla ridere. E, ovviamente, era francese.

« Oh, l’alla! Qu’est-ce que ce passe, ce soir? Julie, mon amour ! » *Oh, l’alla ! Che succede, stasera ? Julia, amore mio ! *

“ François, mon ami… quanto tempo è passato…”

Disse, baciandosi a vicenda, su entrambe le guance.

“ Due anni, ma chérie, due anni d’inferno!”

Esclamò lui, stringendole le mani.

Sorrisi nel guardarlo. Aveva un che di effeminato, nei modi e nel parlare, però non era quello che suscitava la mia ilarità. Era proprio lui, con il suo fare schietto e la sua pungente ironia. In meno di un minuto, criticò tutti i presenti, contestando quello e quell’altro strascico – “ Cosa siamo? Un branco di zitelle in cerca di abiti da matrimonio?! Ah, mon Dieu!” – quel cappello da quella retina – “ E’ risaputo, che l’effetto bianco non sta bene con la retina… Su quei capelli rossi, poi… Oh, inguardabile!” – e quel vestito dall’altro – “ Quel tubino t’ingrassa, Marianne! Ed è tutto dire, visto che è una trentotto.” – rivelandosi, dunque, un vero appassionato di moda.

Su Julia, ebbe solo complimenti. Le sorrise, mentre la invitava a volteggiare, per mostrarle l’abito in tutte le sue rifiniture. Sorrise, applaudendo.

“ Sei un incanto, chérie, un vero incanto! Oh, mi restituisci un po’ di luce, in questa landa desolata. A proposito, ragazzaccia, dove sei finita? Sei emigrata in Olanda e ti sei messa lì, a fare il punto croce, con quei quattro arrampicatori sociali. Per non parlare di quelle musone olandesi… aaah! C’est très, très tragique!” * E’ molto, molto tragico! *

Disse, prendendola sotto braccio e pilotandola a piccoli passi per la sala. Io ed Edward li seguimmo, io incuriosita, lui divertito, ma attento a guardarsi intorno. Cercava d’individuare il motivo della nostra incursione lì, in padrone di casa, Bob Kingsley, che ancora non si faceva vedere. Speravo non si stesse nascondendo in mezzo a quella baraonda di proposito.

Ma Julia sembrava non preoccuparsene, mentre rideva ai racconti di François.

“ Davvero? Dici sul serio? E’ scappato con ben quattro amanti?”

Gli stava chiedendo, gettando la testa all’indietro e ridendo di gusto. Tre vampiri nelle vicinanze si voltarono a guardarla, ammirati. Florence fece da scudo a Julia, guardandoli di traverso. I tre si voltarono immediatamente. Questo non sfuggì a François, che mormorò a Julia, malizioso:

“ Mmm… noto che il tuo bel filibustiere è ancora al tuo fianco. Non è cambiato di una virgola… per fortuna! Gli addominali sono ancora presenti?”

Julia gli sorrise:

“ Non so, non ho controllato.”

Gli mormorò. François la guardò scioccata.

“ Dovresti! Assolutamente! Non ti riconosco più, ma chere… sei ammalata? Hai bevuto assenzio come Susan? Oh, poverina! Pene d’amore, l’affliggono… hai sentito di quel Paul, che l’ha prima sedotta e poi se l’è svignata a Las Vegas con una nomade, trovata per strada? Katrine giura di averla vista con ancora le foglie tra i capelli. Un vero scandalo! Per non parlare della povera Susan… ci è rimasta di sasso. Ci credo che vuole intossicarsi con l’assenzio. Lo farei anch’io, se il mio compagno mi tradisse in quell’assurda maniera. Per Dio, senza una spiegazione! Ce n’est pas tollerable!” * Non è tollerabile *

Julia annuì, ma il suo sguardo era altrove.

“ Cerchi qualcosa, cara? O qualcuno?”

Insinuò malizioso, François.

Julia abbassò lo sguardo e sorrise, gli occhi socchiusi.

“ In realtà, cerco una persona.”

“ Un compagno, finalmente? Oh, so io chi farebbe per te: Miguel! Spagnolo, ex-torero e furia latina, chica!”

Concluse, ammiccando. Julia gettò di nuovo la testa indietro, ridendo spensierata.

“ Oh, no!”

“ Sei sicura? Guarda che è un ballerino fantastico. Provare per credere, chere… ti conosco, e so che ami gli uomini che sanno bien danser , sulla pista e a letto, naturale.” * Danzare bene *

Julia sghignazzò, ma portò accanto a sé Carlisle, che l’osservò confusa. François, invece, aveva tutta l’aria di apprezzarlo, tanto che sgranò gli occhi alla sua vista.

“ Oh, ma tu l’hai già trovato, vedo, il tuo Miguel…”

“ No… in realtà, io…”

Iniziò Carlisle, impacciato. Ma François non lo fece continuare.

“ Oh, anche timido! Che rarità! Puoi prestarmelo? Solo qualche sera, è chiaro…”

Disse, pregandola a mani giunte.

Ma Julia non aveva l’aria di stare al gioco.

“ François, dov’è Bob?”

Gli chiese, a bruciapelo.

Entrambi si fermarono. Non gli chiese se sapeva dove fosse, lo dava per scontato. La guardò accigliato, quasi preoccupato. Sembrava volerle domandare il perché, ma tacque, indicandogli una porticina nera, nell’angolo.

“ L’ultima volta, l’ho visto nel boudoir… ma non vorrei sbagliarmi.”

“ Non importa, controllerò io, grazie.”

Gli baciò la guancia, come congedandosi, e procedette spedita verso la porta, con al fianco sempre Carlisle, facendo a Florence segno di seguirlo. Lo imitammo immediatamente. Tutti i Cullen erano all’erta. Edward sussurrò:

“ Finalmente. Vieni.”

Mi prese per mano, guidandomi fra un paio di coppie di vampiri ridenti, che c’ignorarono.

Julia aprì la porta, spalancandola con nonchalance.

L’atmosfera all’interno della stanza era diversa, decisamente più carnale. Tutto era rosso, dai tappeti persiani alle pareti vellutate. C’erano solo uno specchio rettangolare, posto orizzontalmente, sulla parete nord, che richiamava quelli affissi sul soffitto dell’altra sala. C’era un odore strano, quasi d’incenso, diffuso nell’aria ferma. C’erano coppie di due, tre, quattro vampiri, alcuni seminudi, altri sdraiati su uno dei quattro divanetti, quasi in trance. Mi colpì particolarmente uno di loro, sdraiato su quello centrale, il più grande, proprio sotto lo specchio, davanti a noi.

Su di lui, c’era una donna, una vampira, il viso e il petto schiacciato sul suo torace, la bocca sulla sua gola. E sotto di loro, sedute sui tappeti, c’erano altre due campire, vestite di bianco e scure di pelle, quasi olivastre, d’aspetto arabo. Gli occhi erano neri, con un cerchio sanguine o intorno alla pupilla saettante. Fumavano ciascuna una sorta di narghilè. Da lì veniva il forte odore d’incenso.

La mano di quella di destra, scivolava lungo la gamba pendente di lui.

Julia avanzò nella stanza e le coppie sdraiate a terra, intente a sfiorarsi, baciarsi e leccarsi, sia donne che uomini, si voltarono a guardarla, curiosi o svaniti.

Sembravano come drogati o talmente rilassati da non fare nulla per impedirle di avanzare.

Florence la distanziava di un metro. Julia superò un vampiro sdraiato al centro della stanza. Questo sollevò la testa, per guardarla, quando lo sorpassò. Subito dopo, come rianimato, si tese, pronto a saltarle addosso, ma Florence lo bloccò, prendendolo per un braccio e fermandolo alla parete. Gli staccò con facilità un braccio. Quello gridò e fece sibilare tutti gli altri, che li guardavano irritati, come se li accusassero di averli interrotti.

Julia si voltò.

“ Florence.”

Lo ammansì.

Florence restituì il bracci al vampiro, che se lo rimise con difficoltà. Poi, una volta ricomposto, tremante, uscì dalla stanza.

Gli altri, non fecero una piega. Era tutto molto strano, ma non mi pronunciai. Perfino Edward, non sembrava poi così turbato.

Intanto, Julia era arrivata proprio davanti al vampiro semi-sdraiato sul divanetto. Le vampire a terra, sollevarono lo sguardo e la esaminarono, con sguardo vacuo, ma curioso.

Julia le guardò e si scostò, quando una di loro si protese per afferrarle la caviglia con una mano.

“ Sciò!”

Esclamò, tonante e dominante.

Le vampire la guardarono, confusa. Perfino la terza, sollevò lo sguardo, per osservarla.

“ Ho detto, sciò!”

I suoi occhi mandavano scintille e il suo sguardo era freddo, l’espressione distaccata, il fare autoritario.

Intimorite, le ragazze si allontanarono velocemente. Si rivestirono in un battito di ciglia e scomparvero. Lo stesso fece la terza, anche se la guardò ostinata e risentita. Ma quando Julia le sibilò contro, la vampira perse tutta la sua baldanza e, remissiva, raccolse il suo vestito dal pavimento e corse via.

Julia, una volta voltatasi, disse agli altri presenti, che ora la osservavano più attenti:

“ Be’?”

Tutti raccolsero le loro cose e uscirono dalla stanza, che rimase vuote, tranne loro.

Rimasta da sola, col vampiro, gli si sedette vicino e, allungando una mano, gli pigiò sul ginocchio piegato.

Lui allungò una mano e gliela coprì con la sua, ne accarezzò il dorso, e poi lentamente, la ritirò. Rimase ad occhi chiusi.

Julia arcuò le labbra, in un sorriso.

Si alzò e circolò il divanetto, fino a trovarsi a pochi centimetri dal volto del vampiro. Si chinò e accostò il viso al suo. Iniziò a baciarlo sulla fronte, scoprendola dalle once corte e scure dei capelli mossi, sugli zigomi, lungo le guance, scese verso il lobo destro e lo mordicchiò e succhiò piano.

Il vampiro gemette, spingendosi verso la sua bocca.

“ Gemma…”

“ Mmm… carino.”

Mormorò Julia, in risposta al suo sussurro roco.

Il vampiro balzò subito a sedere, voltandosi a guardarla, gli occhi sgranati dalla sorpresa.

Julia posò il  viso sul dorso della mani unite, reclinandolo leggermente di lato, sorridendogli canzonatoria.

“ Menzionare il nome di una donna, quando è un’altra a darti attenzioni. Sei davvero pessimo, Bob.”

Lo rimproverò, leggera.

Il vampiro si fece più avanti, cauto, leggermente ansante. Si chinò verso di lei, osservandola dritto negli occhi. Allungò una mano e sfiorò con le dita il profilo destro del volto sorridente di lei.

“ Julia...?”

Disse, assaporando quasi il suo nome.

“ Si.”

Confermò lei.

“ Julia.”

Lei mugugnò.

“ Ti piace proprio dire il mio nome.”

Lui sorrise, protendendo le labbra, quasi pronto a baciarla.

Ma lei si alzò, gelandolo. Lui non smise di guardarla, seguendola con lo sguardo avido, mentre lei si portava davanti a lui.

Raccolse una camicia e gliela gettò in viso. Lui l’afferrò e annusò il lembo toccato dalla sua mano.

“ Vestiti. Renditi presentabile. Abbiamo molte cose di cui parlare.”

Gli ordinò, secca e pratica.

“ Hai cambiato odore.”

Le mormorò, con voce roca. Iniziavo a credere che fosse il suo tono naturale.

Lei si bloccò, prima di uscire dalla stanza.

Si girò e gli disse:

“ E non solo quello, caro.”

Lui chiuse gli occhi e si morse il labbro inferiore.

Julia portò gli occhi al cielo.

“ Vestiti.”

“ Resta.”

Disse, alzandosi dal divanetto.

“ No. Dobbiamo parlare.”

“ Facciamo l’amore.”

Replicò lui, senza vergogna e con una nota, sempre più bassa e rovente, nella voce morbida.

“ No.”

“ Julia.”

La richiamò lui, prima che chiudesse la porta. Lui era già a pochi centimetri di distanza. Era veloce.

“ No!”

Esclamò lei, chiudendo la porta con un tonfo sonoro.

Si accostò alla liscia superficie in legno, passandosi una mano sul viso. Sospirò, rivolgendosi a Carlisle.

“ E’ esasperante.”

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Sono tornata! Chiedo scusa sempre per il fin troppo lungo ritardo, ma, come sapete, sono tartassata da impegni e dovrò pur trovare il tempo di scrivere, no? J Vi lascio alle vostre mille domande. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito e divertito, perché? :P

Ringrazio sempre coloro che seguono con interesse i miei aggiornamenti. Vi adoro tutti/e! <3

Alla prossima ( che sperò sarà presto!),

Sempre vostra,

Fuffy91

 

PS: Commenti sempre ben accetti! <3

 

 

 

 

  
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