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Autore: TooLateForU    08/12/2012    32 recensioni
New York è la città dei sogni. Del traffico, dei monolocali squallidi, delle amiche riccone, delle metro sempre piene, dei caffè freddi, di gossip girl..E, disgraziatamente, anche di Harry Styles.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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salve.
lo so, non aggiorno da tipo due settimane. sono pessima, ma sono state settimane piene di ardore (?) e non ce l’ho fatta. comunque, eccomi qui.
la scorsa settimana è successa una cosa che mi ha fatto girare i coglioni come quattro eliche del titanic inceppate nell’iceberg. qualcuno è entrato nel mio account efp e si è permesso di scrivere un messaggio privato ad una mia amica, inventando le peggio stronzate.
allora, brutta puttanella, se stai leggendo spero che ti piacciano i coriandoli, perché è così che ridurrò il tuo culo se scopro chi sei. non ci provare mai più, fatti una vita, un hobby, ma fatti pure un cavallo se vuoi, basta che non rompi le palle a me o alle mie amiche.
ah, e sei anche una pessima imitatrice, perché io non scrivo mai ‘xoxo’ senza aggiungere (gossip girl?) tra parentesi.
detto questo, godetevi il capitolo. e buona immacolata concezione (?)

 
 
 
 
 
Da piccola pensavo che la neve, come le nuvole, fosse zucchero filato bianco. Quella bizzarra fantasia venne spazzata via quando a sei anni mi misi in bocca un’intera palla di neve che si sciolse, rivelandosi banalissima acqua ghiacciata.
Comunque, la neve mi piaceva ancora. Era bello vederla posarsi su tutti i grattacieli, sui taxi, e con un po’ di fortuna pure sul nostro bidello per impedirgli di aprire scuola.
Non me ne ero neanche accorta, ma mancavano solo otto giorni a Natale.
“Che stai facendo?”
La voce di papà mi fece sobbalzare, ma non mi girai e continuai a guardare fuori dalla finestra, seduta comoda sul davanzale.
“Aaah, mi stai ancora tenendo il broncio?” chiese, e sembrava davvero divertito.
Non lo degnai di uno sguardo, e mi appuntai mentalmente di tirare giù dalla soffitta il vecchio e finto albero di natale per addobbarlo.
“Sai, sono io che dovrei tenerti il broncio, per come hai trattato Amanda l’altra sera.” continuò, e sentii che stava aprendo il giornale sul tavolo “Uh guarda un po’, c’è una svendita da H&M oggi pomeriggio!”
Sbarrai gli occhi, ma per fortuna non poteva vedermi. Ci volle tutto il mio autocontrollo per non correre giù dal davanzale, afferrare il suo portafoglio e volare verso H&M sulla cinquantesima.
Devo essere forte, devo mantenere il mio regime di silenzio e di sciopero della fame e farlo sentire in colpa per essere il padre più ingiusto dell’universo e dintorni.
 
“Papà, ho preparato il polpettone!” esclamai, portandolo in tavola. Lui si strozzò, e cominciò a sputacchiarci acqua e saliva sopra
Feci una smorfia disgustata, allontanando la teglia “Fai schifo!”
“T-tu hai preparato la cena?” chiese, incredulo e guardandomi come se fossi diventata mezza ragazza mezza zebra “Hai rotto qualcosa?”
“No.”
“Dato fuoco ai grembiuli dell’aula di scienze di nuovo?”
“Ma no!”
“Guarda che se hai fatto ancora cadere nel gabinetto la tessera sanitaria è la volta buona che..”
“La pianti? Ingozzati con questo e taci.”
Prese alla lettera il mio consiglio, e si avventò sul polpettone. Ma non aveva neanche finito il primo boccone che presi a guardarlo con un sorriso sornione.
Si fermò “Che fuoi?”
“Niente.” risposi, tranquilla “Ti volevo solo chiedere com’era il cambio di moneta dal dollaro alla sterlina.”
“E a te che importa?”
“Perché vado in Inghilterra.” continuai, come se fosse ovvio.
Silenzio. Mi fissò masticando.
Poi scoppiò a ridere “AHAHAHA, certo, in Inghilterra.”
Vedete? I genitori si lamentano sempre che non parliamo con loro, e quando ci proviamo ci prendono per il culo come se dicessimo assurdità “Guarda che io ci vado sul serio. Mi ospita Styles, il mio amico.”
“Sicuro.”
“Lui ci va per le vacanze di Natale, torneremo il tre gennaio. Ti chiamerò ogni sei,sette giorni se la regina non mi terrà troppo occupata con il Wimbledon.”
“Eleanor, tesoro, la cosa più inglese che visiterai durante queste vacanze sarà il New England se trovo i miei pantaloni da pesca. Finisci la cena.”
 
“Ehi, ma hai lasciato tutto il pranzo!”
La voce isterica di Dylan mi riscosse dal mio flashback, e finalmente lo degnai di girare il collo di sessanta gradi nella sua direzione. Poi indicai il foglio appeso alla TV che diceva ‘inizio sciopero della fame e del silenzio 17-12-12/finchè mio padre non si accorge che siamo nel ventunesimo secolo e non negli anni cinquanta’
“Guarda che ho solo trentadue anni, negli anni cinquanta non ero nato.” commentò acido “Quant’è che hai in matematica?”
Che tristezza di domanda. E come se non bastasse, dopo cominciò a sbraitare che non potevo smettere di mangiare altrimenti sarei svenuta e mi si sarebbero rattrappiti i reni fino a diventare due noci e blablablabla.
Dopo sei ore finalmente se ne andò in cucina.
“Ma dove sono finiti i due pacchi di gocciole extra dark?!”
 
“Elle, aiuto.” mormorò Sam, attraverso la cornetta.
Io mi allungai per attaccare una pallina rossa al ramo più alto “Che c’è?”
“Oggi mi ha telefonato mio padre.”
Il mio braccio si bloccò, ancora teso verso l’alto “No!”
Mais oui!
Unglaublich!
“All’inizio pensavo che stesse per dirmi che era sul punto di morte e che lasciava tutta l’eredità a Sun, la sua iguana, e invece era molto peggio.” sospirò “Mi vuole portare fuori per le vacanze di Natale.”
“Cazzo, che ingiustizia.” commentai, sarcastica, ma lei non capì.
“Lo so! Ma chi ci vuole andare in vacanza con lui?! Ha detto che vuole ristabilire il rapporto padre-figlia, che gli manco e blabla..ma io non lo vedo da due anni e mezzo, e non mi manca.”
“Probabilmente perché hai detto a tutti che tuo padre è morto nella guerra del Kosovo e hai finito per crederci e fartene una ragione.”
Sbuffò “Che palle, io non ci voglio andare a Parigi con lui.”
Non risposi, perché le sue lagne da ragazzina viziata mi davano i nervi. Beata lei che almeno va da qualche parte, io non avevo mai preso un aereo in vita mia e proprio ora che avevo l’occasione di farlo, mio padre si ricordava di essere un padre rompicoglioni.
“Ehi, ci sei?”
“No, sono fuori.” replicai, prendendo una pallina argentata con un babbo natale disegnato sopra.
“Come sei acida. Comunque, come sta Styles?”
“E’ tornato in Inghilterra.”
“AH-AH, sul serio? Allora ho vinto la scommessa! L’hai fatto scappare tu vero?” chiese, divertita senza alcuna ragione.
“Sam, contieni il tuo entusiasmo orgasmico e sta’ zitta. E’ tornato lì solo per le vacanze di Natale.”
“Oh.” disse, delusa “Bhè, comunque quando tornerà sarà sicuramente ingrassato di qualche tonnellata con tutti i torroni, pandori, panettoni, cioccolatini..”
Cazzo, aveva ragione. Non ci avevo pensato. Senza di me Harry avrebbe ceduto e al suo ritorno non sarebbe neanche riuscito ad entrare dalla porta d’ingresso, ma avrebbero dovuto sfondare il muro e fare un’altra porta.
“E invece no, perché noi abbiamo..” abbiamo cosa?  “Abbiamo stabilito una dieta anche per le vacanze.” inventai, giusto per non dargliela vinta.
“Ah sì?” chiese, con il tono di una che pensa che tu stia solo sparando stronzate.
E infatti..
“Certo che sì.”
“E com’è questa dieta?”
Mi stavo facendo proprio la stessa domanda, buffo.
“Oh, ho una chiamata sotto, deve essere..mm, il..venditore di tappeti.” buttai a caso, guardando il tappeto scolorito sotto i miei piedi.
“Il venditori di tapp..”
“Ciao!” urlai, attaccando bruscamente.
Ora dovevo chiamare Styles, e informarlo della nuova dieta per le vacanze.
Composi il numero di Styles, e porta il telefono all’orecchio.
Silenzio.

Ancora silenzio.
Orange informazione gratuita, il numero da lei chiamato è inesistente..”
“Ma andiamo!” esclamai “Che cazzo dici?”
“Orange, acceso a la informaciòn, el numero que..”
“Eh?!”
Orange, Zugang zu Informationen ist die Zahl..”
Attaccai, perchè non potevo sopportare oltre. Se quel cretino di Styles avesse accettato di farmi nascondere nella sua valigia tutto questo non sarebbe successo e ora sarei a folleggiare per le strade di Londra.
E invece no, sono a casa mia a Brooklyn a parlare con il telefono.
Okay, magari avevo sbagliato un numero. Meglio riprovare.
 
DUE MINUTI DOPO
Questo telefono è rotto, porca miseria!
 
TRENTA SECONDI DOPO
“Pronto?”
“Sam, hai risposto!” urlai, stridula
“Ehm, capita sai, quando si riceve una chiamata..”
Quindi il mio telefono non era rotto!  
Attaccai.
 
UN MINUTO DOPO
Aaah, il prefisso! Ecco perché non partiva la chiamata.
Bastardo.
E ora dove lo trovavo il prefisso dell’Inghilterra?
 
MOLTO, MA MOLTO TEMPO DOPO
“Pronto?”
Mi parve di sentire qualcuno intonare l’alleluja, e sono quasi certa di aver visto Gesù dire ‘amen’ sotto al mio albero.
“DIO MIO, finalmente hai risposto!” esclamai “E’ un’ora che provo a chiamarti!”
“Davvero? Non mi è arrivata nessuna..NO, George, piantala!” lo sentii urlare, mentre in sottofondo si sentiva un gran casino.
“Styles..?”
“Eh? Sì, un second..PORCA MISERIA TOGLI LO SCOLAPASTA DA LI’!”
Si sentiva un gran ridacchiare in sottofondo, seguito da una serie di inquietanti rumori metallici.
Harry sbuffò “Scusa, c’è tutta la mia famiglia qui, e non so perché mio cugino pensa che sua sorella neonata sia un gatto quindi continua a metterle il latte dentro la ciotola o a posarla sulla lettiera..”
“Ti prego Harry, lasciamo gli schizofrenici fuori da questa discussione.” lo pregai “Allora, ci serve un piano per la tua dieta.”
“Piano?”
“KATE E’ INCINTA!” gridò qualcuno dall’altra parte della cornetta.
“Kate è incinta?” ripetè Harry, sconvolto.
“Kate chi?” chiesi
“Da due mesi!” urlò un’altra voce
“Ma chi?”
“Kate Middleton!”
“La principessa?”
“La principessa di cosa?”
“E’ in clinica!”
“Oddio, sta male?!”
“No, è incinta!”
“Ma chi?”
“KATE MIDDLETON!” mi risposero in coro quattro voci, esasperate.
“E al popolo di Milazzo? Non gliene frega un cazzo.” ribattei, alzando gli occhi al cielo “Harry, mi stai ad ascoltare?”
“Aspetta, vado in bagno.” lo sentii armeggiare con il telefono, poi dei fruscii, e infine il silenzio “Okay, vai.”
“Styles, non voglio parlarti mentre pisci.”
“Non sto pisciando! E anche se fosse?”
“Farebbe schifo!”
“Ma mica mi vedi, no?”
“No, però ho una fervida immaginazione e sono molto sensibile.”
Silenzio.

“Stai facendo pipì?”
“NO, DIMMI!” esclamò, esasperato.
“Senti, dobbiamo accordarci su una dieta. Non puoi mangiare come una giumenta incinta, altrimenti rovinerai queste settimane di lavoro.”
“Ci ho già pensato, che ti credi? Starò attento. E poi andrò in palestra dal ventotto.”
“Oh.” dissi, sorpresa “Bhè, bravo.”
A quel punto ripiombammo nel silenzio. Che dovevo dire? In realtà volevo sapere cosa stesse facendo, però magari sarei sembrata troppo invasiva..
E poi perché mi interessava? Era solo Styles, nel suo inglese bagno a fare la sua inglese pipì.
“Bhè, che state facendo lì?”
“Stanno arrivando tutti i parenti matti della famiglia, quelli che si fanno vivi ogni Natale per ricordarti che sono ancora vivi e che ti sei dimenticato i loro regalo. La casa sta diventando una giungla.” si lamentò. “Tu che fai?”
“Lo sciopero del silenzio e della fame contro mio padre che non mi ha mandato lì con te.”
“Non stai mangiando davvero? Finirai per scivolare nelle fessure del parquet un giorno all’altro.”
“In realtà sto facendo fuori tutte le scatole di biscotti, ma lui non lo sa, è questo il bell..”
In quel momento sentii dei rumori secchi dal telefono “Harry, c’è Rosie!” gridò qualcuno
“Arrivo!” rispose lui “Scusa, è arrivata la mia migliore amica, ci sentiamo eh?”
“Non sapevo che avessi una..”
“Devo andare, ciao!”
E attaccò.
Restai a fissare per un po’ il telefono, domandandomi perché questa Rosie mi stesse già sui coglioni.
 

   
 
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