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Autore: lady hawke    08/12/2012    2 recensioni
Nell'Ungheria del 1300 essere una strega o un mago non è impossibile, ma decisamente complicato. Bisogna nascondersi, fingere di non avere niente a che fare con pratiche considerate demoniace e bisogna farla franca davanti ad Inquisitori e ministri di Dio. Di uno Statuto di Segretezza si continua a parlare, ma niente è stato deciso. In questo clima è cresciuta una bambina che, da adulta, verrà ricordata come Guendalina la Guercia, colei che finì sul rogo ben trentasette volte.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Note: Perdonate l’attesa, ma ce l’ho fatta. C’ho messo un po’ a crearlo, ma spero che l’attesa ne sia valsa la pena per voi. Dettaglio, la chiesa di San Giacomo non me la sono inventata, ma esiste realmente ed è questa: http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Giacomo_(Stoccolma)

Capitolo sedici: notti bianche

Eppure, nonostante la stanchezza, nonostante la punizione e l’estrema voglia che aveva Guenda di farsi un bagno caldo, qualche sciocchezza covava nella sua mente. A cena fu silenziosa mentre osservava con sguardo critico il tavolo dei professori, ed in particolare ser Wilhelm; i minuti passavano e un piano perfetto e geniale prendeva corpo nella sua mente, e non vedeva l’ora di condividerlo con qualcuno.
- Ho un’idea. – annunciò poi con fare spiccio e guardingo, attirando l’attenzione delle amiche. I corridoi, le aule studio e il salone si stavano svuotando: molti studenti stavano rientrando nei dormitori, e la scuola stava diventando di minuto in minuto più silenziosa. Nella settimana successiva ci sarebbe stata una pausa dall’attività scolastica per far riposare gli allievi e fare loro godere, in condizioni normali, della breve estate svedese. Questa pausa, che in genere provocava grande gioia in tutti quanti, non comportava però nessun cambio nell’orario del coprifuoco, estremamente severo soprattutto nei giorni in cui gli studenti avrebbero potuto approfittarne di più.
- No, non mi piace quella tua faccia. Non promette niente di buono. – la interruppe immediatamente Draga, puntandole il dito contro.
- Ma se non ho ancora parlato!
- Siamo già state punite, oggi. – disse Iwona, mesta, - Mi basta.
- Ehi, io sono quella che è stata afferrata per la collottola come un gatto, perciò merito di essere ascoltata. – si era alzata in piedi dalla panca, e aveva fatto segno alle amiche di seguirla. Non disse nulla finchè non raggiunsero il dormitorio.
- Allora? – domandò Agnuska.
- E se vi proponessi di scappare da scuola ed arrivare a Stoccolma seguendo le orme di ser Wilhelm in modo da non perderci? – disse tutto in una volta, con gli occhi che scintillavano d’eccitazione.
- COSA? – tuonarono le altre in coro.
- Sei forse impazzita? – le chiese Megarda. – Non possiamo, ci sono i draghi, e non conosciamo la strada.
- Per questo io approfitterei della scorta di Ser Wilhelm. – insistette Guendalina. – Partirà all’alba, noi possiamo seguirlo dall’alto con le nostre scope, senza farci vedere.
- E’ un piano folle, Guenda. – cercò di farla ragionare Izabela. – Ci scopriranno e non voglio pensare a come potrebbero punirci.
- Nessuno verrà mai a saperlo. Senza lezione non ci saranno controlli. In una settimana potremmo andare e tornare: non lascerò la Svezia senza aver mai visto Stoccolma. Mi rifiuto! – sbottò la ragazza. Non era per niente giusto, tutti gli studenti di Durmstrang avevano il diritto di vedere la capitale del regno svedese, e se la scuola non voleva concederglielo lei se lo sarebbe preso.
- Dovremmo prendere le scope… - disse Draga, pensierosa.
- No, no! – tuonò Megarda, scotendo la testa, mentre i capelli scuri le finivano davanti al viso. – Non se ne parla.
- Per me puoi non venire, mi basta solo che tu taccia. – Guenda l’osservò con aria di sfida, prima di posare lo sguardo su Draga. – Pensavo di prenderle all’alba, approfittando dei preparativi per la partenza di Wilhelm.
- E’ l’unica alternativa, in effetti. – rispose Draga dopo un po’, mordicchiandosi il labbro.
- Perché sei così ostinata, Guendalina? Che importa di Stoccolma? Potremmo sempre andarci in futuro. – chiese Agnuska, dando voce alla curiosità di tutte. Guenda, accerchiata dagli occhi curiosi delle amiche, provò a pensarci. Voleva realmente dare una spiegazione razionale e credibile per convincerle a seguirla, eppure il suo cervello non le suggeriva molto. Sapeva benissimo che la sua richiesta era assurda e inutilmente pericolosa, ma il solo pensiero di fuggire da scuola per una notte o due e affrontare un’avventura la riempiva di una gioia tale che contenersi era quasi doloroso. Rimase per un po’ in silenzio, prima di rispondere.
- Perché se ci riuscissimo sarebbe grandioso. – disse solamente.
In qualche modo la frase fu d’effetto: Draga, la più pronta già dall’inizio ad unirsi all’impresa, annuì convinta e si dichiarò pronta a partecipare. Sospirando Agnuska annuì a sua volta; Izabela e Iwona, invece, non fiatarono e si mossero verso gli armadi per tirar fuori i loro mantelli più pesanti. Megarda tentennò un po’, poi, borbottando maledizioni verso chiunque, e in special modo Guendalina, si rassegnò a far parte della spedizione.
I preparativi occuparono il gruppetto per parecchio, ma quando furono pronte si apprestarono a recuperare le loro scope e ad attendere l’alba; non avevano molto margine di tempo, considerata la latitudine a cui si trovavano e la stagione. Il sole sarebbe comparso molto presto.
Uscirono dalla stanza silenziosamente, lanciando il più alto numero di Incantesimi di Disillusione mai visto, e scesero le scale tentando di fare il minimo rumore, tentando di non svegliare nessun personaggio degli arazzi: non che a loro potesse importare qualcosa del girovagare degli studenti, ma detestavano essere svegliati nel bel mezzo della notte. Raggiunsero rapidamente il magazzino, accanto alla scuderia: lì si trovavano le loro scope, e lì accanto poterono sentire i bisbigli di Ser Wilhelm con il ragazzo di scuderia. Le ragazze si scambiarono un sorriso, il piano stava funzionando. La porta del magazzino non era stata sigillata con la magia, proprio per via dei preparativi in corso, ed entrare non fu un problema; più difficile recuperare il proprio mezzo senza usare un Accio e senza farne cadere altre decine. Sudarono freddo, ma furono premiate dal successo.
- Ormai ci siamo. – bisbigliò Guendalina, entusiasta, mentre i primi raggi di luce cominciavano a mostrarsi timidamente in cielo; l’alba era prossima.
Rimasero rintanate e con le scope in pugno in attesa; alla voce di Wilhelm presto si aggiunse quella di Mastro Guinifredo.
- Non era necessario che foste sveglio per la mia partenza. – protestò il cavaliere.
- E farvi sgattaiolare via dal castello come un ladruncolo? Non sarebbe stato affatto cortese da parte mia, inoltre volevo verificare che le barriere magiche fossero abbassate. – replicò gentile Mastro Guinifredo. – Del resto è una delle mie responsabilità. Vi auguro un rientro privo di pericoli.
- Che il Signore lo voglia. Se ho fortuna domani sarò in città.
Vi furono altre brevi parole di commiato, poi si sentirono i passi di Guinifredo allontanarsi e quelli di Wilhelm, accompagnati dallo scalpiccio degli zoccoli della sua cavalcatura, dirigersi verso il cortile.
- Nessuna barriera magica. – commentò Iwona. – E’ perfetto!
Rimasero immobili e in attesa, poi attraversarono la scuderia di corsa, osando affacciarsi fin sul cortile, giusto in tempo per vedere Wilhelm montare in sella ed uscire dal portone principale al passo, diretto a sud. Come avevano previsto, la cancellata fu abbassata subito dopo il passaggio del cavaliere, ma non se ne preoccuparono; avevano puntato un’altra uscita secondaria, di norma poco sorvegliata. Nei paraggi non c’era nessuno, ed era ancora abbastanza buio perché potessero attraversare il cortile di corsa, rasenti al muro, poi tagliarono per la dispensa dei viveri. Da là avrebbero avuto l’accesso indisturbato all’ingresso, dove di norma i commercianti effettuavano le consegne.
- Alohomora. – la voce di Draga tremò, mentre pronunciava l’incantesimo, ma quando la porta si aprì e le ragazze si trovarono fuori dalle mura, libere, furono entusiaste, come se nessuna avesse mai dubitato di quell’impresa nemmeno per un momento. E fu allora che il sole cominciò a spuntare.
Montarono in sella alle loro scope e si diressero verso sud, seguendo la direzione che aveva preso Ser Wilhelm; se anche il cavaliere avesse optato per un mezzo simile gli sarebbe bastato un giorno per raggiungere la città, ma di certo non avrebbe potuto passare inosservato agli occhi dei Babbani. Perciò, consapevoli di dover affrontare un campeggio in aperta campagna o di dover sostare in un qualche villaggio, le giovani volarono ad alta quota, onde evitare di farsi vedere da qualche sparuto essere umano, e rallentarono l’andatura quando scorsero in lontananza il loro cavaliere.
- Dovremmo allontanarci dalla rotta ogni volta che attraverserà un villaggio, o saremo a rischio. – ricordò a tutte Agnuska, certamente la più prudente del gruppo. Guendalina era in testa alla formazione, il viso verso l’alto a godersi il sole e il suo successo.
- Non temere. – disse all’amica. – Non ho proprio voglia di farmi trovare.
Volarono per tutta la mattina, senza sosta e senza mai mettere i piedi a terra; costeggiarono fiumi e laghi, mentre l’aria si faceva sempre un po’ più calda. Fu un problema quando Wilhelm si inoltrò in un bosco per far riposare la sua cavalcatura e mangiare qualcosa mentre il sole era allo zenit. Le scope non erano proprio adatte ad attraversare luoghi simili, e andare a piedi avrebbe fatto perdere loro troppo tempo. Pur stando a distanza di sicurezza fu una vera impresa non perdersi e non farsi beccare. Izabela e Megarda ebbero il mantello impigliato nei rami di un abete, mentre Guendalina si accontentò di riceverne uno direttamente in faccia a causa di un momento di distrazione. Sputò aghi di abete per la successiva ora.
Quando finalmente Wilhelm si fermò, lasciando il suo cavallo a brucare felicemente l’erba del sottobosco, le ragazze si appostarono un po’ lontane per riposarsi a loro volta.
- Hai ancora della roba verde fra i denti. – disse gentilmente Agnuska, mentre Guenda sputacchiava.
- Sento. Ma si sono incastrati tra i denti, porca miseria!
- Shh! Non gridare! – Iwona le mise una mano davanti alla bocca. – Non qui. Non ti fidare degli incantesimi di Disillusione.
- Ma abbiamo usato pure il Muffliato. Potrei gridare per ore, se solo lo volessi.
E mentre il bisticcio continuava, Draga e Megarda aprirono le loro sacche, tirando fuori le provviste. – Uscire passando dalla dispensa è stato davvero intelligente, da parte nostra. – disse la giovane boema, mentre lanciava alle amiche pezzi di pane e pancetta. Mangiarono velocemente, tenendo d’occhio la loro inconsapevole guida, e dopo circa mezzora, ripartirono.
Ci fu poi, e finalmente, un momento in cui Wilhelm decise di spronare il suo destriero al galoppo, accelerando l’andatura. Questo permise alle giovani di fare altrettanto e di guadagnare terreno verso la capitale.
Il problema dei villaggi non si pose fino a sera, eccettuato un piccolo gruppo di case che circumnavigarono senza difficoltà. C’era ancora luce, quando Wilhelm decise di fermarsi in un villaggio che a Guendalina ricordava moltissimo Dazelburg, ma che in realtà ricordava molto anche la casa delle altre fanciulle, anche se qui la maggior parte della costruzioni era in legno. Così erano la chiesa, attorno alla quale erano state ordinatamente costruite le altre casette, e anche la dimora dei cittadini più ricchi, quasi sicuramente speziali o commercianti.
Fu lì che videro dirigersi ser Wilhelm; del resto era famoso in tutta la nazione per le sue epiche battaglie coi draghi, era facile per lui ottenere vitto e alloggio grazie alla sua sola presenza. Così non era per le ragazze, che atterrarono pensando di presentarsi a piedi alla taverna e pagare per una notte di riposo in un giaciglio il più decente possibile.
- Ci serve una valida scusa e dobbiamo far sparire queste scope, o sospetteranno di noi. – disse Iwona, estraendo la bacchetta.
- Possiamo dire che siamo in pellegrinaggio per la chiesa di San Giacomo. Una scusa del genere dovrebbe bastare anche se siamo solo ragazze. – disse prontamente Draga.
- Non abbiamo molte alternative e poi usano scuse simili anche gli altri studenti che scendono a Stoccolma da Durmstrang. – convenne Guendalina. – Che problema c’è, Iwona? – domandò poi all’amica.
- La tua scopa ha voglia di spazzare, invece di farsi rimpicciolire. – borbottò la giovane, contrariata.

La taverna del villaggio era buia e fumosa, ma calda e piacevole. L’oste, un omone dalla barba nera, non fece particolari commenti sulla presenza di giovani scese dal nord per andare a rendere omaggio a San Giacomo, e se ne uscì con un commento un po’ piccato: - Oh sì, me ne capitano tutti gli anni, di solito sono di più.
- Colpa dei draghi, messere. – rispose prontamente Guendalina, - Molti non hanno il coraggio di muoversi.
Il discorso si spostò prestissimo su Ser Wilhelm, ospite sicuramente di dimore migliori e protagonista di imprese più degne di nota di cinque ragazze del nord. Pagarono il prezzo per l’alloggio e la cena, un coniglio stufato al ginepro che rese tutte molto felici. Stanche dal viaggio, le ragazze non si trattennero a lungo nell’ampio salone, e si rifugiarono nella stanza loro assegnata. Era spoglia, molto più spoglia della camera che condividevano a Durmstrang: c’era un unico pagliericcio che avrebbero dovuto condividere con una coperta pulita ma logora, un unico vaso da notte e una piccola finestra.
- E’ caldo e pulito. Non serve altro. – disse Izabela, posando la sua sacca da viaggio. – Blocchiamo la porta con gli incantesimi, non voglio sorprese. Bloccarono porta e finestre e alla fine, sentendosi protette e al sicuro crollarono addormentate in pochissimo tempo.
Si svegliarono all’alba, riposate ed entusiaste. Abbandonarono velocemente la taverna e cincischiarono attorno alla casa che aveva ospitato il cavaliere: non appena lo videro uscire e congedarsi capirono che era ora di partire nuovamente.
Ci vollero molte altre ore di viaggio, durante le quali Wilhelm non fece mai nessuna pausa; procedeva a spron battuto, rallentando solamente quando si ritrovava ad attraversare villaggi e paesi, via via più numerosi mano a mano che proseguiva verso sud. Se il cavaliere procedeva tranquillo per la sua strada, le streghe avevano il loro bel da fare per celarsi alla vista di Babbani a passeggio, evitare villaggi e non perdere di vista la loro guida. Era faticoso e snervante, ma portarono a compito il termine senza lamentarsi troppo. E alla fine, a pomeriggio inoltrato, nonostante il sole ancora alto, la loro perseveranza fu premiata: giunsero a Stoccolma.
 
 
 
 
  
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