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Autore: kazuha89    10/12/2012    2 recensioni
come è successo? non ricordo nulla..come è potuto accadere, senza che me ne accorgessi? come sono passati, in una sola notte..10 anni?!
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Io volevo bene ad Heiji. Davvero, in tutta sincerità, tenevo davvero molto a lui e alla nostra amicizia. Fin troppe volte, da che ero al mondo, avevo provato l’amaro sapore dell’incomprensione e della solitudine, che da sempre affiancano le menti speciali come quella con cui ero nato io. Perciò mi pare ovvio tenere a qualcosa che mai nella vita avrei pensato di incontrare: uno come me, uno con la mia stessa mente, le mie stesse passioni, la mia stessa anima. Ok, molte volte non condivido i suoi metodi di lavoro, ne la sua eccessiva passionalità che troppo spesso lo spinge a dar retta all’impulso piuttosto che al buon senso, però cose simili non potranno mai minare il nostro rapporto, poco ma sicuro. Heiji e io siamo unici nel nostro genere, e lo è anche il nostro amore per la giustizia che spingerà il nostro adorato paese ad una realtà decisamente migliore. E poi so per certo che, col cuore buono di Heiji, la mia persona sarà sempre custodita in una botte di ferro. Una volta, per amor mio, si è perfino spinto a boicottare un omicidio, e solo perché credeva che il colpevole fossi io. Che in seguito sia saltato fuori che era tutta una messa in scena per infognare il mio buon nome e che Heiji come gli altri era stato vittima degli eventi, per me non aveva importanza: Heiji aveva messo a repentaglio la sua vita futura di detective intralciando la legge per proteggermi, un gesto che difficilmente dimenticherò.
Si, lo avrei negato fin nel letto di morte logicamente, ma..gli volevo davvero molto bene.
Però, mentre ora sono qui ad osservarlo faticare per reprimere una risata durante una delle nostre solite partitelle a scacchi, mi chiedo che ne sia stato di questo fantomatico affetto. Ora come ora, sento solo un violentissimo impulso omicida.
“Cosa di preciso scateni in te tanta ilarità, mi è oscuro. A meno che invecchiando, tu non abbia finito per diventare un sadico capace di divertirsi solo dinnanzi alla sofferenza umana..”
Heiji spinse l’alfiere verso il mio cavallo, con aria esasperata.
“Ah per l’amor di dio, sadico, sofferenza umana..ti sei perso la memoria, non hai 6 mesi di vita, beata creatura!”
“Abbassa la voce, pescivendolo, vuoi che lo sappia tutta Tokyo?”
Fortunatamente, in quel momento nessuno poteva averlo sentito, dato che ran stava lavando i piatti del pranzo in cucina, Goro era avvinto a circa una decina di lattine di birra vuote davanti al suo televisore, per cui non era momentaneamente raggiungibile nemmeno da una seconda bomba atomica caduta dietro la sua scrivania, e il piccolo Arthur era assorbito da una lettura sulle piante.
“Comunque, non è colpa mia, se rido. Vienimi incontro, questa storia ha un non so che di esilarante se ci pensi..”
“Non colgo affatto il lato comico, spiacente, mi opprime decisamente troppo quello drammatico..non ricordo 10 anni della mia vita, Heiji!”
“Ho capito, non sono tardo, ho afferrato il concetto. Senti, dai retta a me: prendila alla leggera. Rilassati, e vedi di stare calmo. Secondo me, hai avuto un qualche sbalzo di pressione o roba simile, e ti si è offuscata la memoria. Però, come ti ho ripetuto 30 volte, io non sono pratico della scatola cranica e del suo inquilino color fumo. Stasera, quando la massima autorità in materia di mia conoscenza, ovvero Lady Macbeth per gli amici Ai, vedrai che la troviamo una soluzione.”
Heiji sembrava caldamente ottimista. Io, caldamente allarmato. Però riflettendoci, Ai poteva essere migliorata, negli anni, in fondo. Era già un genio quando l’avevo conosciuta io, in 10 anni poteva essere un premio Nobel mancato, chi poteva dirlo?
“Zio Heiji..hai in mente di far venire anche la zia, stasera?” chiese Arthur, sistemando un segnalibro sulla pagina da lui appena conclusa.
“Ho in mente..tua zia fa quello che le pare, cucciolo.” Rispose Heiji, bevendo il suo caffè con aria annoiata.
“Si, immagino, ma quello che mi preme sapere è..”
Heiji prese un biscotto ridendo tra se e se.
“Ha 8 anni, la lascio da sola in balia al mondo? Viene con sua madre, mi pare ovvio..”
Arthur assunse un aria decisamente insolita. Sembrava smanioso ma allo stesso tempo preoccupato.
Heiji inghiottì il boccone di nocciole e cioccolato, e posando la tazza, disse:
“Ah no, levarselo all’istante dalla testa, bello mio. Non ho intenzione di passare il week end a Tokyo col fegato ridotto a magma per colpa delle vostre testine bacate, comprendido?
Arthur annui sorridendo, e imboccò la porta della sua camera. Io guardai Heiji dubbioso.
“Che ha?” chiesi.
Heiji denegò.
“Niente, è solo tuo figlio. Dai, vai a farti il bagnetto che tra un ora bisogna essere da Agasa per preparare la roba. Ah si Agasa è ancora vivo, se ti stava venendo il dubbio.. ed è più matto che mai!”
Un’ora dopo, eccomi seduto sul solito divano del professor Agasa, tirato a festa, a snocciolare i miei crucci al mio più vecchio e caro amico. Agasa il tempo trascorso nemmeno pareva averlo sentito. Il suo volto era sempre roseo e gaudente come lo ricordavo, anche se i suoi capelli avevano perso un tono di grigio e ora erano color neve sporca. Rimase decisamente stupito del mio racconto.
“Oh benedetto figlio, ma ti è preso proprio il pallino di farmi venire un accidente ogni tot di anni, eh? anche questa adesso..”
Parve soppesare un po la situazione, mentre Heiji radunava le sedie.
“Beh, do ragione al nostro Heiji qui, se me lo chiedi. La mia bambina sicuramente troverà il modo di rimettere in ordine la tua mente confusa, vedrai..”
“Lo spero..non sa che peso sento, all’idea che mi sia stata portata via una fetta cosi abissale della mia vita. Portata via, poi..nella mia mente, tutto questo sembra non essere successo mai!”
“Però tuo figlio e tua moglie li vedi, no? e direi che sono decisamente concreti per essere frutto della fantasia, non trovi?
Io annui, e tanto per distrarmi da quei pensieri deprimenti, iniziai i lavori di addobbo del salone.
“Ah a proposito, Heiji..non hai detto niente di quei 4, vero?”
“No, doc, si figuri. E poi, dubito fortemente che mi avrebbe creduto, ci pensi bene..”
Agasa annui ridacchiando.
“No, ti avrebbe detto di piantarla di sfottere, molto probabilmente. Beh, chi diversamente, dopotutto? 10 anni cambiano davvero radicalmente le persone, ma quei 4 sono qualcosa di decisamente sconvolgente..”
“Ah..non per disturbare il vostro chiocciare, lungi da me, ma..vi decidete una buona volta a dirmi che accidenti è successo a chi?” sbottai, dopo essermi martellato un dito per la terza volta a furia di cercare di carpire qualche informazione dai loro discordi sibillini.
Agasa aprì bocca per rispondere, quando fuori dalla porta sentimmo l’assordante rombo di un motore. Sembrava una moto.
“Oh beh a quanto pare non serve che ti dica nulla..vedrai tu stesso coi tuoi occhi ogni cosa tra qualche istante.”
Con aria divertita ed eccitata, Agasa trotterellò verso la porta principale, e la aprì. Lo senti salutare concitato delle persone di cui non riconobbi la voce, ma in cui avvertì una certa familiarità. Un attimo dopo, fu solo perché fui scaltro a posare il martello, altrimenti me lo sarei lasciato cadere sui piedi dallo shock.
Sulla soglia, apparve quella che riconobbi come Shiho Miyano, solo coi capelli più lunghi.
Alle sue spalle, un tipo piuttosto alto con una giacca di pelle marrone e il segno del casco che teneva in mano sul viso, dove aveva stampata un espressione gentile ma un po convinta. Vero..Heiji me l’aveva detto che Ai usciva con un centauro. Agasa andò verso Shiho, o meglio Ai da grande, e la cinse forte, e lei di ricambio. Poi,lo vidi bisbigliarle qualcosa, e lei assunse un’aria esasperata da mammina che mi fece venire un tantino di nervoso. Era sempre la solita, qualche cambiamento radicale nei 10 anni!
“Oh tesoro, ma è mai possibile che con te non mi possa mai permettere di allontanarmi, eh?” mi disse, venendo verso di me e carezzandomi la testa. Era bella come la ricordavo, ed altrettanto esasperante. Mi abbraccio delicatamente, e nel farlo, mi soffiò nell’orecchio: “Adesso no, non ho tempo, ma finita la festa vieni giù nel laboratorio che vediamo cosa fare, ok?”
Io annui, mentre mi scivolava via dalla presa. Lasciandomi andare, avrei giurato che mi avesse dato un veloce colpettino di scanner con quei suoi occhi gelidi.
“Ai- chan, che stai facendo? Lo sai che sono gelosa, non mi va che lo tocchi in quella maniera!”
La voce era venuta dalle spalle di Ai, e a parlare era stata una ragazza che ora saltellava sul posto per sfilarsi velocemente gli stivali alti fino al ginocchio color prugna. Era molto carina, portava capelli castano cioccolato lunghi fino a metà schiena, un vestitino viola intenso fino al ginocchio molto scollato e aveva grandi occhi verdi. Strano..mi sembravano famigliari, quelli.
“Che motivo hai di essere tanto gelosa, eh? lei sta con me, figurati se cerca lui..” bofonchiò il centauro venendo verso di me con un tramezzino in mano. “Ho ragione o no, Conan?”
“Si.. certo,” risposi, osservando il viso di quel tizio. Perché mi sembrava di aver già visto sia lui che la ragazza con gli stivali?
“Beh chissene, non mi va e basta. Io sono l’unica a poter toccare Conan a quel modo!” rimbeccò lei, abbracciando forte il dottore.
“Non mangiare quel coso, ha le cipolline, sei allergico..” disse Ai, strappando dalle mani del centauro il tramezzino e ficcandoci dentro una tartina ai gamberi.
“Diamine..meno male che ci sei tu, cara..” disse lui, mordendo la tartina.
Un attimo..cipolline..allergia...
“..MITZUHIKO!” esclamai, sconvolto. Lui si voltò, allarmato.
“Che c’è, ci sono anche qui le cipolline?!” 
Io scossi il capo, avvicinandomi a lui, Si ora che lo guardavo bene, non esisteva margine di errore. Quel viso un po allungato, le sue lentiggini..
“Tu..tu sei Mitzuhiko Tzuburaya..”
“Ah..si, e tu sei Conan Edogawa..” disse lui, osservandomi, confuso. “Avevi dei dubbi a riguardo?”
“N..no,io..tu guidi una moto!?”
“Ah..si, da un anno, ormai, te ne sei scordato?”
“Ma..ma come accidenti fai, tu odi l’alta velocità! Hai sempre paura a stare in macchina, quando si corre troppo, fai sempre rallentare anche il dottore, che guida un maggiolino!”
Lui sbarrò gli occhi.
“Ah..questo succedeva quando avevo 8 anni, Conan. Ora ne ho 18, direi che può essermi leggermente passata, no? ma che strano sei, oggi. Hai bevuto, per caso?”
Mi venne vicino e mi guardò attentamente negli occhi. Io ero costernato. Vedere il bambino gracile e fifone che sedeva dietro di me a scuola vestito da motociclista, alto almeno due testa più di me e definitivamente diventato adulto era come veder passare una giraffa al centro commerciale.
“No che non ha bevuto, è astemio,lo sai!” belò la ragazza coi capelli lunghi, venendomi vicino anche lei.
“Naturale che lo so, per quello chiedevo. Magari ha bevuto per errore..”
La ragazza e Mitzuhiko presero a scrutarmi.
 “Amore, non hai bevuto per sbaglio, per caso?” chiese lei, carezzandomi dolcemente e sedendosi sulle mie ginocchia. Caspita, aveva una minigonna praticamente inesistente ora che era seduta!
“Io..no..” risposi, fissando attentamente il viso della ragazza, sia per capire dove diavolo l’avevo già vista, sia per evitare di far cadere lo sguardo sulle sue gambe o nella sua profondissima scollatura, ed entrambe le cose erano parcheggiate a un baffo dal mio naso..
“Boh..effettivamente non ha le pupille dilatate..” disse Mitzuhiko, osservandomi bene gli occhi.
“Se non lo sai tu, sei un medico, in fondo..” disse la ragazza, sfiorandomi la bocca con un dito.
“Sono un poliziotto della scientifica, è diverso. Io mica curo la gente..” rimbeccò lui, stizzito.
“Tu..tu sei un poliziotto?!” chiesi, sbalordito.
Lui mi guardò, vagamente urtato.
“Oh ti prego, non ricominciare con sta storia, per piacere! La polizia scientifica è sempre polizia, sebbene io non me ne vada in giro ad acchiappare i delinquenti al lazo come voi tre! e poi, fossi in voi, serberei un po più di gratitudine. In fondo, i comuni mortali aspettano dei giorni per i responsi dal laboratorio, mentre voi li avete un po più tardi di mezza giornata dopo il fattaccio, grazie a me!”
“Oh no, per carità, nessuno dice niente, lo sappiamo che sei un genio, Mitzu-kun, nessuna replica. E poi, in fondo.. nel nostro lavoro sono necessari anche i topi da laboratorio..” rispose la ragazza, reprimendo un ghigno.
Mitzuhiko la fulminò. La ragazza gli fece la linguaccia e gli pizzicò una guancia. In quel mentre, vidi appuntata al suo vestito, una spilla decisamente familiare..la spilla trasmittente dei detective boys.
“La..la spilla!” mormorai, indicandola. La ragazza sorrise. Mitzuhiko mandò gli occhi al cielo, divertito.
“Ogni volta che ci raduniamo, la devi mettere? Ormai sono anni che riposano silenti nei nostri cassetti, quei cosini, no?”
La ragazza si corrucciò.
“Non dimentico da dove vengo, Mitzu-kun, e non dovresti neanche tu. E’ dalle radici che vive la pianta, non dai rami. E le nostre radici sono in questo stemma!”
“Allora sei davvero tu..” risposi, completamente sconvolto. Mitzuhiko era scioccante in tutti i suoi cambiamenti, caratteriali e fisici, ma lei..lei era a un passo da “ai confini della realtà”.
“Io che cosa, tesoro?” chiese lei.
Io annui, la sensazione di avere dell’ovatta al posto del cervello.
“Tu..tu, la bambina con i cerchietti colorati che aveva paura del dentista e che mi voleva tanto bene..Ayumi Yoshida.”
Lei mi guardò, un po confusa.
“Si, ma..tesoro, questa roba risale a..”
“Si, lo so..10 anni fa. Scusatemi tanto, sto dicendo cose assurde, immagino. Vedete..venendo qui ho sbattuto la testa, e sono stato incosciente fino a  10 minuti fa..”
Ayumi portò le mani alla bocca, mentre Mitzuhiko iniziò ad esaminarmi la testa alla ricerca di ematomi o bernoccoli.
“Ma non vedo segni, però..” disse, alla fine, un po preoccupato.
“Meglio cosi, evidentemente ho solo toccato qualche terminazione nervosa, che ti devo dire..”
“Ma ora stai bene, vero? Lo sai che il coma celebrale subentra anche dopo diverse ore..”
“tranquilla, sto benissimo. Sono solo un po confuso, tutto qua. Una bella dormita e domani sarò nuovo, vedrai.”
Ayumi parve rincuorata, e Mitzuhiko di rimando, e io decisi che sarebbe andata bene cosi. Spaventarlo inutilmente rimanendo di stucco davanti ad ogni cosa sarebbe stato inutile, in fondo. Ai in fondo, entro sera mi avrebbe sistemato, quindi..
Pochi minuti dopo, il terzo membro dei Db, Genta, fece la sia apparizione, Grazie a dio, non notai chissà quali cambiamenti. Era sempre tondo, allegro, armato di manicaretti e straparlava ancora di essere il migliore tra noi 5. Per la prima volta, il suo modo di fare mi fece star meglio. Mi faceva sentire a casa..
Per il resto della serata, che tra l’altro scoprì leggendo gli striscioni era dedicata all’anniversario del nostro diploma al liceo Teitan (fu un altro bel colpo al mio stomaco:  mi ero diplomato prima da Conan che da Shinichi, alla fine..) rimasi seduto nel mio angolo ad ascoltare i discorsi di tutti, e ad osservarli attentamente. Ero sbalordito a dire poco. Quei tre..nelle forze dell’ordine? Quando, ma soprattutto come era potuto accadere, mi chiedevo.
 Li avevo cosi vivi nella mia mente, quei tre marmocchi rompiscatole, sempre li a ficcare il naso e a voler fare le cose dei grandi senza aver minimamente idea da dove cominciare senza l’aiuto mio o di Ai..e ora mi sentivo dire che erano i poliziotti più conosciuti di tutto il paese. Beh, a rischio di sembrare cattivo, iniziavo a dubitare della credibilità di quella realtà..
Avevo scoperto, inoltre, che per evitare di separarsi, avevamo scelto diverse mansioni nel campo della polizia, in modo da rimanere un team anche dopo gli studi. Ayumi era diventata una delle migliori detective in gonnella del distretto, sotto la guida delle veterane come l’agente Sato, che da sempre aveva un debole per i DB. Lei, a sentire Ayumi, aveva lasciato da un pezzo la polizia dopo che aveva sposato l’agente Takagi e avevano avuto un bambino. Non ricordavo nemmeno quello..
Mitzuhiko aveva scelto il ramo della polizia a mio avviso più noioso, ma decisamente più complicato. Lui diceva che lo aveva fatto perché da sempre sentiva di non avere abbastanza buccia per stare la fuori a tiro di proiettile, e che si sentiva più adatto a stare in un laboratorio a studiare il nemico nascosto da 4 mura, per poi fregarlo insospettato, ma io francamente sospettavo che tenersi sul ramo scientifico del lavoro centrasse col fatto che fosse, fin da piccolo, stracotto di Ai. Genta, a sentire lui, era di vitale importanza per le indagini, ma Ayumi aveva detto che l’unico ruolo che svolgeva come poliziotto era assicurarsi che i colleghi allupati la lasciassero lavorare, e per il resto, era una pacchia. Beh , se sene andava sulla scena del crimine con quei vestitini striminziti, doveva essere davvero un lavoraccio, quello del nostro gigante buono, altro che pacchia..
Ai era rimasta lei, morisse il mondo, non cambiava per nessuno. Immagino che sollazzo, mettersi li con quel suo cervellino da figlia spersa del dott. Spock a fare gli esamini di maturità. Li avrà presi per dei cruciverba, immagino. Lavorava con Mitzuhiko ai laboratori, e pareva essersi pure fidanzata con lui, a un certo punto. Per questa cosa non vedevo l’ora di essere ragguagliato. Quella, è il mio presunto fidanzamento con Ayumi..
Comunque, stupore a parte, non potevo in cuor mio non sentire un forte moto d’orgoglio, a l suono di quei discorsi. Era decisamente una soddisfazione vedere come erano, da perfetti bambini imbranati, diventati adulti capaci e diligenti. Li consideravo da sempre come dei fratellini un po invadenti ma affettuosi, e mi sentivo fiero nel vedere gli uomini e la donna che erano diventati. Se solo avessi potuto ricordare come, questo era stato possibile.
Ricordare. Non sentivo, nella testa, la sensazione di aver dimenticato, non mi venivano flash o chissà cos’altro, come succede quando si ha un amnesia. Sentivo piuttosto la sensazione..del non vissuto. Quella realtà io non sentivo di averla dimenticata in parte..sentivo di non farne parte affatto. Una sorta di viaggio nel futuro senza macchina del tempo. Era una realtà..ma non era la mia.
“Beh, l’amaro in bocca rimane, comunque.” Disse ad un tratto Genta, mordendo un sandwich. “Per quanto ci facciamo il fondo ogni santo giorno, Mr. Fantastic rimane cementato sul suo stramaledetto podio..”
“Beh siamo partiti sapendolo, francamente, non vedo perché continuare a rosicare come un tarlo bulimico, Genta. Conan è da sempre un gradino..beh fai anche una rampa di scale sopra di noi. No?”
Mi voltai a guardarli entrambi. Non c’era rancore, nelle parole di Mitzuhiko, come in quella di Genta, che per quello era da sempre molto invidioso di me, e che io ricordassi non c’era mai stato. Mitzuhiko, come Genta, sentiva molto di essere in competizione con me, in un certo senso (che poi, era giusto ci fosse, sta rivalità tra noi? Io ero mentalmente adulto e decisamente superiore alla media, mentre loro solo dei bambini, non esisteva gara..) Però, a differenza di Genta che mi scaraventava astio a badilate addosso fin dalla notte dei tempi, da Mitzuhiko avvertivo piuttosto una forte ammirazione. A detta bene, lui poteva essere l’unico tirate le somme che poteva riuscire a seguire decentemente le mie orme, dato che era molto intelligente per la sua età, per cui odiarmi poteva risultare normale. Eppure no, lui mi rispettava e basta. Beh, sorprendente, decisamente sorprendente..
Nel bel mezzo di questi pensieri, irruppe la suoneria del mio telefono. Guardai il display: Heiji.
“Pronto?”
“TU, IO, E IL NOSTRO STRAMALEDETTISSIMO DNA!”
“Ok, fammi dare un bel bacio di addio al mio timpano destro, e poi spiegami che accidenti hai da sbraitare!” dissi, allontanando il cellulare dall’orecchio che fischiava come un arbitro davanti a un fallo clamoroso.
“Ho da sbraitare che avrei dovuto prevederlo, sapendo perfettamente che diavolo scorre dentro le tue maledette vene..è la stessa roba che scorre nelle mie: idiozia e tanto vapore acqueo!”
Era decisamente agitato, e da come respirava stava o correndo o andando avanti e indietro come ogni volta che era nervoso.
“Ma che vuol dire, questa roba , posso chiedere?” chiesi, confuso.
Heiji imprecò sordo.
“Senti, in circostanze normali magari avrei capito, ma lo sai..che adesso non ci riesco!”
“Maledizione, anche quello adesso..ok, tanto vale andare al sodo: tuo figlio è scappato.”
Nel mio stomaco, avvenne qualcosa di sconosciuto. Una paura mai sentita prima fece presenza..
“Mio..Arthur?” belai, la gola secca.
“Direi di si uno ne hai, di figlio!” rimbeccò lui. “Lo sapevo, lo dovevo capire da quella sua faccetta, che gatta ci covava. E dire che la conosco bene quell’espressione, sono quasi 20 anni che ce l’ho sotto al naso, porca di quella vaccaccia!”
“Ok, datti una calmata, adesso. Dove sta..sua madre?”
Ran..come poteva essergli scappato? Io non ci ero mai riuscito, e non ero suo figlio!
“Ran non sa niente, sennò con quali denti ti chiamavo, secondo te? Li avevo io entrambi, ma appena ho girato il sedere per andare in bagno..volatilizzati. Memo per noi: vasectomia! Facciamo troppi danni, a figliare, dai retta a me..”
“Un momento..li avevi..entrambi? ma io..” abbassai la voce, dato che i DB mi stanavo osservando dubbiosi e incuriositi. “Io ho un figlio solo, perché usi il plurale? Sarà mica scappato con un suo amichetto?”
“Macché..è scappato con la sua complice, che oggi pomeriggio smaniava di incontrare. Ah ma mi sente, mi ero raccomandato di non combinare guai, sia con uno che con l’altra. Ma d’altronde, di che vado a stupirmi. E’ identica a me nel dettaglio, ovvio che disobbedisse. Niente regole, per chi ha sangue Hattori nelle vene..”
“Ma si può sapere di che cavolo parli? Arthur non ha sangue Hattori nelle vene!” sbottai, irato.
“Lui no..ma Ellery si, e fumante come il mio, per giunta..”
“E chi diavolo è Ellery?!”
“La Bonnie del tuo piccolo Clyde, ecco chi. Meglio nota come..mia figlia!”
  
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