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Autore: Denki Garl    10/12/2012    3 recensioni
Non sono mai riuscito a capire com’è che una persona possa essere felice di avere tutto da perdere, ma ora capisco che, molto semplicemente, le persone sono felici e basta, quando sono innamorate. (...)
Perché tu non sei come gli altri. Perché noi non lo siamo. (...)
Esattamente come tutti gli stupidi altri.
I personaggi non mi appartengono, nulla si ispira a fatti realmente accaduti.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Reita, Ruki
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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A-mors.



Sono sempre stato una di quelle persone che fuggono dall’amore, sempre. Mi ha sempre schifato l’idea dell'innamoramento in sé, proprio. Non sono mai riuscito a capire com’è che una persona possa essere felice di avere tutto da perdere, ma ora capisco che, molto semplicemente, le persone sono felici e basta, quando sono innamorate. Il che è un altro bello schifo.

Sono dell’avviso che, genericamente parlando, le persone più felici siano anche le più stupide. Le più ignare e le più ingenue. Ed è esattamente qui che sta la fregatura: quando ti innamori sei così felice che non riesci a vedere il muro contro il quale ti stai andando a schiantare di testa e a gran velocità, ed è proprio questo che più odio della faccenda. Mi rendo conto che tutto il male che mi fai, Ryo, sia solamente colpa mia. Me la sono cercata. Sono stato stupido ed ora ne pago le conseguenze. Mi sento così umiliato per esserci cascato, così idiota per non aver visto in tempo quel fottuto muro. Ancor peggio è che, se proprio devo essere sincero fino in fondo, quel muro l’ho visto e per di più molto bene, ma credevo che sarei riuscito a fermarmi in tempo e ho continuato a godermi il brivido della velocità e del rischio. Peccato solo che Cupido abbia trovato divertente l’idea di darmi una spinta alle spalle, tanto per essere sicuro che mi schiantassi ed il mio cuore andasse in pezzi al posto del mio cranio.

Per non parlar del fatto, poi, che oltre al danno, chiaramente c’è la beffa. Dopo tutto quello che ho passato, continuo a pensare che per te ne valga la pena, e sarei disposto ad andare avanti fino alla fine dei miei inutili giorni. Nonostante mi ritrovi ad odiarmi, riconoscendo di essere io ad averti dato tutta questa importanza, essendo ben conscio che si tratti, in fin dei conti, di una mia scelta, continuo a tenerti sul podio, ben lontano da quella massa che tanto disprezzo. Perché tu non sei come gli altri. Perché noi non lo siamo.

Ricordi quando dicevo che se la speranza è l’ultima a morire, allora io voglio essere il primo? Be’, la speranza di poter avere un’infinità di altri giorni come quelli passati con te al mio fianco sicuramente non mi abbandonerà mai, almeno non finché vivrò. Buffo, vero?, che finirà proprio come dicevo di volere.
Il guaio è che pensiamo sempre che avere determinate cose ci renderà felici, ma non le otteniamo mai subito. Dio, o chi per lui, trova esilarante esaudire i nostri desideri quando questi ormai sono bell’e dimenticati, sotterrati sotto strati e strati di polvere nel cassetto degli oggetti smarriti. Così, ciò che un tempo ci avrebbe dato la felicità -o, almeno, pensavamo l’avrebbe fatto-, ora ci dà sofferenza.

Ma la ciliegina sulla torta -e come potrebbe mancare?-, è che io e te ci consideriamo tanto speciali e superiore agli altri, ma siamo caduti su una cosa stupida come questa, stupida come l’amore.

Esattamente come tutti gli stupidi altri.



















DE’:
Sono ancora viva, sì. Come detto sopra, la speranza è l’ultima a morire, ma prima di me c’è tanta altra gente a cui tocca. (?)
Il titolo è effettivamente un po’ banale, ma trovo ci stia. Se non lo sapeste, la parola ‘amore’ deriva dal greco, per l’appunto ‘amors’, che significa ‘senza morte’ (cosa che trovo infinitamente bella, accipicchia).
La cosa più divertente è che proprio in questi giorni ponderavo su quanto poco senta la voglia di scrivere e ancor meno il bisogno. Per non parlar del fatto che EFP non lo aprivo da mesi e boh, non so. È tipo la una e mezza e me ne vado a letto.
Al solito, spero che l’irrefrenabile necessità di farmi sapere che ne pensate vi stupri selvaggiamente.


G-bye,
de.
   
 
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