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Autore: percysword    12/12/2012    7 recensioni
Un enorme quadro ritraeva il viso di una bellissima ragazza, i capelli scuri le ricadevano dolcemente sulla spalla e circondavano la pelle chiara. Il naso era semplicemente perfetto, circondato da un poco di rossore, e gli occhi erano neri come la pece.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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a chi aspetta 

il principe azzurro.

 

 

 

Capitolo 6

 

      

Aprile 1827

Amelia era ormai a pochi passi dal grande cancello di casa Meesery, immersa nei suoi pensieri e fischiettando un motivetto sentito la sera prima mentre Daniel suonava il pianoforte quando, sentendo avvicinarsi dei cavalli, si voltò e vide in lontananza John che guidava la carrozza. Ormai vicino, il giovane rallentò e rivolse un sorriso alla ragazza che rispose al saluto timidamente.

La carrozza in legno, trainata da due cavalli grigi, risplendeva alla luce del sole date le sue decorazioni in oro e percorreva il viale che conduceva alla grande villa. 

La mora raggiunse il portico proprio quando una figura alta e slanciata scendeva dalla diligenza, i suoi occhi grigi incrociarono quelli neri della giovane, ma subito dopo spostò lo sguardo e si avviò verso casa indifferente.

-Buongiorno Amelia!-

-Salve John, come sta oggi?- chiese la ragazza rivolgendogli un sorriso.

-Molto bene. Sono appena tornato da Londra. Ho accompagnato il conte ad un incontro con gli uomini dell'alta società… E lei, signorina?-

-Deve essere stato un lungo viaggio! Comunque sto abbastanza bene, questa bella giornata mi rende felice.-

-Si vede, è molto bella oggi-

Amelia arrossì sostenendo lo sguardo del cocchiere, che le sorrise.

-Le andrebbe oggi, se non è impegnata, di accompagnarmi a fare una passeggiata al parco?-

-Sarei molto grata di passare un pomeriggio in sua compagnia. Adesso devo andare a preparare il pranzo, a dopo- e con un piccolo inchino si congedò.

 

Maggio 1827

Le fresche giornate di aprile erano ormai finite e l'estate iniziava a farsi sentire anche nella periferia londinese. La brezza primaverile era sempre presente, ma gli alberi erano quasi spogli di fiori e pieni di foglie verdi che contrastavano il cielo di quella mattina che, dopo più di un mese di fitta pioggia, aveva deciso di schiarire un po' e aveva lasciato soltanto qualche nuvola qua e là.

Daniel osservava la scena dalla finestra di camera sua, sdraiato nel suo letto. Era abbastanza stanco, dato che la sera prima era andato a letto tardi per finire di leggere un libro che lo appassionava a tal punto da farlo stare notti insonni, quindi aspettava che qualcuno le portasse la colazione. Non poteva negare che sperava che fosse Amelia quel "qualcuno", adorava quella ragazza, era sempre gentile con lui anche se nei suoi confronti non la trattava in modo giusto. Le sue speranze furono accolte e quando la porta si aprì lentamente mostrò una figura femminile dai capelli neri con un vassoio d'argento in mano. La ragazza entrò e si avvicinò al letto poggiando il vassoio sul comodino, ne fare quel gesto un capello le scivolò via dallo chignon improvvisato e le ricadde dolcemente sulla candida pelle del viso. Con un gesto delicato della mano sinistra portò il ciuffo dietro all'orecchio e poi versò del the dalla teiera alla tazza, entrambe sul vassoio, poi prese quest'ultima e la pose su un piattino assieme a dei biscotti porgendola al ragazzo che, dall'attimo in cui era entrata, non le aveva tolto gli occhi di dosso. 

Amelia non aveva spicciato parola, non gli aveva rivolto neanche un sorriso e questo rattristò un po' Daniel che nel frattempo, continuava ad osservarla mentre metteva in ordine la stanza. Non seppe con quale coraggio si alzò dal letto e aiutò a tirare le tende per far entrare più luce di quanta già ce ne fosse. Si ritrovarono faccia a faccia, i due nasi quasi si toccavano e il moro quasi si perse in quei pozzi scuri, ma quando si accorse dell'imbarazzo causato alla serva si allontanò di scatto. Amelia rimase a guardarlo perplessa, poi gli sorrise e lo ringraziò per l'aiuto, vedendo infine che ormai il conte aveva finito la colazione prese tazza e piatto e li poggiò nuovamente sul vassoio, pronta ad uscire da quella stanza.

-Amelia!- la chiamò Daniel. Quella, ormai sul ciglio della porta si voltò e lo guardò incitandolo a parlare.

-Mi chiedevo se…- si passò una mano tra i capelli, evidente segno di nervosismo che non passò inosservato agli occhi della ragazza -Mi chiedevo se ti andasse di accompagnarmi a Londra uno di questi giorni… Non so… Potremmo visitare un parco- ripetè il gesto fatto precedentemente e d'un tratto trovò che le crepe degli assi del pavimento fossero alquanto interessanti.

-Se a lei fa piacere, verrò volentieri. Adesso scusatemi, ma devo proprio andare. Buona giornata- detto questo la ragazza uscì dalla stanza e chiuse la porta alle sue spalle.

All'udire quelle parole Daniel non poté fare nient'altro che sorridere e quella splendida giornata di maggio divenne perfetta.

 

Daniel raccolse un fiore da terra e lo porse ad Amelia che sorrise riconoscente per poi prenderne lo stelo con le sottili dita, avvicinarlo alle narici e inspirarne il buon odore. Mentre praticava quel gesto chiuse gli occhi, come se volesse assaporare al meglio quel piccolo fiore, quando li riaprì vide una carrozza raggiungere la casa e riconobbe subito colui che la guidava.

-É stata una bellissima passeggiata signor conte, adesso devo proprio andare.- disse gentilmente la mora.

-Sono contenta che le sia piaciuta, potremmo rifarla qualche volta, se le va.-

-Ne sarei grata.- si sorrisero a vicenda e Amelia, a passo svelto, raggiunse John che, non appena la vide, le cinse i fianchi e la fece volteggiare per poi lasciarle un lungo bacio sulla guancia. Daniel osservando la scena da lontano sentì un crack, che però non fu causato dal rompersi dei legnetti calpestati da lui e dalla ragazza mentre passeggiavano nel parco, no, era qualcosa dentro di sé che si ruppe in mille pezzi, ed ebbe la sensazione che non si sarebbe più ricomposto.

Quella sera il conte non chiuse occhio, continuava a rigirarsi tra le coperte e la scena vista nel pomeriggio continuava a viaggiargli nella mente e, alla fine, pensò che forse una passeggiata in giardino avrebbe aiutato il sonno ad arrivare, così si mise la vestaglia e scese verso l'ingresso dell'enorme villa.

Ritrovatosi in giardino volse uno sguardo al cielo e si accorse che nessuna stella era presente, tutto il cielo era coperto da nuvole che promettevano temporale; sembrava proprio che il tempo mutasse con il suo umore, aveva infatti passato una meravigliosa e felice giornata in compagnia di Amelia e vi era stato sempre il sole, ma adesso si sentiva triste e solo, non vedeva in sé nessuna speranza di avere al suo fianco la ragazza. Era sull'orlo di piangere, ma non lo fece. Non piangeva mai, non lo aveva mai fatto in quegli anni, si era sempre sfogato con la musica, suonava un pezzo al piano e la tristezza se ne andava via. Stavolta voleva davvero piangere, sentiva che stava per farlo quando il cielo lo anticipò e prese il suo posto. Piano piano quel delicato pianto si trasformò in disperazione, Daniel cercò di correre verso casa per non bagnarsi, visto che si era allontanato molto dal portico, ma appena fu vicino scivolò sul terreno bagnato, batté la testa a terra e tutto divenne buio.

 

La fioca luce che entrava dalla finestra illuminò un poco il viso sudato di Daniel. Aprì piano piano gli occhi e notò che era coperto fino al collo con numerosi teli, ma sentiva comunque freddo. Un leggero scrosciare d'acqua lo fece voltare e vide Amelia che strizzava in una bacinella un panno, poi gli si avvicinò e tamponò delicatamente la fronte del ragazzo che ne sentì subito il calore.

Notando che il conte era sveglio si decise a far entrare un po' più di luce e aprì anche una delle finestre più lontane della stanza.

-Si sente bene?- chiese gentilmente la ragazza, aiutando il moro ad alzarsi con la schiena.

-Abbastanza… Cosa è successo?-

-La abbiamo trovata stamattina presto in giardino, era tutto bagnato e aveva già la febbre. Il dottore è arrivato subito e mi ha detto di tenerla al caldo, che la febbre sarebbe passata.-

-Grazie dell'aiuto. Sa dirmi quanto ho dormito?-

-Ha dormito per poco più di tre ore, è meglio se riposa ancora un po'. Le porto la colazione?- 

-Mi farebbe molto piacere, grazie.-

La ragazza le rivolse un sorriso e andò a prendere la colazione.

poco dopo tornò con il solito vassoio in argento con the e biscotti su un piattino, che gli porse gentilmente. Nel farlo la sua mano toccò quella di David e le guance le arrossirono un poco.

Ad osservare quella scena dallo stipite della porta vi era la madre di Daniel, la contessa, che provava ribrezzo e delusione. "Non avrei mai dovuta farla entrare in casa mia. Dovevo capire che avrebbe portato soltanto guai."

Era una fredda serata d'inverno, quando Amelia mise per la prima volta piede in quella casa, la donna lo ricordava benissimo, perché fu lei a prenderla in braccio quando la ritrovò sul portico tutta infagottata. La accudì per i primi anni della vita, poi lasciò la sua educazione alla cameriera più anziana, in modo che da grande potesse svolgere perfettamente quel ruolo. L'aveva accolta come una figia in casa sua, nessun altro avrebbe mai fatto una cosa del genere se si fosse trovato al suo posto, al massimo l'avrebbero portata in un orfanotrofio, e lei cosa fa? Si invaghisce di suo figlio? "Rovinerà la nostra famiglia. devo fermare tutto questo, prima che sia tutto distrutto. Nessuno ci rivolgerebbe la parola se si scoprisse di una relazione tra Daniel e Amelia, tutti purtroppo sanno cos'è lei." Quindi entrò di colpo nella stanza, facendo voltare i presenti.

-Amelia puoi andare. Adesso ci penso io.- 

La ragazza fece un inchino per poi andarsene.

 

Luglio 1827

Erano ormai passati diversi mesi dalla passeggiata che Daniel ed Amelia avevano fatto insieme e tutto sembrava essere tornato alla normalità. Il ragazzo si era ripreso completamente grazie all'aiuto della madre che non permise più ad Amelia di entrare in quella camera senza spiegare a nessuno il perché. La relazione tra la ragazza e il cocchiere, John, era ormai conosciuta a tutti in casa Meesery, però negli ultimi tempi la mora sembrava un po' distaccata nei confronti del fidanzato. Si era infatti accorta dei momenti in cui Daniel si incantava a fissarla, in cui la aiutava a fare qualsiasi cosa, aveva intuito che provava qualcosa per lei e ciò venne confermato quando, una sera prima di ritirarsi nelle sue stanze, la chiamò con una stupida scusa e le lasciò un piccolo bacio all'angolo della bocca. 

Mentre ripensava a quell'evento non poté fare a meno di arrossire e John, seduto accanto a lei, lo notò.

-A cosa pensi?- le chiese.

-Niente di che…-

-Non sembrava "niente di che"… A me puoi dirlo- le rivolse un caloroso sorriso, mostrandole i perfetti denti bianchi, rari da vedere a quell'epoca. Amelia le passò la mano sinistra tra i ricci biondi e le parlò di quello che era successo. All'inizio sembrò sconcertato, ma poi le disse che aveva intuito qualcosa e che sperava che non accadesse niente tra loro.

 

Settembre 1827

Amelia e John si allontanavano sempre di più, le azioni del conte nei confronti della ragazza erano sempre più incentrate sul tenerla dentro casa in modo che non stesse con il suo ragazzo, tanto che alla fine John la lasciò dicendole di ripensare ai suoi sentimenti, di ragionare sul fatto che lei avrebbe potuto dire di no almeno una volta al conte in quei due mesi, gli avrebbe dovuto far capire che, seppur serva, aveva i suoi diritti e per lui non prendeva mai una pausa.

Ad Amelia si ruppe il cuore, senza l'amore della sua vita non sapeva più cosa fare, si sentiva persa. In quel mese Daniel le stette vicino, pronto a prendersela, avrebbe messo tutto il suo amore pur di farle capire che l'amava, l'amava come mai aveva amato nessun'altra donna. La sua non era ossessione, come sembrava agli occhi della madre, sempre pronta a dividerli, era puro amore, quello vero che non se ne va facilmente, quello che dura un'eternità.

 

Ottobre 1827

Si era decisa. Doveva farla finire qua. La relazione segreta tra Amelia e suo figlio non poteva andare avanti. Li aveva sorpresi ormai diverse volte nella biblioteca a leggere libri insieme, a scambiarsi sorrisi ogni qualvolta si incontravano. "Sta rovinando la mia famiglia e io ho il dovere di salvarla".

 

Daniel e Amelia ammiravano il cielo, sdraiati su un prato mentre le loro risate echeggiavano nei dintorni e disturbavano la quiete di quella giornata autunnale, stranamente serena. Il vento era comunque gelido e il ragazzo decise di togliersi la giacca superflua per poggiarla sulle spalle della mora, la quale sorrise cordialmente. Una folata di vento scompigliò i capelli alla ragazza e Daniel con una mano le portò una ciocca dietro l'orecchio. I loro visi erano ormai vicini, i respiri erano divenuti uno solo, i loro occhi incantati in quelli dell'altro e le loro labbra, piano piano, andarono ad unirsi in un tenero bacio.

 

Novembre 1827

La donna vestita di nero percorreva velocemente una strada deserta alla cui fine vi era una casa apparentemente abbandonata. Il cappuccio le copriva parte del volto, ma potevi scorgere la folta chioma grigia che usciva dalla stoffa. Arrivò in poco tempo a quella casa, ancora più inquietante vista da vicino, mostrava infatti le crepe nel muro, gli assi della porta rotti e vasi gettati per terra e distrutti, il giardino era pieno di erbacce e terra e vicino alla casa stava nascendo l'ennesima pianta di edera, che copriva gran parte della facciata. Entrò senza neanche bussare e appena giunse nel salone una voce la fece sussultare.

-Hai portato quello che ti ho chiesto?- disse una voce rauca, proveniente da un punto oscuro della stanza.

-Si- disse la donna.

-Bene. É proprio sicura di volerlo fare? Non si può tornare indietro.-

-Sono sicura.-

-Bene. Ricapitoliamo allora. Lei vuole che tutti, lei esclusa, si dimentichino della ragazza di cui mi ha portato una ciocca di capelli e vuole che la sua anima sia intrappolata nel quadro. Ho capito bene?- chiese per conferma la voce.

-Esattamente.-

-Bene. Si avvicini e mi porga quello che le ho chiesto.-

La donna si avvicinò e vide da dove proveniva la voce: un'anziana signora giaceva su una sedia a dondolo coperta fino al collo da coperte, le sue mani erano piene di rughe e così il volto. Gli occhi avevano due colori, uno verde e l'altro azzurro e incutevano terrore, le labbra erano chiuse in una smorfia, ma si poteva intuire che non avesse denti e se ce li aveva non erano dei migliori, il capo era a malapena coperto da capelli e anche su esso si notavano rughe. Le porse gli oggetti e la vecchia dopo averli presi, li posò sul tavolo vicino per poi pronunciare parole in latino; mentre parlava con una candela accesa poco prima, bruciò le ciocche di capelli e sparse le poche ceneri sulla tela. Quando ebbe finito di praticare il rito un forte vento si innalzò, sparpagliò la cenere e il volto di Amelia iniziò a dipingersi magicamente sulla tela.

 

Gennaio 1887

Daniel quella sera era abbastanza stanco, non solo per le faccende sbrigate durante la giornata, ma anche per il tempo che si faceva sempre più brutto. Le nuvole nel pomeriggio avevano assunto lo stesso colore dei suoi occhi e si presupponeva che arrivasse una tempesta. Un'altra causa della sua stanchezza, era l'insonnia delle notti precedenti: era da molti mesi che si svegliava nel bel mezzo della notte dopo aver fatto lo stesso sogno in cui vi era una bellissima ragazza seduta accanto al fuoco che sorrideva ad un ragazzo, seduto in poltrona che leggeva un libro in mano. Quel ragazzo era lui, si era perfettamente riconosciuto, anche se era avanti con l'età aveva ancora una buona memoria e poi come ci si può dimenticare di se stessi? Ma non riusciva a capire chi fosse quella bellissima ragazza, se lo domandava da tempo ormai.

Quella sera Daniel stava percorrendo il corridoio per giungere alla propria stanza, pensando al viso di quella fanciulla quando si imbatté in una porta. Quella porta era sempre stata lì, lui lo sapeva, ma la cosa strana era che uno spiffero d'aria, mai sentito prima, usciva dalla stanza all'interno. Preoccupatosi che si fosse rotta la finestra decise di entrare, ma scoprì che la porta era chiusa, così chiamò il giovane cameriere, affinché trovasse un modo per aprirla. Quest'ultimo, dopo varie spallate riuscì finalmente ad aprire la porta, ma quello che il conte trovò al suo interno non fu quello che si aspettava: le finestre erano saldamente chiuse, nessuna era rotta, così congedò il cameriere ringraziandolo, deciso ad andare subito a letto e dandosi del matto ma, prima di uscire notò un telo che copriva qualcosa. Si avvicinò e prese un lembo con la mano destra, tolse piano piano il tessuto che scoprì una tela con un magnifico ritratto sopra. Una giovane donna dai lunghi e mossi capelli neri, bellissimi occhi scuri, labbra che andavano a formare un enigmatico sorriso e la candida pelle.

Gli occhi di Daniel si illuminarono, per poi iniziare a pizzicare per via delle lacrime che stavano per uscire.

-Amelia- sussurrò e poi, per la prima volta dopo tanto tempo, pianse.      

 

 

 

 

 

 

SAAAAALVE! 
sciao a tutti.

 

dopo più di una settimana sono qui. mi scuso per l'enooooorme ritardo, ma questo capitolo è stato abbastanza difficile da realizzare.

spero che non vi abbia deluso perché ci ho messo l'anima per farlo.

 

la prima parte è sicuramente meglio dell'ultima, perché mi hanno "supervisionato" e poi nell'ultima avevo perso un po' di ispirazione, ma la focaccia con la mortadella l'ha fatta tornare e le ultime due date sono venute bene, dai.

 

per chi recensirà: fatelo quando volete, non mi meriterei neanche delle recensioni per questo ritardo.

 

chiedo scusa a chiara perché neanche qua c'è louis, perdonami.

 

per farmi perdonare per il ritardo e per la mancanza di louis, ve lo lascio con queste gif

 

 

  

 

 

 

il prossimo aggiornamento arriverà prima u.u

 

 

SIETE TUTTI OBBLIGATI A PASSARE DA QUESTE FANFICTION.

 

 5 giorni fuori di samscoffee

 

 I Hate You As Much As I Love You di malikseyesx_

 

 My life would suck without you. di __harrysmile

 

 

ed è così che chiara vi dice ciao. 

(cit.)

 

 

Chiara

@acciologan on twittah

   
 
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