Da quando gli studenti di Durmstrang e Beauxbatons avevano colonizzato Hogwarts, due settimane prima, Katie vedeva tutto sotto una luce nuova. Forse erano i loro colori sgargianti che le balenavano agli occhi mentre girava la testa di qua e di là, intenta a imburrare il suo toast.
La Sala Grande non le era mai sembrata così piena; sentiva accenti diversi mescolarsi al solito chiacchiericcio, come una musica conosciuta a cui qualcuno aveva aggiunto dei nuovi suoni: non stonava, ma non era più la stessa. Guardò con aria trasognata un ragazzo di Beauxbatons servire cavallerescamente il tè ad una Corvonero: la ragazza era arrossita compiaciuta. Le amiche intorno mandavano gridolini eccitati.
“Katie! Ti stai imburrando la divisa!”
Saltò su spaventata dalla voce di Leanne e si accorse che, in effetti, il bordo della sua manica era ricoperto di burro.
“A cosa stavi pensando?” le domandò mentre afferrava la manica e la puliva con un colpo di bacchetta. Katie le rivolse un sorriso di ringraziamento.
“A nulla. Forse sono solo triste per la mancanza di Quidditch. Mi manca volare. Schivare bolidi. Segnare.”
“Se
parli così mi sembri Baston. E mi spaventi” mormorò
l'altra con un finto sguardo disgustato. In quel momento i gufi
irruppero in Sala Grande carichi di lettere e pacchi per i loro
padroni. Il bellissimo assiolo di Leanne consegnò una
lettera e
volò via dopo che Katie gli ebbe dato un pezzo del suo
toast, mentre
l'amica leggeva.
“Le
solite raccomandazioni dai miei” sbuffò mentre
ripiegava la
lettera.
Le
ragazze tornarono a concentrarsi sulla colazione.
“E
così ti manca il Quidditch...eh, già.
Volare...segnare...i bolidi...
un battitore...” continuò Leanne versandosi le
uova strapazzate
nel piatto.
Katie
riuscì a non dover rispondere né a doverla
guardare, dato che aveva
il viso coperto dalla coppa di succo di zucca. Ma rischiò
seriamente
di soffocare col succo.
Leanne
finse di non accorgersi che la stesse ignorando di proposito.
“Piuttosto
mi dici che ti è preso ieri? Durante la lezione di Vitious?
Ieri
sera hai detto che non stavi bene e ti sei coricata senza dire una
parola.”
Katie
la guardò di sottecchi, poi finse di interessarsi al piatto.
“Nulla,
avevo solo lo stomaco un po' sottosopra e sono andata da madama Chips
per farmi dare una pozione” mentì imbarazzata
mentre
infilzava un pomodoro secco con la forchetta.
Il giorno prima...si sentiva male al solo pensiero.
Il
giorno prima, nel pomeriggio, era in ritardo per le lezioni, non
perché fosse uscita tardi dalla Sala Grande, ma
perché, mentre
correva in classe, la stringa della sua scarpa si era rotta e quella
era volata via tre metri più in là.
Ovviamente
avrebbe potuto cadere lì in silenzio, senza molti problemi e
nessuno
se ne sarebbe accorto; invece, oltre ad essere seguita nel suo volo da
due o tre persone nel corridoio, andò a schiantarsi sulla
schiena di
un inconfondibile ragazzo dai capelli rossi.
Il giovane
era trasalito mentre il suo gemello, che aveva visto tutto, lo
guardava con aria divertita.
George si girò stupefatto e guardò prima la ragazza che si reggeva su un piede solo a fatica e poi la scarpa che giaceva ai suoi piedi. Si voltò verso Fred ed entrambi scoppiarono a ridere. Katie cercò di non arrossire e si avvicinò saltellando ai due per farsi ridare la scarpa.
Il
ragazzo si chinò tra le risate per prenderla.
“La
sua scarpetta, principessa” scherzò George
porgendola
con un finto
inchino. Katie gliela strappò da mano, forse con un po'
troppa
forza.
“Grazie,
scusa, è stato un'incidente” si scusò
cercando di non guardare
Fred negli occhi. Non
era certa di non riuscire a non arrossire.
Si
infilò la scarpa e riparò la stringa con un colpo
veloce di
bacchetta.
“Ma
voi due perché non siete a lezione? Sono iniziate
da...cinque
minuti”
domandò perplessa dopo un momento di silenzio.
Fred
e George fecero un po' i vaghi.
“Abbiamo
deciso di saltare la lezione” sussurrò Fred
facendosi vicino, “ma
tu non farai la spia vero?”
Katie
sentì il suo cuore diventare improvvisamente rumoroso e
pesante.
-Silenzio
cuore! Non fare rumore, ti scoprirà! Ti uccido!-
“No,
sarà un segreto! Promesso!” proferì con
la voce un po' strozzata.
Li
osservò attentamente e si accorse di aver interrotto qualche
discorso serio con la sua gaffe della scarpa.
“Che cosa vi
prende ultimamente? Non
mi sembrate tanto in forma. Siete un po' mogi, senza la solita verve.
E' successo qualcosa?”
domandò, cercando di
togliersi il dubbio sull'atteggiamento strano dei gemelli.
George non rispose, si tirò indietro e non disse nulla. Fred invece scoppiò in una risata forzata.
“Scherzi? Andiamo alla grande! Certo non siamo riusciti ad entrare nel Torneo, ma ormai l'abbiamo superato. Anche se ancora, devo ammettere, qualche pelo bianco spunta in posti impensabili.”
Katie
scoppiò a ridere, seguita dai gemelli sollevati per averla
sviata
dalle sue domande.
Tornò di colpo seria.
“Siete
sicuri? Non avete problemi con delle invenzioni? Qualcosa tipo delle
caramelle che allungano la lingua? O simili?” chiese
perspicace.
Poteva
essere sbadata, distratta, un po' tra le righe, ma gli amici li
capiva al volo.
Fred
smise di sorridere. Le
fece cenno di tacere e la trascinò in una stanza vuota
lì vicino,
seguito da George.
“Tu...come
sai? Voglio dire, cosa sai?” chiede perplesso una volta al
sicuro
da orecchie indiscrete.
“Tutti
sanno che avete allungato la lingua del cugino babbano di Harry.
Credo che sia stato Harry stesso a dirlo, o forse Ron. Comunque non
volete confidarvi con un' amica?” insisté Katie.
Dopo
qualche momento di silenzio, Fred parlò: "Non
c'è molto da dire. Abbiamo delle invenzioni che vorremmo
poter
mettere in commercio, ma a parte gli effetti su di noi non sappiamo
che facciano. Siamo un po'...”
“...sfiduciati”
finì George.
Katie
li guardò un momento e poi chiese candida:
“Perché
non le fate provare anche ad altre persone?”
I
gemelli rimasero un attimo basiti.
“Certo
che vogliamo che altre persone le provino!” sbottò
Fred cercando
di non far suonare la sua voce troppo critica, “ma chi credi
che
vorrebbe? Non sappiamo che reazione potrebbe dare! Nessuno le
proverà gratis!”
“Io
posso provarle per voi!” propose decisa.
"No, Katie, non sono convinto."
“Potrebbe
essere pericoloso” aggiunse George.
Katie
adorava quando Fred pronunciava il suo nome, sentiva un brivido
piacevole per la schiena.
“Sciocchezze!
A voi non succede nulla no? Datemi una delle vostre
caramelle”
protestò allungando una mano.
Fred
e George erano ammutoliti. Si guardavano, provavano a protestare, ma
Katie irremovibile continuava a tenere la mano tesa verso di loro.
Alla
fine George tirò fuori una piccola caramella gialla e
arancione da
una tasca e gliela porse, titubante.
Stava
per poggiarla sul palmo, ma all'ultimo ritrasse la mano.
“No,
senti, non penso sia saggio. Meglio che tu non faccia da
cavia”
osservò il ragazzo.
Katie
si spazientì, strappò la caramella dalla sua mano
e la
inghiottì in un attimo davanti alle loro facce inorridite.
Passarono alcuni momenti mentre i due continuarono a fissarla.
“Allora?”
domandò infine Fred. “Come ti
senti? Ti senti
strana? Hai qualche reazione?”
Katie
valutò le sue impressioni: il cuore le batteva forte, ma
quello era
per colpa di Fred, quindi in realtà non sentiva nulla di
strano.
“No,
sto bene. Non sento nulla di diverso” confessò
alla fine.
I
due si guardarono delusi e demoralizzati.
“Ma...ma
stasera ne proverò delle altre! Promesso! Magari questa era
difettosa!” cercò di incoraggiarli.
Lo
sguardo dei due le rivelò che non le credevano affatto.
“Adesso
scappo a lezione, ma vi prometto che vi aiuterò!”
disse mentre correva via dalla stanza.
Fred
e George la salutarono, con aria più mogia di quella che
avevano quando li aveva incontrati.
Entrò
con foga nella classe degli incantesimi, con ben quindici minuti di
ritardo.
“Professore, perdoni il
ritardo!” biascicò veloce mentre prendeva
posto.
“Signorina
Bell non abbiamo ancora iniziato, è davvero
fortunata” squittì il minuscolo insegnante. Era
davvero impossibile vedere il professor Vitious arrabbiato o
spazientito.
“Ma
dove eri finita? Sono uscita dalla sala grande cinque minuti prima di
te!” la interrogò Leanne dal banco al fianco al
suo.
Katie
cercava ancora di prendere fiato.
“Sono...sono
inciampata sulla scala e ho dovuto raccogliere le mie cose sparse per
venti metri” mentì mentre cercava la piuma
nella
cartella.
La
lezione incominciò e così poté
sfuggire ai rimproveri di Leanne sulle sue
'fantasticherie'.
Le
lezioni di Vitious erano sempre divertenti, perché il
piccolo professore riusciva a trascinare e a coinvolgere gli studenti
nelle spiegazioni. Ma quella giornata qualcosa, per Katie, non andava.
La
classe era insolitamente calda, tanto per cominciare: sentiva il sudore
scenderle giù per la schiena. Nessuno dei suoi compagni,
però, sembrava dare segni di fastidio o sembrava avere
caldo; si tolse il mantello dalle spalle e lo poggiò sulla
sedia, pensando che forse la sua folle corsa l'avesse surriscaldata.
Poi, dopo una decina di minuti, si accorse che non tutte le
parole che il professore pronunciava avevano un senso.
“Se muoviamo la bacchetta con fare deciso, noteremo che non sfasideimo parlare” spiegò Vitious dall'alto della sua torre di libri.
-Eh? Sfasideimo?-
Cominciando
a provare perplessità per quello che succedeva, Katie
cercò di concentrarsi sulla lezione, con molta
difficoltà.
Dopo
altri dieci minuti iniziò a pruderle con forza la zona tra
le scapole, un prurito indescrivibile; torcendo un braccio
all'indietro cercò di grattarsi senza dare nell'occhio, ma
non ci sarebbe riuscita senza sembrare in preda all'epilessia.
Si
muoveva a scatti sulla sedia, sempre più nervosa. Poi
il prurito si manifestò sul braccio.
Si grattò
piano, ma il prurito si fece più intenso; allora
grattò con forza crescente, finché non
sollevò la manica nella foga e vide qualcosa di violetto.
Si
bloccò di scatto, terrorizzata; guardò intorno a
sé per accertarsi se qualcuno avesse notato qualcosa o meno,
ma erano
tutti presi dal professor Vitious alle prese con l'incantesimo della
danza dell'attaccapanni. Il tango dell'attaccapanni.
Tirò su l'altro braccio e farfugliò: “Professore, non mi sento bene, posso andare in infermeria?”
Leanne la studiò, sospettosa.
“Certo,
signorina Bell. Se si sente meglio prima della fine della lezione torni
pure.”
Scappò prima che l'amica riuscisse ad acchiapparla e farle
domande.
Uscì dall'aula e iniziò a correre, col fiato corto, le gambe pesanti. Su per scale, i suoi passi rimbombavano lungo corridoi deserti, finché non arrivò alla stanza che cercava e spalancò la porta con forza.
Fred e George, chini su dei fogli, saltarono dalle sedie spaventati.
Katie
era piegata in due e riprendeva fiato.
“Spe...speravo
di trovarvi ancora qua” ansimò stremata,
“non avrei saputo dove cercarvi.”
I
gemelli la osservavano in silenzio, con sguardo perplesso.
“C'è
qualcosa che non va, Katie?” domandò infine Fred.
“Questo!” rispose
sollevando la manica della divisa e mostrando il braccio destro
ricoperto di pelosi ricci viola.
I due saltarono in piedi e si avvicinarono a lei, trascinandola
nella stanza e chiudendo la porta.
“Cosa
è successo?” George cercava di restare serio, ma
la
peluria viola di Katie lo faceva sorridere.
Katie
elencò loro con ordine tutto quello che le era successo
mentre i ragazzi si guardavano un po' preoccupati.
Fred
si avvicinò alla sua schiena.
“Perdonami”
disse scostando il colletto e sbirciando dentro la sua divisa. La
ragazza strillò, arrossendo di vergogna.
“Oh
sì, guarda qui, George” sospirò con
voce calma.
Il fratello si avvicinò un po' titubante e sbirciò la schiena di Katie.
“Oh,
le ali pelose viola e nere. Pensavo avessimo superato quella
fase” commentò preoccupato e divertito al
tempo stesso.
“Avevamo trovato il giusto rapporto tra piume di Fooper e appendici di Murtlap, ne sono certo. Forse erano troppo vecchi ed erano ormai scaduti” suggerì Fred.
“Forse nelle ragazze l'effetto permane. Su di noi dopo un po' aveva smesso di comparire” provò George.
“Sì, ma guarda questa sfumatura e la forma! A noi non erano venute fuori così” sbottò Fred, continuando a buttare l'occhio sulle ali di Katie.
“Continuo a dirti che probabilmente sulle donne fa un effetto diverso. Sono donne, sono diverse!” insisté George, con voce crescente.
“Lo so anche io che sono diverse, genio!” replicò Fred, stizzito.
“Se non vi dispiace, dato che sapete le differenze, volete smettere di guardarmi nella divisa?” strillò Katie al limite della sopportazione.
Era
rossa, completamente. Fred
lasciò andare il colletto della divisa e insieme al gemello
assunse un'aria contrita, anche se non era affatto turbato.
“Scusaci”
mormorò George in imbarazzo, “comunque una
reazione
simile era comparsa anche su me e Fred all'inizio. Possiamo fartele
scomparire.”
Katie
si ricompose e annuì con la testa.
“Ti
fidi ancora di noi?” domandò perplesso Fred.
“Certo
che sì. Datemi questo antidoto o comunque si
chiami.”
“Andiamo
a prendertelo! Aspettaci qui!” urlarono fiondandosi fuori
dall'aula, il rumore dei loro passi pesanti che si affievoliva.
Katie
rimase sola ad aspettare, nell'aula vuota. Continuava a tirare su la
manica e a guardare i peli viola. Cercava di non pensare alla faccia di
Leanne se li avesse visti, però l'idea del suo viso
inorridito la fece scoppiare a ridere. Si tappò la bocca con
le mani per non farsi sentire.
Era
lì, ricoperta di pelo viola, a ridere da sola? Forse era un
effetto
collaterale anche quello. Fred
e George ci stavano mettendo parecchio... e lei era
curiosa di vedere le sue ali pelose; l'idea la fece scoppiare a
ridere di nuovo. Sì,
era un effetto collaterale.
Dopo
averci pensato un po',
saltò
giù dal banco dove si era seduta e prese la bacchetta dalla
tasca.
Fece
apparire un grande specchio e, sempre tenendo le orecchie tese, si
sfilò veloce la divisa: aveva due buffe, piccole alucce a
cuore ricoperte di pelo viola, con minuscole striscioline nere. La zona
della schiena intorno si stava ricoprendo di folto pelo violetto.
Non
resistette, le mosse su e giù o meglio, desiderò
che si muovessero in quella maniera e lo fecero. Con una risatina
emozionata continuò a sbattere su e giù le ali.
Si
sentiva una grande, bizzarra ape. Viola.
Scoppiò
a ridere più forte di prima, talmente forte che ormai le
gambe non la sorressero e cascò giù, rotolando
tra
le risate.
Rise
e rise finché non le scesero le lacrime. Sentì
passi concitati avvicinarsi e si infilò in fretta la divisa
prima che Fred e George entrassero, ma non riuscì a smettere
di ridere.
Era ormai completamente fuori controllo.
I gemelli le corsero incontro con le facce scure.
“Lo
stadio isterico? Non è presto per lo stadio
isterico?” urlò George sopra le sue risate,
guardando la ragazza torcersi per terra.
“Credi
che io sappia qualcosa più di te? Sembra che con Katie tutto
funzioni in maniera assurda! Spero che l'antidoto funzioni!”
La ragazza non sembrava dell'idea di prendere nulla: alle loro parole
era
saltata in piedi e si era messa a correre per la stanza, sempre ridendo
come una matta; Fred e George si guardarono rassegnati poi le andarono
dietro. Ma
mentre Katie era agile e sottile, i due gemelli erano alti e ben
piazzati e lei riusciva sempre a divincolarsi. Continuava a correre e a
farli cozzare dappertutto.
Dopo
venti minuti di inseguimenti, Fred si
spazientì.
“Katie!
Fermati o ti affatturo!” urlò alla giovane.
Lei rise più forte e scappò con più
veemenza. Fred, al limite della sopportazione, sollevò la
bacchetta,prendendo la mira; George lo bloccò.
“Ma sei impazzito? La vuoi schiantare?” domandò incredulo, tenendo il braccio del gemello.
“Con
te è stato l'unico modo per fermarti” rispose
l'altro
candidamente.
“Sì,
ma io sono grosso quanto te ed eri da solo. Noi siamo in due e lei
è piccola, riusciremo a prenderla!”
“Ehi,
adesso dov'è sparita?” sbottò
meravigliato, girandosi ad affrontare la ragazza.
Katie,
che poco prima si trovava di fronte a loro, si era dileguata mentre
parlavano.
Apparve
all'improvviso alle spalle di Fred, saltò su e lo
afferrò per il collo; lui, preso alla sprovvista,
cercò di divincolarsi, ma Katie si tenne stretta e si mise a
ridere mentre veniva sballottata di qua e di là; George si
gettò verso il fratello certo di averla ormai messa in
trappola, ma all'ultimo lei si scostò, mandando i due a
gambe
all'aria.
“Sempre dell'idea di non schiantarla?” chiese scettico Fred, schiacciato dal fratello.
“Ancora per poco” ammise tra i denti George, scansandosi.
La
risata di Katie arrivò dall'alto:
rideva di loro mentre ciondolava sul lampadario.
I due gemelli, piccati,
si tirarono su; Katie schivò il tentativo di Fred di
afferrarla per i piedi e si gettò al di sopra atterrando due
metri più
in
là.
George
non si lasciò sfuggire l'occasione, si lanciò
verso di lei deciso e riuscì ad atterrarla.
“Presa!”
sbraitò trionfante, cercando di tenerla contro il pavimento,
“dammi la fiala, Fred!”
Riuscì
con forza a farle bere il disgustoso intruglio verde contenuto nella
fiala; Katie continuava a divincolarsi, sempre scossa dalle risa, ma
pian piano le sue spalle si rilassarono, smise di agitarsi e il riso si
smorzò sulle sue labbra.
Quando
l'ultima risata si era ormai spenta, guardò prima
George che ancora la teneva braccata a terra, poi Fred che torreggiava
su loro due. Erano sfiniti dalla caccia a Katie.
Si
ricordò di cosa aveva fatto e si sentì morire.
“Scusatemi
ragazzi...io non so che mi sia preso” mormorò
contrita e impacciata, “sapevo
che facevo ma non riuscivo a fermarmi.”
“Non
scusarti Katie, è colpa della nostra caramella”
ansimò Fred riprendendo fiato.
Katie
diede un'occhiata a George, che la osservò di rimando senza
capire.
“Mi lasci andare adesso? Sei pesante”
spiegò, visto che non
si era mosso.
Lui
si tirò su e la aiutò ad alzarsi.
“E'
tutto a posto?” chiese il ragazzo.
“Sembra
di sì. Non ho più prurito”
tirò su la
manica della divisa, “e sono scomparsi i peli
viola!”
Fred
si avvicinò di nuovo, deciso.
“Perdonami
ancora” disse scostando il colletto di Katie,
“le ali sono scomparse!”
“Sono
contenta” sussurrò lei, scansandosi.
“Le nostre invenzioni sono ancora in alto mare e pensare che questa pensavamo di averla già terminata” sospirò Fred, sedendosi su una sedia.
Katie
si sentì triste; non era stata colpa sua, ma invece che
aiutarli li
aveva demoralizzati.
“Io
sono certa che vi riuscirà e poi non è stato
meglio scoprire ora il problema, invece che nel futuro? Adesso potrete
cercare la
soluzione in modo da renderla perfetta” esclamò
fiduciosa.
“Dopo quello che hai passato nell'ultima mezz'ora, che per inciso era un concentrato di quello che a noi si è manifestato in tre mesi di prove, dovresti dissuaderci. O almeno essere contraria alla cosa” sbottò George scettico.
“No
ragazzi, io credo che qualsiasi cosa vi mettiate in testa, voi
possiate farla. Siete straordinari. Un piccolo intoppo vi ha mai
fermato?”
I
gemelli si guardarono in viso, più fiduciosi.
“Visto?
E' questione di tempo e pazienza. Io proverò la vostra
caramella
finché non sarà perfetta!”
In
quel momento le loro espressioni erano terrorizzate. Katie
scoppiò a
ridere,
seguita a ruota dai gemelli.
Avevano
continuato per tutto il resto della serata a ridere e fare
congetture, dimenticandosi di tutto il resto.
Katie tornò alla realtà, la mano di Leanne che la scuoteva.
“Allora? Che cosa è successo ieri?” le chiese impaziente.
Guardò di sottecchi verso Fred e George e sorrise.
“Niente, assolutamente niente."
Note:
Il
Fooper e il Murtlap sono due animali magici descritti nel libro:
“Gli
animali Fantastici: dove trovarli; il primo se ascoltato troppo a
lungo provoca follia, il secondo produce delle appendici che se
consumate in maniera eccessiva provocano peluria viola.
Ve li immaginate Fred e George con delle pelose alucce nella
schiena? :D Fantastici!