CAPITOLO
18
Aprirono la
porta senza bussare, Nina teneva ben stretta
dalle braccia una ragazza che non poteva avere più di
ventidue anni: bassina,
con i capelli ricci neri e gli occhi dello stesso colore.
Matt invece spintonò dentro un uomo sulla quarantina con
corti capelli neri ed
occhi di un verde così chiaro da sembrare quasi azzurro.
<<
Eccoti qua i tuoi due pasticcini >> disse mio
fratello con tono sprezzante.
<<
Li abbiamo disarmati e perquisiti, sono puliti
>> Nina spinse anche la ragazza dentro.
Io ero poggiata
con la schiena ad una poltrona bianca del
salotto di casa Cullen, braccia e caviglie conserte e li osservai.
Lui era umano, lei no.
Non so
precisamente come spiegarlo ma una strega riesce a
percepirlo, i licantropi ed i vampiri emanavo un’energia
diversa, anche se
alcune volte potevamo sbagliare con i soggetti particolarmente abili a
mascherare la cosa.
Jason era
più vicino a loro e quindi iniziò ad interrogarli.
<<
Per quale motivo siete qui? >> l’uomo mi
guardò dritto negli occhi ma non rispose. Avevamo fatto
portare la bambina al
piano superiore per evitarle spettacoli spiacevoli e tenerla al riparo.
Spazientito Jay
gli afferrò la mascella e gli voltò il viso
verso di lui, per un attimo l’uomo spostò lo
sguardo. << Non parlerò con
te >> e ritornò ad inchiodarmi con quei suoi
occhi così chiari da
sembrare irreali. Scorsi qualcosa nel suo sguardo.. era forse rabbia?
Odio?
Così
abbandonai la mia posizione e con calma, come un
predatore che si avvicina alla preda, mi avvicinai a loro. La ragazza
si mosse
a disagio avvertendo il pericolo ma c’era qualcosa che non
andava, l’aria si
era fatta improvvisamente più pesante del normale.
Accostai il mio
viso al suo e fu come se non riuscissi a
prendere abbastanza aria, ma ignorai la cosa e continuai.
<<
Allora, cosa siete venuti a fare? >>
<<
Non lascerai vivere la strega >> disse lui con
così tanto odio negli occhi che sembrava gli avessi ucciso
un familiare.
Ispirai forte
per l’irritazione di quelle parole e qualcosa
mi bruciò la gola. Vi portai una mano indietreggiando di un
passo guardando
l’uomo con occhi spalancati.
<<
Cosa maledizione hai addosso? >> domandai
spaventata di sapere la risposta. Ma lui non parlò e sorrise
con cattiveria.
Matt gli diede un colpo leggero alle gambe che lo fece inginocchiare e
sentii
un lieve odore pungente ed il bruciore aumentare. Poi lo sentii
scorrermi nelle
vene ed indebolirmi.
<<
Non muoverlo! Ha addosso l’artiglio del diavolo
>> mormorai reggendomi con una mano ad una poltrona
mentre un feroce
capogiro mi colpiva.
<<
Cosa? >> mi chiese Jason con incredulità.
<<
Credo sotto forma di profumo – un’altra vertigine
mi
colpì e chiusi gli occhi sentendoli tornare del loro colore
originale.
Maledizione. – portatelo lontano da me. >>
mormorai flebilmente.
<<
Dove hai l’antidoto? >> disse Matt
avvicinandosi a me e poggiandomi una mano sulla guancia, tenni gli
occhi chiusi
mentre rispondevo.
<<
Non ce l’ho. L’artiglio del diavolo non viene usato
contro le streghe da secoli. >>
<<
Come non ce l’hai? Dove possiamo prenderlo? >>
cacciai di tasca il cellulare e glielo porsi.
<<
Chiamate Luc. Lui ve lo porterà nel minor tempo
possibile >> prima che le mie gambe cedessero Jason mi
passò un braccio
intorno alla vita.
<<
Avete un posto dove possa stenderla? >>
domandò prendendomi in braccio come facevano i mariti
novizi. Intrecciai le
mani dietro al suo collo per non cadere e stabilizzarmi ancora con gli
occhi
chiusi e la testa poggiata contro il suo petto. Mi sentivo veramente
uno
straccio.
<<
Al piano di sopra >> la voce di Carlisle era
quella di un medico che da direttive al proprio staff, sentii ogni
movimento
del corpo di Jay che mi portava su per le scale, mi adagiò
su un letto freddo e
sentii il materasso abbassarsi sotto il suo peso.
<<
Tutto ok piccola, tra poco finirà >> mi
accarezzò i capelli mentre io provavo a lottare contro le
vertigini e mi tenevo
stretta quelle poche energie che avevo.
<<
Dovresti vederti, sei bianca come un fantasma
>> potei percepire il sorriso nella sua voce e sorrisi a
mia volta con
vampate di calore che mi lasciavano tremanti. Allungai un braccio e lo
sentii
farsi più vicino. Si stese vicino a me ed io poggiai la
testa sul suo petto
mettendo una mano vicina ad essa.
<<
Non posso aprire gli occhi >> mormorai mentre
mi accarezzava distrattamente la schiena.
<<
Perché? >>
<<
Sono tornati al loro colore >> fermò per un
attimo la mano, poi mi tolse la maschera dal viso, capendo che mi
infastidiva e
ritornò ad accarezzarmi la schiena disegnando cose astratte.
<<
Non fa niente dolcezza, non credo sia importante
ormai >>
<<
Cos’è successo? >>
domandò esitante Esme.
<<
Quello stronzo, perdonami il linguaggio, aveva
addosso l’artiglio del diavolo, che per capirci è
l’unico veleno che abbia
effetto sulle streghe. Sono immuni a tutti gli altri perché
sono prodotti con
delle piante ed essendo loro una specie di – Jason interruppe
la spiegazione
per pormi una domanda – Non so come definirvi, figlie della
natura va bene? –
annuii rannicchiata contro il suo petto tremando lievemente –
ok. Dicevamo,
visto che sono una specie di figlie della natura e da essa traggono la
loro
forza e bla bla vari su di loro i veleni non hanno nessun effetto. Ma
si narra
che l’artiglio del diavolo fu piantato nel deserto da un
umano che aveva
scoperto la sua fidanzata strega a letto con un altro e completamente
accecato
dall’ira, aveva venduto la sua anima ad un demone in cambio
di un veleno che
potesse ucciderla ma facendola soffrire e, cosa più
importante perché lui
potesse vederla contorcersi dal dolore, entrasse in circolo in pochi
istanti.
>> finita la storia mi accarezzò i capelli
lentamente.
Strinsi la
maglietta di Jason in preda ad una fitta alla
testa così forte da farmi gemere.
<<
Ssh.. tuo
fratello arriverà presto con l’antidoto
>>
<<
Non arriverà prima di dieci minuti – mormorai
così a
bassa voce che un umano non mi avrebbe sentita – ed in
un’ora sarà
completamente inutile >>
<<
Un’ora è tanto tempo. Rimani sveglia ok?
>>
Annuii lottando contro il senso di sfinimento ed il dolore.
<<
Allora all’accademia per streghe non vi insegnano a
portarvi dietro l’antidoto all’unico veleno che vi
fa effetto? >> chiese
spostandomi i capelli dal viso.
Aprii gli occhi
e fanculo a tutto. Che vedessero veramente
chi ero, tanto non stavo spiando e quindi tenere segreta la mia
identità non
era essenziale.
<<
Non esiste “l’accademia per streghe”
– dissi ridendo
piano – so dell’esistenza dell’artiglio
del diavolo e del suo antidoto solo
perché ho studiato la storia. Ma non veniva usato da
trecento anni >>
dovevo tenermi sveglia parlando e Jason lo sapeva.
<<
Quindi non è tipo come in Harry Potter? – scossi
la
testa – Che fregatura >> Risi di nuovo.
<<
E come fate ad imparare tutte queste cose
divertenti? >>
<<
Con un’insegnate - annuì e quando mi accorsi di
quanto era realmente caldo lo guardai negli occhi. - Quanto manca alla
luna
piena? >>
<<
Quattro giorni, perché? >>
corrucciò la
fronte.
<<
Sei caldo >> richiusi gli occhi e mi
accoccolai meglio.
<<
Oh baby, dovresti vedere QUANTO sono caldo >>
disse scherzosamente ridendo ed io gli diedi un colpetto
così leggero che a
stento lo toccai. Fu più un rialzare e poi far cadere la
mano. Patetica, ma non
avevo proprio forze.
Sentivo il
sangue farsi gelido ed un dolore improvviso ed
atroce colpì tutto il corpo. Gemetti ma mi costrinsi a non
urlare mordendomi il
labbro inferiore con forza ma stando attenta a non far uscire sangue.
Quando si
hanno dei vampiri nelle vicinanze devi sempre stare attenta.
Iniziai a non
respirare bene, affannavo. Sembrava che non
riuscissi a prendere aria. Però raccolsi le forze e
continuai a parlare, perché
se mi fossi fermata sarei caduta in stato di incoscienza.
<<
Mi dispiace >> mormorai con la voce distorta
dal dolore.
<<
Per cosa? >> disse Jason tenendomi stretta ed
accarezzandomi il braccio, su e giù, su e giù
lentamente.
<<
Per come ti ho trattato prima >> strinsi gli
occhi sopportando un’altra fitta di dolore che
attraversò tutto il corpo.
<<
Non preoccuparti. - Mi baciò i capelli. –
è tutto ok
principessa. Ammetto di essere insopportabile qualche volta
>>
Annuii
<< Ma non oggi >>
<<
Non oggi >> ripeté ridendo.
Passarono altri
cinque interminabili minuti poi sentii la
porta aprirsi ed una voce familiare.
<<
Iside, è arrivata la cavalleria >>
Aprii gli occhi
e lo vidi. Capelli corti biondi accuratamente
scombinati, occhi nocciola, un pullover bianco, jeans scuri ed un
sorriso sulle
labbra.
<<
Luc, sia ringraziato il cielo >> dissi
sollevata. Mise un ginocchio sul letto e si avvicinò con una
siringa in mano.
Distolsi lo sguardo perché possono essere anche una brava
combattente e tutto
quello che volete voi, ma io e gli aghi non andavamo
d’accordo. Gli porsi il
braccio.
<<
Hai proprio una pessima cera >> commentò
facendomi l’iniezione.
<<
Prova a farti avvelenare e poi ne riparliamo
>> dissi chiudendo gli occhi. Estrasse l’ago.
<<
Non ci tengo proprio. – Rise – Ora devi solo
riposare e poi sarai una strega nuova >>
<<
Ti ringrazio >> dissi sollevata e contenta di
poter finalmente cedere alla stanchezza.
<<
Ho un messaggio da parte del gran capo >>
disse ridendo
<<
Cioè? >>
<<
Cioè che dopo trecento lunghi anni solo tu potevi
ricadere nella trappola dell’artiglio del diavolo
>> Sbuffai.
<
<<
Londra >>
<<
Londra? E come hai fatto ad arrivare qui in meno di
dieci minuti? >>
<<
Vedi, caro amico, c’è chi vede il futuro come la
nostra bella Iside e chi sa teletrasportarsi come il sottoscritto
>>
sorrise.
<<
Non vale, il tuo potere è più figo
>> dissi
corrucciata.
<<
Mmh.. è vero.. ma a volte vorrei poter vedere il
futuro >> inclinò la parte destra delle labbra
in basso ed io sorrisi.
<<
Ed io vorrei teletrasportarmi >>
<<
Magari si potessero fare degli scambi >> rise
e risi anch’io sfinita ed in preda a strani colpi di sonno.
<<
Ora lasciamola riposare >> disse uscendo dalla
stanza facendomi l’occhiolino, lo ringraziai silenziosamente.
Quando nella
stanza rimanemmo solo io e Jason chiusi gli
occhi.
<<
Voglio tornare a casa >> mormorai troppo
stanca per fare altro.
<<
Jason, puoi venire un attimo? >> riaprii gli
occhi e vidi mio fratello sulla soglia della porta serio in volto.
Cos’altro
era successo?
Poi mi accorsi
di un’altra cosa. Si era tolto la maschera.
E
così Matt ora era solo se stesso e non il suo alter ego
Logan.
Mi spostai un
po’ e Jay prima di alzarsi mi diede un leggero
bacio sui capelli.
<<
Fai presto >> mormorai sentendomi scivolare
sempre di più nel buio del sonno, sbaglio oppure il letto
era diventato d’un
tratto più comodo?
<<
Torno subito >> pregai che fosse così mentre
scompariva dal mio campo visivo con il mio fratellastro.
❤`•.¸¸.•´´¯`••
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.¸¸.•´❤ `•.¸¸.•´❤`•.
POV JASON
Ci fermammo
fuori la porta d’ingresso di casa Cullen.
<<
Che c’è amico? >> gli domandai in
preda ad una
strana morsa allo stomaco, lui mi poggiò la mano destra sul
braccio.
<<
Non so se dirtelo direttamente oppure facendo il
giro largo >>
<<
Matt le perdite di tempo non mi entusiasmano
>> lui sospirò e poi mi guardò
fisso negli occhi.
<<
Ok allora..- dopo un momento di indecisione le
parole sgorgarono dalle sue labbra come un fiume in piena - Beatrice
soffre di
stress post traumatico. Rivive
ripetutamente le
esperienze traumatizzanti sotto forma di flashback, ricordi e incubi.
Si sente
in colpa per essere sopravvissuta a Gaz e l’incidente con
Asher ha solo
peggiorato le cose. Più lo stress aumenta più
aumentano gli incubi, a volte
trema, altre urla mentre dorme. Era arrivata a non mangiare quasi nulla
e ad
avere forti mal di testa che la paralizzavano ed altre brutte cose. Ma
ora va
meglio.. cioè ha ancora gli incubi etc.. ma almeno mangia ed
i mal di testa
sembrano essere scomparsi. >>
Rimasi
per un attimo interdetto,
battei due volte le palpebre per tornare al mondo reale e poi
assottigliai lo
sguardo.
<<
E perché me lo stai
dicendo ora? >>
<<
Perché quello di oggi è
stato un incidente che potrebbe aver risvegliato qualcosa. E visto che
Nina sta
interrogando i sospettati, io rimarrò qui di guardia.
– mi guardò con
un’intensità spaventosa – Qualsiasi cosa
succeda Jason, QUALSIASI, non
mostrarle compassione, non farla sentire una vittima >>
<<
Cosa devo fare se succede qualcosa di spiacevole? >>
<<
Riportala alla realtà, ricordale che tutto quello che vede e
che sente non è
reale ma che lo sei tu. Che tu sei lì con lei, che sei forte
abbastanza da
proteggere te stesso ed anche lei. >> Annuii
solennemente. Lui si stava fidando di
me.
Matt mi stava consegnando, anche se per poche ore, l’unica
persona con la quale
condivideva tutto. Stava poggiando Beatrice nelle mie mani come se
fosse una
statua di cristallo, ma sapevo che lei aveva grinta e
volontà per superare
tutta questa merda.
Gli
poggiai una mano sull’avambraccio e lui ricambiò
la stretta, stipulando così un
accordo silenzioso.
Quando salii di
nuovo in camera la trovai seduta al centro
del letto con il mantello bianco tutto intorno come neve ed una ciocca
di
capelli scuri le sfiorava la guancia. Mi guardò con i suoi
occhi color
cioccolato a mandorla e mi sembrò una bambola di porcellana.
Così delicata e
bella che pensai potesse scomparire se solo avessi distolto lo sguardo.
Mi
sorrise debolmente, visibilmente distrutta.
<<
Siamo pronti ad andare? >>
<<
Certo principessa >> le sorrisi e la vidi
barcollare mentre provava ad alzarsi. Velocemente le andai vicino e le
poggiai
una mano sul braccio tenendo l’altra protesa.
<<
Lascia che ti aiuti >> annuì facendo scivolare
i capelli davanti al viso e poggiandosi a me.
<<
Allora sei pronta? >> le chiesi e quando annuì
di nuovo la presi in braccio come avevo fatto poco prima.
<<
Sei troppo leggera >> commentai uscendo dalla
stanza ed iniziando a scendere le scale.
<<
Lo so >> mormorò stringendosi a me come una
bambina. Con un cenno del capo salutai i vampiri e Matt ci
accompagnò fino alla
macchina aprendo la portiera.
Posizionai
Beatrice sul sedile del passeggero mettendole la
cintura e poi andai dal lato del guidatore prendendo le chiavi che Matt
mi
porse. Mentre guidavo verso casa ogni tanto spostavo lo sguardo dalla
strada a
lei. Troppo bianca e debole, aveva il viso piegato da un lato e
guardava con
occhi quasi spenti davanti a se.
<<
Quando arriviamo vuoi mangiare qualcosa? >> le
domandai lanciandole un’occhiata.
<<
No, voglio solo riposarmi. –
spostò la sua attenzione su di me –
Perché
prima hai scelto le spade? In un combattimento corpo a corpo avresti
vinto probabilmente
>> Sorrisi.
<<
Non sarebbe stato equo. Io sono più alto e muscoloso
>> sembrò accontentarsi della risposta e
rispostò lo sguardo sulla
strada.
Arrivati fuori
casa smontai dall’auto e l’andai a prendere di
nuovo. Quando entrammo i cani ci vennero incontro saltellando e
scodinzolando.
<<
Di’ “ferme”
in tono autoritario >> mormorò iniziando ad
abbandonarsi tra le mie
braccia. Feci come mi aveva detto e le bestiole si acquietarono
immediatamente.
Salii le scale
fino alla sua camera dove la poggiai tra le
azzurre lenzuola del letto.
<<
Aspetta, qui fa troppo caldo >> le tolsi il
mantello e il fodero con la katana, aprii la chiusura lampo della felpa
e
gliela sfilai delicatamente. Chiuse gli occhi ed aspettò che
gliel’avessi tolta
per stendersi lentamente.
Le tolsi anche
le scarpe prima di rimboccarle le coperte, le
diedi un bacio sulla fronte e mi avviai per lasciarla riposare.
<<
Dove vai? >> la sua voce parve allarmata, mi
voltai per scoprire i suoi occhi su di me.
<<
Ti lascio riposare >> risposi, ma lei non
sembrava d’accordo. Spostò le coperte in un chiaro
invito.
<<
Bea io non penso che.. >> non mi lasciò
terminare.
<<
Non lasciarmi sola >> disse abbassando lo
sguardo con voce triste. Imprecai mentalmente e mi avvicinai al letto
togliendomi le scarpe e il giubbotto di pelle abbandonandolo sulla
sedia di
legno bianco vicino alla scrivania.
<<
Ok principessa, ma non farti strane idee. Sono
fidanzato con una bellissima e potentissima strega >>
dissi sorridendo e
scivolando sotto le coperte. Lei sorrise e mi cinse la vita con un
braccio
scivolando poco dopo nel mondo dei sogni.
La stanchezza
colpì anche me e mi addormentai dopo poco.
Un lieve rumore
mi svegliò. Mi misi seduto sul letto ed aprii
gli occhi nel buio che ci misero un attimo ad abituarsi. Spostai lo
sguardo
lungo la stanza senza trovare nulla fuori posto poi vidi Bea spostare
velocemente la mano e per poco non mi diede un pugno in faccia.
Il suo respiro pesante ed i lineamenti del viso distorti
da…cosa? Paura?
Dolore?
Chiamai il suo
nome un paio di volte prima che si alzasse a
sedere, con gli occhi aperti ma non mentalmente lì. Erano
come vuoti, offuscati
puntati verso un punto imprecisato davanti a lei.
<<
Bea >> le poggiai le mani sulle braccia e la
scossi un po’.
<<
Non posso >> mormorò debolmente mentre una
lacrima le scivolava lungo la guancia.
<<
Non puoi cosa? >> le chiesi allarmato.
<<
Non chiedermelo, lo sai che sarebbe peggio della
morte – rimase per un attimo in silenzio – Come
puoi dirmi che sto sbagliando?
Ti ho visto. Smettila di mentirmi >> Scosse violentemente
la testa mentre
calde lacrime le accarezzavano il volto.
<<
Ma cosa stai dicendo? Bea sono Jason. Sono qui
vicino a te >> le poggiai una mano sulla guancia e si
voltò verso di me
ancora con gli occhi spenti. Poi sollevò le mani e se le
guardò mentre un’altra
lacrima gliele bagnava.
<<
Ho le mani sporche del suo sangue >> disse
singhiozzando.
<<
Le tue mani sono pulitissime. – gliene presi una e
la strinsi – Non c’è nemmeno una goccia
di sangue, vedi? >> I suoi occhi
iniziarono a mettere a fuoco.
<<
Hai ragione >> mormorò ancora guardandosele ma
non completamente lì.
La strinsi a me,
il mio mento sui suoi capelli.
<<
Non c’è sangue in questa camera se non quello che
ci
scorre nel corpo. E non sporca niente ok? >>
Annuì.
<<
Se mi stai vicino farai la sua fine. Ed io non
voglio che muoia anche tu >> disse debolmente mentre
veniva scossa da un altro
singhiozzo.
<<
Sono capace di difendermi sa solo, ricordi? Oggi ti
ho tenuto testa con le spade e se fosse stato un corpo a corpo ti avrei
stracciato >> Iniziai ad accarezzarle i capelli per
confortarla. Cosa
maledizione aveva visto?
<<
Non morirai? >> la sua voce d’un tratto
pervasa dalla speranza che caratterizza i bambini.
<<
Al momento non ne ho intenzione ma se succederà non
sarà per colpa tua. Ok? >> Poi successe
l’ultima cosa che mi aspettavo,
le sue labbra furono sulle mie in un casto bacio e, quando si
allontanò, poggiò
la fronte sulla mia spalla mentre io rimanevo paralizzato.
Rimanemmo
così immobili nel buio per qualche secondo.
<<
Mi dispiace >> disse senza muoversi.
<<
Oggi lo stai dicendo troppo spesso >> il mio
tono sembrò troppo piatto anche a me.
<<
Avevo bisogno di sentire che tu eri reale. Tu e non
le moltitudini di immagini che mi tormentano. – si
asciugò il volto – Mi
dispiace. >> Si rimise sotto le coperte e si
coprì fino agli occhi.
<<
Hai ragione ad essere arrabbiato con me, anch’io
sono arrabbiata con me. >> mi diedi dell’idiota
perché lei era veramente
convinta che io ce l’avessi con lei.
Mi stesi e le
passai un braccio intorno alla vita
stringendola a me.
<<
Non sono arrabbiato con te, Bea. E’ solo che non
sono preparato a tutto questo >>
<<
Nessuno dovrebbe esserlo >> disse con aria
triste. Mi sarei dato uno schiaffo da solo.
<<
Vuoi parlarne? >> Ultima speranza vieni a me.
<<
Voglio solo dormire, Jay. Sono stanca. >> Si
strinse di più nelle coperte ed io le poggiai la fronte
contro la schiena
continuando a darmi dell’idiota.
<<
Buonanotte >> disse piano.
<<
Buonanotte >> risposi in poco più di un
sussurro.
Angolo dell'Autrice:
Alba97: 10 punti a grifondoro! Grazie mille ** E poi si.. povero Emmett ahahah Ti piace questo capitolo? *__*
Non siamo arrivati nemmeno alle 50 visualizzazioni D:= Sono molto triste :(
Però in compenso altre 4 persone hanno messo la storia nelle seguite, un'altra nelle ricordate ed altre 2 nelle preferite ( rispetto al 12esimo capitolo)
Mmh... non so cos'altro dirvi.. spero che questo capitolo vi sia piaciuto <3
Un Bacio.
Rose