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Autore: Shirangel    16/12/2012    9 recensioni
Di giorno, siamo i ragazzi che nessuno vede.
Di notte, siamo i ragazzi che tutti vogliono.
Ci prendiamo i tuoi soldi in cambio della nostra dignità.
Usaci pure quanto vuoi, ma ricordati che dopo devi pagare.
[My Guardian Angel: Sasuke x Naruto]
[Requiem for a Dream: Zabuza x Suigetsu ; Kakashi x Suigetsu]
[1° classificata al contest "Naruto... All star!" indetto da Shark Attack sul forum di EFP]
[1° classificata al contest "La speranza vive in una creativa realtà" indetto da HopeGiugy sul forum di EFP]
Genere: Angst, Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Eccone un altro.

Non so se mi faccia ancora pena vederli piegati in due sul pavimento, o se ormai ci sia talmente abituato da poterci passare sopra senza neanche rendermene conto. Non che mi importi: fa schifo comunque. Noi, questo posto, chi ci compra. Schifo totale.

«Ehi, alzati» questo è nuovo, lo riconosco dalle spalle. C’è ancora un po’ di carne sopra. «Dico a te, levati dalle palle.» Tempo tre settimane e verrà spolpato vivo. Gli do al massimo un mese.

Il ragazzo tossisce e uno schizzo di sangue mi arriva sulle scarpe. Mi sono quasi deciso a dargli un calcio per spostarlo e poter raggiungere il mio letto, quando mi afferra un polpaccio. Non so per quale motivo il suo gesto mi blocchi; sarà la forza con cui mi stringe, o il fuoco che ha negli occhi mentre si gira a guardarmi, ma io lo vedo vivo, così vivo da non morire. Non subito, almeno.

«Dammi una mano» dice, e il suo tono riesce a mostrarsi baldanzoso anche se sta strisciando con almeno un paio di costole incrinate su un pavimento lurido. Sono tentato dal mandarlo a farsi fottere, poi penso che mancano ore al mio turno e che posso anche spendere qualche minuto per rimettere in piedi quell’idiota. Almeno potrò passare, visto che si trova proprio davanti al mio letto.

Lo afferro per la collottola e lo tiro su senza troppi complimenti. Lui non si regge in piedi e quasi mi cade addosso.

«Mi chiamo Naruto.»

«Pensi che mi interessi anche solo lontanamente?» lo spingo verso il muro perché possa appoggiarvisi. La mia buona azione quotidiana l’ho fatta. «Cerca di non starmi troppo tra i piedi, idiota.»

Sembra indeciso se ringraziarmi o sputarmi addosso. Sii grato, pivello, perché nessun altro ci avrebbe pensato due volte a lasciarti lì per terra.

«Non mi dici il tuo nome?» la mia totale indifferenza sembra non tangerlo nemmeno. Devo essermi arrugginito. «Bene, allora. Ti chiamerò semplicemente bastardo.»

Sogghigna, l’idiota. A quanto pare non si è ancora reso conto in che razza di posto è capitato, ma non sarò certo io a fargli da guida turistica. Lo sorpasso con un menefreghismo così plateale che lui mi grida dietro qualcosa. Non lo ascolto, non lo farà nessuno. È solo un altro poveraccio che fra poco, se sarà sfortunato, morirà restando in vita. Se ha un minimo di culo, schiatterà davvero.

Non gli dico il mio nome perché non ha bisogno di chiamarmi. Se avesse bisogno di una mano non lo aiuterei.

Che muoia da solo, come facciamo tutti.

 

 




Nostalgia del totalmente Altro




 

Il ragazzo nuovo ha contraddetto le mie aspettative.

Tempo una settimana e già ha mollato. Noi almeno ci proviamo, a sopravvivere, a lui sembra che non importi. Si rifiuta di salire in macchina con i clienti e questo ai guardiani non è sfuggito; sembra che godano come bestie quando trovano l’ennesima scusa per tormentarci, ma non me ne sorprendo. Loro sono bestie, proprio come noi.

Gli altri ridono, gli chiedono che sapore abbia il cemento. Io lo guardo e sto zitto. Lui si rialza e mostra loro il dito medio. Perde sangue dal naso.

Ai nostri aguzzini non piacerà. Basta una settimana, in questo posto, per capire se sarai uno di quelli che fra cinque anni sarà ancora qui a vendere il culo oppure uno che fra cinque ore dormirà dentro a un cassonetto o in fondo al fiume. Il biondo tende pericolosamente verso la seconda ipotesi, ma non so quanto questa sia una brutta prospettiva. Se non hai niente per vivere, allora fatti un favore e muori. Qui nessuno di noi vive. Sopravviviamo ed è penoso.

Quel ragazzo è così stupido da darmi sui nervi. Ecco, si avvicina un’auto e lui manda il proprietario a cagare. Un altro volo sul marciapiede; stavolta il naso se lo è rotto davvero. È un miracolo che abbia ancora tutti i denti, ed è decisamente assurdo che non ci pensi un attimo a rialzarsi. Un pugno tra le scapole, di nuovo con la faccia sul cemento. Basta poco per capire che non imparerà mai.

Il cliente cambia preda e accosta davanti a me; io gli chiedo il doppio della tariffa e lui sbuffa ma comprende che non è serata. Tra il biondo psicopatico, Kiba che ne ha prese tante da essersi ridotto a un cumulo di ecchimosi ambulanti,  e quel tipo, Gaara, che sembra perennemente pronto a uccidere qualcuno, non so chi sia il male minore. Il bastardo accetta il fatto che, se vuole scopare, gli tocca pagarmi a peso d’oro. È conveniente essere l’unica scelta.

Nemmeno ci provo, a compiacerlo. Fa tutto da solo e pare non dargli fastidio; ormai mi illudo che non ne dia più nemmeno a me. Quando torno dagli altri quel povero cane del ragazzo nuovo è seduto per terra con l’occhio sinistro già in procinto di gonfiarsi.

La mia mano si allunga verso di lui dotata di volontà propria. Guardarlo mi dà fastidio.

«Il cliente era tuo» sbotto. «Prendi questi dannati soldi.» gli lascio cadere le banconote sul grembo. A me non servono, ho già racimolato abbastanza da pagarmi il letto. Domani niente porzione extra,  però, ma tanto il cibo fa cagare e moriremo tutti di fame comunque, quindi che importa? Fame di cibo, di libertà, di vita, ognuno ha la sua. Qualcuno anche di morte, e sono fortunati perché è la più facile da raggiungere. Basta smettere di lasciarsi vivere.

Lui sembra interdetto. Cristo, perché non ci arriva? Se torna a mani vuote anche stanotte quelli lo ammazzano. E meno puttane hanno, più turni fanno fare a quelli rimasti. Non ho intenzione di farmi rompere il culo più del dovuto per colpa di un ragazzino piagnucoloso, quindi farà meglio ad accettare quei dannati soldi.

«Nella merda ci siamo tutti. Alzati e smetti di piangerti addosso.»

Lui è seriamente intenzionato a picchiarmi, lo vedo dai suoi occhi. Non gli conviene, dato che parte decisamente svantaggiato, ma non mi tirerei indietro. Sfogare questa rabbia che mi mangia il fegato sarebbe una buona cosa, una volta tanto.

«Sei proprio un bastardo.» dice. Poi si ferma una macchina e forse è per questo che non mi colpisce, ma ha una paura fottuta e non ce la farà mai a salirci. Io gli lancio un’occhiata di sfida e in quel momento capisco che invece ci riuscirà, anche solo per non darmela vinta. Gli trema la mano sulla maniglia dello sportello. Poi la macchina lo inghiotte, lo fotte e lo vomita venti minuti dopo.

La distruzione totale di un essere umano, sia nel corpo che nello spirito, non dura nemmeno mezz’ora. Non servono che venti schifosi minuti per ridurci a patetiche imitazioni di vita. Basta così poco che non abbiamo nemmeno il tempo di disperarci mentre succede: accade e basta.

Il biondo ha le tasche appesantite ma sospetto che non siano i soldi a piegargli le spalle verso terra

Dio, se piange dovrò davvero prenderlo a calci in culo.

Quasi a volermi contraddire di nuovo, alza gli occhi e il suo viso è fermo. Si ficca una mano in tasca e rovescia il suo contenuto ai miei piedi.

«Tu non hai nessun diritto di trattarmi come una nullità.» Solo un tipo come lui può mostrarsi agguerrito dopo essere stato trattato come il più misero degli oggetti da un pervertito qualunque. Gli altri ragazzi dopo il primo cliente si chiudono in se stessi fino a inghiottirsi, forse cercando un’anima che non c’è più. Lui sta in piedi come un gladiatore sopravvissuto all’arena, e mi dà sui nervi perché prima di diventare un guscio vuoto anche io ero così. Vorrei esserlo ancora.

Vorrei fargli notare che si sta trattando come una nullità da solo, ignorando quella che probabilmente è l’unica possibilità di sopravvivere che ha, invece mi limito ad accennargli con il mento alle banconote sparse sul marciapiede.

«Fra neanche un mese sarai pronto a uccidere per una manciata di yen in più.» sogghigno. «Proprio come tutti noi. Raccoglili o li rimpiangerai a ogni calcio che ti spezzerà le ossa.»

Con al coda dell’occhio vedo Kiba che guarda tutto quel denaro con la bava alla bocca. Lui viene pestato da tre sere di fila perché non guadagna abbastanza e sembra pronto a confermare la mia ipotesi; Hinata di tanto in tanto lo aiuta, ma stasera non c’è e posso capire il limite che un essere umano non può in alcun modo oltrepassare. Kiba vuole vivere. Kiba non può sopportare di venire picchiato una sola volta in più. Kiba ha raggiunto l’ultimo stadio: è una bestia in tutto e per tutto.

Kiba vuole quei soldi. Kiba è pronto a qualsiasi cosa per averli. Poi però vede la mia occhiataccia e resta dove si trova.

«Non voglio debiti con nessuno, tanto meno con un bastardo come te.» blatera intanto il biondo.

Io gli volto le spalle senza nemmeno guardarlo perché mi ha stancato e qui si devono conservare le energie per qualcosa che valga la pena.

 «Qui c’è la vita o c’è la morte. Non ci sono vie di mezzo. Dei tuoi debiti non importa niente a nessuno.»

Lui non vale la pena. Uno stupido in grado di gettare la sua vita al vento non può valere la pena.

Non risponde e io quasi sorrido quando, un paio di minuti dopo, sento il tintinnio delle monete che vengono raccolte e cozzano l’una contro l’altra. Allora pure lui si spezza.

Sto ancora ghignando quando una mano si infila di forza nella tasca dei miei jeans. Sento il peso di qualcosa che prima non c’era e provo l’irresistibile impulso di picchiarlo. Cristo, allora è davvero così stupido come sembra! Non lo pesto solo perché ci penseranno i guardiani tra poche ore, e poi perché se comincio a discutere con uno in procinto di finire schiacciato dalla realtà significa che sono davvero messo male.

«Te ne pentirai.» gli dico solo. Anche se sono girato dall’altra parte, sento comunque che sta sorridendo. Pensa davvero di aver vinto una battaglia? La guerra non si combatte tra di noi, ci siamo tutti talmente indifferenti che non avrebbe senso. È la morte a sfidarci ogni giorno, l’idiota lo capirà presto. Forse smetterà di perdere tempo e si deciderà a svegliarsi. Altrimenti, ci sarà una puttana in meno a battere la notte. E basta. Non cambierebbe nulla: noi siamo invisibili anche a quelli che ci fottono.

Mi sfilo le banconote dalla tasca e le getto a Kiba, che le prende al volo. Vorrei vedere la faccia stravolta dalla rabbia del biondino, ma resisto giusto per non abbassarmi al suo livello. Deve capire che siamo inutili, che non possiamo esserci d’aiuto nemmeno l’uno per l’altro. Kiba stasera ha il culo parato – sempre che abbia rinunciato all’assurda mania di nascondere i soldi, visto che lo beccano sempre – ma domani sarà nella stessa situazione di oggi e non lo aiuterà nessuno. Arriverà a chiedersi se è valsa la pena di sopravvivere un giorno in più, visto che lo sappiamo tutti che ha le settimane contate. Quando si arriva al punto in cui si trova lui, è impossibile tornare indietro. È troppo a fondo per risalire; lo sa solo lui quanto ossigeno gli rimane prima di affogare, ma a occhio e croce direi che la sua scorta d’aria è quasi a secco.

Quando torniamo a casa perdo di vista l’Idiota – ho deciso che lo chiamerò così, non mi interessa il suo nome e non sono nemmeno sicuro di ricordarmelo – ma immagino che si stia prendendo la sua dose di carezze. Non ha trovato nessun altro cliente e i soldi che aveva non bastano. Kiba si è infilato quelli che gli ho dato io nelle mutande e ora sputa sangue. Mentre Hinata lo medica vedo che gli mancano un paio di denti.

Mentre mi avvicino al letto trovo proprio la persona che non volevo vedere prona sul pavimento lì accanto. Lo ignoro completamente, ma noto comunque la posizione innaturale in cui è crollato: di sicuro lo hanno colpito alla schiena. Vorrei proprio vedere come dormirà, stanotte, dato che non può stendersi né sul dorso né – le sue costole non sono ancora guarite – a pancia in su. Rantola e tossisce mentre uno stronzo che passa lo urta senza nemmeno accorgersene. Quello che avrebbe dovuto capire già dal primo giorno: non ci vediamo nemmeno tra di noi. E va bene così, o morire ogni giorno farebbe ancora più male.

Non mi interessa. Davvero, me ne frego. Ma non mi farà dormire per tutto il resto della notte se continua così, e in fondo il denaro che ho gettato a Kiba era suo.

«Li sognerai, quei soldi» lo sbeffeggio, senza riuscire a trattenermi. Magari imparerà la lezione. «Sempre che riuscirai a prendere sonno. Il pavimento non deve essere troppo comodo, dopo i calci che ti sei beccato alla schiena.»

Si muove appena. Deve stare male sul serio. «Muori.»

«Non prima di te. Lo sai, vero?» sono duro, ma ne ha bisogno. «Non reggerai ancora a lungo se continui così.»

Esplode in un attacco di rantolii prima di poter ribattere. «E a te che cazzo te ne frega? Non so nemmeno come ti chiami.» Quindi è questo che vuole. Non lo accontento.

«Assolutamente nulla.»

«E allora sta’ zitto.»

«Idiota.»

Ce ne stiamo in silenzio per  un po’. Respira male.

«Senti, ma come fai? E poi, mi dici come ti chiami?»

«A far cosa?» non so nemmeno perché gli rispondo. Non mi interessa, voglio solo dormire. Meno stai sveglio, meno devi pensare.

«La puttana.»

Sospiro e mi sbatto una mano sulla fronte. Sarà una conversazione lunga, accidenti a me che perdo tempo a parlargli. Me ne pentirò per il resto dei miei giorni, ma lo afferro per la collottola e lo trascino sul letto. È molto più leggero di quel che pensassi, o forse i calci gli hanno tirato via tutto quello che teneva dentro. Sospetto che se lo scuotessi sentirei che non c’è più neanche l’anima, lì dentro. È successo troppo presto perfino per gli standard di questo posto.

«Non ti muovere troppo, non tirare calci e non disturbarmi per nessun motivo» lo avverto. «O ti sbatto per terra prima ancora che tu riesca ad aprire la bocca.»

Lui, da perfetto idiota, sta per dire qualcosa. Sono più veloce di lui.

«Zitto, ho detto.» lo minaccio. «Non ho nessuna delle risposte che cerchi. Non le ha nessuno. L’unica cosa che devi fare è sopravvivere, tutto il resto non conta. Se per tirare avanti devi pugnalare il tuo  migliore amico, lo fai. Se devi mangiare un sacco di merda, lo fai.»

Mi guarda come se stessi enunciando il discorso del secolo. Non so come, ma riesco a trattenermi dall’alzare gli occhi al cielo.

«E soprattutto, se devi fare sesso con uno sconosciuto, anche se ti fa schifo non ti tiri indietro. Lo fai e basta.» Perché gli parlo? Non mi ascolterà e morirà nel giro di due settimane. È fiato sprecato, e se non voglio finire come Kiba devo conservarlo. «Ora dormi.»

Non faccio in tempo a girarmi dall’altra parte che lui già sta parlando. Maledetto idiota.

«Come fai?»

«Che cazzo ne so, lo faccio e basta!» esplodo, ma non lo butto giù dal letto. «Inventati qualcosa. Senti la mancanza di qualcosa, qualunque cosa sia lontana da questo mondo, anche se non esiste, e pensa che quando uscirai – anche se, ovviamente, non uscirai mai – la riavrai. Scegliti una speranza qualsiasi e credici, dannazione, ma non chiederlo a me. Non sono la tua balia e mi stai anche sulle palle.»

Il silenzio dura appena un po’ di più.

«Tu che cosa sogni?»

Chiudo gli occhi, esasperato. «Mi chiamo Sasuke.» sbotto. «Contento?» Spero che gli basti perché non posso dargli altro. Non ho nient’altro.

Lo sento sorridere – diamine, perché riesco a sentirlo sorridere? – ma almeno adesso tace.

Evidentemente gli basta.

 

 

Note dell’autrice:

In teoria sì, doveva esserci una bishot con Suigetsu, Kakashi e Zabusa. In pratica no perché ho scritto solo un capitolo e non riesco ad andare avanti. E mi mancavano questi due idioti di Sasuke e Naruto. E poi ho trovato finalmente Minima Moralia di Adorno, e da Adorno ho pensato a Horkheimer, e da Horkheimer mi è venuta in mente questa bellissima espressione del “Nostalgia del totalmente Altro”, da cui Sasuke-lo-stronzo ha tratto il suo discorso incitatore <3

E poi volevo sapere come si erano conosciuti i nostri due eroi ç_ç Spero vi sia piaciuta almeno un pochino e vi ringrazio ancora per tutti i vostri adorabili commenti. E un grazie particolare va a ladyaoi che ha segnalato la storia per inserimento tra le scelte del sito. Non ho parole per dire quanto sono commossa. A presto (spero),

shirangel

   
 
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