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Autore: 1rebeccam    16/12/2012    19 recensioni
"L’infermiera era molto carina. La sua pelle aveva una sfumatura ambrata. Me lo ricordo perché pensai che il bianco della divisa, faceva risaltare il suo colorito. Gli occhi erano scuri e, mentre guardava Alexis e si sporgeva verso di me per mettermela tra le braccia, il sorriso dolcissimo che le riservava, la rendeva ancora più bella. Sistemò la sua testolina rossa sopra la mia mano e mi fece le congratulazioni, dicendo che era bellissima…"
Questa storia fa parte della serie 'Stella...Stellina!' - 5
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stella...Stellina!'
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...Mi ha raccontato della sua stella nel cielo… e che le manda un bacio ogni sera, prima di andare a dormire.
Li per lì non ho capito bene, ma poco fa Lindsey mi detto che lei e sua moglie l’avete adottata…e tutto è diventato chiaro!
Non creda che quel bacio ogni notte non abbia nessun senso,
perché Stella ha capito benissimo che quando una persona diventa una stella del cielo, non può più starle vicina materialmente… 



 

Mancano Ancora tre Settimane...
*
Magia!



 

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Sono le tre di notte nel loft della famiglia Castle.
Rick è completamente spalmato sul letto a pancia in giù, le braccia e la testa sotto al cuscino e le gambe aperte ad occupare il lato di Kate. Le notti precedenti non ha dormito quasi per niente. Kate e il bambino erano ancora in ospedale e lui ne aveva approfittato per finire di completare la bozza da consegnare a Gina, lavorando ininterrottamente fino all’alba in previsione delle probabili nottate in bianco che Gabriel avrebbe fatto passare loro. Durante il giorno faceva la spola tra casa, ospedale e Stella.
Quel giorno la famiglia si era finalmente riunita sotto lo stesso tetto.
Organizzarsi per la giornata, le visite di parenti e amici, Stella più elettrizzata che mai e praticamente incontenibile, cercare di far stancare Kate il meno possibile e le 24 ore per Rick si erano raddoppiate. Prima delle undici era crollato come un sacco vuoto.
In casa il silenzio regna sovrano fino a quando, dalla piccola culla di vimini accanto al letto, arrivano le note di un pianto.
Fortunatamente per Rick, Gabriel più che piangere sembra miagolare, perciò la melodia è piuttosto soft.
Kate lo prende tra le braccia e gli dà un bacio.
-Shhh… non è necessario che continui, lo so che hai fame, sono qui…-
Il piccolo emette altri miagolii e lei guarda Rick, che sta muovendo la testa sotto al cuscino.
-Shhh… papà ha bisogno di dormire, andiamo a mangiare nella tua cameretta.
Socchiude la porta e si avvia verso la stanza del bambino, si sofferma un attimo a guardare Stella che dorme tranquilla nel suo lettino da grande, poi si mette comoda sulla sedia a dondolo nella cameretta di Gabriel e comincia ad allattarlo.
E’ diventata mamma da quattro giorni, non è stato facile abituarsi ai ritmi del bambino e adesso dovrà riabituarsi ad altri ritmi, diversi sicuramente da quelli dell’ospedale.
Si dondola lentamente, con lo sguardo su quella boccuccia piccola e perfetta che ciuccia il latte dal suo seno. L’intimità è tale, da ricreare il rapporto a due avuto con lui fino a qualche giorno prima, quando Gabriel era ancora dentro di lei. Questi momenti intimi e personali, le permettono di osservarlo in silenzio, capire le sue esigenze e anche il suo carattere per imparare a conoscerlo.
Ha già dato ad intendere che, mentre mangia, non gli piace essere disturbato, non vuole rumori intorno e nemmeno tante coccole. In caso contrario smette di ciucciare e si lamenta, come a chiedere un po’ di privacy per la sua pappa, accetta solo  qualche carezza sul viso di tanto in tanto, niente di più.
Di solito dorme tranquillo, ma quando è sveglio vuole mantenere il contatto fisico. Se è agitato, si calma subito con qualche carezza e, se gli toccano le manine, resta in silenzio e immobile anche senza essere preso in braccio.
Ad una prima occhiata sembra essere un pacioccone come il suo papà, di buona forchetta, visto come mangia di gusto.
Una cosa sicura al momento, è che odia il ciuccio con tutto se stesso, se provano a darglielo quando è nervoso, lo sputa via, innervosendosi ancora di più e questo dimostra che nasconde già un bel caratterino.
L’atmosfera è rilassante alla piccola luce di una lampada che proietta il sistema solare sulle pareti e sul tetto della stanza: un cielo notturno pieno di stelle con tanto di pianeti, sole e luna compresi.
Lo osserva, pensando che la natura e l’istinto sono una cosa tanto misteriosa, quanto meravigliosa. Senza che nessuno glielo abbia insegnato, quel cucciolo di uomo sa esattamente dove trovare il cibo e il calore che desidera. Ciuccia con gusto, con gli occhi aperti e rivolti su di lei, che continua a fissarlo e sorride: non riesce ancora a capacitarsi che quella manina stretta a pugno sul suo seno, appartenga ad una creatura a cui lei ha dato la vita.
Sta davvero allattando suo figlio.
La sensazione di essere osservata la distoglie da questi dolci pensieri. Solleva lo sguardo… e la testolina di Stella fa capolino dalla porta.
-Ehi… ma lo sai che ore sono?-
Le chiede sussurrando, per non disturbare la pappa di Gabriel. La piccola scuote la testa.
-E’ ancola buio!-
Sussurra anche lei, imitando la mamma.
-Appunto! Dovresti dormire…-
Stella fa un paio di passetti in avanti e appoggia le spalle al muro accanto alla porta.
-Ma lui mangia temple? Anche di notte?-
Kate sorride e allunga un braccio verso di lei.
-Vieni vicino a noi, svelta.-
Stella corre verso la mamma, si accuccia nel suo abbraccio e guarda Gabriel mangiare.
-Non è una cota stlana che mangia da lì? E’ una magia pule quetta!?-
Kate annuisce.
-Già… è proprio una magia! Per i prossimi mesi questo sarà per lui colazione, pranzo e cena.-
-Ma pule io mangiavo cotì?-
-In modo magico? Sicuro… e pure io, sai?! Tra qualche mese comincerà con le pappette e allora saranno guai, perché quelle non sono magiche e se non gli piacciono, me le sputerà in faccia.-
La piccola ride arricciando il nasino e la guarda per qualche secondo in silenzio. Sono vicine, occhi negli occhi e ad un tratto, Stella sospira. Kate le bacia la fronte e le accarezza i capelli.
-Cosa c’è che non va Stellina?-
La bambina si appoggia sulla sua spalla e passa un ditino sulla manina di Gabriel.
-Ma tu… mi vuoi ancola bene?-
Kate la stringe forte, appoggiando il mento sui suoi riccioli ribelli, poi le solleva il visino. Guarda quell’azzurro limpido, che le ricorda tanto lo sguardo di Rick dal primo giorno che li ha visti insieme e, nello scintillio di quel colore, vede l’ansia di una bambina che cerca solo conferme. Sente un nodo in gola per paura di non riuscire a farle capire quello che prova per lei.
-Io ti amo Stella, immensamente.-
Le dice in un sussurro, sorridendo.
-Amo te come amo Gabriel… allo stesso modo. Il cuore della mamma è grande, sai?-
-Davvelo?-
-Certo… E non devi pensare mai che papà ed io non ti vogliamo bene solo perché è arrivato Gabriel, perché sarebbe impossibile.-
Stella si stringe a lei e appoggia la testa nell’incavo del suo collo, sospirando.
-Anch’io ti voglio tanto bene mamma… e voglio tanto bene anche a Gabiel e a pappà e ad Alessis e alla nonna e al nonno e… a tutti.-
Ruota il braccio intorno a sé, come a volere riunire tutta la famiglia in un abbraccio e Kate ride, stringendola ancora di più, poi le solleva di nuovo il visino per guardarla negli occhi.
-Ma ti sei resa conto che adesso sei diventata la sorella maggiore?-
-Ma non è Alessis la solella maggiole?-
-Certo, ma lei ha appena cominciato il college, non sarà sempre qui con noi, non sei più la piccolina di casa, ora sei una sorella maggiore…-
La bambina spalanca gli occhi, che brillano alla luce dell’universo.
-Davvelo?-
Kate annuisce e le accarezza ancora i capelli.
-Davvero! Gabriel ha bisogno di tante cure e tu mi dovrai aiutare.-
-E che devo fale?-
-Mi aiuterai a fargli il bagnetto, a dargli la pappa quando me la sputerà addosso. Quando sarà più grande gli insegnerai a camminare, a ripetere le parole difficili, giocherai con lui e se sarà necessario, dovrai anche rimproverarlo. Devi proteggerlo!-
-Ti!?-
-Certo… è una grande responsabilità essere una sorella maggiore, credi che ne sarai capace?-
Stella annuisce freneticamente.
-Tittititi…-
-Sei sicura?-
-Ticulittima!-
Si stringono forte e Stella guarda Gabriel.
-Mammina ti è addommentato.-
Kate abbassa lo sguardo e si sistema la spallina della camicia da notte.
-E’ sazio, ma vedrai che tra un paio d’ore vorrà mangiare di nuovo.-
-Ma cotì non ha il tempo di digelile!-
Kate ride e la bacia ancora.
-Mi aiuti? Tu rimbocchi le coperte a lui ed io poi, rimbocco le coperte a te.-
La bambina annuisce.
-Però non facciamo rumore, sennò svegliamo papà.-
Entrano in camera da letto, Kate mette il piccolo nella culla e Stella gli rimbocca con cura il lenzuolino bianco, ricamato con piccoli elefantini azzurri.
-Togni d’olo Gabiel, dommi tlanquillo, ti ploteggo io.-
Gli mette vicino l’elefantino e gli dà un bacio sulla fronte.
Guarda la sua mamma, la prende per mano e una volta nella sua stanza, si mette a letto abbracciata al suo PufPuf. Kate la copre per bene, si siede sul letto e le accarezza il viso.
-Buonanotte piccola mia e buonanotte anche te PufPuf… e non dimenticare che mamma e papà ti vogliono un mondo di bene.-
La piccola annuisce. Uscendo dalla stanza, Kate sorride a Stella che le fa ciao con la manina, lascia la porta socchiusa e torna in camera da letto.
Dà un’altra occhiata al bambino e sottocchio si sente osservata. Rick sta sbirciando da sotto al cuscino.
-Che fai, origli tu adesso?-
Lui riemerge e si appoggia sul gomito.
-Beh… sai… andando con lo zoppo… vieni qui presto, prima che si svegli di nuovo.-
Lei si accuccia accanto a lui e lo bacia.
-Inizio di gelosia in vista?-
-Non credo che Stella sia gelosa, Gabriel richiede tante attenzioni, è il primo giorno che è in casa con noi, per lei è tutto nuovo, credo solo che si sia sentita un po’ messa da parte.-
-Ma da quanto ho sentito, sei stata brava a tranquillizzarla.-
-Lo spero! Sarà difficile…-
-Mh… Stella è una bambina intelligente, se la teniamo impegnata con Gabriel, andrà tutto bene.-
-Non mi riferivo a Stella, sarà difficile tornare al lavoro.-
Lui sorride.
-Non ci devi mica tornare domani! Hai ancora un paio di mesi.-
-Appunto! Più tempo passa, più sarà difficile staccarmi da loro e riprendere il ritmo del distretto.-
-Oh… lo dici solo perché lui ancora non ha capito la teoria ‘piango e ottengo tutto quello che voglio’, ma appena l’avrà registrata e messa in pratica, non vedrai l’ora di trovarti nella sala interrogatori a torchiare un pazzo assassino. New York, attenta, Beckett torna all’attacco!-
Lei ride e si stringe più forte a lui.
-Io parlo sul serio Rick!-
-Anch’io parlo sul serio. Dobbiamo solo organizzarci, hai la fortuna di avere un marito che può lavorare a casa, per quanto può servire c’è mia madre… ci siamo riusciti con uno, ci riusciremo con due.-
Lei lo guarda fisso negli occhi.
-Tu ed io… Castle?-
Lui sorride e la bacia.
-Tu ed io… Beckett!-
La bacia ancora, con calma, le accarezza il collo e ad un tratto solleva la testa, spalancando la bocca.
-Che c’è? Perché hai smesso di baciarmi?-
Gli chiede lei mostrando una finta sorpresa.
-Come perché, che stai facendo?-
Sussurra guardando la mano di sua moglie, finita casualmente sotto al lenzuolo.
-Credevo che anche tu volessi essere rassicurato sul fatto che ti voglio bene!-
Risponde lei mordendosi il labbro.
-O santo cielo… detective! Abbiamo un bambino in camera, non ti vergogni?-
-Perché dovrei? Era con noi anche prima e anche prima ci facevamo le coccole… e pure tante.-
-Beh… pensavo fossi ancora… in convalescenza!-
-Infatti, io ho parlato di fare le coccole a te…-
Il tocco di Kate si fa più potente, Rick sospira e solleva le spalle.
-In effetti… è vero, Gabriel è sempre stato qui ad origliare! Siamo una famiglia di origliatori professionisti!-
Solleva un sopracciglio con fare malizioso.
-Pensandoci bene, senza le coccole, lui non sarebbe nemmeno qui…-
Kate nasconde il viso sul suo petto, per smorzare una risata e lui la stringe ancora di più a sé.
-E poi hai ragione… sono geloso, mi sento messo da parte… ho bisogno di un mucchio di coccole…-
Sussurra sulle sue labbra, baciandola dolcemente. La dolcezza del bacio si trasforma in qualcosa di più profondo, lui si scosta e mette la fronte sulla sua.
-Deduco che non devo preoccuparmi per la depressione post-parto!-
Lei appoggia il viso nell’incavo del suo collo e sospira.
-Sono così serena e felice che potrei anche spiccare il volo!-
Un altro sospiro fa spostare Rick e lei si sistema più comoda attaccata a lui, che sorride quando si accorge che si è addormentata.
-E sei così stanca che ti faresti volentieri una bella dormita!-
Le dà un bacio sulla fronte e resta a guardarla un paio di minuti, poi solleva lo sguardo verso il comò e sorride…
 
Kate fa una strana smorfia con le labbra. Mentre dorme si passa la mano sotto la schiena e apre gli occhi lentamente. Trova l’oggetto che ha disturbato il suo sonno, infilandosi in mezzo alle costole, lo guarda e corruccia la fronte: una penna!
Che fine hanno fatto le coccole?
Guarda la sveglia e si rende conto di essersi addormentata almeno due ore prima… senza coccole… si gira a guardare accanto a sé e vede Castle appoggiato alla spalliera del letto, con la testa inclinata di lato, che dorme con un foglio tra le mani, mentre un paio sono caduti sul pavimento.
Invece di dormire ti sei rimesso a scrivere…
Scuote la testa e si alza attenta a non fare troppo rumore. Fa il giro del letto, raccoglie i fogli per terra, toglie delicatamente quello ancora nelle mani di Rick e si dirige al tavolino di fronte al letto.
Ma non avevi detto di avere finito la bozza da mandare a Gina? Che altra ispirazione hai avuto…
Mentre pensa, sistema i fogli sul tavolino sorridendo, ma quando l’occhio le cade sul primo rigo, si ferma a leggere attentamente tutto il periodo.

L’infermiera era molto carina. La sua pelle aveva una sfumatura ambrata. Me lo ricordo perché pensai che il bianco della divisa, faceva risaltare il suo colorito…


Non sono appunti per il libro!
Si gira a guardare suo marito dormire e sorride, si siede sulla poltroncina e, con la mano sotto al mento, comincia a leggere attentamente.
 

Quelle braccine attorno al mio collo, mi hanno fatto lo stesso effetto di quella manina stretta attorno al mio dito…

 

E’ rapita dalle parole che ha già sentito a voce, leggerle e imprimerle nella mente le dà un’emozione diversa, come se si fossero trasformate improvvisamente in formule magiche.
 

Un discorso chilometrico solo per dirti che ti voglio bene, figlio mio…
Amo immensamente te, Alexis e Stella, come sarebbe impossibile amaredi più.
Alla fine ho ceduto, ho fatto come ha detto Kate, come sempre del resto, non riesco mai a scontentarla, anche perché quando vuole, sa essere una piattola, peggio di me.

 
Rivolge ancora lo sguardo sull’uomo che dorme di fronte a lei e stringe le labbra indispettita.
 
Ho scritto questi pensieri, queste piccole virgolette della mia vita, perché tra qualche anno, possiate capire le emozioni che siete stati capaci di darmi tutti e tre in questi pochi giorni.
Ho scritto di una vita passata a cercare di sapere chi sono e a fingere di essere quello che non sono. Donne sbagliate, oggetti costosi, gesti megalomani, che mi davano una felicità passeggera, che dovevano riempire quella brama di essere qualcuno agli occhi degli altri, per appagare quel vuoto dentro di me.
Vuoto colmato in gran parte soltanto da te Alexis, fino al giorno in cui lei ha sconvolto tutto…
Lei ha messo in discussione  tutte le mie scelte, il mio modo di essere, ed è riuscita suo malgrado, a tirare fuori la parte di me che non conoscevo e che non ero altro che io.

 
Si ferma un momento nella lettura e sospira. Lo guarda ancora con tenerezza, ripensando ai loro anni insieme, a quanto lo trovasse irritante, a volte davvero insopportabile e torna a leggere, appoggiandosi le dita sulle labbra.
 
La mia identità la vedo ogni giorno nel verde cangiante dei suoi occhi, nella forza e nella fragilità del suo cuore.
La mia identità siete voi.
Io sono un uomo ricco, ma non è il mio conto in banca a dirlo.
Lo dice questa casa, diventata improvvisamente un focolare.
Lo dicono le discussioni insensate con Alexis e i nostri sorrisi imbarazzati, quando ci chiediamo scusa in silenzio.
Lo dice Stella quando mi chiama pappà, con quelle due ‘P’ che perforano i timpani.
Lo dice Gabriel, con questa manina stretta alla mia.
Lo dice perfino mia madre con le sue follie, le sue manie e l’amore con cui mi ha cresciuto da sola… e soprattutto, lo dice lei, la mia Kate…

 
‘Mia’ quanto può essere meraviglioso questo possesso che la fa sentire parte della sua esistenza, della sua identità.
 
Lei, con i suoi sguardi di fuoco quando sbaglio e mi chiama Castle per prendere le distanze.
Lei, con i suoi sorrisi mozza fiato, quando si avvicina a me e con fare malizioso, pronuncia il mio nome con sensualità.
Lei, con quei silenzi che valgono più di mille parole.
Lei, con l’amore che mette nel suo lavoro, la capacità che ha d’immedesimarsi nelle vittime e la forza di combattere per loro e anche per il suo dolore, quella forza che la fa sembrare dura, ma che nasconde una bambina fragile e bisognosa di un abbraccio caldo.
Lei…
Sto esagerando di nuovo con le parole, credo che potrei parlare di lei all’infinito…

 
Una lacrima bagna il foglio e Kate, prontamente, l’asciuga con la mano, sperando che l’inchiostro non sbiadisca.
 
Ancora una volta mi sono dilungato, solo per dirvi che la mia identità l’ho trovata nella mia famiglia.
Se chiedeste alla gente per strada chi è Richard Castle, probabilmente vi risponderebbe ‘uno scrittore’, ma se qualcuno lo chiedesse a voi, la risposta sarebbe ‘il mio papà’!
Voi tutti parlate di me e fate di me quello che sono: un figlio, un marito, un padre!


Le lacrime scorrono ormai libere sul suo viso, sistema i fogli sul tavolino e ci passa sopra le mani, come se li stesse accarezzando delicatamente. E’ così assorta mentre lo fa, che sussulta al tocco sulla sua spalla.
-Quante volte devo ripeterti che non devi leggere niente, senza il mio permesso?-
Lei china la testa sui fogli sorridendo, senza voltarsi. Continua ad accarezzarli con una mano, mentre con l’altra si asciuga gli occhi.
-Se un angelo mi avesse detto, qualche anno fa, che un papero, un elefantino e due occhi azzurri mi avrebbero resa felice, gli avrei dato del bugiardo!-
-Di più… lo avresti arrestato!-
Risponde lui seriamente, per poi sollevare le spalle.
-Però… che fortuna! Sono al terzo posto dopo un papero e un elefantino senza nome!-
Kate ride e finalmente si gira a guardarlo.
-Chi ti dice che i due occhi azzurri sono i tuoi? Se non te ne fossi accorto qui intorno ci sono un mare di occhi azzurri!-
Lui mette su il broncio, piagnucolando.
-Non mi merito nemmeno il terzo posto!?-
Lei sorride, i suoi occhi brillano nella penombra creata dalla piccola lucina lasciata accesa per poter controllare Gabriel.
-Va bene… fingerò che gli occhi azzurri siano i tuoi!-
Rick si china davanti a lei e le mette le mani sul viso.
-Grazie!-
Le sussurra serio e lei posa le mani sulle sue e corruccia la fronte.
-Per un misero, terzo posto!?-
-Per avermi permesso di amarti!-
Lei sorride e stringe le sue mani, per farle aderire ancora di più al viso.
-Mhh… ad un certo punto ho dovuto cedere, eri diventato insopportabile. L’alternativa era spararti, ma sarei finita in galera!-
Ridono e lui si solleva di poco per baciarla. Le prende la mano e la fa alzare, per poi stupirla, prendendola improvvisamente in braccio.
-Castle… ma che…-
-Shhh… non vorrai svegliarlo prima del tempo, tu ed io adesso abbiamo da fare.-
Le dice adagiandola delicatamente sul letto.
-Anzi, per essere precisi, tu hai qualcosa da fare.-
Lei corruccia la fronte, con uno sguardo fintamente stupito.
-Cioè?-
-Mi avevi promesso le coccole e ti sei addormentata. Mi sento solo e incompreso.-
Dice con il broncio sul muso e Kate non può fare a meno di ridere, sembra Stella quando è arrabbiata.
Lo attira su di sé e lo bacia. Un bacio che non ha niente di casto, anzi… diventa così passionale che lui si stacca improvvisamente per guardare verso il basso: la manina maliziosa è di nuovo tra le lenzuola.
-Kate…-
-Shhh… Meglio sbrigarci, prima che Gabriel reclami la pappa.-
Aggroviglia le gambe a quelle di lui e stringe la mano con forza.
-E così, io sarei una piattola?!-
-Ahia! Kate…-
Lui sussulta per la stretta esagerata.
-L’ho detto affettuosamente… e poi ho precisato una piattola come me… Kate… mi fai male…-
-Già! Voglio farti male…-
Risponde lei e Castle alza gli occhi al cielo, sbuffando. Sta per ribattere, quando nota la porta aprirsi lentamente e fa segno con gli occhi a Kate di girarsi.
-Pare che stanotte qualcuno soffra d’insonnia!-
Sussurra Rick, quando vede entrare Stella di soppiatto.
-Ma non dormi ancora?-
Le chiede Kate e lei solleva le spalle, con il musetto dispiaciuto.
-Gli occhi non ti volliono chiudele! Io ci plovo, li stlingo polte, ma si aplono di nuovo!-
Sorride, quando nota che anche i suoi genitori stanno sorridendo.
-Nemmeno i vostli occhi si volliono chiudele? Ho tentito che pallavate!-
Kate guarda Rick e lui corruccia la fronte.
-Da quando riesce ad arrivare alle maniglie? Fino ad un paio di giorni fa non ci arrivava nemmeno in punta di piedi!-
Sussurra all’orecchio di sua moglie.
-Cresce in fretta e adesso dobbiamo stare attenti, visto che può piombare in camera quando vuole.-
Castle sospira, guardando Stella che non accenna ad andarsene.
-Niente coccole, ho capito!-
-Pecchè no? Io tono blava a fale le coccole, ce le pottiamo fale tutti e tle!-
-Lo so tesoro che sei brava, ma è notte fonda, dovresti dormire…-
Accenna a dire Rick, ma gli arriva una gomitata nello stomaco, quando Kate nota il broncio sul faccino della bambina, così sospira.
-Se ti raccontassi una storia, credi i tuoi occhietti si chiuderebbero?-
Stella annuisce mordendosi il labbro e Rick le fa segno con la mano di mettersi nel lettone con loro.
La bambina non se lo fa ripetere due volte e si sistema immediatamente tra mamma e papà, tutta soddisfatta.
-Allora… hai qualche richiesta particolare?-
-Devi ancola laccontalmi la magia di come Gabiel è uscito dalla pancia della mamma…-
Dice di getto Stella, arricciando il nasino e lui spalanca occhi e bocca e guarda Kate in cerca di un aiuto… che non arriva!
Al contrario, lei si sistema comoda abbracciata a Stella e mostra al povero Rick lo sguardo malizioso più brillante mai sfoggiato.
-Già! Ha ragione… come ha fatto Gabriel ad uscire dalla mia pancia? Avanti papà… raccontaci un po’ questa magia!-
-Ehm… io… cioè… ecco… uff!-




FINE




Angolo di Rebecca:

La famiglia Castle ringrazia!
Con il vostro affetto e la vostra attenzione, gli avete scaldato il cuore,
proprio come la nascita del loro pupetto.
Stella è tenerosa, con lui, con mamma e papà e con tutte le zie... e Gabriel?!
Anche lui sarà teneroso, ne sono sicura, alla fine è un pacioccone come il suo papà :)

Io personalmente, auguro a tutte Voi un Natale caldo e sereno, come può essere il cuoricino di una bimba di quasi tre anni...
Credo che non ci sia cosa più vera e più bella!

Buon Natale *-*
  
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