Questione
di coscienza
Quel
giorno era il primo in cui
entrava in vigore il suo accordo con Neji. Provava ancora un senso di
disgusto
quando ripensava a ciò che aveva promesso. Doveva compiere
volontariamente del
male a qualcuno, e tutto era peggiorato dal fatto che il suo giuramento
era
verso una persona che con molta probabilità non sapeva
nemmeno cosa fosse una
coscienza.
La sua angoscia si attenuò pian piano mentre si avvicinava
alla stanza di
Hinata. A salvarla dalla disperazione c’era il pensiero che
stava agendo per il
bene di un’amica, e questo avrebbe compensato tutto il male
compiuto verso uno
spocchioso Uchiha.
-Buongiorno!- esclamò entrando. Concedendo solo uno sguardo
a Neji, cominciò a
liberarsi di tutto ciò che la ingombrava: zaino, giacca e
una lunga custodia
nera -come ti senti oggi Hinata?-
-Come ieri- fu la sua risposta e Tenten per un attimo fu a disagio.
Ebbe
l’impressione che ogni parola pronta a uscirle dalla bocca
potesse ferirla.
Cercando di apparire rilassata, tirò di un poco il suo
sorriso.
-Andrà meglio domani. Allora, vuoi che ti racconti degli
ultimi pettegolezzi
del liceo?-
-Non è che mi interessino molto … -
-Neanche se si tratta di Naruto?-
Hinata lanciò uno sguardo preoccupato a Neji, che
però sembrò non stare nemmeno
ascoltando il loro discorso. Vedendo che sulla sua faccia non si
muoveva nessun
muscolo e non sembrava intenzionato a prestar loro attenzione,
tornò a
rivolgersi a Tenten.
-Naruto? Oggi l’hai visto?-
-Più che visto, l’ho sentito- esordì
Tenten –se ne stava nell’atrio a
raccontare da vero oratore l’ultima rissa a cui aveva
partecipato. Mi è
sembrato avesse un occhio nero, ma per il resto era in piena salute.
Esuberante, fastidioso e travolgente. Non si smentisce mai-
-Buon pomeriggio gente!- un grido troppo forte per una stanza
d’ospedale
interruppe i loro discorsi.
-Ecco un altro che non si smentisce mai- brontolò Tenten
–cosa ci fai qui Rock
Lee?-
-Sono venuto a trovare Hinata- disse accomodandosi
sull’ultima sedia libera
rimasta e facendo un cenno con il capo a Neji –speravo di
rallegrarle il
pomeriggio. Ride sempre alle mie battute!-
-Perché è troppo gentile- lo liquidò
l’altra.
-Io ti trovo divertente Lee- affermò con voce debole ma
dolce la diretta
interessata –sul serio-
-Ah ah! Che ti avevo detto Tenten?-
-Scusatemi-
Una seconda interruzione impedì loro di continuare il
discorso. Questa volta la
nuova arrivata era Sakura, con camice bianco e occhiali a decorarle il
volto.
Le sue sopracciglia si incresparono vedendo che nella stanza
c’erano più
persone di quante avrebbero potuto, ma non disse niente.
-Dobbiamo portare Hinata a fare degli esami di routine- disse,
rivolgendosi
principalmente a Neji –ma ti riporteremo presto dai tuoi
amici, cara, questione
di un attimo-
Un’infermiera si avvicinò al letto per aiutare la
ragazza ad alzarsi. Da sola
non avrebbe avuto la forza di reggersi in piedi, le sue caviglie e i
suoi polsi
erano come quelli di una bambina di dieci anni ed era talmente esile da
sembrare sul punto di rompersi in ogni momento.
Tenten approfittò della confusione per raggiungere Lee
dall’altra parte della
stanza.
-Che cosa ci fai qui?- gli chiese a bassa voce.
-Te l’ho già detto- rispose l’altro
–sono venuto a trovare un’amica-
-No, tu sei qui perché ti ho detto che ho conosciuto Neji-
sibilò.
-“Ormai gli ho tirato la coda, al mastino, ma non mi
lascerò mordere tanto
facilmente”- continuò l’altro
abbassandosi verso di lei –queste sono state le
tue testuali parole. Cosa avrei dovuto pensare? Voglio scoprire in che
guaio ti
sei cacciata e tirarti fuori il prima possibile-
-Tu puoi giocare con lui ogni sera all’allenamento di arti
marziali e a me non
è concesso nemmeno di respirare la sua stessa aria? Mi
sembra piuttosto
ingiusto-
-Sono sicuro che se ti rivolgi a lui con questa simpatia tra una
settimana ti
omaggerò di un mazzo di crisantemi, al cimitero. Sputa il
rospo, che cosa hai
combinato?-
-Non sono affari tuoi Lee!- si lasciò sfuggire Tenten,
arrabbiata, e vide che
Neji li stava guardando. Il suo interlocutore se la svignò
dicendo che andava a
prendere qualcosa da mettere sotto i denti e la ragazza lo
incenerì con lo
sguardo fino a che non fu fuori dalla stanza.
Non passarono che una manciata di secondi che la sua pazienza fu di
nuovo messa
alla prova. Sbuffando si voltò verso la finestra alle sue
spalle e si mise a
guardare distrattamente i passanti nella strada sottostante, quando uno
spostamento d’aria le suggerì di voltarsi.
Neji torreggiava di fronte a lei con le mani sui fianchi e le spalle
bene
indietro, forse per cercare di intimorirla con la sua stazza, ma la
ragazza non
ne fu troppo impressionata. Tutto quello che provò fu
un’irritazione crescente
per quella seconda seccatura.
-Che vuoi?- gli chiese sgarbata, recuperando l’mp3 dallo
zaino e infilandosi
una cuffia –l’accordo non prevede una qualche
conversazione, quindi lasciami in
pace e fatti anche tu i fatti tuoi-
La seconda cuffia le fu strappata con prepotenza. Presa alla sprovvista
arretrò
di un passo, ma subito dopo tornò indietro e alzò
il mento per guardarlo dritto
negli occhi.
-Non ti ho detto che avresti potuto portare degli assistenti- le disse
incollerito –se succede un’altra volta, stai certa
che qui dentro non ci vieni
più neanche tu-
-Stai per caso minacciando di rompere l’accordo?- chiese
Tenten, scaldandosi a
sua volta –non ci pensare nemmeno! E’
già tanto quello che faccio per te, non
provare a manipolarmi come un burattino, Hyuga, non funziona!-
Cerco di andarsene superandolo di lato, ma lui si spostò
bloccandole il
passaggio e con un braccio l'afferrò per la spalla
respingendola indietro con
tale forza da farla barcollare.
-Parlarmi in questo modo non è un buon inizio- le disse
–o mi porti rispetto o
semplicemente ti togli dai piedi-
-Perché tu mi stai portando rispetto?!-
Spostò la mano che ancora la stringeva con un gesto secco e
disgustato, ma
anche il suo secondo tentativo di allontanarsi fu fermato e questa
volta Neji
l’ afferrò con tanta energia da spingerla contro
la finestra alle sue spalle.
Tenten non riuscì più a nascondere la paura e
stava già cercando un modo per
attirare l’attenzione di qualcuno, quando il ragazzo si
allontanò facendo
scomparire dal suo volto tutta la rabbia con cui la stava investendo.
Lo vide spostare lo sguardo verso il pavimento e scuotere leggermente i
lunghi
capelli neri prima di uscire, senza aggiungere altro e lasciando Tenten
a bocca
aperta e piuttosto confusa.
Neji, invece, imboccò il corridoio con gli occhi fissi sui
distributori
automatici in fondo ad esso.
Non li raggiunse mai.
Nel corridoio adiacente intravide, per caso, una figura conosciuta.
Guardando con
più attenzione si accorse che in realtà erano
due: Hinata e Kiba Inuzuka. Con
passo spedito cambiò direzione e si diresse verso di loro,
che invece non
sembravano essersi accorti di lui.
-Inuzuka, sparisci- disse, conciso e glaciale.
-Sparisci tu, Hyuga- fu la controbattuta.
Senza il minimo timore, Kiba sorresse il suo sguardo e
ricambiò l’astio con
altrettanta sicurezza.
-Ti ho già detto che non hai il permesso di stare qui- gli
disse, afferrando
Hinata e costringendola a fare un passo verso di lui.
-Neji … -
-Chi diavolo credi di essere per dare ordini a destra e a manca?-
continuò Kiba,
alzando la voce di fronte a quella prepotenza.
-Una persona migliore di te-
La risposta che ricevette lo fece rotolare a terra ,portando con
sé anche un
carrello della biancheria. Al frastuono seguirono le urla delle
infermiere e
dei medici, che subito soccorsero Hinata, troppo vicina alla zona della
rissa.
Quando Tenten uscì per maledire chiunque stesse facendo
tutto quel rumore vide
il braccio di Neji, caricato in alto, oltre le sue spalle, scattare
come una
molla e raggiungere con un suono secco il viso di Kiba, che cadde a
terra
violentemente. Corse subito verso di loro.
-Fermatevi!- gridò, facendosi spazio tra la folla che non
osava intervenire –ma
siete impazziti?!-
Non ottenne alcuna risposta. Kiba si era rialzato e si era lanciato
ancora
verso l’avversario, e ora si strattonavano sbattendo contro
pareti, banconi e
barelle.
-Fermatevi!- continuò, e di fronte al suo rinnovato
fallimento decise di fare
di più. Si avvicinò mettendo le mani di fronte a
sé per separarli, ma tutto ciò
che ottenne fu uno schiaffo a dorso sul viso. Chiuse gli occhi, e oltre
a
vedere tutto nero sentì anche un anomalo silenzio.
-Tenten!-
Quando il dolore le fu passato e le lacrime furono controllate, si
decise a
guardare Kiba. Con il fiato corto e il viso sporco di sangue, la
pregava di
perdonarlo. Era stato lui a colpirla e il suo sguardo diceva quanto ne
fosse
dispiaciuto.
-Io non volevo … - esordì.
-Non è niente- lo fermò in modo troppo brusco per
dar ragione alle sue parole.
Kiba non si lasciò convincere e si avvicinò per
controllare i segni che poteva
averle lasciato, accarezzandole la guancia con tanta delicatezza da
farla
arrossire.
-Davvero, non è un problema .. solo .. vattene adesso. Avete
richiamato fin
troppa attenzione-
L’Inuzuka la lasciò con il ricordo dei suoi occhi
pieni di rimorso e la sua
ultima occhiataccia verso Neji le ricordò della sua
presenza. Tenten si voltò ,sperando
che dal suo sguardo lo Hyuga capisse il suo totale disappunto, ma non
riuscì a
trattenersi dal farglielo sapere anche a parole.
-Ti sei bevuto il cervello? Davanti a Hinata?!-
-Non ho tirato io il primo pugno-
-E che cosa vorrebbe dire?!- sbraitò –non avresti
dovuto permettere che
succedesse e basta-
-Sì, mi piacerebbe vedere te alle prese con uno che tenta di
spaccarti la
faccia- ribatté alterato –stanne fuori-
Chiuse così il discorso e fece per andarsene, se lei non
l’avesse richiamato
ancora una volta.
-Vai a far vedere quella mano- consigliò aspramente
–si sta gonfiando-
-E’ così già da un pezzo-
Le voltò le spalle definitivamente, mentre a Tenten
tornò alla mente l’occhio
nero sul volto di Naruto. Strinse i pugni e borbottò una
serie di insulti,
prima di ritrovare il controllo e correre a vedere come stava Hinata.
Si era
già tranquillizzata, solo non riusciva a capire il motivo
della loro ostilità e
ne fu molto dispiaciuta. Tenten la lasciò poco dopo, con i
nervi a fior di
pelle e sperando di non incontrare strada facendo Neji. In caso
contrario, avrebbe
saputo come salutarlo.