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Autore: rainsperfume    20/12/2012    1 recensioni
Era passata un’altra giornata, non si poteva certo dire che fosse una delle migliori ma ormai il susseguirsi del giorno e della notte non le faceva alcun effetto. Anzi, ogni volta che andava a dormire sperava di non risvegliarsi il mattino seguente.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Il sole era alto nel cielo e i cinguettii degli uccellini si susseguivano in una lenta danza melodica quando si svegliò. La brezza leggera del vento portava con sé la freschezza e l'odore salmastro del mare. Inspirò profondamente quasi fosse la prima volta che lo sentiva e sorrise ancora ad occhi chiusi, preda del dormiveglia. La stanza era immersa nella semi-oscurità, tutto era in ordine tranne per le scarpe buttate ai piedi del letto e la borsa in pelle nera appoggiata sul tavolino accanto al letto. Si passò una mano tra i capelli sospirando e aprì gli occhi come se fosse la cosa più difficile che avesse mai fatto. Appena si mise a sedere al bordo del letto, osservò con disgusto le sue gambe. Erano puntinate da piccoli lividi bluastri messi a formare dei semicerchi, probabilmente frutti di dita troppo pretenziose appoggiatesi sul suo corpo. Fece risalire gli occhi sui suoi fianchi, ridotti a una distesa di macchie informi forse anche peggiori di quelle sulle gambe. Ma ne era valsa la pena: dopo aver frugato per qualche secondo nella borsa, ne tirò fuori 150 sterline ben piegate. Mise i soldi in un salvadanaio che le era appartenuto fin da piccola. Ci sarebbe riuscita, ad avere una vita normale. Avrebbe frequentato l'università, conosciuto persone e dopo essersi laureata avrebbe potuto anche concedersi all'idea di mettere su una famiglia. Voleva cominciare a vivere veramente con la prospettiva di perdersi nelle più sottili sfaccettature di ciò che la circondava. Chiuse per un secondo gli occhi al solo pensiero del futuro che l'attendeva a braccia aperte. Se si sforzava riusciva ad immaginarsi camminare tra le strade luminose di Londra, o Liverpool, o qualsiasi altro posto abbastanza lontano dalla vita che stava conducendo in quel momento.
I suoi pensieri furono interrotti da un bussare frenetico alla porta, nessuno le faceva visita di solito. Si alzò dal bordo del materasso e con due falcate raggiunse l’unica apertura, oltre alla piccola finestra, presente nella stanza. Non fece nemmeno in tempo ad appoggiare la mano sulla maniglia che dall'altra parte udì una voce profonda che le penetrò fin nelle ossa.
«E’ ora, preparati.», tuonò Sam prima di allontanarsi con passo pesante.
Sam era il proprietario di quelle quattro mura che costituivano uno dei bar, se così si poteva chiamare, più frequentati di tutto il vicinato. E per vicinato si intendeva gente di strada, tutte le persone che bene o male venivano emarginate dalla società. Si potevano considerare tutti una famiglia, la gran parte dei frequentatori erano ormai di casa e non si facevano alcuno scrupolo a condurre i loro loschi affari alla luce del giorno. A Sam tutto questo andava bene finché guadagnava abbastanza per arrivare a fine mese, ma una volta all'anno riceveva una visita da parte delle forze dell’ordine che avevano il compito di assicurarsi della correttezza dell’andamento dell’attività. Per quella data il locale si svuotava completamente, e anche lei doveva andarsene. Se si fosse arrischiata a restare l’avrebbero di sicuro scovata nel suo nascondiglio, che per quell'occasione veniva adibito ad ospitare le caldaie altrimenti tenute all'esterno, e l’avrebbero affidata ai servizi sociali. Allora sarebbe stata la fine. Avrebbe dovuto lavorare, e addio ai suoi sogni di poter prendere una laurea studiando come qualsiasi ragazzo della sua età. Raccattò le sue poche cose che infilò nella borsa nera appoggiata sul materasso e si infilò alla svelta un paio di jeans scoloriti, una maglietta azzurra e un paio di scarpe da ginnastica con la suola mezza scollata. Lanciò un ultimo sguardo a quella che era diventata la sua camera prima di uscire abbassando gli occhi per non rischiare di essere accecata dal sole caldo. Con un gesto meccanico si portò una sigaretta alle labbra e la accese velocemente come se stesse facendo una cosa orrenda e qualcuno la potesse vedere. Ma non c’era nessuno, non c’era mai stato altro lì oltre che alla sua costante presenza. Prese a camminare lungo la linea d’alberi che partiva da dietro l’edificio e continuava lungo tutta la passeggiata sterrata che conduceva alla cittadina vicino. Era da parecchio che non provava ad andare in centro, magari per potersi togliere qualche piccolo sfizio, come comperare qualche dolce o un nuovo paio di jeans. L’ultima volta era stata più di un anno prima, quando vi si era avventurata da sola stufa della continua atmosfera stantia delle serate passate all'interno del locale.
La città era esattamente come se la ricordava, l’aria era fresca e nonostante la presenza di macchine non aveva l’odore di smog che impregnava l’asfalto della lunga strada che passava accanto al bar. Quelle persone sembravano felici, ridevano e parlavano come se fosse la cosa più naturale del mondo. E forse lo era. Rimase ferma in mezzo alla piccola piazza dove ogni fine settimana si radunava un gruppo di bancarelle con le più sfiziose bigiotterie. Era un ritrovo per gente di ogni età e anche chi era da solo aveva sempre l’occasione di fare nuove conoscenze. Guardandosi attorno notò un’insegna subito fuori la porta di un locale che portava la scritta ‘oggi cioccolata calda’. Involontariamente si passò la lingua sulle labbra, inumidendole, e si diresse verso la porta a vetro. L’interno era l’opposto di quanto era abituata, accogliente e con una leggera sfumatura di caffè nel profumo dell’aria calda. Si sedette ad un tavolo e contò mentalmente i soldi che aveva con sé, le sarebbero bastati.
«Una cioccolata grande con panna, per favore.», disse in direzione del cameriere che le si era avvicinato per prendere l’ordinazione e gli rivolse un sorriso più naturale di quanto aveva sperato. Quando la tazza fumante le fu davanti rimase qualche secondo ad osservare il liquido nero come se non l’avesse mai visto. E in realtà di cioccolate calde ne aveva bevute ben poche nei suoi vent'anni d’età, ma cercò di mascherare la sua gioia immensa nel gustarne di nuovo il sapore intenso mescolato a quello fresco della panna. La finì quasi subito, ignorando il bruciore intenso che le si propagava dalla gola ad ogni sorso.
«Ciao, sembri affamata. Posso offrirti una fetta di torta?», un ragazzo le si era avvicinato senza che se ne accorgesse e le aveva messo vicino un piatto con adagiata sopra una fetta di torta al cioccolato che ora stava puntando con il dito. Un sorriso gli colorava il volto dai tratti ancora adolescenziali e la pelle chiara era illuminata da due grandi occhi color nocciola sui quali ricadeva una frangia folta e ramata. A prima vista rimase spiazzata da quella visione, ma poi si aprì in un sorriso e annuì felicemente sincera di avere compagnia almeno quel giorno. Gli fece spazio sul tavolo e, per la prima volta da quando ne aveva memoria, sentì le guance andare in fiamme.




Eccomi qui dopo un bel po' di tempo. E' stato un periodo duro, tra la scuola e il resto, e non sono riuscita a scrivere una parola degna di quel nome. Penoso. Ma mi sono rifatta alla grande e ora comincerò a sfornare con più fluidità i miei capitoli e le mie storie. Non sono particolarmente fiera di questo, ma dopo mesi di ibernamento mi ritengo soddisfatta se riesco ancora a mettere assieme soggetto e predicato. Nonostante tutto, spero vi piaccia e se potete lasciatemi qualche commento in modo che possa riuscire a migliorare nelle prossime pubblicazioni :)
  
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