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Autore: Lelusc    22/12/2012    1 recensioni
Rosmery diciannove anni, riceve una cartolina da un famoso ladro, chiamato l'angelo oscuro.ed è così che comincia la nostra storia,ma che atro succederà?
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono contenta di aver scritto questo primo capitolo,spero vi piaccia e ditemi cosa ne pensate grazie. by Lelusc

 

 

Vorrei cominciare dicendo che mi chiamo Rosmery e ho diciannove anni. Sono ricca, molto ricca, e giusto per chi non ha capito, ricca e aggiungerei purtroppo, o forse no, dipende dai punti di vista,però la mia storia inizia con i soldi che diciamo sono fondamentali.

Quella mattina stavo dormendo nel mio comodo letto a baldacchino, sotto le mie morbide trapunte di seta. Cominciando così sembro molto vanitosa e altezzosa ma posso giurarvi che non lo sono, sono solo figlia di un intelligente uomo d’affari, che ha fatto fortuna dopo lunghi anni di lavoro e poiché abbiamo i soldi, non vedo perché non possiamo vivere bene.

Certo ogni tanto così come tutte le ragazze vado a fare spese pazze per centri commerciali, ma non vedo che problemi ci siano.
Comunque ritornando a noi. Ero nel mio caldo letto, alle dieci di una normalissima mattina di un comune sabato.
 Avevo fatto tardi per finire i compiti per lunedì. Che cosa credete, che se sono ricca mi diverto solo e non faccio i compiti? allora avete capito proprio male,io sono molto brava a scuola e non per vantarmi,solo per farvi capire che non dormo sugli allori,però ho piccole comodità.

La luce che filtrava dalla tenda ricamata davanti alla doppia portafinestra mi colpiva esattamente il viso e non so quante volte mi girai e rigirai nel letto per evitare che m’infastidisse, quando un rumore ripetuto sulla porta mi svegliò del tutto. Chiunque fosse entrò senza attendere né chiedere il permesso, non che servisse, siamo una famiglia, però sapete com’è, sono pur sempre una ragazza. 

Era Carl il mio maggiordomo. Carl ed io siamo inseparabili, come fratelli, mio padre l’ha tenuto con sé quando la sua povera madre, la mia governante, si ammalò gravemente e fu trasferita in un’isola dal clima più caldo e assistita dal miglior medico che mio padre riuscì a trovare e curata con le migliori medicine, ma nonostante tutto questo, purtroppo non c’è più da ben quindici anni, io non la ricordo molto bene, ricordo solo qualche parola della dolce ninna nanna che mi cantava, ma giusto qualcosa, visto che sia io che Carl allora avevamo tre anni.

 Carl rimase con noi e diventò per sua volontà nostro “maggiordomo” ci disse che voleva stare al nostro servizio per ripagarci delle medicine del medico e del viaggio, non che servisse, gli avevo dato subito del matto e avevo provato a fargli cambiare idea, ma non c’era stato verso, così ora è il nostro maggiordomo, non che lo veda veramente così, per me è un amico speciale e un fratello “ehi dormigliona, svegliati c’è la colazione".
 
"No, Carl lasciami dormire, ieri ho fatto tardi” “no signorina si deve svegliare” subito mi venne il voltastomaco e feci sbucare la testa da sotto il cuscino dove l’avevo messa per via dei raggi del sole che mi disturbavano e per non sentire lui “quante volte ti ho detto di non chiamarmi così, anche papà è d’accordo” “lo so l’ho fatto apposta così ti svegliavi” “tu sei…   furbo” “certo ci vuole questo e altro per stare con te” “non è vero” “alzati guarda che bella colazione” “chi l’ha fatta?” “io” “allora passo” “ehi! Che vorresti dire?” e ridendo mi misi a sedere sul letto, soffocando con la mano uno sbadiglio, un boccolo color caramello mi calò davanti al viso, lo guardai e cominciai a soffiarlo per togliermelo da davanti “accidenti devo sembrare un mostro” “no sei solo  un po’ scarmigliata” sospirai e scesi dal letto,così che la camicia da notte candida e ricamata che mi si era tirata su mostrando le gambe mi ritornasse a sfiorare i piedi.

Mi sedetti alla toletta e iniziai a sciogliermi la treccia che era rimasta “ma non potevi prima mangiare?” “sai che odio essere in disordine” “fai come vuoi, però potresti sembrare troppo vanitosa” sospirai.

Ad un tratto si spalancò la porta ed entrò  Louise la mia cameriera,ah giusto perché non pensiate male,in famiglia siamo solo in quattro,mio padre,io Carl,Louise.

Mia madre morì dandomi la luce e da allora ho avuto Dalia la madre di Carl, la mia governante, e ora ho Louise e Carl.
“Ancora non hai fatto colazione? Quanto ci metti?” “ecco la mamma, urrà” “quanto voglio io, Louise” “viziata” “grazie siete proprio i famigliari che vorrei sempre con me”mi sorrisero beati loro che si divertono a stuzzicarmi, ma poi toccherà a me “ti ho portato il cellulare che come sempre dimentichi in sala” “oh si dammi” e controllai subito se avevo delle chiamate perse “la colazione che ti ho fatto con tanto amore si sta raffreddando” “si Carl,ora la mangio” non avevo nessuna chiamata,meglio così; “fatemi un favore uscite così mi cambio e poi vengo a mangiare di la in sala come tutte le persone civili” “come desidera” “mi rispose Carl sghignazzando “Carl!” “si signora” “smettila” e mentre rideva si diresse alla porta seguito da Louise.

Finalmente da sola aprii l’armadio a due ante di legno di rovere e guardai tutti i vestiti che avevo, alla fine optai per un paio di pantaloni neri felpati con un maglioncino bianco e ornai il tutto con una collana con il ciondolo d’argento a forma di rosa accompagnata dai suoi orecchini,  che mi aveva regalato mio padre per il compleanno, poi indossai  gli stivaletti neri lunghi fino alla caviglia e mentre uscivo dalla stanza mi legai i capelli in una treccia,che mi arrivava quasi a metà schiena.

Scesi dalla scala che mio padre volle costruire con il marmo di Carrara e mi ritrovai nella sala, il tavolo da otto di legno scuro e massiccio, era davanti al grande camino di marmo bianco decorato, il divano con penisola di un bel color marrone rossiccio dava calore e stile principesco alla stanza chiara, le tende rosso pompeiano con drappeggi davano un senso di oppressione al meno, a me e in fine una grande portafinestra che dava sul giardino della villa che illuminava la stanza.

Sul tavolo c’era la colazione, come sempre troppo abbondante, croissant fatti a mano da Carl che è un mago nel cucinare i dolci, solo quelli però, l’addetta al pranzo e alla cena era Louise.

Così mi sedetti sulla sedia imbottita e cominciai a mangiare un croissant e a bere del caffè nero, poi visto che mi chiedeva di essere mangiata anche la macedonia,portai il vassoio in cucina,e controllai l’ora sul cellulare,avevo un appuntamento con le mie due migliori amiche  ed era quasi ora, meglio dirigersi al nostro punto d’incontro,così presi la giacca dal appendiabiti vicino al entrata, la borsetta e uscii.

Mi poggiai alle colonne di marmo dell’entrata per sistemarmi gli stivali che mi stringevano troppo e scesi le tre scalette. indossai la giacchetta, misi la borsa sulla spalla, e m’incammina fino ad arrivare al cancello. 
 

 
  
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