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Autore: zorrorosso    22/12/2012    9 recensioni
”Un mostro! Un mostro vi dico! Il volto gli colava dalla testa come se fosse stato spellato! Come se fosse morto, tuttavia in vita, si muoveva e camminava... "- Alcuni segreti non possono essere svelati con facilità! ***mentre sto preparando questa storia per traduzione ed editing, verranno aggiunti dei capitoli "prequel"***
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aramis, Athos, Cardinale Richelieu, Duca di Buckingam, Milady
Note: Cross-over, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di Uomini e Mostri...'
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“...Athos potrebbe usare l’immersione come via di fuga, e’ un sommozzatore esperto: controllate tutti i torrenti, i canali e le fognature.
Aramis si avvale della sua furtivita’: e’ molto agile, controllate ogni torre, ogni tetto.
Porthos si avvale della forza bruta: il suo attacco preferito, e’ quello di farsi catturare dall’opposizione...”(1)


Capitolo 1
Danze, mostri e fantasmi

 
 
La taverna riluceva di una luce offuscata: quell’estate non era delle più calde, ma il fuoco acceso nelle cucine e gli ampi candelabri, riscaldavano l’aria rada, tanto da far bruciare gli occhi, affannare leggermente il respiro ed asciugare le bocche, dissetate con grossi calici di vino rinfrescato dall’acqua di un pozzo.
 
Alcuni musicisti aprirono le danze e molti degli astanti cominciarono pigramente a ballare.
D’Artagnan alzò un’altra volta la sua coppa in onore dei compagni e delle loro imprese, un guizzo di luce brillò negli occhi pieni di entusiasmo giovanile, questa volta cominciando ad argomentare:
 
“Avete sentito le voci che girano a Corte? Sua Maestà vorrebbe organizzare una grande festa in onore dei moschettieri!”. 

Gli altri si interruppero sorpresi: i moschettieri erano stati disciolti da diversi mesi e i quattro combattenti ora vivevano nell’ombra, come spie o mercenari, nella speranza di non essere chiamati al fronte.
 
“Mh? State scherzando? E perché mai?”- si sorprese Porthos
 
“Da quel che sembra, è nelle sue intenzioni ricostituire un nuovo ordine, seppure modesto, di guardie reali: non sembra affatto contento della condotta attuale delle guardie cardinalizie...” -cercò di spiegare il ragazzo.
 
“Non è solo il Re a decidere le sorti della Francia, D’Artagnan! Sicuramente ci saranno ragioni che continuiamo ad ignorare...” –lo ammonì severo Aramis.
 
“Allo stesso tempo il Cardinale sta contando i giorni che lo separano dallo spedirci al fronte! Potrebbe essere tutta una trappola che lui stesso sta cercando di tramare” – constatò Athos sorseggiando un altro bicchiere di vino.
 
“Però prima che sorga l’alba di quel giorno, voglio aver svuotato le botti e le cucine di questa taverna! Ed amato almeno cento donne!”- lo interruppe Porthos.
 
“Amico mio di tante battaglie! Lasciate che vi aiuti nel vostro intento!”- sorrise Athos riempiendo nuovamente i bicchieri dei suoi commensali.
 
“D’Artagnan, voi siete giovane, ed il re è altrettanto giovane! È una fortuna per voi essere tra le amicizie reali. Tutto questo potrebbe un giorno ritornarvi davvero utile!”- constatò Aramis.
 
“Il giorno in cui Sua Maestà vi chiamerà a corte chiedendo chi di noi verrà spedito alla Rochelle, mi auguro che vi ricorderete di noi: di me e dei mei sontuosi doni, di Athos, della sua arguzia, degli insegnamenti che vi ha offerto... Non di Aramis! Lui potrebbe sempre fingersi un prete e sopravvivere comodamente!”- ribadi’ Porthos.
 
“Credete davvero che è mia abitudine sfruttare la fede per i miei comodi? Come vi permettete di insinuare una cosa del genere! Non sono mica come voi!”- esclamò immediatamente Aramis, battendo la mano sul tavolo.
 
"È la verita’! È con le vostre scuse che vi insinuate ovunque!”- ribadì Porthos alzando il tono della voce ed avvicinandosi aggressivamente all’altro moschettiere, affatto intimorito.
 
"Se mai i vostri sospetti si dimostrassero fondati, non mi dimenticherò di voi!”- li interruppe D’Artagnan.
 
"Se di danze si tratta, dovreste praticare di più i vostri passi, Porthos!”- incalzo’ nuovamente Aramis.
 
“Badate alle vostre, di gambe!”- ribattè nuovamente lui strattonando la donna che stava servendo le vivande e convincendola ad una veloce giravolta.
 
“Sta a voi, D’Artagnan, giudicare con quali modi conquistare le vostre dame. Se i vostri interessi sono ancora per quella damigella di compagna, Constance, vi consiglio, tuttavia, un approccio diverso dalle cortesie del nostro amico!”- suggerì Athos, indebolito sia dall’aria chiusa che dal vino.  
“Aramis! Aiutatemi voi qui, dimostrate al nostro D’Artagnan come aprire le danze con una dama di corte!”- il moschettiere più magro del suo compagno, ma all’incirca della stessa altezza si guardò attorno.  
"Non vedo dame di corte con le quali aprire sontuose danze, amico mio!”- rispose.
 
“Non siate puntiglioso: ci sarà una donna in tutta la locanda che attira le vostre attenzioni?!”- chiese nuovamente Athos, puntando i suoi occhi di un blu profondo su di una dama dai folti riccioli biondi, accompagnata pero’ da un altro cavaliere.
 “Va bene, seguite allora attentamente” – pronunciò nuovamente Athos dopo essersi guardato attorno un’ultima volta.  
L’uomo prese in mano un piatto, lo pulì con la manica della giacca ed incominciò a volteggiarlo come fosse un ventaglio:  
“Vedete, una vera dama non vi inviterà mai a danzare con lei, ma si farà notare!”- disse guardando Aramis e sbattendo vistosamente le ciglia, lui incrociò i suoi sguardi leggermente imbarazzato –“Athos, avete bevuto un po' troppo stasera, forse è arrivato il momento di rincasare”- continuo’ distogliendo lo sguardo.
 
“Voi non siete come me, sapete come ammaliare una donna! Mostrate a D’Artagnan come avvicinarvi!”- continuò Athos  muovendo le spalle ed allungando la mano libera.
 
Aramis trasse un lungo sospiro rassegnato, indossò il suo cappello e si allontanò dal tavolo di qualche passo, si tolse di nuovo il cappello per ritornare inchinato ai piedi nell’amico e prendergli la mano –“Mi concede questo ballo, damigella?!”- disse incrociando velocemente gli occhi chiari con quelli dell’amico. Athos sorrise divertito, si alzo’ e facendo finta di scostare delle ampie gonne, pronto per aprire le danze.
I due cominciarono a ballare assieme, tra le risate degli altri due commilitoni ed una grazia dubbia.
“Siete rosso in viso, siete per caso affannato?”- chiese Aramis rallentando il passo di danza.
“Sara’ il vino...”
“Non dovreste essere la mia dama, Athos, dovreste trovarne una tutta vostra... E lasciare che io trovi la mia per stanotte!”
“Ah! Aramis... Una donna diversa ogni sera e mai un rimorso la mattina dopo! Alle volte vi invidio!”
“La vostra devozione fu ammirabile, Athos. L’amore e’ un sentimento nobile che va rispettato nella gioia e nel dolore. Non dovreste invidiarmi, sono io che dovrei invidiare voi!”- commento’.
Gli occhi del moschettiere esile si inumidirono leggermente, senza che l’altro lo notasse, e senza lasciare, pero’, la presa della danza.
“Mi dispiace Aramis, in questo periodo sono stato miserabile e patetico...”- mormoro’ lui fermandosi-
“Siete stato miserabile e patetico, Athos. Porthos ve lo confermera’. Ma a che servono gli amici, se no?” -Dicendo cosi’, Aramis incrocio’ i suoi occhi un’ultima volta e sorridendo, lo lascio’ andare.

La cattedrale era quasi del tutto buia, talmente grande da poter sentire una lieve brezza quando i portoni venivano aperti. Di giorno i ceri venivano spenti, ma quella mattina il cielo era molto coperto. Solo qualche raggio di luce grigia traspariva dalle feritoie strette ed allungate. Dei passi riecheggiarono dalle navate piu’ in ombra, verso il sacerdote immerso nelle sue letture. L’ uomo alzo’ lo sguardo verso l’ombra.
Era normale che a quell’ora del giorno comparissero le anime in pena.
 
« Deus meus,
ex toto corde poenitet me omnium meorum peccatorum, eaque detestor,
quia peccando, non solum poenas a Te iuste statutas promeritus sum,
sed praesertim quia offendi Te,
summum bonum, ac dignum qui super omnia diligaris.
Ideo firmiter propono, adiuvante gratia Tua,
de cetero me non peccaturum peccandique occasiones proximas fugiturum.
Amen. »

Il sacerdote non riconobbe la voce femminile ed affannata provenire dalla griglia del confessionale, cerco' di avvicinarsi, ma la donna era abbondantemente vestita ed il volto era coperto.
"Padre, mi sono macchiata di un peccato gravissimo..."- continuo' la donna dalla voce abbastanza giovane -"Adulterio?"- chiese il prete dando per scontato che una donna di quell'eta'volesse solo confessare eventi del genere
-"No..."- rispose lei pensosa
-"Furto?!... Omicidio?!"- tentenno' lui sospetto
-"Erm... No, padre"- disse lei sospirando- "Vedete, il mio cuore apparteneva ad un uomo... Ma questi e' venuto a mancare"- qualche singhiozzo si alterno' tra la griglia metallica -"Sono passati molti anni dalla sua scomparsa e dei pensieri impuri hanno da qualche tempo offuscato la mia mente: ho sempre cercato di controllarli, ma ora, quel fuoco che arde dentro di me sta per divampare... Non credo di poter resistere per molto!"-il sacerdote percepiva il suo corpo tremare e battere i denti come presa da potenti brividi -"La mia mente si offusca alla sua presenza! Anch'egli, come me, ha perduto l'amore..."-.
Per quanto quel sacerdote potesse essere devoto e disposto a infliggere la dovuta punizione alla giovane, la saggezza accumulata dalle tante esperienze di vita e dalle tante confessioni passate alle sue orecchie, lo spinse a rispondere in maniera piu’ accomodante:
-"Pregate, figliola. Capisco che siate nel peccato, mia cara, ma siete anche giovane...  Gli esseri umani non sono solo spirito, sono anche carne e sentimenti. Se siete una donna sola, che ha perduto l’amore ed egli e’ altrettanto solo...”- l’uomo si interrompeva spesso, incerto nelle sue parole e bisbigliava vicino alla griglia, guardando fuori dal buco a forma di croce della porticina, per accettarsi che non ci fosse nessuno che potesse ascoltarlo- “Se non siete piu’ legati al vostro passato e i vostri sentimenti sono reciproci, non c’e’ nulla di male a... confidarsi l’un l’altra ed onorare la vostra unione davanti a Dio...”- il sacerdote arrossi’, forse ricordando eventi piu’ vicini a lui-
“Padre! Come potete dire una cosa del genere!”- si sorprese la donna con un tono severo-
“Quando riuscireste a perdonare voi stessa, il Signore vi perdonera’!”- disse lui irritato da quella risposta, chiudendo la porticina della grata ed allontanandosi dal confessionale.

”Un mostro! Un mostro vi dico! Il volto gli colava dalla testa come se fosse stato spellato!  Come se fosse morto, tuttavia in vita, si muoveva e camminava... Alcuni passanti lo hanno visto aggirarsi per la cattedrale. E’ stata mia sorella che ha incrociato lo sguardo con quel... Demone... E lui e' corso via immediatamente, coprendosi con un mantello nero per cercare di non dare nell'occhio, ma con un volto cosi' e' impossibile non attirare attenzione..."- la dama di compagnia, impallidita e con la voce tremante, continuava a parlare sorpresa al cospetto della regina Anna -"Si sara' trattato di un lebbroso o di un appestato. Dovreste pregare per la sua anima, Michelle"- rispose la sovrana cercando di calmare quelle dicerie sul nascere -"Vi dico che quell'uomo e' stato visto ridotto cosi' non molto lontano da qui... Cosa penserebbe Sua Maesta’ di un lebbroso a Palazzo?!”- la regina Anna prese un profondo sospiro, segno d’insofferenza, volto’ le spalle alla dama preoccupata, chiamo’ una seconda dama e si allontano’ da quella veranda coperta che dava sui giardini reali.
 
 Tutto era cominciato proprio quello stesso pomeriggio, un acquazzone estivo: dapprima le rondini cominciarono a volare basso, poi il cielo d’improvviso grigio e pesante, l’aria faticava ad entrare nei polmoni, i primi tuoni, qualche lampo ed infine una lunga serie di fitte goccie pesanti che si infrangevano a terra a tutta velocita’, creando immediatamente grandi pozzanghere. Constance si affrettava ad aiutare la regina verso la carrozza reale quando, dall’alto di un cornicione, qualche cosa si tuffo’ in una fontana non molto distante. Subito rinvenne un uomo coperto da cappuccio e mantello, completamente fradicio.
"Nom de Dieu!"- grido' furibondo e tremante.
"Non scappate cosi'! Non ho ancora finito con voi!"- esclamo' qualcun altro di risposta, la sua voce profonda riecheggio' per la contrada.

La figura, si guardo’ goffamente indietro e, uscendo il piu’ velocemente possibile, comincio’ a correre verso la carrozza inseguito da altri tre personaggi. La Regina e Constance erano gia’ entrate e pronte a dare ordine di partire quando, osservando la scena, riconobbero facilmente le figure di Athos, Porthos e D’Artagnan ridacchiare ed avvicinarsi. I tre si inchinarono velocemente di fronte alla carrozza in simbolo di reverenza, ma altrettanto di corsa si rialzarono e cercarono con lo sguardo quella figura che adesso sembrava essersi dileguata nel nulla –“Cosa vi spinge con tanta fretta a catturare quell’uomo? E’ forse un criminale?”-  chiese la Regina suggerita dalla curiosita’ di Constance –“No, Vostra Maesta’. Si tratta semplicemente di Aramis! Ci stavamo allenando ed e’ caduto in acqua...”- si giustifico’ velocemente Porthos –“Se con l’ allenarvi, intendete dire pagare il conto all’oste...”- suggeri’ Athos.
"Non preoccupatevi! Questa volta offro io! I suoi conti con me li sta gia ben ripagando... profumatamente"- Porthos rise sadicamente ricordando un lontano episodio dei tempi passati.

“Non credevo che anche dei validi moschettieri come voi avrebbero avuto bisogno di allenamento... Anche sotto questa pioggia battente!”- si stupi’ la Regina sorridendo;
“Essere pronti in un momento come questo e’ un dovere! Mai essere colti impreparati!”-  rispose Athos con un ritrovato spirito combattivo e una punta d’ironia.
La carrozza lascio’ i tre e parti’ velocemente verso il palazzo del Louvre, fu solo una volta uscite, mentre stavano scendendo aiutate da un paggio,  che le due donne videro quello spettacolo agghiacciante: al posto del cocchiere, era un uomo ricoperto da un mantello ed un cappuccio nero dal quale si poteva malamente intravedere il volto di un uomo mostruoso! Le guancie e il mento stavano letteralmente colando dalla faccia come fossero state di pane molle. Constance emise un urlo acuto, ma l’uomo riusci’ ad interromperla prima che l’attenzione fosse portata su di loro: “Constance!”- disse l’uomo con una chiara voce mascolina che lei riconobbe facilmente. Poi, come una sorta di magia, lo ripete’ una seconda volta –“Constance!”- e questa volta suonava chiaramente femminile, lasciando le due donne a bocca aperta.
“Aramis?!”- chiese la ragazza incerta,
“Si, sono io”- rispose Aramis inchinandosi alle due donne e nuovamente con la voce che suono’ a loro familiare, continuo’ –“Come moschettiere e servo reale, chiedo a Sua Maesta’ la Regina aiuto, consiglio e protezione”- il moschettiere sembrava gravemente malato.
“Devo rendere a voi moschettieri un favore, chiedete e vi sara’ dato.”- disse la Regina,
-“A voi devo la vita, lo stesso vale per me!”- aggiunse Constance.
 
Credendolo malato, le due donne allontanarono la servitu’ e mantennero stretto riserbo sulla sua identita’: lo accompagnarono velocemente in un salone privato, lontano da occhi indiscreti e cercarono di farlo distendere sul letto.
Aramis si tolse il mantello ed accorse al lavatoio, dove grosse parti di quella che sembrava pelle caddero nel lavabo mentre continuava a sciacquarsi e ripulirsi faccia e orecchie, pezzo per pezzo, l’intero volto si sciolse nella tinozza. A quel punto Aramis si tolse la corta parrucca mora che nascondeva dei lunghissimi capelli biondi e presto si asciugo’ il volto, sotto lo stupore e la meraviglia delle due donne. Per quanto alcuni tratti mascolini, la voce che riusciva a camuffare perfettamente o l’altezza avessero deviato le apparenze in precedenza, adesso non si poteva negare che dinnanzi a loro si presentasse una donna.
-“Beh Aramis, per lo meno siamo sollevate del fatto che non e’ la salute a mancarvi!”-  disse la Regina con aria distaccata.
“Il vostro travestimento e’ impeccabile! Se non foste caduta in quella fontana, poco fa, probabilmente nessuno lo avrebbe mai scoperto! Cosa vi ha spinto a mascherarvi da uomo per tutto questo tempo?”- chiese Constance.
“Ero una ragazzina, provenivo da una famiglia di baroni. Casualmente, un giorno, conobbi l’amore. Insieme eravamo felici, ci saremmo presto sposati se qualcos’altro non fosse accaduto: una rapina, nel pieno della notte! Il mio promesso fu ucciso da uno dei ladri. Non ero pronta a vivere la mia vita succube di quella dolorosa condizione ed accettare immobile il futuro che mi si proponeva d’innanzi, cosi’ scappai quasi immediatamente dalla mia famiglia.
Da allora decisi di rivendicare la morte del mio amato e ritrovare il suo assassino per porlo alla sua stessa fine. Cominciai a vestirmi da uomo, e durante il mio girovagare per la Francia, trovai modo di entrare nei moschettieri senza mai essere scoperta. 
Dapprima, ho provato ad atteggiarmi da religioso in modo da giustificare il mio celibato e mantenere questo segreto piu’ a lungo, ma cio’ non fu possibile in seguito: gli anni passarono ed eventualmente ritrovai quell’uomo e vidi i suoi occhi spegnersi della vita e morire di fronte a me. Da allora provai una colpa quasi imperdonabile nei confronti di Dio, non potevo piu’ atteggiarmi come un devoto. La mia vera fede e’ svanita e vano il tentativo di recuperarla. Decisi di non tornare piu’ indietro e di continuare a vivere come un uomo d’armi.
E’ da molti anni che vivo e mi comporto cosi’, ho dimenticato cosa vuol dire essere una donna e saper conquistare un uomo. In questi anni ho dovuto fingere.
Anche grazie ad alcune amicizie, ho presto provato la mia mascolinita’ anche ai miei commilitoni: come avete potuto notare, rimane facile per me cambiare tono della voce in modo da sembrare un uomo o una donna a mio piacimento! Una volta chiusa la porta della camera da letto, tutto quello che ne accade dietro puo’ essere il frutto dell’immaginazione di chi ascolta.
Ora la mia situazione e’ cambiata: il mio cuore ha ricominciato a battere per qualcuno e non me lo posso perdonare.
Ho gia’ tradito Dio una prima volta macchiandomi di un omicidio, non posso permettere che questa passione avveleni il mio sangue... Non posso tradire il mio primo amore...”- continuo’ la donna mesta ed ora incerta, con le spalle ricurve e le mani incrociate, priva di quella maschera e di quei travestimenti che la avevano accompagnata per anni, ma tradita da quella posizione cosi’ poco femminile.
“Invece dovreste! Questa potrebbe essere la vostra occasione per ritornare allo scoperto e vivere nuovamente come una donna!”- la incalzo’ Constance-
“Dopotutto il vostro amore adesso e’ defunto e siete sola al mondo, non trovo nulla di sbagliato nel desiderio del vostro cuore di amare ancora e tornare a vivere... Che cosa saremmo senza i nostri sentimenti?”- chiese retoricamente la Regina con uno sguardo sognante -“Lasciatevi adornare da Constance”- continuo’- “E troveremo il modo di farvi ritornare una donna!”-.
“Inoltre ho bisogno di una guardia personale addestrata come voi a corte. Potreste vivere qui come dama di compagnia tutto il tempo che volete, esattamente come lo eravate un tempo come moschettiere!”- concluse diplomaticamente la Regina.
 
“Non credo di voler tornare ad essere per sempre una donna... Vi prego, laciatemi riposare e sostare qualche giorno in un salone di corte, da sola, in modo da purificare i miei pensieri e pentirmi delle azioni impure che ho pensato di commettere...”- disse mesta Aramis-
“Una donna dovrebbe vivere il privilegio dell’amore e delle ricche vesti! Dovreste dimenticarvi di questo episodio vissuto come un rimorso, ed invece, trarre da cio’ un piacevole rimpianto!”- ribadi’ la Regina alla giovane donna-
 “Vorrei solo che lui fosse attratto da me, come lo sono io di lui...”- trapelo’ alla giovane arrossendo
“Innanzi tutto dovreste cercare di avvicinarlo, allora...”- ribatte’ Constance
“Pero’ ricordatevi che siete voi la donna! Non potete permettervi di corteggiarlo! Ne di fare il primo passo! Sono gli uomini che devono prendere sempre l’iniziativa!”- continuo’ la Regina.
“Seppure non e’ proibito aiutarli! Potrebbe cadervi il ventaglio, un fazzoletto! Oppure la vostra bestiola vi e’ appena scappata!”- disse Constance nell’approvazione della Regina, vivamente interessata da quel colloquio.
“No! Non ne ho la piu’ pallida idea! Non capisco di cosa state parlando!”- esclamo’ preoccupata Aramis, guardando verso la porta e sfregandosi le mani sulle gambe pronta a scappare via, ma la Regina si alzo’ e le blocco’ la strada.
“Mi spiace per voi, Aramis, voi rimarrete qui e vi insegnero’ a comportarvi come una vera dama: dopotutto siete voi che avete chiesto nostro aiuto e consiglio! Non potete tirarvi indietro proprio ora”- disse lei allontanandosi e lasciandola alle cure di Constance.
 
I giorni seguenti, la ragazza che per tanti anni si era comportata e vestita sempre da uomo, cercava di respirare, malgrado un rigidissimo corsetto e di non inciampare in un ampio vestito azzurro e turchese. Da dama di compagnia della Regina, aveva fatto del suo meglio , almeno nella ricerca curata di vesti e gioielli.
Specialmente quella mattina, Constance aveva ricevuto ordine dalla Regina di vestire la baronessa con ricchi abiti ed acconciarla molto accuratamente, anche se questo avrebbe richiesto molto tempo. Aramis le aveva anche accennato della sua infanzia da baronessa e del suo nome di battesimo, quindi penso’ bene che per passare quei giorni a corte indisturbata, avrebbe dovuto abbandonare il suo nome di battaglia:
“Ripetete con me: sono la Baronessa d’Herblay ed il mio nome e’ Renee”- recito’ Constance dispiegando le gonne in un ampio inchino, per poi porle delicatamente la mano. Aramis, automaticamente si inchino’ e le prese la mano, come avrebbe fatto un cavaliere.
“Haha! No no! Dovete solo dispiegare le gonne e chinare la testa, altrimenti le altre dame e gli altri cavalieri vi prenderanno in giro!”- ridacchio’ la Regina assistendo divertita alla scena.
 “Devo ammettere, baronessa d’Herblay siete un’allieva ammirabile!”- continuo’ la sovrana battendo le mani con un sorriso soddisfatto. “Vorrei proprio vedere i nostri insegnamenti messi in pratica il piu’ in fretta possibile!”- Aramis sgrano’ gli occhi imbarazzata e si inchino’ dicendo: “Maesta’, mentite!”.
Anche se gli sguardi delle due donne davano conferma ai pensieri della baronessa, la giovane regina non rispose. Piuttosto sorrise di nuovo, mostrando i bianchi denti.
“Baronessa e’ arrivato il mio turno di rivelarvi una confidenza”- la Regina Anna comincio’ a spiegare:  “Gia’ sapete, Renee, i trascorsi del Cardinale nei miei confronti. Sua eminenza sta ancora cercando di spodestarmi in modo da porre la Francia in condizione di ricercare nuove alleanze internazionali piu’ potenti o convenienti di quella spagnola. Il Cardinale Richelieu ha organizzato un ricevimento privato per questo pomeriggio”- disse cambiando improvvisamente espressione in volto –“Non ha invitato neppure Sua Maesta’ il Re!”- congiunse le mani nervosamente.
“Che cosa posso fare per voi?”- chiese la ragazza chinandosi-
“E’ giunto il momento mettere in pratica le maniere che Constance ha cercato di ricordarvi. Vorrei che risarciste questa vostra permanenza mettendo in pratica i miei insegnamenti e le vostre abilita’ di spionaggio ed esperto combattente, per cercare di capire quali nuovi complotti stia tramando e verso quali alleanze sia orientato al momento. Nessuno a Corte vi conosce come baronessa, se vi atteggereste come una dama di compagnia, nessuno si curera’ veramente della vostra presenza”-.
Anche non sentendosi a proprio agio in quelle scomode vesti, Aramis non contesto’ gli ordini reali appena ricevuti:  annui’ trattenendo l’inchino ed aspetto’ la carrozza che di li’ a poco l’avrebbe portata alla residenza del Cardinale.
 
Lo strano ricevimento nel quale si era appena infiltrata era alquanto modesto, ed i rispettivi invitati, per la maggioranza nobili stranieri, erano appartati in piccoli gruppetti di non piu’ di tre o quattro persone, che colloquiavano a bassa voce. Lo stesso Cardinale, chiamava uno ad uno gli invitati ufficiali, distogliendo amichevolmente lo sguardo da quelli ufficiosi, non piu’ di uno o due alla volta.
Coprendosi con un leggero ventaglio e girovagando nell’ampia sala, tra un gruppetto e l’altro, Aramis era riuscita a passare inosservata, ma i vari invitati non sembravano lasciar trapelare nessun tipo di complotto: la quasi totalita’ desiderava un colloquio personale. Con quel ricevimento, e con quegli invitati, il Cardinale Richelieu sembrava alla ricerca di un articolato sistema di alleanze con alcuni dei piccoli regni di confine, nulla che facesse pero’ pensare di abbandonare l’attuale, ma critica alleanza Spagnola.
 
Cerco’ presto, come molti degli invitati francesi, di distendere gli imbarazzi allontanandosi dalla sala principale per raggiungere i giardini, annoiata e quasi delusa nel fatto di ritornare a corte senza le informazioni che la Regina le aveva espressamente richiesto.
“Oh Richelieu, Richelieu... Questi ricevimenti cosi’ noiosi... Questi vini imbevibili...”- sospiro’ ironicamente un uomo mascherato al suo fianco, che la sorprese assorta nelle sue preoccupazioni. Alto, dai boccoli di un biondo scuro, bello ed arrogante: il Duca di Buckingham era nuovamente tornato in Francia!
“Voi?!”- si lascio’ sfuggire Aramis ricordandosi di fin troppi eventi piu’ o meno pubblici, legati a quel personaggio cosi’ ambivalente in campo politico e promiscuo in campo sentimentale.
“Si?!... Continuate pure, mia cara...”
“Mh... Avete proprio ragione. Questa riserva di vini e’ veramente terribile... “- temporeggio’ la ragazza facendo finta di pulirsi una manica con il fazzoletto in modo che questo scivolasse a terra.
 
“E’ possibile che il vostro volto mi sia familiare, mademoiselle?”- disse lui riporgendolo delicatamente e baciandole la mano. Non c’era dubbio: l’uomo che sperava fosse morto nell’esplosione della Torre di Londra era in realta’ vivo e vegeto e probabilmente pronto ad una vendetta contro i moschettieri.
“No, sicuramente mi state confondendo per qualcun’altra!”- si affretto’ a smentire lei, che ben si ricordava di chi era e di chi fosse stato in precedenza il Duca di Buckingham.
Molti anni prima, quando ancora i moschettieri erano un ordine reale salariato, Aramis aiuto’il Duca a fuggire da Parigi in veste non ufficiale ospitandolo nella sua dimora.
Allora la situazione era molto diversa: l’uomo sembrava sinceramente ammaliato dalla Regina, preso dalla follia di quell’amore impossibile, che avrebbe potuto compromettere anche le politiche reali. Ammirando quel forte sentimento che svarcava qualsiasi confine politico e sociale, penso’ che aiutarli fosse non solo dovere reale,ma anche una delle piu’ nobili conclusioni di quella storia d’amore cosi’ travagliata.
 
Ingenuamente, non avrebbe mai potuto prevedere l’ordine di eventi capitati proprio come conseguenza a quel semplice favore di tanti anni prima: il Duca di Buckingham e Milady sarebbero diventati amanti, l’uomo sarebbe quindi tornato, complicando questa volta la posizione della Regina Anna e minacciando guerra alla Francia. Dopo l’attacco dei moschettieri alla Torre di Londra e le successive esplosioni, si aspettava che quell’uomo fosse finalmente morto.
“Noto che il vostro francese e’ molto esperto, monsieur, posso sapere il motivo del vostro colloquio presso il Cardinale?”
“Sono venuto in cerca di un amico. Speravo che Richelieu potesse aiutarmi a trovarlo. Parliamo di voi piuttosto, quale motivo vi spinge ad un ricevimento tanto noioso?”
“Il vostro fascino straniero! Vi prego di non riferirmi se una dama gia’ vi accompagna”- rispose la ragazza abbassando lo sguardo, non dimostrandosi comunque imbarazzata.
“La vostra bellezza e’ cosi’ abbagliante, che se mai ce ne fosse stata una in passato, ora non sarei piu’ in grado di guardarla...”- disse lui quasi annusando l’aria che le fluttuava attorno.
“Richelieu dovrebbe organizzare un grande ballo reale, con danze e lunghi festeggiamenti e voi dovreste essere tra gli invitati di quel ricevimento, non di questo! Una lunga festivita’ che duri sia di giorno, che di notte...”- concluse sospirando e sorseggiando del vino chiaro da un bicchiere di cristallo.
 
La ragazza avrebbe voluto saperne di piu’ e fermarlo, con lo scopo di rimediare a quell’errore commesso in passato, ma al momento lavorava in incognito e questo non le era possibile. Come riferire ai suoi compagni moschettieri che il Duca era ancora vivo? E se quell’uomo non ardeva ancora tra le fiamme dell’inferno, avrebbe potuto anche Milady essere ancora viva? Non erano certo informazioni che sarebbe stata in grado di riferire cosi’ tanto facilmente alla Regina.
 
Il mattino seguente, ancora in vesti da notte, Aramis si affretto’ nelle stanze della Regina Anna: “Mi dispiace. Non sono riucita a recuperare nessun tipo di informazione certa dal ricevimento di ieri sera. Tuttavia, alcune delle voci che girano a palazzo, sembrerebbero fondate!”- disse immediatamente.
“Che tipo di voci?”- chiese la sovrana-
“Le flotte Inglesi potrebbero davvero essere alle porte del regno, pronte ad attaccare”
“Allora e’ il caso di avvertire immediatamente Sua Maesta’ il Re!”- si allarmo’ la sovrana alzandosi dalla poltrona dorata.
“No! Potrebbe esserci ancora la possibilita’ di sventare tale attacco internamente! Quello che vi ho appena riferito, rimanga tra di noi. Il Cardinale sara’ sicuramente al corrente di tutti quei dettagli che noi stesse ignoriamo!”- Si affretto’ a rispondere Aramis –“Se solo riuscissi a contattare i miei compagni...”- continuo’ alzandosi e congedandosi velocemente.
“Baronessa! I vostri servigi sono stati comunque utili. Ora avete bisogno delle preghiere, del consiglio e della quïete che vi ho promesso. Aspettate almeno due giorni prima di lasciare il palazzo e meditare su quello che avete appena scoperto!”- le ordino’ la sovrana mentre la donna si allontanava.
“Non credo di avere cosi’ tanto tempo, Maesta’!”- la contraddi’ Aramis-
“Allora lasciate che sia almeno Constance a riferire questo messaggio! Non mi sento sicura nel lasciarvi andare, ho bisogno di qualcuno come voi che possa proteggermi dagli eventuali attacchi del Cardinale!”- la giovane donna alta si volto’ rassegnata verso la sovrana: “Agli ordini, Maesta’”- disse stringendo i pugni ed abbandonando quelle stanze.
 
 


 
 
(1)- La citazione e’ scritta sulla falsa riga del discorso che fa Milady al Duca di Buckingham verso la fine del film (2011), ma non e’ la traduzione letterale, ne quella doppiata in Italiano. Probabilmente nessuno c’e’ mai arrivato sveglio o attento alla fine di quel film, cosi’ nessuno si e’ mai curato di trascriverlo letteralmente. Io stessa ho visto il film 2 volte e sono piu’ che sufficienti. Se qualcuno ci tiene espressamente ad essere fedele al discorso preciso, puo’ sempre mandarmi il dettato e la traduzione letterale, lo pubblichero’ preciso nelle note. Promesso.
  
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