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Autore: MotaCarota    23/12/2012    21 recensioni
Louis fissò la punta della penna, dalla quale sgusciava fuori una scrittura fitta e arrotondata, non era possibile capire cosa vi fosse scritto.
-Che scrivi?- domandò avvicinandosi come un bimbo curioso.
Meanow chiuse immediatamente il taccuino e lo nascose sotto la tovaglia. Louis sorrise –oh un diario segreto, capisco, scusami-
-Non è un diario segreto- ribatté mettendo il broncio. Piano riaprì il libretto e riprese a scrivere.
Il ragazzo tese un poco la testa e decifrò il titolo, scritto all’inizio della pagina con una calligrafia più grossa.
-15 cose da fare prima di morire?-
Lei alzò lo sguardo di scatto, terribilmente preoccupata che Louis avesse capito.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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9. make a present



 

Meanow stese le gambe esili sul cruscotto della macchina, mentre Louis la fissava con sguardo addolorato, quasi potesse davvero fare del male alla sua amata Linda. Non permetteva a nessuno di fare cose del genere, non nella sua auto, ma decise di fare un’eccezione per Meanow.
-Grazie- mormorò lei cercando la mano di Louis e incastrandola alla sua mentre guidava.
-Di cosa?-
-Di avermi rapita anche questa volta, non so cosa fare senza di te, le mie giornate sarebbero vuote- rispose con audacia mentre distendeva le dita su quelle di lui, strette intorno al volante.
Louis sorrise, rilassando la schiena sullo schienale –domani è il giorno del mio compleanno- proclamò dal nulla.
-Ma domani è la vigilia di Natale!- esclamò sorpresa.
-Che sfiga, eh?-
-Io non… non sapevo che fosse il tuo compleanno!-
-Non te l’ho mai detto prima, Meanow, non preoccuparti- le posò una mano sul ginocchio e la accarezzò piano mentre la macchina sfrecciava nella campagna.
-Io voglio farti un regalo!- decise.
-Oh no, non devi, non voglio davvero- tentò Louis, ancora non sapeva che quando Meanow si metteva in testa qualcosa, quella doveva essere.
-Invece sì, non riuscirai a persuadermi- mise quasi il broncio.
-Come vuoi- rise lui alzando gli occhi al cielo con fare da finto offeso.
Meanow rimase in silenzio per qualche minuto, la fronte corrugata, nella sua testa si architettavano per poi smontarsi numerose idee per un regalo, ma nessuna sembrava andare bene.
-Posso avere un indizio almeno?- domandò Louis, ma non ricevette risposta –Ehi, c’è nessuno?- insistette passandole una mano davanti alla faccia.
-Sto pensando, non mi distrarre- impose seria.
Il moro alzò le spalle, e affondò entrambe le mani sul volante, premendo l’acceleratore con un piede, non sapeva nemmeno dove fossero diretti eppure quel gesto gli venne spontaneo.
Tornò il silenzio, soltanto il forte rumore del vento che passava attraverso il finestrino aperto riusciva a interferire i pensieri di Louis.
-Allora?- domandò di nuovo, ma Meanow non rispose –Guarda che non mi offendo se ammetti che non sai cosa regalarmi!- rise tenendo gli occhi fissi sulla strada, ma ancora la ragazza non rispondeva.
–Meanow?- le lanciò un’occhiata veloce, che bastò appena per rendersi conto che fosse svenuta -Meanow! Meanow, stai bene?!- urlò allarmato –Cristo Santo!- imprecò inchiodando la macchina in mezzo alla strada.
Le prese il viso tra le mani, accostando le labbra vicino al suo naso per riuscire a capire se stesse respirando –Meanow, che cosa ti succede?!- urlò in preda al panico mentre cercava di scuoterla dalle spalle, ma lei continuava a non dare segni di vita.
Louis avvertì l’impulso di scoppiare in lacrime, ma non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. Avrebbe dovuto mettere da parte il bambinone scherzoso che era in lui e comportarsi da uomo, ne andava della vita di Meanow.
Fece retromarcia velocemente, mentre le gomme fischiavano e stridevano sull’asfalto, e premette l’acceleratore fin quanto fosse possibile. La clinica distava almeno mezz’ora da lì, ma avrebbe dovuto impiegarci la metà del tempo. Era questione di secondi, mai aveva sentito così tanto il peso di qualcosa sulla sua coscienza.
L’auto divorava la strada con rapidità, l’ultima cosa a cui Louis avrebbe dato importanza era l’eccesso di velocità, quella era un’emergenza, non avrebbero potuto fermarlo. Ridusse gli occhi a fessura, puntandoli sull’orizzonte mentre con una mano stringeva quella di Meanow, che giaceva immobile al suo fianco.
-Va tutto bene, va tutto bene- disse più per rassicurare sé stesso che lei –adesso ti riporto a casa, e ci diranno che non è nulla di grave, d’accordo? E continueremo a fare tante altre cose belle insieme, okay?- sospirò nervosamente e la voce cominciò a tremargli –non puoi lasciarmi proprio adesso, Meanow, che cosa sarà di me, eh? Cosa mi hai fatto? Dimmelo, che cosa mi hai fatto per ridurmi in questo modo? Sono completamente dipendente da te, e se qualcosa…- trattenne un singhiozzo mentre una lacrima debole sfuggiva dalle sue ciglia –se qualcosa dovesse andare storto, io non me lo perdonerei mai- si voltò a guardarla.
Sembrava dormisse, la sua espressione era rilassata, come immersa nel più bello dei sogni. In quel momento Louis sperò che si svegliasse all’improvviso gridando: “E’ uno scherzo rilassati, amico!”. E per un attimo credette davvero che potesse accadere. Contò una decina di secondi nella sua testa, ma il momento della sorpresa non arrivava mai, e Meanow non si svegliò ridendo.
 
 

-Mi serve un medico, per favore, chiamate un medico!- gridò Louis non appena era entrato nella sala reception con Meanow tra le braccia.
Subito accorsero due infermiere che gli fecero diverse domande sull’accaduto, ma ovviamente lui non aveva idea di come fosse svenuta, era successo tutto troppo in fretta, e non aveva avuto neanche il tempo di realizzare cosa stesse avvenendo.
-Adesso le facciamo qualche esame di accertamento, lei rimanga in sala d’attesa, prego- disse piatta una delle due donne.
Parlava come fosse una procedura abituale, qualcosa di normale, che accadeva tutti i giorni. Probabilmente non le interessava, oppure usava tenere quel distacco perché quello non era altro che il suo lavoro. Una procedura standard, lei non avrebbe potuto fare altro, il resto spettava a Meanow.
-Fate qualcosa, vi prego, io non posso stare qui ad aspettare senza fare niente!- sbraitò Louis in preda all’ansia e alla preoccupazione.
-Signore si calmi, prenda una rivista, faremo il possibile, le faremo avere notizie appena è permesso- continuò lei mentre sdraiava Meanow su una sedia a rotelle e la trascinava al di là di una porta scorrevole.
Louis si trattenne dall’infuriarsi con quella donna. Si lasciò andare su una delle poltrone della sala d’attesa, mentre nella sua mente roteavano un numero infinito di pensieri e preoccupazioni.
Si prese la testa fra le mani, mentre sospirava ancora scosso per l’accaduto. Che cosa ne sarebbe stato di lei? Cosa le stavano facendo al di là di quella porta? L’avrebbe mai rivista?
Tutte queste domande non facevano altro che allarmare Louis ancora di più, perciò decise, per quanto fosse possibile, che non avrebbe dovuto pensarci.
Guardò l’orologio sulla parete, segnava mezzanotte e un quarto.
Appena un’ora prima aveva finito il suo turno contento, ed era andato a fare una sorpresa a Meanow, già sotto le coperte addormentata. L’aveva svegliata e lei si era vestita in fretta. Con il solito trucco della sciarpa era riuscito a nascondere il loro passaggio dalla telecamera ed erano saliti in macchina, diretti ovunque lei avesse voluto.
E in quel momento lui era lì, nell’oblio dell’incertezza, della collera e dell’ansia più totale.
Aveva ventuno anni, compiuti da appena un quarto d’ora. Non se lo sarebbe mai immaginato così quel giorno anzi, quello sembrava essere il peggiore degli incubi.
Sollevò la testa, ed improvvisamente tutto gli sembrò appannato e in movimento. Sbatté velocemente le palpebre per riacquisire lucidità, mentre una figura femminile gli si avvicinava lentamente.
-Signor Bolt?- domandò seria.
-No io…-
-Questa visita eccezionale è permessa ai soli parenti, lei chi è?-
-Sì, io… io sono il fratello- si affrettò a dire alzandosi in piedi.
-Bene, mi segua di là- ordinò per poi fargli strada lungo il corridoio fino ad una stanza al fondo –le condizioni sembrano stabili adesso, ma abbiamo preferito inserire una flebo perché il suo corpo era praticamente privo di energia e sostanze nutritive- Louis annuì, anche se in quel momento era tutto tranne che in grado di capire cose del genere –la terremo in osservazione per un paio di giorni, valutando anche come passerà la notte-
-D’accordo, grazie- rispose cercandola con lo sguardo.
La stanza era essenziale, bianca, un letto al centro e un comodino al fianco. Non era la solita stanza dove dormiva Meanow, e Louis si chiese perché l’avessero spostata lì.
Entrò dentro a passi lenti, quasi per non fare rumore, quando avrebbe voluto correre con irruenza verso di lei e stringerla finché non fosse tornata come prima.
Era laggiù, sdraiata nel letto e coperta da un leggero velo di lenzuolo. Indossava un camice color azzurro che le lasciava scoperte le braccia e parte del petto. Nel suo braccio era infilato un tubicino che portava del liquido trasparente fino ad un sacchetto blu, tenuto sospeso da un braccio di metallo.
Aveva gli occhi chiusi, ma il suo petto si alzava e abbassava regolarmente, a volte con dei ritardi, ma questo bastava a Louis per stare più tranquillo sulle sue condizioni.
Il moro si sedette al suo fianco e prese una sua gelida mano tra le sue. Si chinò sul letto, mentre il rumore lieve del suo respiro era l’unica cosa udibile nella stanza buia in quel momento.
Guardò il suo viso chiaro, era pallida come un cadavere e sotto i suoi occhi si erano infossate delle occhiaie profonde. Louis ne accarezzo una guancia con le dita, sfiorandola appena per non farle male, sentiva le mani tremargli senza controllo mentre la toccava.
Aveva l’aspetto di una bambola di porcellana, fredda, bianca, immobile, ma Louis non poté non pensare che fosse bella comunque, lo sarebbe stato in qualsiasi modo per lui.
Appoggiò la testa sul materasso mentre ripensava all’accaduto, e stringere forte la sua mano gli venne istintivo.
-Ehi Mean- mormorò flebilmente mentre sentiva che era sempre più difficile trattenere i singhiozzi –guarda un po’ cosa hai fatto eh, guarda cosa ti è successo- strinse forte gli occhi per trattenere le lacrime –oggi doveva essere una giornata piacevole, perché sapevo che l’avrei trascorsa con te, e invece guarda… ma siamo sempre insieme noi,- le accarezzò delicatamente il viso –noi restiamo insieme, non è vero? Proprio come dicevi tu, noi siamo legati da questo fiocco- mormorò sfiorandole la pancia, dove era nascosto quel tatuaggio che avevano fatto insieme –sai quel giorno, quando ti ho vista in mensa, ho pensato che dovevi essere una persona in gamba, l’ho creduto fin da subito. Perché appena io mi sono avvicinato, tu hai immediatamente voluto che me ne andassi perché non volevi scocciature mentre scrivevi- le delineò il profilo delle labbra con un indice mentre si avvicinava a lei –e io lo so che sei forte, sei stata forte nel respingermi quella sera quando ti ho chiesto se ti andava di fare un giro, sei forte quando combatti la noia delle tue giornate, sei forte quando ti imponi di non mangiare, malgrado i medici stiano facendo di tutto per curarti- Louis trattenne il fiato per un secondo per baciare la sua mano –e sarai forte anche sta volta, combatterai contro quello che ti impedisce di svegliarti, qualunque cosa essa sia… perché dobbiamo festeggiare il mio compleanno insieme oggi-
Incrociò le braccia e vi appoggiò sopra la testa, chiudendo gli occhi. Forse quelle parole erano state spese a vuoto, lei non sarebbe stata in grado di sentirle e non avrebbe risposto, ma in qualunque modo fosse andata, Louis quelle cose le pensava davvero e le avrebbe ripetute all’infinito, se ce ne fosse stato bisogno. Come Meanow sarebbe stato forte, e non si sarebbe arreso di fronte alle prime difficoltà. Forse ce ne sarebbero state altre, di peggiori anche. Ma lui avrebbe insistito di più, e di più ancora.
Si alzò di scatto quando avvertì le dita di Meanow muoversi e districarsi dalle sue lentamente.
-Buon compleanno, Louis- mormorò con una voce quasi inudibile, mentre gli occhi azzurri del moro si riempivano di lacrime.

 

***



 

If I’m louder would you see me?


It's Christmas time, bitch!
Ehi pupe, come state?
Io sono stata impegnata coi regali di Natale fino ad oggi, ma essere finalmente in vacanza è qualcosa di fantastico(?)
E domani è anche il compleanno del my love 4evah!1!1!1! Okay no, lo bombardo su twitter come non mai.
Tra l'altro oggi ho visto una foto abbastanza recente di Louis e sono scoppiata a ridere perchè secondo me è ingrassato un casino! Ha proprio la panzetta, cioè non che gli stia male ma bro, controllati un attimo con le schifezze AHAHAH
Comunque, capitolo piuttosto deprimente :( ma alla fine mi sono convinta a inserire subito il risveglio di Meanow, malgrado fosse previsto per il prossimo!
Spero vi sia piaciuto :) Mi spiace dirvelo, ma non illudetevi che i guai siano finiti così...
Bene, detto questo ci tengo a ringraziare tutti per le recensioni e per le:
42 preferite, 13 ricordate e 81 seguite!!

I LOVE YOU! <3
Vi saluto, al prossimo aggiornamento,
Buon Natale e buone feste a tutte! :)
Mota xxx


Ps, prestissimo arriverà anche il nuovo capitolo dell'altra mia long in corso, per chi è interessato :)




 

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