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Autore: ehimiles    24/12/2012    1 recensioni
Fece un solo passo nella sua direzione e sputò un "Che cazzo vuoi, eh?" "Mi hai sentita? Ho detto'che cazzo vuoi!'" [...] "Rispondi! Vuoi una sigaretta? Tié, e sparisci!"
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"Voglio provare a fumare, me la dai o no questa sigaretta?" "Sai che ancora non so il tuo nome? Beh,prima dammi questa sigaretta, poi me lo dici, ochei?" [...] "Amber.. carino come nome. Ehy Amber, cosa sono quei tagli sul polso?"
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"Non avresti dovuto saperlo. O meglio, non in questo modo. Addio Liam."
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Lunedì mattina, corsi finiti, Amber aveva appena raggiunto la fermata del bus giusto fuori dalla sua università. Il cielo era cupo, sembrava stesse per piovere e rispecchiava esattamente lo stato d'animo della ragazza che, con la sua solita sigaretta fra le dita prendeva a calci i sassolini del vialetto, facendoli rimbalzare qua e là; era un ottimo passatempo, le bastava immaginare che quei piccoli pezzi di pietra fossero le persone che odiava di più ed era perfetto. Quel giorno, visto ciò che era accaduto il sabato in metropolitana, ci avrebbe messo volentieri anche quel Liam in quella cerchia di gente, ma le dispiaceva, per la prima volta, perché infondo non lo conosceva neanche. Un momento, Amber che ha pietà di qualcuno? No, qualcosa non quadrava. Sinceramente non aveva nessuna voglia di rivederlo, ma scusa avrebbe voluto chiedergliela, magari non quel giorno, magari non quella settimana, ma più avanti, anche perché era un cazzo di lunedì, stancante, inzio settimana e dopo aver passato la domenica a studiare e a fare i conti per pagare le bollette che faceva sempre fatica a pagare per via dei pochi soldi che guadagnava lavorando in un lurido pub. Iniziò a scendere la pioggia, ma Amber non le prestava attenzione, i suoi capelli sarebbero stati ad ogni modo uno schifo e il trucco se lo sarebbe rifatta sul bus e l'ombrello comunque non lo aveva. Un'ombra si fermò davanti a lei, che non aveva intenzione di alzare lo sguardo, così sbuffò più volte sperando che si spostasse.
"Tu la pioggia non la senti, eh?" esclamò la voce dell'ombra, che era in un certo senso familiare. Amber fu costretta a rispondere.
"Non è un problema tuo" disse fredda senza badare chi fosse. Poi si accorse che era il ragazzo della metro e avrebbe voluto tirarsi uno schiaffo. Dannazione, doveva scusarsi e lo aveva trattato male ancora una volta. Non poteva tornare indietro, no, non poteva perché una volta che Amber prende una decisione, inizia qualcosa, non cambia mai, continua sempre su quella strada, forse per l'orgoglio, chi lo sa. La sua espressione però mutò e divenne dispiaciuta.
"Su, non fare la scontrosa!" ribatté il ragazzo passando sopra la sua risposta e coprendola con un ombrello enorme.
"Ancora tu? Ma cosa diavolo fai?" gridò lei allontanandosi e guardandolo allibita. "Guarda tu se devo pure andare a casa a piedi perché un imbecille mi rompe le palle! Ma vaffanculo!" sbraitò decisa. Liam le andò dietro senza farsi vedere, non voleva romperle le scatole ma voleva conoscerla, voleva sapere dove lavorava, chi era, e soprattutto perché si comportava in quel modo, rovinando la sua vita. La aspettò fuori dal suo appartamento, nascosto ovviamente e poi la seguì fino al locale. Doveva conoscerla, non poteva più aspettare, quella ragazza per lui era davvero troppo.

____

"Amber Sally Joanne Bennet! Ti sembra questa l'ora di arrivare a lavoro? E' già la seconda volta questo mese! Vuoi forse essere licenziata? Quella è la porta sai, non ho nessun timore a buttarti fuori, quindi vedi di rimediare!" cominciò a gridare il proprietario del 'Red Lights' quando la vide sulla soglia. Lei neanche rispose, sbattè la porta e tirò dritto fino allo sgabuzzino, dove si cambiò. Mise il grembiule, prese il blocco delle ordinazioni, una penna e tornò ai tavoli a servire, sempre irritata.
"Signorina Bennet, o diventa più gentile con i clienti o la licenzio, veda un po' lei!" le ripeteva ogni santo giorno quell'uomo ogni volta che si accorgeva di un cliente scocciato dagli atteggiamenti della cameriera.
"Mandi Phil a servire allora, io vado in cucina a pulire e se non le va bene, serve e pulisce da solo!" lo aggredì Amber quel giorno, che se ne stava a pensare al ragazzo della metro. Quei pensieri la tormentavano e la rendevano ancora più suscettibile. No, non le importava nulla di lui, non era nessuno e non poteva compromettere il suo impiego; andavano cancellati quei pochi ricordi; il lavoro prima di tutto, sempre che riuscisse a mantenerlo.
"Scusi? Guardi Bennet che questa è l'ultima volta che lei mi risponde così, perché le giuro che appena ci riproverà, appena dirà anche solo una parola, lei sarà l-i-c-e-n-z-i-a-t-a, mi sono spiegato??"
"Si, mi scusi.." Cosa? Amber che chiedeva scusa e si sottometteva a qualcuno? No, non era da lei. Quella parola, 'licenziata' le rimbombava nella testa e la spaventava, perché senza quello schifosissimo lavoro, se pur schifosissimo, sarebbe morta sul serio. Si ricompose e tornò a servire, con la testa altrove ovviamente e, strano ma vero, una lacrima le rigò il viso, proprio lì davanti a tutti. Davanti a Liam, che se ne stava silenzioso in un angolo della stanza a bersi un bicchiere di birra, tentando di non farsi beccare. Nessuno poteva veder piangere Amber Bennet, così corse subito nello sgabuzzino, aprì la sua borsa, prese la sua lametta e cominciò a farsi del male, perché forse era l'unico modo per dimenticare tutto, per distrarsi. E piangeva.
"Ehi Amb, tutto ochei? Esci di lì!" disse Phil, il suo collega, provando a forzare la porta.
"Sì.. certo, non preoccuparti.." rispose con un fil di voce. Phil era forse anche il suo migliore amico, l'unica persona che non aveva mai trattato male, ma in fondo non sapeva molto di lei.
"Non mi sembra.. su dai, esci, c'è qualcuno che ti vuole parlare" Chi poteva essere? La sua vecchia zia a telefono? Il capo? Neanche Phil sapeva dire chi fosse, poiché non lo aveva mai visto, così fu costretta a pulirsi, asciugarsi la faccia e uscire. Un attimo di panico: quel Liam era di nuovo lì e la fissava con un sorriso a trentadue denti. Sembra impossibile, ma Amber vedendolo si sentì meglio e riuscì ad esser carina con lui.
"C-c-ciao L-liam, come mai qui?" balbettò la ragazza.
"Ho pensato che magari ti avrebbe fatto piacere se ti avessi accompagnata a casa, visto che ho un ombrello!" Scherzò lui.
"Ah grazie, ma devo lavorare"
"Finisco io qui Amb, vai pure" la rassicurò Phil.
"Oh sei sicuro? Tu sì che sei un amico, grazie" sorrisero entrambi.
Amber uscì con Liam e si avviarono verso casa, coperti dal famoso ombrello. Amber detestava quella situazione, eppure in un certo senso le piaceva stare con lui, soprattutto in quella atmosfera, con quel temporale.




#spazioautrice
salve a todoss c: spero siate arrivati fin qui, e se ci siete, RECENSITE, grazie.
non ho nessun commento da fare, spero solo vi piaccia. ah, come al solito, non ho riletto, perdonatemi cc
un bacio, ginny.
  
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