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Autore: Nisi    11/07/2007    18 recensioni
Dopo quella notte a Saint Antoine, Oscar si è finalmente resa conto di amare André. Ora il problema è come farglielo sapere. Mica facile, dal momento che tutto sembra congiurare contro di lei. E ci si mette pure di mezzo una misteriosa dama della quale André sembra essersi innamorato. Guest stars il salice piangente Rosalie Lamorielle che è diventata più irritante del solito, causa una particolare… condizione.
Genere: Romantico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Chiaramente, Oscar sapeva benissimo come poteva essere accaduto che Rosalie si fosse trovata con quella enorme pancia: non si comanda per vent’anni un battaglione di viveur della Guardia Reale che tra i passatempi preferiti hanno il correre dietro alle crinoline fruscianti delle cortigiane, seguendo l’esempio del parruccato loro comandante in seconda; in caso poi avesse avuto ulteriori dubbi, i soldati della Compagnia B avevano fugato quelli che rimanevano: le pareti dei dormitori erano piene di esempi, alcuni di pregevole fattura ed un certo valore artistico, molto illuminanti, con l’unica pecca di essere poco realistici: le arti erano ben rappresentate, soprattutto la pittura - il disegno a carboncino, l’autoritratto e l’affresco - e pure l’incisione. Oscar però dubitava fortemente che gli organi sessuali dei suoi soldati fossero più grossi delle loro teste, anche se in qualche caso ci poteva stare.

Alla fine, si disse Oscar ghignando, gli uomini erano tutti uguali: nobili o popolani, le donne – o per lo meno quello che stava loro attorno – suscitavano un fascino che valicava le differenze di classe.

Ridacchiando tra sé e sé pensò che per costruire una nuova Francia, forse era da quello che bisognava partire.

Ritornando al presente, e cioè nella cucina di Grand Mère ed all’essere piangente che si trovava tra le braccia, le accarezzò i capelli e la fece accomodare su una panca di legno, memore del suo stato tanto delicato.

“Rosalie, sono molto contenta di vederti… a cosa dobbiamo la tua visita?”

“Oh, Madamigella” come aveva fatto a dimenticarsi di quegli occhioni azzurri? “Bernard ha detto che a Parigi è pericoloso e che ho bisogno di respirare un po’ di aria più pulita di quella che si respira in città. Sapete, il bambino…” concluse cinguettando ed accarezzandosi il pancione.

Quel farabutto di un Bernard! Prima mi acceca il mio am… att… quel che è, poi mi spedisce la moglie a casa perché per lei il bailamme che ha tirato in piedi lui con i suoi amici tagliagole (quanto è vero! NdA) è troppo pericoloso… pensò Oscar stizzita.

“Quanto pensi di fermarti, Rosalie?”

“Quanto volete, Madamigella, sarà come ai vecchi tempi! Verrò tutte le sere nella vostra stanza a spazzolarvi i capelli e rimarremo a chiacchierare tutta la notte”.

“NO!” fu l’accorato grido d’allarme dell’ultima dei Jarjayes.

Se Rosalie fosse rimasta nella sua stanza, col cavolo che lei l’avrebbe potuta utilizzare a scopi seduttivi… sperava in un amante devoto ed in cambio riceveva una mammina panciuta. Altro che scena madre: qui c’era la madre e basta!

“No, intendo dire che nel tuo stato non ti devi affaticare: io torno sempre tardi dalla caserma e tu hai bisogno di dormire.”

“Oh, Madamigella, come siete buona con me. Ma non vi dovete preoccupare perché io dormo tantissimo durante il giorno e la sera vi posso attendere per salutarvi e per tenere in ordine la vostra divisa. Sarò sempre con voi!”

* * *

E così fu.

Rosalie seguiva Oscar come un’ombra, ombra comunque diversa da quella della quale si parlava nel manga. Fatto sta che Rosalie era sempre con lei, compatibilmente con la sua pancia e le nausee improvvise. Nausee che diventavano comunitarie in quanto Oscar risentiva degli stessi sintomi tutte le volte che la sua amica si sentiva male; da quando si nutriva della sbobba della caserma, oltre ad aver rimediato una tosse terribile, il suo stomaco si era logorato assai.

Madame Chatelet non aveva preso possesso della camera che tanti anni prima le era stata assegnata, quella in cima alle scale, ma Grand Mère le aveva assegnato un boudoir che Madame Jarjayes aveva utilizzato tanti anni prima per trovarsi con suo marito. Dopo le sei gravidanze, la menopausa e la compagnia di un consorte un po’ troppo invasato per i suoi gusti, quell’angolino intimo di palazzo era stato dimenticato.

L’arrivo di Rosalie non era stato poi tanto tranquillo come era parso all’inizio ed i personaggi che ne avevano risentito, oltre ad Oscar, erano stati – incredibilmente - Nanny ed il Generale.

Quanto a quest’ultimo, nel capitolo precedente si era compreso che a livello digestivo aveva qualche problemuccio e non era questa una mera illazione. I suoi problemi erano peggiorati alla vista del pancione di Rosalie ed era stato più volte ad un passo dal travaso di bile perché non si dava pace che quella popolana, moglie dell’uomo che gli aveva quasi accecato il servitore, potesse partorire un maschio alla prima botta. Lui di botte ne aveva date sei e tutte le volte gli era andata buca, pover’uomo. Se avesse saputo della faccenda del cromosoma X ed il cromosoma Y, avrebbe fatto una sciocchezza!

Oscar aveva sorpreso più volte suo padre a passeggiare per i corridoi di palazzo, le mani dietro la schiena e mormorando e facendo di no con la testa.

Più che mormorare, in realtà biascicava tra i denti qualcosa di incomprensibile del tipo: “Erede… maschio… impossibile… sei… primo colpo” ed era più irritabile del solito.

Quanto alla nonna, anche lei aveva le sue belle gatte da pelare: la futura mammina soffriva di improvvise e continuate nausee mattutine nonostante fosse già di sei mesi, ma questo già si sapeva.

Il problema stava nel fatto che oltre a vomitare, Rosalie mangiava anche come un orco. A tutte le ore del giorno e della notte la si poteva incontrare seduta alla fontana (aveva sempre caldo) con accanto un piatto di cibo di ragguardevoli dimensioni. Le cucine di Palazzo Jarjayes erano messe a ferro e a fuoco da questa personcina dall’aspetto fintamente inoffensivo.

Per cui la nonna si lamentava con Oscar: “Non è possibile che una donna mangi così tanto! Secondo me Bernard l’ha mandata qui a palazzo perché non riusciva a nutrirla! Con quello che ingurgita, lui non riesce più a mantenerla e si sa che lo stipendio dei rivoluzionari non è un granché” esclamava nervosamente e cercava invano André per sfogarsi con lui.

André, già. Le dolenti note.

Da quando era arrivata Rosalie a palazzo, Oscar non era stata più in grado di trovarsi sola con lui. C’era quasi riuscita una sera in cui faceva freddo e lo aveva invitato nel salottino per fare due chiacchiere.

“A… André”

“Ciao Oscar” le aveva risposto tranquillamente.

“Mi… mi chiedevo se volevi venire a bere qualcosa nel salottino… tanto per scaldarci.” André rimase un po’ sorpreso perché quel giorno aveva fatto un caldo terribile e finalmente si respirava un po’.

Ma tant’è: lui per Oscar avrebbe dato un occhio!

“Sì, Oscar, vengo volentieri.”

Inutile dire che le erano venuti in mente almeno altri tre o quattro modi alternativi per scaldarsi, tutti validissimi, e praticamente ognuno di essi comportava il fatto di non indossare abiti, per cui Oscar era arrossita violentemente e gli aveva bruscamente voltato le spalle.

La cosa buffa è che nella mente di André erano passati gli stessi tre o quattro modi alternativi e l’atmosfera tra di loro si era fatta carica di significati. Il problema è che nessuno dei due era in grado di capire quali fossero.

La scelta del salottino era stata ponderata attentamente da Oscar quello stesso pomeriggio, alla stregua di una strategia militare: tanti anni di quella vita dura dovevano pur servire a qualcosa, che diamine!

Oscar aveva ispezionato tutte le stanze adatte alla situazione e si era orientata a favore di un minuscolo stanzino arredato con un divanetto angusto sul quale due persone ci stavano appena comode, un caminetto ed un mobiletto che ospitava una buona scelta di alcolici di ottima qualità. Aveva svuotato quasi tutte le bottiglie di cristallo, onde impedire che, travolti dall’entusiasmo per i cognac, finissero per farsi una bella bevuta invece che una bella…

Oscar aveva fatto passare André per primo e lui, inavvertitamente, con la mano le aveva sfiorato i fianchi. Per cui lei era trasalita e si era morsa il labbro inferiore per non gemere e lui aveva sospiravo in maniera (quasi) impercettibile.

Se queste erano le premesse, non vedeva l’ora dell’epilogo!

Al di là dell’indubbia attrazione fisica che provava per André (cosa del tutto comprensibile NdA), Oscar era proprio persa: aveva cominciato a pensare che il suo naso fosse meraviglioso, che le sue orecchie avessero una forma davvero elegante e che lo zigomo destro fosse disegnato veramente bene; di cosa pensasse Madamigella dei suoi glutei ne ho già parlato, per cui soprassediamo.

Questo in primo luogo.

Il secondo luogo era decisamente più articolato: cercava André continuamente ed inconsapevolmente con lo sguardo e la sua voce le era diventata più cara di qualsiasi musica che avesse mai ascoltato.

“Cognac?” sussurrò con lo stesso tono – forse leggermente miagolante - che avrebbe utilizzato per dire le parole “ti amo” e guardandolo con intenzione (si è capito quale, no? NdA)

“Si grazie…” rispose lui con la stessa intonazione che avrebbe usato per dire “Per la miseria, quanto mi piaci”.

Oscar sentiva il suo sguardo puntato su di lei e ciò la esaltava e la ubriacava più di tutto il cognac, birra, grappa, champagne, vino rosso bianco e rosé di tutta la Francia e dei paesi limitrofi, forse con l’eccezione dello sherry che non le piaceva e del Bailey’s perché capo primo lo facevano in Irlanda e nel millesettecento e qualcosa non lo avevano ancora inventato.

Gli consegnò il bicchiere di cristallo sfiorando quasi accidentalmente (voi ci credete? Bah! NdA) le dita di André con le sue. La stanza era in penombra, l’unica luce proveniva dal caminetto, loro due erano lì da soli. Mancava solo la musichetta di violini che si sente nell’episodio 37, poi era tutto perfetto. Lui si alzò, avvicinandosi piano ad Oscar sorridendo tenero. Lei aveva abbassato gli occhi, incapace di incontrare lo sguardo dolce di lui e…

“Madamigella! Ecco dove eravate! Oh, ci sei anche tu, André? Che bello! Facciamo una bella chiacchierata tutti e tre assieme.” Rosalie batté le mani divertita, poi si appoggiò le mani in vita, con le dita all’indietro. “Ahhh, la mia schiena! Ho proprio bisogno di sedermi!” Detto e fatto e… plaf! Si lasciò cadere sul divanetto angusto del quale si diceva poc’anzi, proprio tra Oscar ed André.

André assunse un’espressione da cane bastonato decisamente eloquente; Oscar, dal canto suo, si sentì salire le lacrime agli occhi per la frustrazione.

“Madamigella, André! Oggi il bambino si è mosso molto, sapete? Comincio ad essere un po’ stanca e spero che nasca presto. Sono stufa di vomitare così tanto! Oggi ho mangiato un cassoulet con un sacco di fagioli e mi sento più appesantita del solito. Nanny mi aveva detto che era meglio lasciar perdere, ma mi era venuta la voglia di mangiarlo e non vorrei che il mio cuccioletto nasca con una voglia di fagiolo sul naso… Beh, comunque comincio a sentire le contrazioni e faccio fatica ad allacciarmi le scarpe. Mi sono venute anche le vene varicose, ma ne vale la pena… poi, dovreste vedere, gli abiti non mi stanno più e sento tanto la mancanza di Bernard…”

A quel nome, Rosalie scoppiò a piangere tanto sconsolatamente che André tirò fuori di tasca il fazzolettino immacolato che teneva in tasca per ogni evenienza. Il tessuto ricamato fece il suo lavoro e Rosalie si soffiò rumorosamente il naso con un rumoraccio di pernacchia che distrusse definitivamente quel poco che restava dell’atmosfera romantica che Oscar aveva fatto tanta fatica a creare.

“Mi manca tanto… Bernard… è un così bravo uomo…”

Bravissimo, pensò cupa Oscar…

A quell’uscita, André si alzò. “Oscar, Rosalie penso che me ne andrò a letto”.

“Perché se n’è andato, Madamigella?”

“Non ne ho idea. Forse due donne per lui sono troppe.” Decisamente, una di loro era troppo.

“Che bello, Oscar. Possiamo passare tutta la notte alzate a chiacchierare. Lo facciamo un camicia-da-notte party? Una cosa tra donne!”

Oscar non ebbe il coraggio di negare per l’ennesima volta di essere una donna.

Qui le cose si stavano mettendo grigie!

* * *

Fortunatamente, niente camicia da notte party perché Oscar aveva dovuto alzarsi presto e recarsi in caserma. Fosse stata un’altra occasione, avrebbe fatto un sacrificio ed avrebbe dormito poco, ma l’idea di Rosalie non era piaciuta per niente e poi aveva voluto stare un po’ da sola a pensare.

Cosa che non era avvenuta perché la stanchezza aveva avuto la meglio su di lei ed era crollata sul materasso di piume addormentandosi come un tronco di pino (svedese!).

Era proprio spossata, in quel periodo: troppe emozioni, troppo lavoro, troppa tensione. Aveva decisamente bisogno di una vacanza. Ad Arras, magari: posto tranquillo, si mangiava bene e nessuno che le girasse attorno.

La santa, benedetta pace.

Mentre ruminava questi pensieri tra sé e sé, scese in cucina per la colazione. Cioccolata calda e biscotti stillanti burro appena sfornati. All’epoca, il colesterolo non sapevano ancora cosa fosse, evidentemente.

Come un’ombra, dietro di lei, comparve al solito Rosalie. “Madamigella, avete dormito bene?” le domandò mentre si sedeva al tavolo ed afferrava una zampata di dolcetti.

Oscar la guardò storta: “Non ti sembra di stare esagerando, Rosalie?”

“Oh, Madamigella, lo sapete che devo mangiare per due…”

“Sarà… ma questi me li riprendo io: tanto tu prima o poi li vomiti! Peccato sprecarli! Ed il cioccolato non ti fa neanche bene. Nonna, porta a Rosalie un po’ di tisana al carciofo che l’aiuta a digerire…”

Piccola vendetta per aver fatto saltare i suoi piani della sera precedente; sapeva di essere infantile, ma avrebbe voluto passare un po’ di tempo con André e… a proposito? Dov’era? Forse stava ancora dormendo come un ghiro?

“Nonna, sai che fine ha fatto André?”

“André? E’ già uscito un’ora fa… ha detto che doveva fare una cosa a Parigi.”

Una cosa a Parigi? Da quando in qua era così misterioso? Poi Oscar rifletté che si avvicinava il compleanno di Nanny, per cui forse era andato a cercarle un regalo.

“Bene, allora io vado!”

Ringalluzzita, pensò che forse quel giorno sarebbe andata bene.

* * *

No, decisamente no: un forte acquazzone si era scatenato sulla caserma proprio nel momento della rivista; Alain era più sfacciato del solito e stranamente irritabile: le ricordava come stava lei in certi periodi del mese, ma lui, causa mancata predisposizione anatomica, non poteva certamente soffrire di certe indisposizioni.

Ma la peggiore di tutte, André che un secondo dopo che Oscar ebbe dato la libera uscita era volato via a prendere il cavallo e si era avviato al galoppo verso la città. Si direbbe avesse voluto partecipare ad una gara di corsa.

Un sole beffardo le splendeva in faccia mentre tornava a casa lasciando sciolte le briglie di César e lasciandogli scegliere il passo.

Ogni tanto il suo cavallo si fermava a brucare l’erbetta fresca che cresceva accanto al fiume, ogni tanto si fermava a bere.

Arrivò a palazzo quasi senza rendersene conto. Entrò nella stalla trovandola deserta e tolse la sella dalla groppa di César.

Poi si fece preparare un tè che si portò dietro e si sedette sul bordo della fontana. I raggi del sole incontravano l’acqua, creando uno splendido arcobaleno dai vividi colori… peccato che l’umore di Oscar fosse nero.

Rosalie stava facendo l’ennesima pennica del giorno, per cui Oscar rimase da sola a rimuginare per una buona mezz’ora.

Per un’altra buona mezz’ora girellò per il cortile, facendo su e giù per il sentierino talmente tante volte che poco ci mancava scavasse un fosso fino a che…

Ta-Tan!

Il cavalier dal nero crine entrò galoppando nella dimora avita.

“Ciao, Oscar.”

“Ciao André”. Curiosità, il tuo nome è donna: “Dove sei stato?”

“In giro”.

“Con chi?”

“Con amici”

“Quali amici?”

“Amici.”

“Alain?”

“No, non era Alain” (ringrazio sentitamente mia madre e mio fratello minore per l’ispirazione che mi hanno dato per queste ultime otto righe. NdA).

Andrè si avviò verso la stalla per riportarvi il suo prode destriero e, quando ebbe fatto, si avviò con passo stanco e malfermo verso il palazzo.

No, non andare via, e per bloccarlo, Oscar gli disse la prima cosa che gli venne in mente: “André? Ti va di allenarci un po’ con la spada?”

André era visibilmente esausto, per cui Oscar si affrettò ad aggiungere: “Ma se non vuoi…”

“No, no, Oscar. Mi farebbe piacere. Vado a prendere la spada.” Quando ritornò, si mise in posizione ed esclamò, sorridendole: “In guardia, Madamigella!”

Cominciarono a combattere ed Oscar si avvide subito che André non si stava battendo al meglio delle sue capacità: i suoi riflessi erano lenti e mostrava spesso il fianco e, incrociando le spade, si trovò faccia a faccia con il suo compagno.

Sentì il suo odore mascolino e poi un altro che non riconobbe che dopo qualche istante: dolciastro, dozzinale, appena percettibile, quello era il profumo di una donna.

* * *

Heylà! Come state? Spero bene.

Sono sopravvissuta ad un cambio di lavoro, ad un fratello che è andato lontano ed ora eccomi qui.

Prima di ringraziarvi per le vostre recensioni, devo ringraziare in particolare tre persone: mia madre e mio fratello per il dialogo di cui sopra ed una mia amica che è incinta ed è più insopportabile di Rosalie. Spero che partorisca presto perché noi non la si regge più!

Grazie mille per le recensioni, sono tantissime! Mi hanno fatto molto piacere…

Detto ciò, ora rispondo.

Frakkis: beh, sai, era esattamente il mio scopo, quello di buttarla sul ridere e di scrivere una cosa pazza ed assurda. Tanto per cambiare, sai. La mia testa e la mia penna ne avevano francamente bisogno…

Aurora: Povera cara sì! E dopo questo capitolo che mi dici?

Anonima86: Grazie davvero! Sono sempre molto felice di sapere che le mie storie piacciono.

L-fy: amore, amore mio emiliano… assolutamente sì… adesso, però, entra in ballo la suspence. Amo te e le tue lasagne, ricordatelo!

Londonlilyt: Devo ringraziarti per esserti sparata in anteprima questo capitolo. E sì, la catena svedere è proprio l’Ikea… Grande, Simo!

Semplicementeme: No, dai, non prenderla così: mi sono presa una pausa pazzerella. Non è che non voglia più scrivere storie da suicidio, ma avevo voglia di leggerezza. Il pupo non è certo di André, ma mi sa tanto che dopo la fine del capitolo il tuo istinto omicida nei miei confronti è aumentato.

Anita: Sono contenta, cara… spero ti piaccia anche il seguito.

Oscar1755: Grazie mille, carissima! Comunque, non prenderla sul personale, ti prego… tu sai a cosa mi sto riferendo ed a me piace tanto scherzare e prendere in giro. A proposito, in bocca al lupo!

Daydreamer: Paola, quella del tronco di pino non è mia, è stata riciclata, però ci stava un gran bene, vero? Comunque, riguardo a “Lucciole e Salici” la devo riscrivere perché ci sono tante imperfezioni: altrimenti Bradamante mi picchia.

Synnovea: ci credi se ti dico che mi sono divertita un sacco a scriverla? Non mi capitava di divertirmi così tanto a scrivere da un bel po’!

Wycca87: ecco, devo dire che l’essenza di pino quando hai il raffreddore è una mano santa! ^__^

Ada: grazie mille per le cose carine che mi scrivi. Ecco a te (anche se dopo questo capitolo credo anche tu vorrai ammazzarmi lentamente e dolorosamente).

Dragon88: Era proprio quello che volevo ottenere. Sono contenta di esserci riuscita.

Francesca: stellina, se te lo dico, è finita la storia ^__^

ReaderNotViewer: Meno male che almeno Rosalie ce l’ha un’idea di chi sia il padre del pupetto! Comunque si tratta di Bernard, l’ex cavaliere nero. Urge il bigino di Lady Oscar! Comunque, sono felice che il mio delirio ti abbia fatto sorridere. Spero che anche questo ti faccia sghignazzare un po’, visto che fa sempre molto bene.

Cara: Oddio! Forza e Coraggio scritto così mi sembra uno slogan squadrista… Ma certo che ti faccio stare sulle spine: Lady Oscar è la Rosa di Versailles, per cui le spine ci devono essere, altrimenti che rosa sarebbe? ^__^

Alla prossima e grazie ancora a tutti voi!

Nisi

   
 
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