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Autore: VAleMPIRE    27/12/2012    1 recensioni
Questo è l'unico romanzo che sia mai riuscita a finire. Ne inizio molti , ma raramente l' "ispirazione", la voglia e la costanza mi assistono a lungo...
In poche parole , è la storia di un pittore tormentato che finalmente trova in una sola persona la sua musa e, per la prima volta, l'amore.
Ma poi...non posso dirvi altro!
Dal momento che l'ho già scritta tutta ( circa 3 anni fa ho anche partecipato ad un concorso per provare a pubblicarlo nelle librerie ), non tarderò ad aggiornare, se ci sarà anche un solo lettore interessato.
Spero vi piaccia e commentiate sinceramente! Buona lettura!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TRENTACINQUESIMO

 

Paul li trascinò in un grazioso locale etnico che era solito frequentare. Si mangiava indiano e, ovviamente, anche musica ed arredo erano a tema. 
Harry, non appena entratovi, si sentì frastornato: non era mai stato in un locale di quel tipo. “Non sembra neanche di essere negli Stati Uniti...” pensò. 
Meredith invece ne restò affascinata.
- Sembra che tu mi abbia letto nel pensiero Paul: io adoro la cucina orientale!- disse prendendo posto col fratello.
- Ma dobbiamo stare per terra? - chiese Harry.
- Non ti senti a tuo agio? Si mangia così nei ristoranti etnici! - rise Paul chiamando un cameriere.
Harry fu un po' infastidito dall'atteggiamento di quell'uomo, gli diede fastidio che non si fosse neppure preoccupato di chiedere prima se mangiassero etnico. 
Ma poi pensò che in fondo gli offriva la cena e, soprattutto, che si erano incontrati per discutere della mostra, anche se non gli sembrava il posto più adatto.
- Allora Harry, posso chiamarti Harry giusto?
- Si, certo.
- Cosa vuoi mangiare? Io e tua sorella abbiamo già scelto.
Harry non se ne era neppure accorto e non sapendo cosa rispondere disse che per lui andava bene la stessa cosa che avevano ordinato loro. Le portate furono servite rapidamente e in grande quantità. Iniziarono a mangiare qualcosa d'imprecisato e piccante: Paul e Meredith lo gradirono, mentre Harry, seppur cercando di nasconderlo, ne rimase sconcertato.
- Posso sapere cosa ti ha colpito dei miei disegni? - domandò al critico sforzandosi di vederlo solo come tale e non come un “antipatico”.
- Certamente. - rispose Paul smettendo di mangiare - Li ho trovati incredibilmente espressivi nella loro semplicità e poi ti apprezzo perchè hai uno stile tutto tuo, non segui la scia di nessuna corrente artistica precedente o attuale. L'unica cosa che non condivido è l'uso del colore, un po' troppo scuro, cupo. Dovresti metterci più vita, più allegria! - continuò mettendo da bere ad Harry.
Ma questo, senza prendere il bicchiere, si mostrò contrariato.
- Senza nulla togliere alla tua capacità critica, Paul, ritengo che tu non debba imporre quali colori usare. Voglio dire... - precisò notandolo perplesso - Il colore è il mezzo fondamentale, con la linea, per esprimere le proprie emozioni. Quindi, per esempio, se vedo il cielo blu ma lo dipingo grigio o viceversa, è perchè in quel momento mi sento in un certo modo e cerco di comunicarlo attraverso la tela.
- Sei stato abbastanza esauriente. - lo interruppe Paul - Volevo solo 
metterti alla prova. - sorrise nuovamente.
Harry ebbe l'impressione che il critico si stesse prendendo gioco di lui, che non lo prendesse sul serio. Pensò che lo aveva invitato a cena solamente perchè non voleva lasciarlo solo. “Meredith è il suo vero obiettivo... pensò deluso.
- Comunque voglio comprare uno dei tuoi quadri.- disse d'improvviso Paul lasciando Harry e la sorella di stucco.
- Come? Io pensavo che ...
- Che non mi piacesse il tuo stile? - lo anticipò Paul - No, mi piace. In particolare il ritratto di quella donna in bianco e nero.
- Janet? Beh ... veramente ... - farfugliò Harry nervoso.
- Non è in vendita?- chiese sorpreso Paul. - Lo hai esposto, quindi pensavo…
- Ha un valore affettivo. - sbottò Harry.
Meredith lanciò uno sguardo di rimprovero al fratello.
- Certo che è in vendita! - intervenne - Così magari la potrai dimenticare del tutto ... - bisbigliò ad Harry.
- Bene, allora possiamo incontrarci anche domani.- disse lesto il critico, dando al pittore il suo biglietto da visita con indirizzo e numero di cellulare.
- Non so cosa dire ... - esclamò con falsa felicità Harry prendendolo.
Poco dopo terminarono la cena e Paul riaccompagnò con la sua auto Meredith ed Harry all'albergo.
- Non so come ringraziarti, Paul. - disse la donna appena scesa dalla macchina.
- Tuo fratello è d' accordo, giusto? - chiese a Meredith sottovoce mentre il pittore stava ancora uscendo dal veicolo.
- Si, è solo che non si aspettava di poter vendere così presto. E' molto chiuso, ma sono convinta che dentro salti di gioia. - lo rassicurò.
- Allora a domani. - la salutò Paul - Arrivederci Harry!
- Arrivederci!- rispose il pittore salutandolo con la mano.
Anche quella notte, come la prima a New York, Harry non riuscì a dormire molto. Questa volta perchè pensò che avrebbe perso il suo disegno che meglio ritraeva Janet. Era quasi come una foto, perfetto in ogni dettaglio e molto realistico, anche se monocromo. Ma, come gli aveva detto la sorella, disfarsi di quel dipinto lo avrebbe aiutato a dimenticare più facilmente Janet. E lui voleva dimenticarla, ma non ci riusciva: era stata l'unica donna per la quale avesse mai provato il vero amore e anche la più sbagliata. Il rapporto più bello e più doloroso al tempo stesso. Per sua sorella invece quell'angelo sembrava ormai quasi un ricordo lontano; forse aveva scelto d' intraprendere una storia con Paul per dimenticare l'episodio sconvolgente e anche la precedente delusione con Jake. 
In ogni caso era, o per lo meno appariva, più serena di Harry.

   
 
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