CAPITOLO
TRENTACINQUESIMO
Paul li trascinò in un
grazioso locale etnico che era
solito frequentare. Si mangiava indiano e, ovviamente, anche musica ed
arredo
erano a tema.
Harry, non appena entratovi, si sentì frastornato: non era
mai
stato in un locale di quel tipo.
“Non sembra neanche di essere negli
Stati
Uniti...” pensò.
Meredith invece ne restò affascinata.
- Sembra che tu mi abbia letto nel pensiero Paul: io
adoro la cucina orientale!- disse prendendo posto col fratello.
- Ma dobbiamo stare per terra? - chiese Harry.
- Non ti senti a tuo agio? Si mangia così nei
ristoranti etnici! - rise Paul chiamando un cameriere.
Harry fu un po' infastidito dall'atteggiamento di
quell'uomo, gli diede fastidio che non si fosse neppure preoccupato di
chiedere
prima se mangiassero etnico.
Ma poi pensò che in fondo gli offriva la cena e,
soprattutto, che si erano incontrati per discutere della mostra, anche
se non
gli sembrava il posto più adatto.
- Allora Harry, posso chiamarti Harry giusto?
- Si, certo.
- Cosa vuoi mangiare? Io e tua sorella abbiamo già
scelto.
Harry non se ne era neppure accorto e non sapendo cosa
rispondere disse che per lui andava bene la stessa cosa che avevano
ordinato
loro. Le portate furono servite rapidamente e in grande
quantità. Iniziarono a
mangiare qualcosa d'imprecisato e piccante: Paul e Meredith lo
gradirono,
mentre Harry, seppur cercando di nasconderlo, ne rimase sconcertato.
- Posso sapere cosa ti ha colpito dei miei disegni? -
domandò al critico sforzandosi di vederlo solo come tale e
non come un
“antipatico”.
- Certamente. - rispose Paul smettendo di mangiare - Li
ho trovati incredibilmente espressivi nella loro semplicità
e poi ti apprezzo
perchè hai uno stile tutto tuo, non segui la scia di nessuna
corrente artistica
precedente o attuale. L'unica cosa che non condivido è l'uso
del colore, un po'
troppo scuro, cupo. Dovresti metterci più vita,
più allegria! - continuò
mettendo da bere ad Harry.
Ma questo, senza prendere il bicchiere, si mostrò
contrariato.
- Senza nulla togliere alla tua capacità critica,
Paul, ritengo che tu non debba imporre quali colori usare. Voglio
dire... -
precisò notandolo perplesso - Il colore è il
mezzo fondamentale, con la linea,
per esprimere le proprie emozioni. Quindi, per esempio, se vedo il
cielo blu ma
lo dipingo grigio o viceversa, è perchè in quel
momento mi sento in un certo
modo e cerco di comunicarlo attraverso la tela.
- Sei stato abbastanza esauriente. - lo interruppe
Paul - Volevo solo metterti alla prova. - sorrise nuovamente.
Harry ebbe l'impressione che il critico si stesse
prendendo gioco di lui, che non lo prendesse sul serio.
Pensò che lo aveva
invitato a cena solamente perchè non voleva lasciarlo solo. “Meredith
è il
suo vero obiettivo...”
pensò deluso.
- Comunque voglio comprare uno dei tuoi quadri.- disse
d'improvviso Paul lasciando Harry e la sorella di stucco.
- Come? Io pensavo che ...
- Che non mi piacesse il tuo stile? - lo anticipò Paul -
No, mi piace. In particolare il ritratto di quella donna in bianco e
nero.
- Janet?
Beh ... veramente ... - farfugliò Harry nervoso.
- Non è in vendita?- chiese sorpreso Paul. - Lo hai
esposto, quindi pensavo…
- Ha un valore affettivo. - sbottò Harry.
Meredith lanciò uno sguardo di rimprovero al fratello.
- Certo che è in vendita! - intervenne - Così
magari la
potrai dimenticare del tutto ... - bisbigliò ad Harry.
- Bene, allora possiamo incontrarci anche domani.-
disse lesto il critico, dando al pittore il suo biglietto da visita con
indirizzo e numero di cellulare.
- Non so cosa dire ... - esclamò con falsa
felicità
Harry prendendolo.
Poco dopo terminarono la cena e Paul riaccompagnò con
la sua auto Meredith ed Harry all'albergo.
- Non so come ringraziarti, Paul. - disse la donna
appena scesa dalla macchina.
- Tuo fratello è d' accordo, giusto? - chiese a
Meredith sottovoce mentre il pittore stava ancora uscendo dal veicolo.
- Si, è solo che non si aspettava di poter vendere
così presto. E' molto chiuso, ma sono convinta che dentro
salti di gioia. - lo
rassicurò.
- Allora a domani. - la salutò Paul - Arrivederci Harry!
- Arrivederci!- rispose il pittore salutandolo con la
mano.
Anche quella notte, come la prima a New York, Harry non
riuscì a dormire molto. Questa volta perchè
pensò che avrebbe perso il suo
disegno che meglio ritraeva Janet. Era quasi come una foto, perfetto in
ogni
dettaglio e molto realistico, anche se monocromo. Ma, come gli aveva
detto la
sorella, disfarsi di quel dipinto lo avrebbe aiutato a dimenticare
più
facilmente Janet. E lui voleva dimenticarla, ma non ci riusciva: era
stata
l'unica donna per la quale avesse mai provato il vero amore e anche la
più
sbagliata. Il rapporto più bello e più doloroso
al tempo stesso. Per sua
sorella invece quell'angelo sembrava ormai quasi un ricordo lontano;
forse
aveva scelto d' intraprendere una storia con Paul per dimenticare
l'episodio
sconvolgente e anche la precedente delusione con Jake.
In ogni caso era, o per
lo meno appariva, più serena di Harry.