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Autore: Beliel    14/07/2007    3 recensioni
Un ragazzo distrutto dall'alcol e dalla droga... ma giunge inattesa una possibilità di salvezza...
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3: Sensazioni

3: Sensazioni

 

 

Al mio risveglio, non so quante ore dopo, la finestra era aperta e la stanza illuminata.

Mi accorsi di essere in un appartamento, mi affacciai alla finestra e guardai giù: circa il quinto piano.

Non riconoscevo gli edifici accanto, quindi mi sporsi un po’ di più per guardare in laterale.

Tutto ad un tratto delle mani mi presero e mi scaraventarono nella stanza.

-Ma co..!-

-Ma sei scemo, che volevi fare?- mi gridò Valeria, a pochi centimetri dal mio volto.

Riuscii a sentire il suo respiro affannato.

Una lacrima le colò da lungo il viso.

-Stavo solo guardando- risposi io un po’ in imbarazzato, avendo capito che Valeria credeva mi volessi gettare.

Non riuscivo a credere che gl’importava tanto di me.

Doveva avere di sicuro qualche secondo fine.

Dovevo scoprire quale: forse voleva la droga.

Nella confusione del momento non mi ero accorto che eravamo entrambi a terra e Valeria aveva le mani strette attorno ai miei fianchi.

Appena se ne accorse, le ritirò subito.

Si scusò e dopo essersi alzata, scappò velocemente dalla stanza.

Mi sembrò di vedere il suo viso rigato dalle lacrime mentre fuggiva.

Ora non capivo proprio perché si era messa a piangere: di me non gliene poteva importare niente, dato che non ci conoscevamo, io non l’avevo mai vista prima.

Ritenei saggio non avventurarmi per la casa con Valeria in quello stato e perciò mi distesi nuovamente sul letto.

Solo allora notai di essere in pigiama: Valeria mi aveva cambiato quando ero svenuto.

Non so se questo pensiero era di conforto o di sgomento.

Per fortuna, mi accorsi di avere ancora le mutande.

Osservai meglio la stanza: per essere di un appartamento, era una stanza abbastanza grande, con un armadio pieno di libri e scartoffie varie, un letto singolo dove io ero disteso e un altro armadio per i vestiti, che decisi era meglio non aprire.

Sul comodino accanto al letto, vi era una lampadina, un bicchiere d’acqua e un pacco di fazzoletti.

Mi sentivo ancora rintontito, il che era strano, dato che gli effetti della droga dovevano già essere passati da un pezzo.

Non vi erano orologi nella stanza, quindi non sapevo da quanto tempo ero in quella casa.

Doveva essere parecchio tempo, perché avevo molta fame.

A giudicare dal sole, doveva essere mattino inoltrato.

Solo allora mi accorsi di un fatto stranissimo: non avevo bisogno di droga, era come se non avessi più dipendenza.

Da un lato era un fatto positivo, dall’altro mi inquietava un poco.

Era successo qualcosa da quando Valeria mi aveva aiutato, dovevo scoprire cosa.

Però in fondo lei mi stava aiutando, lo stava facendo senza apparente vantaggio, ed era pure molto carina.

Ma allora perché il desiderio di droga era svanito? Non riuscivo a spiegarmelo.

Ormai avevo riposato molto e non ero stanco, perciò ritenei opportuno non dormire nuovamente, anche perché non avevo completamente sonno.

La mia curiosità fu attratta da un oggetto che non avevo notato prima: poggiava sull’armadio dei libri.

Mi avvicinai e capii di che oggetto si trattasse: era un ciondolo, con raffigurate due asce intersecate tra di loro.

Era al tempo stesso un oggetto affascinante, ma che sembrava molto antico e toccandolo fu come se fosse carico di tantissimi ricordi.

Doveva trattarsi di un oggetto molto importante per Valeria, ma alla perché lasciarlo lì, alla mia portata?

Riposai l’oggetto dove l’avevo trovato e preso un libro, Il nome della Rosa, mi coricai sul letto e incominciai a leggerlo, trasportato dal mistero delle pagine, che narravano un abbazia maledette e di un investigatore che doveva scoprire i suoi misteri.

 

 

 

  
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