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Autore: sheishardtohold    30/12/2012    4 recensioni
Innanzi tutto il titolo è tratto da un film, Imagine me and you. Secondo, dato che ho visto che alcune ragazze hanno postato una raccolta di storie Calzona, ho deciso di crearne una anch'io senza un determinato filo conduttore tra una one shot e l'altra. Infatti, tratto di temi svariati, scrivo di storie con finali felici, ma anche tristi, situate in luoghi diversi e momenti diversi che hanno come unico tratto in comune i personaggi di Callie e Arizona.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Potrei piangere per aver aggiornato. Davvero.
Non svelo nulla sulla storia, ricordo solo che le parti in grassetto sono tratte da una canzone di Ellie Goulding "Figure 8".
Buona lettura.

The lovers hold on to anything.

“Arizona” risuonò la voce di Callie nell’aria. “Arizona”, lo ripeteva spasmodicamente ad alta voce, come se questo l’avrebbe riportata da lei più in fretta – o l’avrebbe riportata da lei e basta.
Restò immobile – gli occhi spalancati a fissare la parete bianca. Li tenne aperti tanto a lungo da sentire le palpebre bruciare. Non ebbe neanche la forza di piangere.
“Arizona”, rigirò tra le mani il post-it giallo. “Arizona”, ripeté flebilmente, un’ultima volta.
Restò immobile per ore in compagnia dell’eco della sua voce, della sua assenza e delle sue parole scritte. “Me ne vado, non mi aspettare”.
 
“Manca appena un mese a Natale” la voce di Callie arrivò lontana alle orecchie di Arizona, nascosta dal freddo dell’inverno sotto un ampio strato di coperte. Nascondeva sé stessa e la lunga cicatrice lungo la sua gamba.
Callie si era fatta piccola. Rannicchiata sulle sue ginocchia, restava in equilibrio di fronte ad Arizona a sorriderle. “Potremmo andare in un posto caldo quest’anno – un’isola tropicale. Che ne pensi?” Arizona restava immobile a sfogliare la sua rivista, come se non fosse stata interpellata – come se Callie non le avesse rivolto la parola.

“Oppure potremmo andare a sciare come l’anno scorso” Arizona puntò i suoi occhi in quelli di Callie, un istante, il tempo di fulminarla con lo sguardo e poi tornare a sfogliare il giornale. “Sciare”, diceva Callie. “Sciare”, quando lei a malapena riusciva a stare in piedi. Callie rimase inerme ad imprimersi nella mente quello sguardo – gli occhi, quegli occhi pieni di rancore e gelidi come il ghiaccio.
“Se ti va potremmo andare in Spagna”. Solo a quella frase Arizona ebbe una reazione esplicita. Sorrise cattiva - sorrise in modo sarcastico, scuotendo la testa. Poi prese un lungo respiro, come per reprimere il senso di rabbia in una piccola parte del suo corpo e lasciarlo lì, ad esplodere da solo.
“Cose c’è, Arizona? Ti prego, puoi spiegarmi cosa c’è? Perché io ci sto provando, davvero. Ci sto mettendo tutta me stessa. Quindi, ti chiedo, cosa c’è che non va?” Callie rimase a fissare Arizona che tremava di rabbia, accecata dai suoi pensieri.
“Cosa c’è che non va, dici?” sibilò tra i denti, prima di alzarsi e sbattersi la porta della camera da letto alle spalle.
“Arizona..” Callie irruppe nella stanza tentando invano di rimangiarsi le parole ormai dette – tentando di rimangiarsi quel tono di voce.
“No, Callie. No. Fai sempre tutto te, vero? Io sono solo la moglie ingrata che non capisce, che non vede.”
“Non ho detto questo” tentò di afferrarla per un braccio, quando Arizona lasciò cadere la coperta sul letto e si girò a fissarla ancora gelida – il mare negli occhi.
“Sono stanca, Callie. Stanca nel farti notare le cose che sbagli, stanca delle liti, stanca del rinfacciarsi le cose. Sono stremata” bisbigliò flebilmente sistemandosi sotto le coperte – e Callie accanto a lei. La strinse, nonostante il suo corpo restasse come un peso morto – un cadavere tra le sue braccia. La strinse forte. Aveva bisogno di calore, di amore umano – voleva darle tutto l’amore umano che aveva, se solo avesse cicatrizzato le sue ferite.
“A cosa ci stiamo aggrappando, Callie?”
“Al per sempre – alla promessa che ci siamo fatte” le sussurrò dolcemente all’orecchio quelle parole, Callie – lei che credeva che tutto si sarebbe sistemato. Lei che credeva si sarebbero amate all’infinito.
“Anche il per sempre ha i suoi limiti – anche noi ne abbiamo”.

I chased your love around a figure 8
I need you more than I can take
You promised forever and a day
And then you take it all away

 
- - -
 
Rannicchiata su se stessa, Arizona si nascondeva tra la parete fredda e le gambe di un lettino in ferro. Teneva le mani sul volto, per non mostrarsi così – fragile. Per non mostrare gli occhi lucidi.
Alzò la testa sentendo l’eco di passi che si avvicinavano rimbombando nel sotterraneo. Calliope.
“Sei venuta qui ad umiliarmi ancora – a rendermi la giornata un inferno?” le mani le erano scivolate ai lati del viso – tra i capelli. Controllò il tono di voce, si sforzò di non cedere al pianto – con gli occhi gonfi e il groppo alla gola. “È già un inferno” e Callie non capì se si riferisse solo alla giornata o a com’era andata fra loro.
Un sospiro lungo e profondo. Arizona si lasciò cadere, senza forza – la schiena appoggiata alla parete, le gambe distese lungo il pavimento. Si era arresa – dopo una giornata sfiancante, dopo le frecciatine di Callie, dopo una storia così. Callie – gli occhi di Callie, la bocca di Callie, il modo in cui si mordeva le labbra. Callie. Era sempre stata Callie? Come poteva essere Callie – dopo nove anni?
“Ero venuta a chiederti se ti andava una cioccolata” sussurrò flebilmente la voce di Callie, mentre nella sua testa la frase rimbombò come una necessità di perdono – di essere perdonata. “Guardami, Arizona. Guardami e capisci questo sguardo – lo sguardo di nove anni fa. Ero venuta a chiederti scusa – per come ti ho trattato oggi, per non aver lottato abbastanza, per averti permesso di andare via. In fondo il per sempre l’avevamo giurato insieme, non solo tu.”
Arizona addolcì il suo sguardo, puntando gli occhi in quelli di Callie. Schiuse appena la bocca, mosse le labbra come per pronunciare qualcosa che le restò in gola – le uscì solo un mugugno, una melodia silenziosa. “Arizona, è Natale. A Natale si è tutti più buoni” aggiunse Callie, come per spiegarle il senso del suo gesto.
“Non è il Natale, sei tu – buona” pensò Arizona, stringendo le dita attorno a quelle di Callie. Le afferrò la mano, così, saldamente, come qualcuno che si tiene aggrappato ad uno scoglio per salvarsi dalla bufera. Tentennò qualche istante prima di lasciarla andare - sentì il palmo di Callie scivolare dal suo, sentì l’odore della sua pelle. Poi corse fuori.
“Arizona” la richiamò Callie affaticata, non riuscendo a tenere il passo. La guardò allontanarsi, correre verso l’uscita – la guardò scappare.
“Callie” urlò di rimando Arizona, fermandosi a sorriderle prima di varcare la soglia della porta.
Quando Callie riuscì a raggiungerla fu colpita da una luce bianca accecante – e dalla risata limpida e cristallina di Arizona che risuonava nel piazzale delle ambulanze. “Callie, nevica”, gridò col poco fiato che le restava in gola dopo la corsa – gridò entusiasta come una bambina il giorno del suo primo Natale in bianco. “Nevica”, le ripeté piano, avvicinando dolcemente il suo profilo a quello di Callie – dondolando avanti e indietro coi piedi.
Sorrise. Sorrise ancora e ancora – e ancora. Callie rimase a guardarla estasiata, mentre correva in tondo, con le mani e il viso alzati verso il cielo, mentre con la lingua catturava fiocchi di neve. Guardò le sue guance passare dal rosa chiaro e pallido, ad un rosso acceso – guance rosse per il freddo, rosse per il Natale.
Callie la guardò e ricordò quella sensazione precisa di Natale che aveva perso. Ricordò il grande albero in mezzo al salotto, ricordò gli addobbi – i baci e le carezze rubate. Ricordò persino il puntale d’oro - il peso di Arizona e i suoi fianchi morbidi. Arizona – gli occhi di Arizona, la bocca di Arizona, il modo in cui si portava i capelli dietro alle orecchie. Arizona. Era sempre stata Arizona? Come poteva essere Arizona – dopo nove anni?
Senza nemmeno riflettere, Callie prese Arizona per un braccio – così, d’istinto. Posò la sua mano sul braccio di Arizona. Restò senza fiato – restarono senza fiato. Poi Arizona la prese per mano e cominciarono a correre – vicine, lontane, in tondo, dovunque. Corsero via, insieme, a giocare segretamente un gioco fatto di sguardi e carezze nascoste. Un gioco solo loro.
Arizona inciampò nella sciarpa di Callie, tirandosi dietro il suo peso e quello dell’altra. Scoppiarono a ridere – di quella situazione, del divorzio, del dolore. Scoppiarono a ridere, poco prima di restare in silenzio, l’una opposta all’altra. Callie, con la testa rivolta verso gli alberi spogli - Arizona con gli occhi puntati dritti al cielo. Sentivano l’una il calore dell’altra, mentre le loro teste si sfioravano appena.
“Mi manchi” Callie fu la prima che ebbe il coraggio di dirlo a voce alta – perché era ovvio che Arizona fosse tornata solo per lei, solo per riprendersela.
“Anche tu, sai? Mi manchi – mi manchi sempre. La sera prima di dormire, la mattina appena mi sveglio – mi manca sapere che sarai l’ultima o la prima che vedrò appena chiuderò gli occhi, appena li aprirò. Mi mancano le chiamate inopportune nel bel mezzo di un intervento. Mi manca chiederti cosa vuoi per cena, preparati una sorpresa. Mi manca persino il tuo modo di respirarmi accanto – e tu sai bene quanto lo odi”. Arizona girò la testa nella direzione di Callie. L’altra rimase immobile. “Anche tu – mi manchi anche tu”. Pausa. “Chiedimelo, Callie. Tanto lo so che muori dalla voglia di chiedermelo”.
“Cosa muoio dalla voglia di chiederti? Perché te ne sei andata? Perché hai preferito cosa, poi – rabbia, paura, rancore? Arizona ti stavi salvando – stavi tentando di salvare te, me, noi.”
Callie scosse la testa allontanando i pensieri, insieme alla neve che le era rimasta attaccata al cappotto. Voltò la testa per guardare i lineamenti di Arizona, che continuava a fissarla imperterrita.
 “Mi sembra che l’unica che voglia chiedere qualcosa, qui, sia tu” disse Callie nel tentativo di attirare Arizona nella sua provocazione che, tuttavia, fu subito accolta.
“Perché Reily? Perché con lui – dopo che me ne sono andata?” Arizona si lasciò scappare tutto da quelle labbra – parole, gelosia, tutto.
“Mi stai veramente chiedendo perché lui, o mi stai chiedendo perché sono andata avanti – oltre a te? Perché dal tuo post-it mi era sembrato tutto molto chiaro. Me ne vado, non mi aspettare. Ed io non ti ho aspettata, Arizona. Cosa pensavi? Cosa potevi pretendere – che sarei rimasta a piangermi addosso, ad auto-commiserarmi?”.
“No” rispose nel tentativo di difendersi.
“Sì, invece” le urlò contro Callie – per rabbia, per nascondere le bugie e far salire la verità a galla. “Pensavi che ti avrei aspettata per sempre Arizona, ma io non lo so come si fa - non so come si conta fino a per sempre” bisbigliò piano, trascinando le gambe al petto.
“Almeno ti rende felice?” Arizona parlò piano, timida nella sua domanda – nel suo amore.
Callie sorrise flebile, coperta dal cappotto. Sorrise, senza rimproverarla per la domanda inadeguata – sorrise e le rispose. “A volte – a volte mi fa felice”.
“Tipo?”
“Tipo quando mi porta al cinema a vedere uno di quei film romantici che a me piace tanto. Tipo quando mi porta un dolce al mattino. Tipo quando mi regala i fiori”.
“E ti chiede sempre prima, qual è il film che vuoi vedere? E sbaglia sempre il dolce, e ti prende quelli al cioccolato che non ti piacciono? E ti regala le rose rosse, pensando di andare sul sicuro – quando i tuoi fiori preferiti sono i girasoli?”
“Sì”
“E ti stringe mai così, Callie? La notte, quando tremi, quando fa caldo che anche all’ombra ti sembra di morire – ti stringe mai così?” Arizona appoggiò la sua testa sulla spalla di Callie, circondandola dolcemente con le sue braccia. Sentì i muscoli di Callie irrigidirsi sotto al suo tocco e il fiato corto, quando le rispose un “no” – semplice, onesto.
“E ti guarda mai così, Callie? Come se ci fossi solo tu, da sempre. Come se fossi sempre tu la causa – gioia, amore e, perché no, anche di rancore?”
“No, Arizona” sussurrò appena Callie – la fronte appoggiata a quella di Arizona, persa nei suoi occhi. I loro profili si sfiorarono – le punte dei loro nasi, le guance, i bordi delle loro bocche. Lembi di pelle, piccoli frammenti che si restituivano l’uno all’altro, come se da sempre si fossero appartenuti.
“E ti bacia mai, Callie? Come l’ultima volta che ci siamo baciate – te la ricordi l’ultima volta che ti ho baciata? Ti bacia mai come se fosse una rivoluzione – sì, ogni tuo bacio una rivoluzione nel mio stomaco e nella testa e nella mia bocca?”
“Arizona”. Era tutto quello che le labbra di Callie avevano pronunciato prima di toccare quelle di Arizona. “La sento – la rivoluzione”, ecco l’unico cosa che avrebbe voluto risponderle.
Non fu un bacio speciale – non risvegliò sentimenti nascosti, non risvegliò sensazioni nuove. Era già tutto lì – sulle loro bocche, nelle loro teste. Quel bacio era sempre stato lì. Per Callie, ogni volta che le sue labbra toccavano quelle di Reily – e la sua immagine si confondeva con quella di Arizona. Per Arizona, ogni volta che sfuggiva ad un nuovo amore.

Place a kiss on my cheekbone
Then you vanish me
I'm buried in the snow


“Lo ami, Callie?”
“Ci tengo” rispose abbassando lo sguardo.
“No, Callie. Ti ho chiesto se lo ami”, ripeté Arizona tentando di mettere nel suo tono di voce tutta la dolcezza di cui era capace.
“Lui mi ama, sai? Credo mi chiederà di sposarlo. Mi ama perché lo faccio felice. Io..” le mani di Arizona incontrarono prima il volto di Callie e poi le sue labbra, per zittirla. Non aggiunse altro – lasciò a Callie il tempo di ammettere a se stessa tutta la verità, nient’altro che la verità. “No” disse infine sospirando.
“Mi ami, Callie?” chiese Arizona con quel tono di voce così pieno di speranza che una risposta negativa l’avrebbe fatta morire di crepacuore.
“Sì”. Un “sì” così, limpido e pulito. Un “sì” onesto e sacro, come la liberazione da un peccato.
“Anch’io ti amo, Calliope” Arizona disse il nome per intero, come per rendere ufficiale quel momento.
Callie si asciugò le lacrime del suo senso di colpa e tirò su col naso. Sorrise – sorrise alla bocca di Arizona che stava davanti alla sua. Sorrise anche un po’ malinconica.
“Sposami, Callie” le prese il volto tra le mani e poi lo scandì di nuovo. “Sposami”.
“Arizona, ci siamo già sposate”
“E abbiamo divorziato” la corresse. “Risposami, Callie. Devi solo dire di sì”.
“Tu la fai semplice, vero? Devi solo dire di sì. Questa volta sarà diverso – questa volta ci basterà davvero per sempre? Chi mi da la certezza che questa volta basterà? Cos’è cambiato, Arizona?”
“Niente” disse con semplicità. “Niente, è per questo che so che funzionerà. Perché io ti amo e tu mi ami, nonostante tutto – nonostante il divorzio, nonostante i nove anni, nonostante la tua nuova storia. Questo non ti basta?”
“Per sempre?”
“Per sempre”
“Sì” la sua voce risuonò come un ruggito. L’eco di Callie trafisse l’aria e la neve. “Per sempre”, ripeté con una luce strana negli occhi – la luce di chi ama. Prese il volto di Arizona tra le sue mani e la baciò – con le sue mani rosse e congelate, con le sue labbra viola e i denti che battevano. La baciò, quando tutto intorno sapeva di Natale, di neve - di speranza, dopo nove anni.
 

 The lovers hold on to everything
And lovers hold on to anything

  
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