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Autore: kjria91    30/12/2012    2 recensioni
Quinta classificata al “Clessidra Contest” indetto da Dominil B.
Mi sono informata prima di scrivere questa storia su date e nomi, ma ho descritto di mia fantasia come sono andate le cose. Ho fantasticato sulla vita privata di Rotrude, figlia di Carlo Magno. Racconterò in prima persona, o meglio Rotrude racconterà in prima persona la sua vita (tra corte, amori, famiglia, figli e violenze) prima di spegnersi per sempre. La principessa del grande impero, che una vita proprio principesca non ha avuto. Morta ad appena 35 anni. Naturalmente ambientata e raccontata secondo gli usi e i “modi di fare” dell’epoca.
Spero di avervi incuriosito. Una storia che vi toccherà il cuore.
Quattro capitoli più epilogo.
Diciamo che parlerò solo dei personaggi di maggior spessore, e non ti tutti i 500 figli(?) di Carlo Magno o dei 10 e più fratelli di Rotrude o dei suoi (così leggo per internet) cinque figli. Racconterò solo dei più importante ai fini della mia storia. Buona lettura :)
Genere: Sentimentale, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Medioevo
Capitoli:
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 Capitolo III

Rorgone mi fece pagare caro quell’allontanamento. Penso ancora oggi che lui e mio padre erano complici della  mia sofferenza.

Mi rinchiuse nelle mie stanze per giorni. Quella villa era mia, tutto era mio, ma  era lui a decidere su tutto.

Avevo trenta anni ormai, non ero più molto giovane, dovevo riprendermi la mia vita ad ogni costo.

Ripensai alle parole di mio padre, la mia mamma era morta,  nessuno me l’aveva detto. Nessuno neanche i miei fratelli, neanche Ludovico.

Mi venne uno strano pensiero “e se Ludovico non volesse più vedermi?” Infondo erano passati molti anni, ma poi pensai che il nostro legame era troppo forte. Semplicemente pensai che mio padre avesse severamente vietato a tutti i miei fratelli di avere rapporti con me, perché io gli avevo disubbidito,  convivendo con Rorgone, e loro avevano troppo paura di lui.

Dovevo stare attenta, pensai al piano per molti giorni. Avrei portato anche Luigi con me, non avrei rischiato che Rorgone potesse fargli del male per avermi in pugno.

Già, il mio piccolo Luigi, erano giorni che non lo vedevo. Come stava? Quale uomo, quale mostro può dividere così, una madre da suo figlio?

Non ce la feci più, erano passate quasi tre settimane, mi alzai dal letto e mi accanì contro la porta della mia stanza, chiusa a chiave.

-RORGONE! Mi senti? Qualcuno mi sente? Fatemi uscire! Voglio vedere mio figlio! Portatemi subito mio figlio qui!- nessuno ascoltò le mie suppliche, almeno non in quel momento.

Nel tardo pomeriggio di quello stesso giorno, sentii la serratura della porta scattare, qualcuno stava entrando nella mia stanza…

Alzai lo sguardo…era Rorgone.

Mi trovò accovacciata su una sedia, con sguardo cupo e triste, ma dentro di me ero molto adirata e combattuta.

-Amore mio…perdonami, sono stato costretto. Tu mi hai costretto, non potevo far finta di nulla dopo quello che è successo. Cosa avrebbero pensato gli altri? Cosa avrebbe pensato l'imperatore, tuo padre? Che un uomo che non si fa rispettare, non è un uomo.

Mio padre

-Mio padre, ci odia, CI ODIA TUTTI, pensi di guadagnarti il suo rispetto trattando male me?-

-Non osare parlarmi con questo tono! E’ un tuo problema se hai discordie con tuo padre, NON MIO!-

-E’ per te… e per STARE CON TE, che ora mio padre non vuole più vedermi. Non mi ha neanche detto di mia madre…- lui abbassò lo sguardo, sapeva

-Tu…tu lo sapevi, e-e non me l’hai detto- dissi con voce rotta dal pianto -qualcun altro è morto?  Carlo? Berta?... Ludovico?-

-No, i tuoi fratelli stanno tutti bene.-

Era assurdo quello che mi stava capitando, dopo un periodo di tranquillità, la mia vita si stava di nuovo stravolgendo. Ma ora non avevo più dodici anni, le cose sarebbero andate diversamente. Questa volta avrei lottato.

-Lasciami sola, per favore.-

-Sei libera di uscire dalle tue stanze Rotrude, ma ti prego, non fare più quello che hai fatto.-

Uscì dalle mie stanze, ma per me non fu solo questo, per me Rorgone quel giorno uscì definitivamente dalla mia vita, ormai non contava più niente, non mi importava più nulla di lui.

 

Corsi verso mio figlio, lo trovai bene, pulito e sazio. Rorgone lo trattava nel modo adeguato per fortuna.Lo abbracciai forte, lui mi sorrise. Aveva gli stessi occhi di suo padre, ma il mio sorriso cupo. Anche se sarei andata via da Rorgone, l’avrei sempre rivisto tramite gli occhi di mio figlio.

-Tesoro, ce ne andremo via per sempre, da questo posto.-

-Dove andremo madre?-

-Dallo zio, lui ci aiuterà.-

Abbracciai di nuovo mio figlio, i miei genitori  non l’hanno mai fatto con me, o meglio ho qualche ricordo di mia madre, quand’ero una bambina. Sì, è un ricordo sfocato, ma uno dei più belli che ho di noi due insieme.

 

Quella seconda volta organizzai il piano scrupolosamente.  Convinsi un servo ad accompagnarci fino alla dimora di mio fratello;  sarei scappata di nuovo di notte, feci i bagagli, l’indispensabile che poteva servire per il viaggio, che sarebbe stato più lungo del precedente.

Era tutto pronto, presi mio figlio dalle mie stanze, lo vestii velocemente e ci dirigemmo verso l’uscita, ma purtroppo ci fu un imprevisto…

Non c’era nessuno, non doveva esserci nessuno lì,  a quell’ora. Perché lui era lì, perché?

-Rotrude, ma che significa? Dove stai andando?- mi strattonò con violenza, mentre mio figlio urlava dalla paura.

-Questa volta non sarò clemente Rotrude, stavolta la pagherai cara- prese mio figlio per un braccio -non lo rivedrai mai più, dopo questa sera.-

Non ci vidi più, mentre Rorgone stava per voltarsi per andarsene, afferrai un vaso appoggiato sulla scalinata vicina, e lo colpii con gran forza sul capo. Rorgone batté la testa e cadde a terra sanguinante.

L’avevo ucciso. Avevo ucciso l’unico uomo che avessi mai amato in tutta la mia vita.

Presi mio figlio e mi diressi velocemente verso il carro. Intimai al servo di partire velocemente. Mi sarei lasciata tutto alle spalle, o almeno così credevo.

 

Arrivammo quasi due giorni dopo, io non riuscii a riposare neanche un po’; mio figlio non disse una parola durante il viaggio, tranne che per chiedere cibo e acqua. Era silenzioso e terrorizzato. Forse allora non capì la gravità della situazione, ma mi avrebbe odiato, quando avrebbe capito?

Avevo ucciso suo padre…

 

Scesi dal carro e mi diressi velocemente verso la dimora di mio fratello. Era bellissima, molto simile alla mia per certi versi, ma molto più grande vista dall’esterno.

Ero arrivata all’entrata, dopo aver percorso un lungo viale fiorito, mi sembrava un sogno essere lì. Bussai e mi aprirono due guardie.

Chiesi di far annunciare la mia presenza.

-Chi dobbiamo annunciare, milady?-

-Principessa Rotrude, sorella di Ludovico I- comunicai con orgoglio.

Entrai nella sala centrale, aspettai solo per pochi minuti, quando sentii una voce alle mie spalle.

-Rotrude…- mi voltai, era lui: Ludovico, il mio piccolo fratellino.

Corsi verso di lui, ci abbracciammo forte, finalmente ci eravamo ritrovati.

 

Non riuscivo a smettere di piangere dalla gioia; com’era diventato alto e bello il mio fratellino, ora era un vero uomo, sarebbe stato un degno imperatore un giorno, migliore di mio padre ne ero certa. Un giorno l’avrei visto sul trono.

 

Ci fece sistemare nella grandi camere, le camere riservati agli ospiti più importanti. Luigi era più sereno, credo che Ludovico si innamorò di mio figlio al primo sguardo, già si adoravano quei due. Chissà se sarebbe stato disposto a fargli da padre, ora che Rorgone non era più in vita.

 

Aspettai il giorno dopo, quando fummo da soli, decisi di parlare a cuore aperto al mio fratellino.

Gli raccontai dello spiacevole episodio con nostro padre, e lui mi disse di  esserne a conoscenza. Purtroppo non poteva contraddirlo, ma in cuor suo mi disse che sperava in una mia visita, e che da quando ci avevano divisi, quel giorno, pregava tutte le notti, sperando in un nostro incontro.

-Le mie preghiere sono state ascoltate Rotrude, mi sei mancata molto sorella, ho sofferto molto la tua lontananza, avevo solo…-

-Ora sono qui, ma…ma non è tutto, devo dirti un’altra cosa molto importante- mi morsi il labbro, facevo sempre quel gesto, quando ero davvero preoccupata, quando facevo qualche danno, e Ludovico lo capì.

-Hai…è successo qualcosa Rotrude?-

-Mi prometti che qualsiasi cosa ti dirò ora, tu non mi abbandonerai?-

-Mi fai preoccupare così.-

-La fuga…il piano di fuga non è andato come previsto.-

-Siete qui, siete arrivati sani e salvi, non capisco.-

-Rorgone ci ha visti, mentre fuggivamo.-

 

Mio fratello aveva già sentito palare di lui, e più di una volta l’aveva visto alla corte di nostro padre. Più in là mi confidò anche che non gli piaceva come tipo, era rissoso e impertinente, si chiedeva come un uomo del genere potesse essere mio compagno.

Già oggi me lo chiedo anch’io, ma è andata come è andata.

 

-Cos’è accaduto?- Ludovico era preso dalla mie parole.

-Voleva dividermi da mio figlio, non potevo permetterlo Ludovico, non potevo permettere che accadesse di nuovo una cosa del genere, come è accaduto a noi. L’ho colpito, lui ha battuto la testa…c-c’era del sangue… L’ho ucciso…-scoppiai in lacrime.

-Ti sarò vicino, non ti abbandonerò, qualsiasi cosa accada.-

  
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