Capitolo
III
Rorgone mi fece
pagare caro
quell’allontanamento. Penso ancora oggi che lui e mio padre
erano complici
della mia
sofferenza.
Mi rinchiuse
nelle mie stanze per giorni.
Quella villa era mia, tutto era mio, ma era
lui a decidere su tutto.
Avevo trenta
anni ormai, non ero più
molto giovane, dovevo riprendermi la mia vita ad ogni costo.
Ripensai alle
parole di mio padre, la mia mamma era
morta, nessuno me
l’aveva detto. Nessuno neanche i
miei fratelli, neanche Ludovico.
Mi venne uno
strano pensiero “e se
Ludovico non volesse più vedermi?” Infondo erano
passati molti anni, ma poi
pensai che il nostro legame era troppo forte. Semplicemente pensai che
mio
padre avesse severamente vietato a tutti i miei fratelli di avere
rapporti con
me, perché io gli avevo disubbidito,
convivendo con Rorgone, e loro avevano troppo paura di lui.
Dovevo stare
attenta, pensai al piano
per molti giorni. Avrei portato anche Luigi con me, non avrei rischiato
che
Rorgone potesse fargli del male per avermi in pugno.
Già,
il mio piccolo Luigi, erano
giorni che non lo vedevo. Come stava? Quale uomo, quale mostro
può dividere
così, una madre da suo figlio?
…
Non ce la feci
più, erano passate
quasi tre settimane, mi alzai dal letto e mi accanì contro
la porta della mia
stanza, chiusa a chiave.
-RORGONE! Mi
senti? Qualcuno mi
sente? Fatemi uscire! Voglio vedere mio figlio! Portatemi subito mio
figlio
qui!- nessuno ascoltò le mie suppliche, almeno non in quel
momento.
Nel tardo
pomeriggio di quello stesso
giorno, sentii la serratura della porta scattare, qualcuno stava
entrando nella
mia stanza…
Alzai lo
sguardo…era Rorgone.
Mi
trovò accovacciata su una sedia,
con sguardo cupo e triste, ma dentro di me ero molto adirata e
combattuta.
-Amore
mio…perdonami, sono stato costretto. Tu mi hai costretto,
non potevo far finta
di nulla dopo quello che è successo. Cosa avrebbero pensato
gli altri? Cosa
avrebbe pensato l'imperatore, tuo padre? Che un uomo che non si fa
rispettare,
non è un uomo.
Mio
padre…
-Mio padre, ci
odia, CI ODIA TUTTI,
pensi di guadagnarti il suo rispetto trattando male me?-
-Non osare
parlarmi con questo tono! E’
un tuo problema se hai discordie con tuo padre, NON MIO!-
-E’
per te… e per STARE CON TE, che
ora mio padre non vuole più vedermi. Non mi ha neanche detto
di mia madre…- lui
abbassò lo sguardo, sapeva…
-Tu…tu
lo sapevi, e-e non me l’hai
detto- dissi con voce rotta dal pianto -qualcun altro è
morto? Carlo?
Berta?... Ludovico?-
-No, i tuoi
fratelli stanno tutti
bene.-
Era
assurdo quello che mi stava capitando, dopo un periodo di
tranquillità, la mia vita si stava di nuovo stravolgendo. Ma
ora non avevo più
dodici anni, le cose sarebbero andate diversamente. Questa volta avrei
lottato.
-Lasciami sola,
per favore.-
-Sei libera di
uscire dalle tue
stanze Rotrude, ma ti prego, non fare più quello che hai
fatto.-
Uscì
dalle mie stanze, ma per me non
fu solo questo, per me Rorgone quel giorno uscì
definitivamente dalla mia vita,
ormai non contava più niente, non mi importava
più nulla di lui.
Corsi verso
mio figlio, lo trovai bene, pulito e sazio. Rorgone lo trattava nel
modo
adeguato per fortuna.Lo abbracciai forte, lui mi sorrise. Aveva gli
stessi
occhi di suo padre, ma il mio sorriso cupo. Anche
se sarei andata via da Rorgone, l’avrei sempre rivisto
tramite gli occhi di mio
figlio.
-Tesoro, ce ne
andremo via per
sempre, da questo posto.-
-Dove andremo
madre?-
-Dallo zio, lui
ci aiuterà.-
Abbracciai di
nuovo mio figlio, i
miei genitori non
l’hanno mai fatto con
me, o meglio ho qualche ricordo di mia madre, quand’ero una
bambina. Sì, è un
ricordo sfocato, ma uno dei più
belli che ho di noi due insieme.
Quella seconda
volta organizzai il
piano scrupolosamente. Convinsi
un servo
ad accompagnarci fino alla dimora di mio fratello;
sarei scappata di nuovo di notte, feci i
bagagli, l’indispensabile che poteva servire per il viaggio,
che sarebbe stato
più lungo del precedente.
Era tutto
pronto, presi mio figlio
dalle mie stanze, lo vestii velocemente e ci dirigemmo verso
l’uscita, ma
purtroppo ci fu un imprevisto…
Non
c’era nessuno, non doveva esserci
nessuno lì, a
quell’ora. Perché lui era
lì, perché?
-Rotrude, ma che
significa? Dove stai
andando?- mi strattonò con violenza, mentre mio figlio
urlava dalla paura.
-Questa volta
non sarò clemente
Rotrude, stavolta la pagherai cara- prese mio figlio per un braccio
-non lo
rivedrai mai più, dopo questa sera.-
Non ci vidi
più, mentre Rorgone stava
per voltarsi per andarsene, afferrai un vaso appoggiato sulla scalinata
vicina,
e lo colpii con gran forza sul capo. Rorgone batté la testa
e cadde a terra
sanguinante.
L’avevo
ucciso. Avevo ucciso l’unico uomo che avessi mai amato in
tutta la
mia vita.
Presi mio figlio
e mi diressi
velocemente verso il carro. Intimai al servo di partire velocemente. Mi
sarei
lasciata tutto alle spalle, o almeno
così
credevo.
Arrivammo
quasi due giorni dopo, io non riuscii a riposare neanche un
po’; mio figlio non
disse una parola durante il viaggio, tranne che per chiedere cibo e
acqua. Era
silenzioso e terrorizzato. Forse allora non capì la
gravità della situazione,
ma mi avrebbe odiato, quando avrebbe capito?
Avevo ucciso
suo padre…
Scesi dal carro
e mi diressi
velocemente verso la dimora di mio fratello. Era bellissima, molto
simile alla
mia per certi versi, ma molto più grande vista
dall’esterno.
Ero arrivata
all’entrata, dopo aver
percorso un lungo viale fiorito, mi sembrava un sogno essere
lì. Bussai e mi
aprirono due guardie.
Chiesi di far
annunciare la mia
presenza.
-Chi dobbiamo
annunciare, milady?-
-Principessa
Rotrude, sorella di
Ludovico I- comunicai con orgoglio.
Entrai nella
sala centrale, aspettai
solo per pochi minuti, quando sentii una voce alle mie spalle.
-Rotrude…-
mi voltai, era lui:
Ludovico, il mio piccolo fratellino.
Corsi verso di
lui, ci abbracciammo
forte, finalmente ci eravamo ritrovati.
Non riuscivo a
smettere di piangere
dalla gioia; com’era diventato alto e bello il mio
fratellino, ora era un vero
uomo, sarebbe stato un degno imperatore un giorno, migliore di mio
padre ne ero
certa. Un giorno l’avrei visto sul trono.
Ci fece
sistemare nella grandi
camere, le camere riservati agli ospiti più importanti.
Luigi era più sereno, credo che
Ludovico si innamorò di mio figlio
al primo sguardo, già si adoravano quei due.
Chissà se sarebbe stato
disposto a fargli da padre, ora che Rorgone non era più in
vita.
Aspettai il
giorno dopo, quando fummo
da soli, decisi di parlare a cuore aperto al mio fratellino.
Gli raccontai
dello spiacevole
episodio con nostro padre, e lui mi disse di esserne
a conoscenza. Purtroppo non poteva
contraddirlo, ma in cuor suo mi disse che sperava in una mia visita, e
che da
quando ci avevano divisi, quel giorno,
pregava tutte le notti, sperando in un nostro incontro.
-Le mie
preghiere sono state
ascoltate Rotrude, mi sei mancata molto sorella, ho sofferto molto la
tua
lontananza, avevo solo…-
-Ora sono qui,
ma…ma non è tutto,
devo dirti un’altra cosa molto importante- mi morsi il
labbro, facevo sempre
quel gesto, quando ero davvero preoccupata, quando facevo qualche
danno, e
Ludovico lo capì.
-Hai…è
successo qualcosa Rotrude?-
-Mi prometti che
qualsiasi cosa ti
dirò ora, tu non mi abbandonerai?-
-Mi fai
preoccupare così.-
-La
fuga…il piano di fuga non è
andato come previsto.-
-Siete qui,
siete arrivati sani e
salvi, non capisco.-
-Rorgone ci ha
visti, mentre
fuggivamo.-
Mio fratello
aveva già sentito palare
di lui, e più di una volta l’aveva visto alla
corte di nostro padre. Più in là
mi confidò anche che non gli piaceva come tipo, era rissoso
e impertinente, si
chiedeva come un uomo del genere potesse essere mio compagno.
Già
oggi me lo chiedo anch’io, ma
è andata come è andata.
-Cos’è
accaduto?- Ludovico era preso
dalla mie parole.
-Voleva dividermi da mio figlio, non potevo
permetterlo Ludovico, non
potevo permettere che accadesse di nuovo una cosa del genere, come è accaduto a noi. L’ho
colpito, lui
ha battuto la testa…c-c’era del sangue…
L’ho ucciso…-scoppiai in lacrime.
-Ti
sarò vicino, non ti abbandonerò,
qualsiasi cosa accada.-