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Autore: Lou_    30/12/2012    4 recensioni
E se in un giorno piuttosto nuvoloso incontraste all'improvviso un raggio di sole?
Un ragazzo capace di farvi battere il cuore per un solo sorriso, la sua dolcezza, il modo in cui vi parla?
Se capiste di esservene innamorate all'istante come mai prima d'ora?
E se questo ragazzo fosse la morte in persona?
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prologue.

 

Quando mi stufo di tutto, della solita routine, della gente che ho attorno, mi piace chiudermi nella mia camera da letto e suonare, con la chitarra in mano, qualsiasi cosa mi venga in mente.
E' un qualcosa che mi rilassa, mi isola dal mondo intero; e in questo periodo lo faccio spesso, ne ho fin troppo bisogno. Mia madre mi ha lasciato da anni e mio padre, beh mio padre non l'ha presa bene, e in certi periodi si riempie di lavoro il più possibile pur di starmi lontano; assomiglio troppo a mia madre, si giustifica. Così, colpevole di assomigliare a mia madre, rimango sola, o almeno apparentemente, perchè ho la mia chitarra e le note che produce a farmi compagnia.
E' stato il regalo di compleanno di quando ho compiuto sei anni, lo ricordo ancora bene; ero tutta orgogliosa dei regali ricevuti e stavo per addentare la mia fetta di torta al cioccolato insieme ai miei amici quando sbuca mia mamma da un lato della porta con un enorme scatola in mano; subito ho lasciato a terra il mio piatto e sono corsa da lei, presa dalla gioia. Mia mamma ha riso e mi ha porso la scatola, che non ho indugiato a scartare. Alla vista di quell'oggetto in legno, con corde perfettamente tirate, ho corrucciato la fronte e mia mamma, Elise, si è seduta con me sul divano circondata dai miei amichetti e si è messa a suonare 'Happy Birthday'. E' l'unico ricordo nitido che ho di lei, e ancora adesso fa male.
Di certo però non mi riduco come mio padre, io tento di reagire.
Ho diciannove anni, compiuti da poco, una chioma liscia di capelli biondi e gli occhi marrone chiaro; non sono la tipica ragazza che vuole apparire tra la folla, cerco di starmene in disparte, per i fatti miei, e ad Holmes Chapel è quello che ognuno fa. E' una cittadina tranquilla, poco affollata, e mi piace.
Non ho un'orda di amici, quei pochi che bastano per divertirsi ogni tanto, quelli che chiamerei 'amici di sempre', ed è proprio quello che sono, mi conoscono in tutto e per tutto, con loro sono me stessa.
Ora è proprio uno di quei momenti di comporre musica, ma voglio cambiare, non riesco a stare in camera; è una giornata piuttosto soleggiata, con una brezza leggera che muove appena le foglie degli alberi per le strade, voglio godermela; prendo così la mia chitarra ed esco di casa, chiudendo la porta a chiave. Inspiro e scendo i gradini del vialetto a due a due, più per abitudine che per allegria improvvisa. Controllo la casella della posta, poi mi avvio verso il centro della cittadina, quello con una piazzetta dotata di fontana, qualche negozio e una caffetteria, Coffee Coffee; un nome che mi fa sempre sorridere.
Adoro quel locale, profuma di cacao e caffè, c'è sempre qualcuno da servire ai tavoli e la dirigente, Bessy, una donna sulla cinquantina, mi conosce praticamente da sempre, è una seconda mamma.
Mi accomodo su una seggiolina di fronte alla vetrata della caffetteria, saluto Bessy con un cenno e inizio ad accordare la chitarra. La mia attenzione viene però attirata da una voce, un ragazzo credo, seduto al tavolino dietro di me; una voce roca e piacevole.
-''Piccola tranquilla, appena posso sai che faccio i sarti mortali per venirti a trovare. Lo so lo so, è che sono un ragazzo impegnato" ride, una risata cristallina, ti libera la mente.
-''Beh ora bella ti saluto, sono al Coffee Coffe, un bacio" mi scuoto, stavo origliando e non me ne ero neanche accorta, e torno alla mia chitarra. Sento però la sensazione di essere osservata, così mi volto, lentamente.
Il ragazzo dietro di me, quello della telefonata, si è alzato dal suo tavolino, guardandomi intensamente.
Devo riconoscere che è di bell'aspetto, con dei graziosi ricci marroni che ricadono sulla sua fronte; occhi verde chiaro, fisico asciutto.
Sorrido amaramente e torno a me, dovevo vivere uno dei miei momenti e sto pensando ai ragazzi, non ci siamo proprio.
-''Ecco a lei, buon appetito" alzo la testa, quasi scocciata, verso il cameriere che ha appoggiato sul tavolino una brioches e un cappuccio; ma io non ho ordinato nulla.
-''Scusi, deve aver sbagliato, non ho chiesto nulla" dico ovvia, rassegnandomi e lasciando a terra la chitarra.
Il cameriere scuote la testa divertito.
-''Gli offre la colazione un ragazzo, ora ho altre ordinazioni se non le spiace" e si allontana con grazia.
Io cerco intorno il ragazzo riccio, per chiedere spiegazioni; quando poi, quasi irritata, volto la testa verso il mio tavolino me lo ritrovo in piedi, davanti a me.
-''Ho pensato potessi gradire una colazione" mi dice sorridendo.
Ha delle fossette graziose, ai lati della bocca. Io sorrido, stupita.
-''Beh grazie, come mai questo riguardo?"
-''Una bella ragazza ha sempre bisogno di riguardi" risponde lui, quasi la cosa fosse ovvia. Mi sento avvampare, io, bella?
-''Beh, davvero non so che dire..."
-''Mi sembri anche sola, cosa poco giusta per una bella ragazza, posso farti compagnia o ti sembro troppo sfrontato?" 
-''Uhm..." inizio io, titubante.
-''Scusa, sono un vero idiota, mi hai sentito prima al telefono? Era la mia sorellina, Gemma, le voglio davvero un gran bene, senza di lei sarei perso, e pensa stia facendo colazione..." io, quasi tranquillizzata, gli faccio un cenno, e lo faccio sedere, di fronte a me.
-''Allora, cosa ci fa una bella ragazza come te, con una chitarra, in una caffetteria, se posso saperlo?" mi chiede ancora, sorridendo. Io ricambio il sorriso, gli porgo la brioches e mi prendo il cappuccio, iniziando a mescolare lo zucchero.
-''Amo suonare, sono quelle passioni che ti prendono quando sei piccola e che non ti mollano più..."
-''Io adoro la musica, mi piacerebbe fare qualcosa in quel campo, mi dicono che ho una bella voce. Potremmo fare un duetto, poi andare in tour, non lasciarci più..." io sgrano gli occhi, lui arretra il busto, scuotendo la testa.
-''Scusami, hai ragione, sto esagerando, sono troppo invadente eh? Rifacciamo tutto da capo." si alza dalla sedia, mettendosi in piedi di fronte a me. Io lo guardo, ormai ridendo.
-''Scusa, per caso posso accomodarmi qui da te? La caffetteria è piena, non c'è più posto..." inizia lui, ammiccando.
-''E poi hai già addentato il mio cornetto..." continuo io divertita, sventolandogli la brioches morsicata davanti. Lui scoppia a ridere divertito, rimanendo però in piedi.
Sta aspettando davvero il mio permesso?
Gli faccio cenno di si con la testa, e lui si risiede, con un sorriso perenne stampato sul viso.
Iniziamo a parlare, dopo la rottura del ghiaccio iniziale; tocchiamo diversi argomenti, facendo colazione insieme. E' un ragazzo dolce, non c'è che dire, e mi fa stare bene, come non stavo da tempo.
Ordiniamo nuovamente due caffè, non stancadoci di parlare. Io arrivo persino a parlare di mia madre.
I momenti belli devono però finire, perchè dato uno sguardo veloce all'orologio mi accorgo dell'ora e, siccome dovevo tornare a casa per pranzo, per dei parenti, guardo sconsolata quel ragazzo tanto gentile, accennando al fatto che devo andare.
Lui sembra deluso, ma si trattiene, sorridendo debolmente.
-''Beh devo dire che sei anche davvero brava a tenere compagnia" afferma sorridendo.
-''Altrettanto tu" abbasso lo sguardo, sorridendo.
-''Sai, - afferma lui, inizando a far scorrere la sedia lontano dal tavolino - ti confesso che, non riuscirei a mettere su un duetto con te, non riuscirei a cantare e mi verrebbe un groppo in gola perchè mi piaci tantissimo" arrossisce, non distogliendo lo sguardo da me.
Io faccio lo stesso movimento con la sedia, arrossendo. Inspiro.
-''E io non riuscirei a suonare, sbaglierei molte note e farei andare il nostro duetto a picco, perchè anche tu mi piaci tantissimo" ci alziamo entrambi, sorridendo.
Lui scontra il fianco contro il tavolino, distratto, provando a salutarmi con una stretta di mano.
Io gli porgo la mia mano, non cedendo al desiderio di non mollargliela più.
-''Allora ci vediamo presto, Susan" inizia lui, alzando le nostre mani su e giù.
-''A presto" affermo io triste, stavolta lasciandogli la mano.
Lui lascia degli spiccioli al tavolo, poi si allontana con me dalla caffetteria, rimanendo a guardarmi.
Io poi mi volto, muovendo la mano in segno di saluto.
Noto che lui fa lo stesso, voltandosi dall'altra parte del marciapiede.
Continuo a ripensare a quell'assurdo incontro, e non resisto dal voltarmi di nuovo verso di lui, rimanendo delusa nel notare la sua schiena lontana.
Riprendo a camminare, sentendo però nuovamente la sensazione di essere osservata, così mi rivolto; di nuovo la schiena. Accelero il passo verso casa mia, voltandomi una ultima volta: di nuovo la sua schiena.


La gente attorno all'incidente appena avvenuto sulla strada si muove freneticamente, sforzandosi di osservare il più possibile: un ragazzo, troppo intento ad osservare qualcuno, si è fermato in mezzo alla strada ed è stato investito da un'auto in corsa, che ovviamente non si è fermata, davanti la caffetteria Coffee Coffee; è circondato dal sangue, è morto sul colpo.




Alors, buonasera a tutti! Ecco la mia nuova storia, che ve ne pare? VI piace? Fatemelo sapere che ci tengo, se no la posso cancellare...
Siete voi che dovete apprezzarla, non io ;)
Non posso darvi spiegazioni sul capitolo, le avrete tutte nel corso della storia! Vi dico solo che il pezzetto finale è esterno dalla visuale di Susan ;)
Un bacione e buona serata, forse domani aggiorno, malgrado sia l'ultimo dell'anno, se no auguri a tutti e un bacione!
Lou_

  
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