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Autore: animapurpurea    31/12/2012    2 recensioni
Una fitta lancinante la travolse in pieno addome, ma non capiva se quello che stava provando fosse dolore. Forse non provava semplicemente più nulla.
Si inumidì le labbra un ultima volta, come per assaporare l’essenza di colui a cui erano appartenute.
Si sentì improvvisamente leggera. Poi tutto si fece buio.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 5.

Un altro giro!” aveva urlato nella confusione per farsi sentire dal barista della Tiger Discoteque; un’enorme organismo nell’centro di Bangla Road, aperto da trent’anni, caratterizzato da una struttura ambientata nella giungla con tigri giganti che spuntavano da ogni dove in mezzo agli arbusti.
Il ragazzo dall’altra parte del bancone aveva esitato, visti i numerosi bicchieri sparsi sul ripiano e le condizioni della ragazza: non si reggeva in piedi, la camicetta bianca, indossata nei pantaloncini di tessuto jersey a vita alta, era tutta stropicciata e la pura bellezza del suo candido volto iniziava ad essere oscurata da alcune linee di mascara colato dai grandi occhi verdi.
Alla fine decise di concederle quella sorta di pozione inebriante, soprattutto perché infastidito dallo sguardo omicida della giovane. Uno sguardo tagliente: quello di chi non vuole altro.

Nermin rideva mentre buttava giù l’ennesimo bicchiere colmo di alcool.
Da lì in poi, tutto iniziò a girare vorticosamente intorno a lei; si sentiva una trottola.
Un turbinio di colorate luci al neon e fari la circondavano come una galassia di puntini intorno alla sua mente offuscata; le note della musica elettronica e fortemente ritmata le rimbombavano nelle orecchie. Non stava bene, ma si sentiva euforica: si muoveva traballando, faceva delle giravolte e i capelli altalenavano nell’aria.

Dove sono Ariadne e le altre?
Ecco l’unico concetto razionale che riuscì a formulare mentre, incespicando a passi incerti tra le sue Dr. Martens, si dirigeva verso l’uscita.
Si lasciò cadere sul marciapiede guardandosi intorno spaesata. Si buttò la testa tra le mani affondando le dita nei lunghi capelli biondi che le ricadevano scomposti sulle gambe.
Ebbe l’impressione di essere su una giostra impazzita.
Divertente” avrebbe pensato da sobria, ma in quel momento era desiderosa solamente di poter scendere e di correre in un bagno a vomitare anche l’anima.

Sollevò il capo e i suoi occhi ne incrociarono un paio cerulei.
Uno spirito celeste?” pensò sconcertata, poi la vista le si velò di nero.

Si svegliò nel suo letto. Il sole era già alto all’orizzonte e i raggi invadevano la stanza con una calda luce soffusa.
Nermin era sconvolta.
Come diamine ci sono arrivata fin qui? Meditò con gli occhi ancora serrati e un mal di testa spaventoso.
Stringeva le mani nelle lenzuola e pian piano tentava di venir fuori da un calo di pressione che la faceva tremare.
Le palpebre si schiusero e il suo campo visivo, in preda ad un’oscillazione, individuò un’altra figura appoggiata ad una delle sedie intorno al tavolo. Scorse dei capelli biondi e capì subito di chi fossero.
Improvvisamente iniziò ad agitarsi. Non essere stupida Nermin, tu non ti comporti mai cosi. Calmati per l’amor di Dio.

Niall aveva il volto segnato dalla stanchezza e l’aria di uno che aveva passato una notte in bianco.
L’aveva trovata in preda alla sbornia sul quel marciapiede, l’aveva portata a casa e aveva passato l’intera nottata a fissarla e a tenerla d’occhio mentre dormiva.
Come è bella, aveva pensato osservando la sua fisionomia: i lunghi e lisci capelli biondi dalle estremità violacee, il dolce ovale del viso, le labbra carnose, la pelle candida, il piercing al naso, il volto di lupo tatuato tra le scapole, la corporatura esile e slanciata.

Notò i suoi occhi verdi dalle sfumature zafferano emergere dalla nuvola bianca del baldacchino.
“Buongiorno Nermin” le disse sorridendo.
Lei mormorò un semplice “Ciao” imbarazzato per poi sprofondare nuovamente nelle lenzuola.
Scoppiò a ridere.
Quell’armonico suono conquistò la stanza.
La ragazza prese coraggio, odiava essere derisa, anche se la risata di lui era tutt’altro che canzonatoria.
“Allora ieri sera sei stato tu a portarmi qui” gli disse col capo chino. “Perché l’hai fatto?” alzò la testa, il suo tono era lievemente scontroso.

Testa di cazzo, metti da parte l’orgoglio. E’ stato fin troppo gentile, se non era per lui, chissà dove saresti adesso. Si maledisse. Nelle mani di un lurido magnaccia molto probabilmente. Scosse la testa per cacciare via quell’orribile pensiero.

“Beh, eri conciata piuttosto male. Ti ho preso al volo poco prima che sbattessi la testa sul suolo”
“Sono svenuta?” sgranò gli occhi. “Ma come cazzo è successo? Io non ricordo niente!” sbraitò visibilmente scossa.
“La chiamano sbronza” sorrise. “Dopo che ti ho tirato su, hai vomitato un paio di volte, anche durante il ritorno”

Che figura di merda.

“Perdonami. Sono un disastro” mormorò imbarazzata e paonazza in viso. “Ma le altre che fine hanno fatto?”
“Beh..” si mise una mano dietro la nuca. “Anche Ariadne e Merope non stavano proprio benissimo, e Cloe ed Edith non erano da meno. Le hanno recuperate Liam, Harry e Louis sulla spiaggia, mentre ti cercavano” continuò ridendo. “Diciamo che ieri sera vi siete date proprio alla pazza gioia.”
“Immagino” aggiunse la ragazza annuendo.

Non ricordo una minchia, ma okay.

“Ma ora dove sono?” chiese con aria leggermente preoccupata.
Niall la rassicurò: “Stanno dormendo nelle loro stanze, tranne Ariadne che è stravaccata sul divano”
“Sempre la solita” aggiunse la bionda lasciandosi andare ad un’espressione divertita.
“Un momento..” rifletté. “Ma voi perché eravate lì?” domandò curiosa.
“Stavamo facendo una rimpatriata tutti insieme, anche con Malik”
“Malik?”

Che razza di nome è?

“Si, tu e la tua amica non lo avete ancora conosciuto”
“Comunque non so come ringraziarti” riprese la bionda perdendosi nei suoi occhi azzurri per un istante che parve infinito.
“Non devi” le rispose avvampando in viso; abbassò lo sguardo ritrovandosi a fissare due raggi di sole che si rincorrevano come magneti luminosi tra le tende di lino.
La giovane lo trovava così dolce ed impacciato, nessuno si era mai comportato così nei suoi confronti. Era speciale.
Dio come è bello…Frena Nermin! Che cosa pensi?!

Il biondo si alzò, fece per andarsene, ma arrivato alla porta fu destato dalle parole della ragazza dagli occhi verdi: “Niall, grazie, davvero. Senza il tuo aiuto, non ho idea di dove mi sarei potuta trovare in questo momento.” Il suo tono era riconoscente.
“Non ti preoccupare, ora va tutto bene. Per ricompensa, uno di questi giorni , mi preparerai le tue famose frittelle. Hai un anno a disposizione, ci stai?” domandò scherzoso.
“Non perdi ma un’occasione per mangiare, vero?” chiese in tono scherzoso. “Accetto la proposta. A più tardi allora”

L’ho davvero fatto? Che cazzo mi prende?

“Esatto. Ora riposati però. A dopo Nermin” il suo viso fu incorniciato da un meraviglioso sorriso.
Si chiuse la porta alle spalle mentre lei rimase lì, crollata nel materasso, a pensare, nonostante il dolorante cerchio alla testa.
Chissà di cosa profuma? Forse ha un odore buono e fresco come la primavera.

L’aveva incantata e con il suo semplice gesto era diventato un enigma da svelare nella mente di lei.


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Dopo quell’ubriacatura vergognosa aveva messo piede fuori casa solo per andare a fare la spesa e con Nermin al mare, dato che all’inizio del corso mancavano circa cinque giorni.
E, tanto per cambiare, ogni volta che attraversava la strada della galleria d’arte provava sempre quell’insopportabile sensazione.

"Non ce la faccio più" aveva sbuffato irritata; era tanta voglia di sfondare la porta e di spaccare il muso all’essere che vi si celava dietro.

Questi sacchetti pesano un quintale! Dannato Niall e la spesa. Che la andasse a fare lui la prossima volta, imprecava mentalmente cercando di trasportare le numerose buste del supermercato.
Aveva comprato moltissimi prodotti utilizzando il bonus concesso dal signor Payne, ma non credeva di arrivare a tal punto.

Ma dobbiamo sfamare un esercito?

Il tuk-tuk che aveva preso dal Jungceylon l’aveva portata fino al Baan Kalim a causa del traffico; da lì in poi aveva proseguito a piedi trascinandosi in mezzo alla strada attraverso il caldo afoso.

Ma che due coglioni. A quel tizio pesava il culo portarmi a casa? Questa strada è deserta minchia, e di conseguenza io morirò qui in preda ai sacchetti!
Pensava alterata dalla situazione mentre percorreva una via secondaria, quella del laboratorio per giunta.
Ci manca solo che qualcosa mi cada a terra e allora si che rimango qui, da sola e senza uno straccio di aiuto.

Ariadne aveva sempre avuto una “dote”, se così si poteva definire, ovvero il karma che le tornava indietro come uno schiaffo in piena faccia: ciò che non si augurava, di solito, accadeva.
Fu così anche in quel momento.
Una busta piena di fusti di latte si ruppe per il troppo peso in eccesso rovesciandosi sul terreno e lei, facendo affidamento sulla sua goffaggine, per raccogliere il contenuto, fece cadere il sacchetto della frutta e, di conseguenza, mele, mango, papaya e ananas iniziarono a rotolare giù per la strada lievemente in discesa.
La ragazza dagli occhi eterocromi era furente, avrebbe ucciso qualcuno se ne avesse avuto l’occasione. Si guardò intorno per vedere se ci fosse qualche anima e alla fine ruppe il soffocante silenzio urlando un fragoroso “Vaffanculo”, il quale si ripercosse nell’eco degli alberi e della strada deserta.

Mentre tentava di mettere in ordine ciò che rimaneva della spesa, un’ombra fece capolino su di lei oscurandola.
Troppo concentrata a condannarsi per la sua inettitudine, credette che fosse una nuvola di passaggio, ma quando sentì uno strano, familiare, tintinnio, emerse dai suoi pensieri e alzò la testa.
Si trovò davanti due grandi occhi da cerbiatto, nei quali due luminose pupille navigavano in una distesa color cioccolato dalle gradazioni verdastre che cambiavano in base al tempo.
Dei folti capelli corvini, leggermente scompigliati, modellati in una lieve onda sinuosa rivolta verso l’alto, gli adornavano il capo. Il viso era incorniciato da una mascella possente ed illuminato da un meraviglioso sorriso, in quel momento, increspato sulle labbra sottili.
Sulla pelle ambrata risaltavano numerosi tatuaggi e la sua figura era slanciata e piuttosto erculea.
Bellissimo” c’era da pensare, non una parola di più e non una di meno.
La ragazza dalle lentiggini si abbandonò, forse per qualche secondo di troppo, nell’osservarlo attentamente; come se le sue iridi volessero immagazzinare indelebilmente le immagini di cotanta bellezza.
Lui se ne accorse e sorrise ancor di più.

Brava Ariadne, sei una emerita cogliona. Incontri un ragazzo del genere e tu che fai? L’imbecille, mi pare ovvio. Sei anche madida di sudore per colpa di questo caldo del cazzo e immersa in una strage di cibo… Peggio di così

Cercò di riprendersi dalle sue snervanti riflessioni e da quella visione celestiale provando a focalizzare lo sguardo su ciò che l’individuo di fronte a lei teneva in mano.

Lo riconobbe subito.
Quel lungo ciondolo in cuoio, con al centro una targhetta in avorio contrassegnata da un’incisione più scura che riportava una frase fortunata in thailandese, era inconfondibile.
L’aveva ricevuta sia lei che Merope da un monaco buddista al termine di un viaggio spirituale che avevano deciso di intraprendere l’anno in cui aveva iniziato la sua progressiva conversione al buddismo, anche se non era mai stata cattolica per scelta dei genitori, i quali ritenevano giusto far decidere autonomamente alla figlia la propria fede.
Da quel giorno lo aveva portato sempre con sé; era un simbolo ed era importante, non per superstizione, ma per amicizia e spiritualità.

Ma come ha fatto a finire tra le sue mani? Rifletté sgranando gli occhi per lo stupore.
Deve essere caduto dalla borsa aperta. Si buttò una mano sulla fronte crucciata.

Il ragazzo notò la sua espressione sconcertata ed esordì dicendo: “L’ho trovato mentre attraversavo la strada e ho pensato che fosse tuo, dato che non c’era nessun’altro in giro. Poi diciamocelo, questo ciondolo buddista non passa inosservato”
Sorrise di nuovo ammiccando.

Ora mi sciolgo. Ti prego smettila o non mi alzo più, parlò mentalmente cercando di inquadrare qualcosa che non fosse lui.
Un momento.. Cosa? In pochissimi sanno di quel monile.

Per la seconda volta non le diede tempo di rispondere che, colto il suo sguardo meravigliato, affermò: “Ce l’ho anch’io”
Mostrò con un rapido gesto della mano destra il pendaglio, in pietra scura con incisa una frase bianca, appeso al collo.

Che fai? Mi leggi nel pensiero?

Ariadne era confusa.
Lo fece avvicinare, prese tra le mani la medaglietta e iniziò a far scorrere le dita affusolate sulla scrittura in rilievo per constatarne l'autenticità. Era vera solo se incomprensibile.
I loro volti erano vicini. Sentivano l’uno il profumo e il respiro dell’altra. I loro occhi si rincorrevano come calamite.

“Okay, è veritiera. Grazie per avermi riportato il mio” dichiarò grata la giovane distogliendo lo sguardo.
“Di nulla. Vuoi una mano con le buste?” chiese gentilmente.
“Si vede che sono in difficoltà eh? Non rispondere e aiutami per favore”
“Certamente” rise.

La sua risata, cristo. Un’armonia singolare che le risuonava nella mente.

L' inesplicabile ragazzo si caricò in spalla la maggior parte dei sacchetti rimasti e insieme si avviarono verso casa iniziando a parlare.

Ariadne aveva capito che era lui l’artefice di quei quadri, di quel dipinto e di quella sensazione, la quale non era più ostile, bensì insolita e soddisfacente.
Era così dannatamente bello e peculiare che ne era troppo intrigata per lanciarlo andare così.
Però non voleva tartassarlo di domande: aveva intenzione di conoscerlo a fondo, pian piano.

Zayn si sentiva strano; era la prima volta che usciva dal suo laboratorio a quell’ora. L’aveva fatto solo per lei.
Non riusciva a capire, ma era fortemente attratto, indubbiamente.
L’aveva vista da vicino ed era meravigliosa. L’aveva vista abbozzare un sorriso.
La trovava cosi singolare, in tutto.
La sua psiche doveva essere un mondo totalmente inesplorato e lui non si sarebbe fermato.

Arrivarono davanti alle mura che circondavano il grande complesso abitativo dopo circa quindici minuti.
“E’ qui, giusto?” chiese il ragazzo, al quale parve di aver già visto tale struttura.
“Esatto” rispose lei. “Dovrei ringraziare questo mio sconosciuto accompagnatore, non trovi?” domandò schietta.
“Mi sembra giusto. Comunque io sono Zayn”

Zayn. Finalmente so il tuo nome.

“Ariadne” aggiunse schiudendo le carnose labbra in un sorriso. “Beh Zayn, grazie mille. Come posso ricambiare?”
“Io voglio rivederti” dichiarò in tono neutro sottolineando particolarmente il tempo verbale.

Ti piace azzardare eh? Anche a me.

“Neanche il condizionale. E’ forse un ordine?” domandò ironica.
Le piaceva sottolineare la propria indipendenza tenendolo sulle spine.
“Credo proprio di sì” disse sorridendo sghembo.
Il ragazzo dagli occhi da cerbiatto si passò sfacciatamente una mano tra i capelli.

Ammetti pure che mi vuoi morta, pensò in preda alle conseguenze di quel gesto.

“Guarda che lo stesso avrei preteso io”
Le parole di Ariadne restarono tra loro due, sospese nell’aria.

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Corner of souls.

Felice anno nuovo e possa la fortuna essere sempre in vostro favore.
Salve bella gente, yo (?) e sì, amo The Hunger Games uu
Ed ecco a voi le due coppie fhjghf Io le adoro, cioè amole(?)
Alura, che ne pensate?
Sinceramente, posso dire che questo scritto mi piaciucchia, però voi dovete dirmelo con le recensioni uu
Dimenticavo, il Jungceylon è un enorme centro commerciale di Patong e Baan Kalim è una zona del vasto lungomare c:
Nel prossimo ci saranno cose mooolto interessanti(?) lol
Pooooi passereste anche da queste due mie os per favore? Sono una su Bieber e una su Zayn
She belonged to him as he to her, they together were sparks, they were united by a bond as strong as the sea.
Maybe you’re the therapy for my illness: you’ll be the rhythm and I’ll be the beat.

Non mi abbandonate(?)
Al prossimo capitolo
Sawadee
Al.
  
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