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Autore: Gli Occhi Di Louis    04/01/2013    0 recensioni
A chi sta in bilico e a volte vede nello specchio alieni sconosciuti.
A chi trova nella sua faccia almeno cinque imperfezioni e nel suo corpo una decina almeno.
A chi ha un'anima meravigliosamente imperfetta.
A chi crede nella possibilità che i sogni si avverino.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perchè infondo c'è sempre un lieto fine 
Capitolo 1


Non ho paura di stare sola con me. Ho paura di stare sola senza di me.
Mia zia dice che chi sta solo non ha amici e se non hai amici vuol dire che sei un tipo fuori di testa, si, insomma, un misantropo.
Io sto sola perché non ho amici, ma non mi sento un misantropo. La parola mi fa sorridere ogni volta. Mi ricorda i triceratopi e i dinosauri, specie risorte nelle figurine da attaccare negli album.
Io sto sola perché quella specie di banda che crede di comandare qui dentro non mi vuole. Qui dentro è la scuola, che poi è anche nel quartiere che si trova in città, che fa parte dell’Italia e quindi nel mondo. Il mondo non mi vuole. E allora io non lo considero il mondo. Cioè lo considero, ma a modo mio.
Mia madre è la morbidezza del pane. È gentile e si preoccupa per tutti e per tutto. Tranne, forse, che per sé stessa.
Papà è un guerriero. Lui è in lotta con il cibo. Lo odia e lo ama come io il mio mondo. A volte penso che per lui non ci sia altro che questa battaglia, che questo universo si riassuma in un grande panino col colesterolo e i trigliceridi alti.
Poi c’è mio fratello: il capo della banda che si trova nel mondo. Nel mio. Forse è uno spicchio d’arancia. Di intero non ha niente. Di suo non ha niente. 
Mia zia. Lei è Gialla.
La sorella di papà. Lei è l’altro universo, dove non sono ancora andata, dove non so se c’è posto per me, se ci sono le ciliegie ad aspettarmi o i cactus senza acqua dentro.
La sorella di papà fa la cantante. Canta e guarda negli occhi i riflettori, e i suoi ora sono gialli e brillano. Belli. Come quelli dei gatti.
Mamma, quando parla di lei, parla anche di sé e di come questo suo girare il mondo sia in realtà fuggire, ma si sente che vorrebbe essere lei a poter scappare, qualche volta. 
Basta con queste similitudini da similpelle. C’è da preparare la  relazione finale per le valutazioni di fine anno scolastico.
Abby, che muore dietro a mio fratello, ha guardato la prof. Di italiano e le ha chiesto se poteva prepararla insieme a me. La Smith si è tolta gli occhiali e ha arricciato gli occhi  e ha detto di si. 
Così ho preparato la mia vendetta, perché so che Abby vuol studiare con me solo perché crede che entrando nella mia casa avrà maggiori possibilità con mio fratello. 
Mi sono alzata e ho sibilato, da serpente a sonagli quale sono, il titolo: -la bruttezza nell’epoca moderna come strumento di redenzione- Mica male? Forse un po’  troppo articolato come titolo, ma niente male davvero per averlo inventato così su due piedi.
Lascio che la bomba esploda. La prof. arriccia il cervello e Abby, che non ce la fa, secondo me, perché non ne ha uno intero, mi guarda sorridendo. Non ha capito nada.
Mi siedo e sorrido anche io. Abby la bella della classe non  vorrà di certo parlare bene della bruttezza.
Il resto della classe scaccia una mosca che sta cercando una corrente d’aria che la porti al sicuro. L’equilibrio non è il mio forte. Sorrido e vorrei darmi delle pietre in testa. Vorrei lapidarmi per essere stata infedele a me stessa. Faith si gira e mi dice: - Complimenti.
Una brutta che porge i complimenti a un’altra brutta per aver scelto di parlare della bruttezza.
Gli psicologi farebbero a gara per avermi in analisi, se solo glielo permettersi.
Tra l’altro sono l’unica brutta che ha dei privilegi. Sono odiata dai belli, sono odiata dai brutti.
Per via di mio fratello, capo della banda  scema, quella dei belli senza testa.
-Molto bene, un argomento di grande importanza nella nostra società che tende a relegare i brutti nell’angolo del ‘sono simpatici’- Arguta la prof. profonda. Ma lei che ne sa. Lei mica è brutta.
Mi viene subito l’inizio. Nei miei geni ci deve essere qualche cromosoma da poeta.
- brutto è colui che non si sente fiero di essere brutto-
non è niente di originale, ma forse farà soffermare la prof.sul perché io abbia usato due volte nella stessa frase la parola ‘brutto’.
Non la soffermare per niente. Scrive sul registro e passa ad altro. Be’, volevo almeno dimostrare che so come rafforzare certi concetti. La bruttezza, per esempio.
Io sono brutta. Ma non ora  che sono nell’adolescenza e che il pieno degli ormoni non si orienta bene su come dovrebbe disporsi. Lo sono sempre stata, e non c’è speranza di avere il medesimo destino del brutto anatroccolo che poi era un cigno in realtà. Una favola con la fregatura: ecco cos’è, a dirla tutta.
Quindi sto da sola, dove posso giudicarmi in tutta onestà, specchiarmi nelle pozzanghere o sulle vetrine, frugare dentro gli specchi e accorgermi meglio del perché sono brutta.
Manca l’armonia delle forme. L’ho scoperto dopo anni di osservazioni, di meditazioni, di umiliazioni.
-Guarda che naso! Sembra la coscia di un pollo con l’artrite!- belle e fantasiose, con un pizzico di ambientalismo che va di mosa.
-Guardati la bocca dalla quale esce puzza di topo morto, sono i topo che non si sono lasciati mangiare vivi!- Non le dico mai, queste risposte da sballo. Non le dico. Mi vengono in mente dopo. Li per lì, l’offesa, l’oltraggio mi bloccano. Mi lasciano senza fiato. Abbasso la testa sperando che quei due capelli che ho coprano il profilo maledetto.
Ma mica sono brutta solo per il naso. No, che accidenti. I brutti totali come me son ben altro dai bruttini. Mi vengono i foruncoli, per  esempio. Grossi e rossi che nessun fard riesce a coprire. E poi i peli delle gambe non crescono normali, crescono sottopelle formando punti rossi pieni di pus. Che schifo.
Faith li ha uguali ai miei, solo i suoi sono a forma di  cuore, che è già qualcosa.
Io e Faith siamo le brutte totali della scuola.
Solo che lei non ha un fratello capobanda per giunta scemo. All’inizio la prendevano in giro e le facevano scherzi terribili del tipo rane morte in mezzo al panino, dentiere finte in mezzo al libro di scienza. Lei ha i denti un po’ fuori, non solo quelli davanti ma tutti. Proprio tutti. Ha un apparecchio che sembra un teletrasporto: le esce dalla bocca come un’impalcatura con tanto di viti e di bulloni. Eppure parla meglio di mio fratello, cioè dice cosette più sensate anche strascicando le esse e le zeta.
Io con Abby non voglio studiare, tanto lei non farebbe altro che occhieggiare la porta della camera di mio fratello, mettersi il rossetto, alzare la gonna di centimetro in centimetro per mettere in mostra gambe e cosce senza i peli sottopelle.
Dico a Faith se le va di ‘relazionare’ con me. Lei annuisce e un bullone si illumina. La prof. è contenta della scelta.
 
Siamo sopra la città. Bellissimo. La ruota panoramica gira, il sedile ondeggia e cigola. Faith si avvicina un altro po’ a me. Siamo lontane da tutto. Mica si può cominciare una relazione del genere in un posto qualsiasi. Questo è il posto ideale dove anche se ti viene da ruttare nessuno se ne accorge. Puoi mandare al diavolo il pianeta con tutti i gesti che conosci e ne puoi inventare dei nuovi.
-Perché lo vuoi fare in paragrafi? Mica è una tesi universitaria-
-Che c’entra, dato che abbiamo deciso di farci esplodere la bomba addosso, vale la pena farlo con una certa impostazione.
-Summer, perché hai voluto proprio questo?- Lo chiede con tristezza. Me lo domando anch’io a mente fredda, lucida e mi maledico.
-Senti Faith, lo pensano tutti che siamo brutte, qualcuno ce lo dice, altri  ingoiano la parole, ma se tu osservi bene le lettere vengono fuori dritte dalle fronti. Tanto vale farne materia di studio. Chi meglio di noi due può farlo?-
Si accartoccia un po’ su se stessa come una foglia che sta perdendo liquidi. La ruota ci porta al punto massimo, posso quasi sfiorare i confini delle nuvole. Mi scendono le lacrime e neppure so il perché.
-Ma a te non dispiace, dico, non ti senti mai una schifezza schiacciata tipo la cacca dei cani che qualcuno pesta senza accorgersene e quando se ne accorge quasi vomita dal disgusto?
-Tante di quelle volte che ci vorrebbero due calendari l’anno per scriverlo. 3 dicembre  antimeridiane: da schifo. 3 dicembre pomeridiane: ricevuto insulto mentre mangio gelato al limone e pistacchio: il gelato è caduto per terra. Uno schifo.-
Ride  cercando di evitare un bullone all’apparecchio.
-quanto ti finisce quella tortura?- le chiedo senza guardarla negli occhi. La sua è una tortura che merita rispetto.
-tra 18 mesi. Certi giorni sogno di andare sotto una macchina, ,a poi con la fortuna che mi ritrovo, sicuramente il risultato sarebbe il corpo a strisce, ma l’apparecchio ancora saldamente attaccato alla bocca- 
-Non ti ci dannare troppo- 
-Non credo risolva niente. Brutta rimango. Solo mia madre dice che con i denti al posto giusto la masticazione diventa migliore e a cinquant’anni si evitano le ulcere. Chi se ne importa dell’ulcera? E poi adesso neppure le operano le ulcere, le curano con dei farmaci. Summer, dammi un calciavite.-
-Ma dai. Ti detto il primo paragrafo, se non ti va lo cambiamo, tu poi fai il secondo-
-Va bene. Me se scrivo quassù credo che vomiterò. Pensi mi faranno la multa?-
Rido di gusto e poi penso che se fosse stato un bello a pensare di vomitare sulla ruota panoramica di certo non avrebbe mai avuto paura di prendersi una multa. 
 
ELOGIO ALLA BRUTTEZZA
Di Summer Smith e Faith Anderson

Fin dall’antichità, I brutti erano considerati una categoria a parte. C’erano i belli, i poeti e i brutti. A volte i brutti venivano impiegati come saltimbanchi e come menestrelli, così con il trucco e con gli abiti sformati e colorati la loro bruttezza non si vedeva molto. 
Gli uomini brutti erano tollerati, anzi alcuni erano poeti e nessuno ci faceva caso.
Per questo motivo, non ci occuperemo molto degli uomini e dei ragazzi brutti. Essi vengono definiti ‘un tipo’ e c’è sempre qualcuno che riesce  a trovare in qualche loro nascosto particolare la bellezza. Così è stato fin dall’inizio dei tempi. I motivi si perdono tra le pieghe e le piaghe del tempo. Capiamo che anche per i ragazzi brutti ci siano dei problemi, ma nessuno di loro è mai definito un brutto totale. 
Per le donne invece cera un altro paio di maniche, e non solo quelle. Le donne brutte si dovevano mettere tanti strati di velo davanti alla faccia anche solo per uscire a prendere una boccata d’aria che neppure arrivava bene al naso, trattenuta dalle stoffe,. In ogni caso, per loro era meglio restarsene ben tappate.
Oggi per le donne brutte c’è solo un’alternativa: il teatro comico. Ma se non diventano famose sono doppiamente gabbate: brutte e pure fallite. Un abbinamento esplisivo.
Però nella Grecia antica e anche nel Rinascimento, per esempio il naso aquilino non era segno di bruttezza sia negli uomini che nelle donne, anzi. Come la fronte alta.
I brutti non venivano comunque uccisi, che già era qualcosa, anche se preferibilmente venivano mandati in guerra, tanto per non averli troppo tra i piedi.
 
-Ti pare che basti?-
-Summer, me sei sicura di voler continuare in questo modo?-
-Si, perché no? Però io un maschio brutto lo conosco-
-Si anch’io. Josh dici?-
-Eh bè, io non giudico, per carità, ma pieno di brufoli, basso, già con la pancetta…-
-E’ vero, Summer, ma sai che cosa ha detto di lui Nicole ieri? Che ha lo sguardo profondo di Leonardo Di Caprio e la voce di Bruno Mars.-
-Ecco lo sapevo. Lo sapevo! Sempre così. Un maschio brutto non è un maschio brutto è… un maschio interessante. Una femmina brutta è brutta è basta.
-Schifo. Continuiamo così-
-Dici che possiamo allargarci?- 
-Non solo possiamo, guarda Faith, credo che ce lo siamo meritate!-
Scendiamo dalla ruota e per qualche secondo tutti mi pare così grande e così enorme. E mi perdo a sognare do poter vivere in un mondo di brutti.
 
Mio fratello è riccio e castano, non ha gli occhi azzurri, ma verdi, di un verde da foresta amazzonica prima che le dessero fuoco.
Quando qualcuno sfiora i suoi occhi è fritto. Non so come ci riesca. I suoi occhi ipnotizzano. Solleva di poco le sopracciglia per aprirli, non troppo, e subito te li schianta addosso come la panna calda sul gelato al cioccolato.
Rimani appiccicato così tanto che sei costretto a muoverti come si muove lui e a guardare niente altro che quel verde smeraldo.
Una cosa vergognosa, una cosa da veggente televisivo. Farebbe saltare ogni audience.
Mi guardo una scarpa mentre aspetto Faith. 
Vedo sbucare mio fratello all’angolo opposto alla strada, cerco di mimetizzarmi con il segnale del parcheggio. Un segnale a triangolo con dei bambini che si tengono per mano. Non mi copre neppure a metà. Ma tanto lui non mi guarda. Mio fratello quando cammina guarda il mondo, non le persone.
Dietro di lui ci sono quattro dei suoi amici più fedeli e Caroline la mitica rossa. 
Sento un temporale che arriva, brontola dietro il campanile e fa tubare più forte i piccioni. Dicono che quando c’è un temporale l’elettricità può essere così alta che ti si possono rizzare i peli delle braccia. Mi vien voglia di esporre al vento le mie gambozze con i peli sottopelle per vedere se l’elettricità riesce laddove il massaggio con la spugna fallisce.
Mio fratello gira l’angolo senza neppure inciampare un pochino sul marciapiede e si tira dietro i quattro che guardano le sue gambe sicure nei pantaloni neri che vanno sicuri.
Dove vanno? Mi piglia la curiosità di sapere che cosa fa mio fratello oltre a dormire e a sollevare le sopracciglia. Ecco Faith.
-Mi è venuta questa idea, no, questa idea pazzesca per il secondo paragrafo. Senti, Summer-
Armeggia con l’apparecchio: ci si è incastrata una ciocca di capelli grassi.
Eh, si, noi due abbiamo anche il problema dei capelli grassi. Dobbiamo lavarli quasi tutti i giorni: seborrea. La seborrea provoca la morte del follicolo e perciò i capelli cadano più che a tutte le altre persone.
È la perversione dei brutti, toccarsi i capelli grassi e sentire tra le dita filamenti preziosi che vengono via.
- Ehi, ma quello è tuo fratello!-
Per un attimo mentre lo dice è come se si illuminasse. Diventa una lampadina e mi viene quasi da ridere. Una lampadina che fa diventare più lucido tutto l’acciaio che ha in bocca.
Sospira. Lo so. È innamorata fradicia. Tutte le femmina tra i tre i tredici e i venti anni sono innamorate di mio fratello. Per via dell’ipnosi. Per via della foresta amazzonica che li non brucia.

La scoperta. 
 
Durante un’escursione organizzata per ricercare un gatto nero disperso tra le montagne, due ragazzi italiani si calano in un crepaccio. È la scoperta. È il momento di riscrivere la storia.
La pittura impressa nella roccia parla chiaro. I brutti totali sono i signori della terra. Quelli veri. 
La scimmia raffigurata come capobranco differisce da tutte le altre.
La scimmia più brutta di tutte le altre è il capo di un branco di bellissime scimmie, aggraziate nel movimento, perfette nelle proporzioni tra arti e tronco. I quasi-uomini obbediscono alla scimmia brutta riconoscendone il valore e l’intelligenza con una postura del corpo inclinata. L’evoluzione non può che essere perfetta. Una sciamia informe, cosiddetta brutta da noi uomini di oggi, ha favorito l’evoluzione.
La scoperta porta scompiglio in ogni angolo della terra.
I belli si rifugiano in casa, lontano daglio occhi accusatori dei brutti medi e dei brutti totali.
I belli hanno mentito, hanno creato scompiglio nell’evoluzione naturale. Tutti a morte!
Nascono le prime cliniche di bruttezza. È il momento di rimettere a posto l’ordine del creato. I poeti fanno a gare per elogiare la bruttezza, soprattutto quella totale.

-Lo devo dire, Faith, sei un genio!-
-Hai detto che potevo allargarmi, mi sono lasciata trasportare dall’impeto. Summer, sarebbe uno sballo se fosse andata veramente così. Credi che la prof. si arrabbierà?-
-Possiamo sempre dire che è stata lei a raccomandare l’originalità. Faith, lasciami il terzo paragrafo.-
-Non ha pace tuo fratello, eccolo che ritorna. Ma cosa fa?-
Sulla panchina, sotto la chioma spelacchiata di un albero che credo si chiami tiglio, con le penne e i quaderni in mano, abbiamo sotto controllo il traffico del pomeriggio. Il traffico dei belli che cercano di guardarsi in ogni vetrina che incontrano per controllare se il vento o lo smog abbiano alterato la loro naturale perfezione.
-Lascialo perdere, Faith. È uno splendido vaso dove no  ci puoi mettere neppure una goccia d’acqua, ha i buchi perfino sotto i piedi. Stai lontana da lui e da quelli come lui-
Devo scoraggiarla, le voglio bene anch’io. Mio fratello con le non proverebbe neppure l’ipnosi. Mio fratello ha il mito della perfezione. Lo strumento di tortura che Faith ha in bocca lo userebbe come ancora per le sue passeggiatine in barca. Con attaccata lei.
Le cattiverie mi vengono naturali quando si tratta di mio fratello. Harry. Cioè il massimo che si possa trovare in  natura e nell’universo, in questo e in quello parallelo.
L’osservo mentre, a dieci passi da me, svolta l’angolo con la truppa intorno che lo omaggia con sguardi amorevoli. Caroline, la sua ragazza del momento, cammina sulle sue orme, ci sta attenta a non sgarrare di un passo come se fuori dal tracciato vi fosse una botola.
Vanno verso il garage. Hanno tutti i capelli ingommati per evitare che il vento di nordest li scompigli guastando l’effetto onda-prendimi-bambina.
Non mi degna di uno sguardo, eppure sa che ci sono. Si vergogna di me, anche se mi evita i guai, i sollazzi, le ironie, le cattiverie, le satire pungenti, le idiozie sul mio aspetto.
Non lo fa per me. Lo fa perché non può evitare che si sappia che io sono sua sorella.
Fuori del garage ci sono i motorini ad aspettare le creature bellissime. Ora se ne andranno a spasso a inventare un nuovo endecasillabo per ferire a morte il brutto di turno, il tonto, o semplicemente il timido.
Se potessi li incenerirei. Una pistola a fissione solare. E via. Capelli bruciti, pelle avvizzita, vestiti gualciti e compagnia brutta.
Meglio pensare al terzo paragrafo.

Un poeta infatti cantò:
Grande la bruttezza, che non si preoccupa di apparire, 
essa è come rugiada per gli animi colti, inariditi dai belli.

-Ti sembra troppo?-
-Summer, l’hai detto tu: ce lo siamo proprio meritato- 
 


Gli occhi di Louis
Chiedo perdono!
Davvero so che avrei dovuto aggiornare prima ma ho avuto pochissimo tempo,
vi chiedo ancora scusa.
Questo capitolo fa un po' tanto schifo, vero?
Voglio ringraziare chi ha recensito la storia e chi l'ha
inserita nelle preferite/seguite/ricordate
Okay ora vi lascio in pace,
se volete leggere il prossimo capitolo basta che lasciate qualche piccola recensione
e vi prometto che se lo volete l'ho inizierò a scrivere stesso stasera.
Alla prossima! :)

 
  
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