Era fredda, quella notte.
L’uomo era di fronte a me e si avvicinava a grandi falcate. La nube nera che lo
circondava emanava cattiveria pura. Il suo respiro si fondeva con il freddo
circostante e creava del fumo che fuoriusciva dalla sua bocca e talvolta dal
naso. I jeans erano sporchi con un buco che lasciava intravedere il ginocchio
nero, mentre la maglietta grigia era perfettamente in ordine.
Quando fu vicino a me mi osservò con i suoi occhi neri come la pece.
La sua risata malefica penetrò nelle mie orecchie come nella mia testa.
« Astrid, così sei venuta! » mi disse con un
tono che poteva sembrare entusiasta, ma a me non diceva niente. Mi accarezzò il
volto. La sua mano mi fece rabbrividire, così gli diedi uno schiaffo abbastanza
potente.
« Non cambi mai, non è
vero? » fece un sorriso storto
« Cosa vuoi da me? »
ringhiai
« Quanta fretta… » cambiò
espressione « troppa, per i miei gusti. » sporse i denti, come un cane « Ma se
ci tieni, ti voglio accontentare… » si fissò le unghie, lasciando le parole
sospese nell’aria per qualche secondo « siete in ritardo. » concluse.
« Non può essere. I valori
sono sempre stati alti, non possono essersi abbassati così in fretta. »
« Forse devo rammentarti
che sono Lucifero, cara Astrid. » alzò la voce « Posso rendere l’impossibile
possibile! IO SONO INVINCIBILE. »
« Forse devo rammentarti
che sei un demone rinchiuso sottoterra, o forse… te l’eri dimenticato? »
La mia affermazione lo irritò alquanto, perché ringhiò. « Non per molto ancora.
Presto, presto sarò libero. Siete in ritardo. »
« Io non lo permetterò. NOI
non lo permetteremo. »
« Oh, cosa odono le mie
orecchie? Voi? Un branco di angioletti carini e puri impediranno l’ascesa del
grande Lucifero? Oh, non credo proprio. Qui non siamo in un libro, in una
favola, dove il bene vince sempre. Questa volta, nulla impedirà a me e ai miei
seguaci di dominare il mondo! »
« Il male non trionferà,
finché ci sarò io. »
« Mi tremano le ali. »
disse sfacciato Lucifero. Si picchiettò un dito sul mento « Finché ci sarai tu,
eh? Allora provvederò immediatamente! »
Mi lanciò addosso una scarica elettrica nera che io evitai con un salto
mortale.
« Tutto qui? » dissi,
delusa
« No. » confessò, facendo
spallucce. Con un’agilità strabiliante si avvicinò a me e mi strinse lo stomaco
con una mano ad artiglio.
« Bye bye, Astrid. »
Boccheggiavo indifesa. La
sua presa era strettissima e mi impediva ogni movimento corporeo e
respiratorio.
« Cosa vedono i miei occhi? L’angelo più potente e splendente tra i cieli e la Terra… caduto. »
Dalla sua mano partì una
scarica elettrica come la precedente che mi percorse in tutto il corpo. Non
urlai. Svenni, in fin di vita, pochi secondi dopo.
Mi svegliai battendo la
testa contro una campana. Il Capo era di fronte a me, di spalle.
« Capo… »
« Non dire nulla, Astrid.
Hai fatto del tuo meglio. » disse, con la sua solita voce rassicurante, calda. «
Non noti nulla? »
« Come mai non avete
l’aureola? Perché la vostra luce è così spenta? » dissi alzandomi evitando la
campana.
« Dovresti guardare le tue
vesti. »
Obbedii, e quello che
videro i miei occhi fu devastante: le mie vesti, che erano bianche e lucenti
erano state sostituite con banali jeans grigi, come la maglietta e come le
scarpe. Le punte dei miei capelli biondi stavano diventando nere, poco alla
volta, così come le scarpe. Le mie ali erano sparite. Arretrai, guardando
terrorizzata il Capo.
« Posso risponderti con una
sola parola: Lucifero. Sei rimasta svenuta per quindici anni, Astrid. I suoi
demoni sono stati spietati, hanno corrotto gli umani con metodi crudeli. Quelle
poche luci che ancora brillano sono nel baratro della disperazione. Il nostro
invisibile ritardo si è ingrandito alla velocità della luce. Come sai i demoni torturano
e alla fine… »
« Uccidono. » conclusi, con
una nota di schifo nella voce. « Ma le mie ali… le mie vesti… »
« Astrid, quella notte
Lucifero ha rubato i tuoi poteri, trasformandoti. Il tuo io è cambiato. Non sei
più un angelo: in quindici anni ti sei trasformata in umana e il prossimo
passo… »
« Un demone? »
Il Capo annuii e si girò. I
suoi occhi azzurri penetrarono in me. « Il SUO demone. »
Il suo demone? Di Lucifero?
Non vedevo una prospettiva peggiore per passare l’eternità.
« Cosa possiamo fare, Capo? » chiesi. Il Capo
aveva sempre una soluzione. Lui però mi guardò con uno sguardo che non vedeva
scelta. Uno sguardo che vedeva una sola soluzione, ed era tragica. Capii.
« Il Riassenia. »
« C-come? I-il R-Riassenia?
»
« Non c’è altro modo,
Astrid. »
« M-ma… se non mi ricorderò
nulla, come potrò impedire che Lucifero mi incontri e mi rubi i poteri? »
« Avrai tempo e poi… avrai
comunque i tuoi poteri e sarai l’angelo più potente tra i Cieli e la Terra… »
« Solo che non me lo
ricorderò. »
« Astrid, sei intelligente,
sono sicuro che appena cadrai qualcuno ti soccorrerà. Dovrai solo impedire che
si attacchi troppo a te e viceversa. Sarebbe alquanto pericoloso se tu fossi
attaccata ad un umano. »
« E per quale motivo? »
« Se ti affezioni troppo
all’umano sarai legata a lui, e se dovrai rinunciare perderai i tuoi poteri. »
disse, sospirando. « Sei stata un angelo custode secoli orsono, ti ricordi? »
« Mi ricordo, mi ricordo.
Non sbaglierò, Capo. »
« Mi fido di te. »
Si avvicinò a me e mi posò
l’indice sinistro al centro della fronte. Chiusi gli occhi e lo sentii
mormorare qualche parola in latino.
« Buon viaggio, Astrid, angelo
caduto. » prese una pausa « Riassenia. » disse con un filo di voce, come un
sussurro.
Una sensazione di freddo e leggerezza mi avvolse. Aprii gli occhi e tutto d’un
tratto mi chiesi: « Qual è il mio nome? »