Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Jo Scrive    04/01/2013    1 recensioni
Jo Scrive vi augura un buon 2013 con questo... ehm... prologo.
E' una storia che mi è venuta in mente per caso, non so quello che mi fumo la sera prima di andare a letto, ma sorvoliamo.
Se amate le storie tra angeli e demoni, del sovrannaturale, e se volete dare un'occhio alla svolta che da' un angelo caduto che non sa di esserlo nella vita di un 16enne newyorkese è la storia che fa per voi.
[...] L’uomo era di fronte a me e si avvicinava a grandi falcate. La nube nera che lo circondava emanava cattiveria pura. Il suo respiro si fondeva con il freddo circostante e creava del fumo che fuoriusciva dalla sua bocca e talvolta dal naso. I jeans erano sporchi con un buco che lasciava intravedere il ginocchio nero, mentre la maglietta grigia era perfettamente in ordine.
Quando fu vicino a me mi osservò con i suoi occhi neri come la pece.
La sua risata malefica penetrò nelle mie orecchie come nella mia testa. [...]
Buona lettura!
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LAC

Era fredda, quella notte.
L’uomo era di fronte a me e si avvicinava a grandi falcate. La nube nera che lo circondava emanava cattiveria pura. Il suo respiro si fondeva con il freddo circostante e creava del fumo che fuoriusciva dalla sua bocca e talvolta dal naso. I jeans erano sporchi con un buco che lasciava intravedere il ginocchio nero, mentre la maglietta grigia era perfettamente in ordine.
Quando fu vicino a me mi osservò con i suoi occhi neri come la pece.
La sua risata malefica penetrò nelle mie orecchie come nella mia testa.

« Astrid, così sei venuta! » mi disse con un tono che poteva sembrare entusiasta, ma a me non diceva niente. Mi accarezzò il volto. La sua mano mi fece rabbrividire, così gli diedi uno schiaffo abbastanza potente.

« Non cambi mai, non è vero? » fece un sorriso storto

« Cosa vuoi da me? » ringhiai

« Quanta fretta… » cambiò espressione « troppa, per i miei gusti. » sporse i denti, come un cane « Ma se ci tieni, ti voglio accontentare… » si fissò le unghie, lasciando le parole sospese nell’aria per qualche secondo « siete in ritardo. » concluse.

« Non può essere. I valori sono sempre stati alti, non possono essersi abbassati così in fretta. »

« Forse devo rammentarti che sono Lucifero, cara Astrid. » alzò la voce « Posso rendere l’impossibile possibile! IO SONO INVINCIBILE. »

« Forse devo rammentarti che sei un demone rinchiuso sottoterra, o forse… te l’eri dimenticato? »
La mia affermazione lo irritò alquanto, perché ringhiò. « Non per molto ancora. Presto, presto sarò libero. Siete in ritardo. »

« Io non lo permetterò. NOI non lo permetteremo. »

« Oh, cosa odono le mie orecchie? Voi? Un branco di angioletti carini e puri impediranno l’ascesa del grande Lucifero? Oh, non credo proprio. Qui non siamo in un libro, in una favola, dove il bene vince sempre. Questa volta, nulla impedirà a me e ai miei seguaci di dominare il mondo! »

« Il male non trionferà, finché ci sarò io. »

« Mi tremano le ali. » disse sfacciato Lucifero. Si picchiettò un dito sul mento « Finché ci sarai tu, eh? Allora provvederò immediatamente! »
Mi lanciò addosso una scarica elettrica nera che io evitai con un salto mortale.

« Tutto qui? » dissi, delusa

« No. » confessò, facendo spallucce. Con un’agilità strabiliante si avvicinò a me e mi strinse lo stomaco con una mano ad artiglio.

« Bye bye, Astrid. »

Boccheggiavo indifesa. La sua presa era strettissima e mi impediva ogni movimento corporeo e respiratorio.

« Cosa vedono i miei occhi? L’angelo più potente e splendente tra i cieli e la Terra… caduto. »

Dalla sua mano partì una scarica elettrica come la precedente che mi percorse in tutto il corpo. Non urlai. Svenni, in fin di vita, pochi secondi dopo.

 

 

Mi svegliai battendo la testa contro una campana. Il Capo era di fronte a me, di spalle.

« Capo… »

« Non dire nulla, Astrid. Hai fatto del tuo meglio. » disse, con la sua solita voce rassicurante, calda. « Non noti nulla? »

« Come mai non avete l’aureola? Perché la vostra luce è così spenta? » dissi alzandomi evitando la campana.

« Dovresti guardare le tue vesti. »

Obbedii, e quello che videro i miei occhi fu devastante: le mie vesti, che erano bianche e lucenti erano state sostituite con banali jeans grigi, come la maglietta e come le scarpe. Le punte dei miei capelli biondi stavano diventando nere, poco alla volta, così come le scarpe. Le mie ali erano sparite. Arretrai, guardando terrorizzata il Capo.

« Posso risponderti con una sola parola: Lucifero. Sei rimasta svenuta per quindici anni, Astrid. I suoi demoni sono stati spietati, hanno corrotto gli umani con metodi crudeli. Quelle poche luci che ancora brillano sono nel baratro della disperazione. Il nostro invisibile ritardo si è ingrandito alla velocità della luce. Come sai i demoni torturano e alla fine… »

« Uccidono. » conclusi, con una nota di schifo nella voce. « Ma le mie ali… le mie vesti… »

« Astrid, quella notte Lucifero ha rubato i tuoi poteri, trasformandoti. Il tuo io è cambiato. Non sei più un angelo: in quindici anni ti sei trasformata in umana e il prossimo passo… »

« Un demone? »

Il Capo annuii e si girò. I suoi occhi azzurri penetrarono in me. « Il SUO demone. »

Il suo demone? Di Lucifero? Non vedevo una prospettiva peggiore per passare l’eternità.

 « Cosa possiamo fare, Capo? » chiesi. Il Capo aveva sempre una soluzione. Lui però mi guardò con uno sguardo che non vedeva scelta. Uno sguardo che vedeva una sola soluzione, ed era tragica. Capii.

« Il Riassenia. »

« C-come? I-il R-Riassenia? »

« Non c’è altro modo, Astrid. »

« M-ma… se non mi ricorderò nulla, come potrò impedire che Lucifero mi incontri e mi rubi i poteri? »

« Avrai tempo e poi… avrai comunque i tuoi poteri e sarai l’angelo più potente tra i Cieli e la Terra… »

« Solo che non me lo ricorderò. »

« Astrid, sei intelligente, sono sicuro che appena cadrai qualcuno ti soccorrerà. Dovrai solo impedire che si attacchi troppo a te e viceversa. Sarebbe alquanto pericoloso se tu fossi attaccata ad un umano. »

« E per quale motivo? »

« Se ti affezioni troppo all’umano sarai legata a lui, e se dovrai rinunciare perderai i tuoi poteri. » disse, sospirando. « Sei stata un angelo custode secoli orsono, ti ricordi? »

« Mi ricordo, mi ricordo. Non sbaglierò, Capo. »

« Mi fido di te. »

Si avvicinò a me e mi posò l’indice sinistro al centro della fronte. Chiusi gli occhi e lo sentii mormorare qualche parola in latino.

« Buon viaggio, Astrid, angelo caduto. » prese una pausa « Riassenia. » disse con un filo di voce, come un sussurro.
Una sensazione di freddo e leggerezza mi avvolse. Aprii gli occhi e tutto d’un tratto mi chiesi: « Qual è il mio nome? »

  
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