PROLOGO
Erano
le due di notte e a Privet Drive ormai tutte le brave famiglie che abitavano li
stavano beatamente dormendo già da diverse ore nonostante fosse ormai metà
luglio. Tutto era tranquillo e silenzioso, i giardini ben ordinati, le auto nei
vialetti pulite, e le finestre rigorosamente chiuse sfidando il caldo per timore
di eventuali ladri.
Già,
il caldo.
A
detta di molti da quelle parti erano anni che non faceva così caldo, da
toglierti il respiro. Ti legava i movimenti, ti toglieva qualsiasi minima voglia
di fare qualcosa. L’unica cosa possibile era mettere la testa nel congelatore
e volare con la mente ai tropici o a qualsiasi località di mare dove era
possibile farsi un bel bagno fresco, possibilmente di un paio d’ore.
All’improvviso
il silenzio fu spezzato da un potente ruggito di una moto che si avvicinava con
calma e che si fermò davanti il numero 4 di Privet Drive.
Il
motore rimase acceso ancora per qualche secondo per farsi ammirare dal suo
proprietario che se lo godette con calma in silenzio.
Gli
era sempre piaciuto quel suono, era il rumore della libertà.
Libertà
di scappare da quel posto anche per sole poche ore, libertà di andare ovunque,
libertà di essere libero forse per la prima volta nella sua vita.
Poi
spense il motore e, invece di dirigersi verso la porta principale, andò nel
retro della casa dove prese ad arrampicarsi sul muro, aiutandosi con il tubo
della grondaia e con una pianta rampicante che copriva quasi tutta la parete
fino alla finestra.
Quella
finestra probabilmente era l’unica che restasse aperta sempre, mattina,
pomeriggio e sera, a qualunque ora incurante dei possibili ladri.
Aiutandosi
con una poderosa spinta finalmente giunse sul davanzale che scavalcò
silenziosamente.
All’interno
della stanza era tutto buio, ma ci vedeva benissimo grazie alla luce proveniente
dal lampione posto proprio di fronte la casa.
Si
avvicinò a uno specchio appeso al muro e osservò attentamente il taglio che
aveva proprio sopra l’occhio.
L’immagine
riflessa era di un ragazzo diciassettenne con una folta zazzera di capelli scuri
in disordine, con un ciuffo che scendeva a nascondere una cicatrice a forma di
saetta sulla fronte, occhi verde smeraldo, una bocca dalle labbra piene e
carnose, e infine un fisico davvero niente male. Era leggermente muscoloso,
giusto quel po’ che bastava, con il corpo fasciato da una maglietta a maniche
corte bianca leggermente aderente e un paio di jeans neri a vita bassa.
Lo
specchio fischiò il suo apprezzamento in modo esplicito ma si trattenne dal
fare commenti. Lo sapeva che il ragazzo di fronte a lui voleva essere lasciato
in pace e poi quell’occhiata che gli aveva lanciato era decisamente assassina.
Il
ragazzo andò ad accendere la luce e improvvisamente quello che al moretto era
sembrato un piccolo taglietto si scoprì essere una ferita abbastanza profonda,
almeno da tutto quel sangue che era uscito.
Lanciando
imprecazioni contro quel cretino che gli aveva tirato un pugno fuori
l’ingresso del pub si diresse in bagno dove medicò la ferita e riunì i lembi
di carne con dei piccoli cerotti bianchi.
Quando
rientrò in camera lanciò uno sguardo veloce all’orologio. Eh si, era davvero
presto!!! Solo le due!!! Ma la voglia di fare qualche giro gli era passata dopo
la scazzottata anche se, doveva ammettere, prima si era divertito a bere con un
ragazzo di cui non ricordava precisamente il nome che aveva incontrato al pub.
Stava
giusto iniziando a spogliarsi quando un gufo planò nella stanza andando a
posarsi sullo schienale di una sedia.
- ma
chi è a quest’ora di notte???- borbottò il ragazzo andando a sciogliere la
lettera che il gufo portava legata alla zampa.
Sulla
busta c’era scritto:
Per Harry Potter,
Privet
Drive, Londra,
secondo
piano, camera da letto
l’aprì
curioso di sapere che gli scriveva così tardi. Da come era scritto
l’indirizzo sicuramente non erano Ron o gli altri suoi amici.
Egregio Signor
Potter,
sono
spiacente di informarla della morte di suo nonno, il Signor Harold Potter.
Come
suo volere è pregato di essere presente alla lettura del testamento che si terrà
domani pomeriggio alle ore 16:00 presso i nostri uffici.
Una
macchina la verrà a prendere poco prima.
Cordiali
saluti
Peter
Parker
- ma
che diavolo significa?- esclamò ad alta voce- non sapevo neanche di avercelo un
nonno!!-
Salve
a tutti.
Eccomi
qui con un'altra fic. Questo è solo il prologo ma prometto che presto avrete
anche un altro capitolo.
So
che devo ancora finire l’altra fic L’eredità, ma mi è venuta
l’ispirazione vedendo un film l’altro pomeriggio e passo le ore a pensare e
pensare cosa scrivere!!! Non ho saputo resistere.
Comunque
prometto che entro un paio di giorni avrete anche l’aggiornamento di
l’eredità.
Fatemi
sapere che cosa ne pensate !!!
Dimenticavo!!
Non sono sicura che la via si scriva così ma non ho a portata di mano il libro
per correggermi.
Baci
baci
RicA