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Autore: Paula_99    06/01/2013    3 recensioni
La storia 'Never back down' parla di una ragazza che subisce un'infanzia molto dolorosa però nonostante tutto non si mostra mai debole,anche se lo è . La protagonistaa della storia dopo la perdita di entrambi i genitori viene adottata da una famiglia .
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2


Il vento mi scompiglia i capelli. Mi giro su un fianco e lentamente apro gli occhi ancora assonnati. 
Un senso di vomito si fa sentire immediatamente. 
Quelle mura, quel colore, quella stanza, mi ricorda il collegio, fin troppo. 
Il celeste, un colore tanto da me amato in passato ed odiato nel presente ricopre con un leggero strato le pareti della mia camera. 
Che buffo eh? Proprio il celeste che indica il mare, il cielo, tutto ciò che è immenso, tutto ciò che ti fa pensare alla libertà è odiato da me, perchè io quella libertà non l’ho mai avuta. 
Osservo più attentamente quella camera, ormai diventata mia, sulle pareti si vedono i buchi lasciati dai chiodi, sulla porta c’è un poster degli U2 lasciato da qualcuno. Lentamente mi alzo e mi siedo a gambe incrociate, notando solo in quel momento che il letto è a due piazze. Il rumore della porta che si apre mi fa alzare la testa di scatto. 
Una ragazza mora con in mano un martello estrae velocemente dalla porta i chiodi che trattengono il poster con su stampato quel gruppo famoso. 
Credevo che trasferendomi avrei iniziato una nuova vita. Ma tutto ciò che faccio mi ricorda il passato. 
Ho sempre avuto problemi a socializzare. Penso proprio bisogni fare un passo indietro. Io non ho sempre avuto problemi a socializzare, è stato dopo quello, quello che è successo anni fa. Quello che non si può dimenticare. Quello che ha fatto mio padre. Quello che ho fatto io. Quello che ha fatto il mondo contro me. 
Forse è ora di voltare pagina, prendere coraggio e dimenticare, lasciare quei ricordi in un angolo buio della mia mente. 
Nelle abitazioni ci sono sempre angoli che non vengono considerati ed io voglio un angolo del genere nella mia mente. Un angolo dove poter rinchiudere tutti i ricordi negativi, quelli passati e quelli futuri anche se spero non ce ne sia il bisogno, in futuro. Ora ho tremendamente bisogno di una persona, di quella migliore amica che consola ma che io non ho e non ho mai avuto. 
Mi sono sempre sentita inutile. In questo momento anche. Tra il sentirsi inutile ed esserlo c'è una grande differenza. Non sei inutile quando ti ritrovi tutti contro, quando sai che se fossimo nel medioevo e non nel ventunesimo secolo ti ucciderebbero. Sei inutile invece quando c'è una persona che ti fa sentire importante, anche un genitore. Perchè non farlo? In fondo, io sono solo lo scarto della società. Sono inutile, indifferente, completamente. Ne ho appena avuto prova. 
Quella ragazza di cui non conosco nemmeno il nome è la prova, ha preso il post ed è uscita, non mi ha degnato nemmeno di uno sguardo. Questi gesti rafforzano sempre più le mie supposizioni. I miei pensieri vengono interrotti dalla porta che si apre. Vedo entrare la stessa ragazza che è uscita qualche minuto fa con un sorriso da far paura. Mi si avvicina lentamente e si siede sul letto di fronte me, anche lei a gambe incrociate.
-Sei Pauline, vero?- chiede sempre sorridendo e molto euforicamente.
Ma dove prende tutta questa voglia di sorridere? Io non ho nemmeno voglia di alzare le braccia.
-Si, sono io, tu chi sei?-. Rispondo faticando e sbadigliando subito dopo.
-Walyhia, tua sorella. TI posso abbracciare?- Risponde addolcendo la voce all'ultima frase. Non riesco a rispondere che mi ritrovo stesa sul letto con le sue braccia che mi avvolgono il collo. E' una strana sensazione, negli ultimi due giorni ho avuto più abbracci di quanti ne ho avuti negli ultimi anni. Sembra contenta, lo spero.
-Waly- la chiamo timorosa. Non sono sicura di porle questa domanda, dipende tutto dalla risposta. Forse anche a lei dispiace che io faccia parte della loro famiglia. E' tutto un punto interrogativo, nessuna certezza, solo supposizioni.
-Dimmi- risponde euforicamente. 
Mi sento niente in confronto a lei. Ha degli occhi bellissimi. Marroni con delle linee dorate. Le ciglia sono lunghe e folte. I capelli corvini le ricadono sulle spalle, lisci e morbidi. Il suo sorriso poi, è qualcosa di incredibile. Sono niente in confronto a lei.
-Ti fa piacere, che io sia qui. Insomma, che mi abbiano adottata?- Nello stesso istante che lo dico mi rendo conto di tutto ciò che sta accadendo. Di come la mia vita è cambiata.In meglio.
-Certo. E' da tanto che i nostri genitori ci pensavano su. Qualche anno ormai, essendo noi grandi hanno deciso che forse era arrivato il momento-. Dice con non-chalance.
Quindi è da un po' che ci pensavano su. Mi fa piacere che abbiano scelto me. Ripenso alle sue parole. Noi.. avevo dimenticato di quel ragazzo che dovrebbe essere mio fratello. Com'è che si chiamava.. Zayan..Zan.. Zyno.. Zeyno..Zayn ecco come si chiama. No, aspettate un attimo, Zayn? Che nome di merda. 
Zayn, è un nome che non darei mai a mio figlio. 
Almeno non è uno dei peggiori, avete presente se si sarebbe chiamato.. Osvaldo per esempio? Non sarei riuscita a guardarlo in viso senza ridere, ne sono sicura. 
In Italia ci sono nomi strani, una volta ho fatto una ricerca. Chi chiama il proprio figlio Annibale? E' ridicolo!
Il mio stomaco che brontola fa ridere Walyhia che mi tira giù dal letto.
-La colazione è pronta, scendiamo giù, anch'io ho fame- dice sorridendo e varcando la soglia della porta insieme a me.
-Mi dai un codino? Devo legare i capelli- le dico cortesemente , camminando attraverso il corridoio.
-Tieni. Chi arriva per primo avrà l'ultimo pancake- urla per poi iniziare a correre.
-Stronza!- Sibilo sottovoce per poi iniziare a correre sulle scale, saltando i gradini a due a due. La supero ed arrivo in cucina per prima ma appena varco la soglia mi scontro con qualcuno e cado per terra.
  
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