Venivano chiamati pacificatori
sociali e la loro era una
particolare casta della società vampirica. Il loro unico
compito era quello di
rasserenare gli animi del popolo e dei nobili, di appianare qualsiasi
divergenza e fare in modo che tutti potessero vivere una vita
tranquilla e
felice. Erano tenuti in gran considerazione persino dal re, che
richiedeva i
loro servizi quando la situazione a corte si faceva tesa. Erano quasi
tutti
ragazzi giovani e belli, spesso anche nobili, che passavano le loro
giornate ad
intrattenere altri uomini. Erano, agli occhi di Zane, soltanto delle
puttane di
alto borgo, nulla più. In realtà, ne capiva
l’utilità sociale: fra i vampiri le
donne erano così poche da potersi quasi definire delle
rarità. Il gene del
vampirismo non attecchiva bene al cromosoma X mentre era molto facile
che si
legasse all’Y, per cui per ogni vampira c’erano
circa 100-150 vampiri maschi.
Da qui si capiva perché questi pacificatori
fossero così importanti per la società:
l’astinenza sessuale non fa bene a
nessuno.
Però
Zane non si riusciva a capacitare del fatto che suo padre lo stesso
incoraggiando, quasi costringendo, a diventare un frequentatore di
quell’ambiente. Lui non era interessato a fare sesso con
altri ragazzi: lui era
fidanzato ad una ragazza, era uno dei pochi fortunati che avrebbero
avuto una
donna accanto per il resto della vita e non capiva perché
avrebbe dovuto
interessarsi anche agli uomini. Ma suo padre fu irremovibile su
quell’argomento
e un giorno lo portò con sé alla Casa, il
bordello della città. Prima di
scendere dalla carrozza suo padre gli diede un ciondolo con attaccato
un grosso
rubino
-Non
te lo togliere per nessuna ragione- gli disse l’uomo
tremendamente serio mentre
se ne metteva al collo uno simile e il suo volto si trasfigurava per
magia,
dandogli tutt’altro aspetto –nessuno deve sapere
che siamo qui- il giovane
annuì e si mise a sua volta il ciondolo addosso,
nascondendolo sotto la camicia
e la giacca. Si specchiò nel vetro della carrozza ritrovando
ancora un bel viso
pallido, i capelli neri raccolti in una treccia stretta e i suoi occhi
di un
rosso sano ed intenso, ma era un po’ differente: in naso un
po’ storto, le
sopracciglia con una curva diversa e le labbra più sottili.
Sul suo polso
destro era sparita la cicatrice che aveva da quando era nato e,
immaginò,
doveva essere sparita anche la voglia sul retro collo. Suo padre fu il
primo ad
uscire dalla carrozza e quasi si fiondò dentro la Casa che,
non fosse stata per
l’insegna sopra la porta, sarebbe sembrata una delle tante
della via. Le mura
bianche e le finestre grandi, decorate da intarsi floreali, due
alberelli di
rose rosse ai lati del grande portone di legno chiaro e
nient’altro di
particolare. Una casa come tutte le altre. Zane entrò e fu
stupito da non
ritrovarsi già davanti qualche coppietta che amoreggiava, ma
in un piccolo
atrio con diverse porte, molti dipinti di paesaggi e nature morte e una
grande
scalinata che portava ai piani superiori. Al centro
dell’atrio c’erano alcuni
divanetti color crema e un tavolo su cui erano appoggiati alcuni
giornali, una
scatola di sigari con portacenere e un vaso di fiori. Non si sentivano
sospiri
o altri gemiti sessuali, solo una melodia tranquilla e piacevole. Zane
era
sorpreso, si era aspettato un ambiente decisamente più
discinto, con uomini che
scopavano da tutte le parti, in tutte le posizioni e invece quella
continuava a
sembrare una casa normale
-Ragazzo,
entra, non ho tutta la giornata!- lo richiamò suo padre
impaziente, stava di
fianco ad un altro ragazzo della stessa età di Zane con i
capelli biondi
raccolti in una coda e gli occhi rossi molto intensi, segno che aveva
mangiato
da poco. Era bello, dovette ammettere, alto e magro, vestito con gusto
e con un
sorriso piuttosto piacevole. Zane gli prese una mano e gliela
baciò, come era
costume fare, e il ragazzo fece altrettanto
-Sono
Aaron, molto piacere- si presentò per poi aggiungere rivolto
verso mio padre
–volete che vi accompagni alla stanza di Rama?-
-No,
no! Faccio da solo… occupati piuttosto mio
figlio… potrebbe scappare se non lo
si tiene d’occhio, non era molto felice di venire qui,
pensava di trovare gente
mezza nuda appena entrato… -
-Papà-
sibilò bloccandolo il ragazzo sapendo che il genitore poteva
diventare
decisamente logorroico se ci si metteva d’impegno
-Va
bene… - fece lui sorridendogli –ci vediamo
più tardi-
-Si,
sparisci… - l’uomo non se lo fece ripetere e si
fiondò su per le scale
-Vi
accompagno dal vostro ragazzo- fece Aaron precedendolo nel corridoio
-Non
sei tu?-
-No,
signore io non sono che un accompagnatore… -
-Ah-
fece l’altro. Aaron si fermò davanti alla terza
porta a destra prima del fondo
e bussò due volte senza ricevere risposta. Sbuffando
aprì la porta ed entrò,
chiedendo di aspettare all’ospite che però
entrò lo stesso –Safi! Sveglia! Il
tuo cliente è già arrivato, che figure ci fai
fare?- brontolò Aaron mentre
tentava di srotolare quel gigantesco bozzolo di coperte sopra al letto
–Safi!-
lo chiamò ancora prima di finire lungo disteso sul letto,
con un altro ragazzo
mezzo nudo sopra
-Preso!-
fece l’altro ridendo
-Safi!
Smettila di fare lo scemo! Stai facendo aspettare il nostro ospite-
-Si,
si!- fece l’altro annoiato, lasciando andare Aaron mentre si
risistemava i
capelli. Li aveva lunghi e castani, leggermente ondulati, la pelle era
meno
pallida del normale e il suo corpo era semplicemente perfetto: neanche
un
grammo di grasso, i muscoli ben delineati ma non tanto da poterlo
definire
palestrato, non era molto alto ma era bellissimo. Zane più
che eccitarsi si
ingelosì, avrebbe voluto essere lui così bello e
perfetto
-Oh!
Signore, scusate se vi ho fatto aspettare!- fece Aaron, scendendo dal
letto
dopo aver fulminato per un ultima volta l’altro ragazzo che
tornò a distendersi
placido sul letto –Safi vi soddisfa?- chiese. Zane
guardò il ragazzo sul letto
e annuì. Che altro poteva fare in fondo? Aaron sorrise
compiaciuto e fece per
uscire, lasciandoli soli, ma non si dimenticò di redarguire
un’ultima volta
Safi, che gli rispose ridendo. Quando la porta si chiuse Zane si
avvicinò al
letto dove l’altro ragazzo era rimasto disteso ad aspettarlo
placidamente,
giocherellando con la sveglia
-Ciao,
io sono Safi,- fece sorridendogli e guardandolo negli occhi per la
prima volta.
Zane rimase sorpreso nel guardarlo in viso per la prima volta da
così vicino.
Era bello, davvero bello: labbra piene e rosee, un naso dritto, gli
zigomi poco
pronunciati e, in complesso, un viso piuttosto dolce e attraente. Ma
quello che
shoccò Zane furono gli occhi: il destro era rosso mentre il
sinistro era blu
come il mare. Era il primo vampiro che Zane avesse mai visto con gli
occhi di
un colore diverso dal rosso ed era eccezionale, bellissimo. Safi gli
sorrise e
si sedette
-Vi
piaccio?- chiese il ragazzo accarezzandogli la guancia e i capelli
-I
vostri occhi sono bellissimi- venne normale rispondere a Zane, che
però si
diede subito dello stupido: che risposta idiota era quella?
Probabilmente
l’altro se lo era sentito dire milioni di volte. Invece Safi
sobbalzò sorpreso
e si ritirò, un po’ imbronciato
-Nessuno
trova gli occhi di un mezzosangue belli- rispose acido, nascondendo il
viso
dietro i capelli. Zane glieli scostò e lo fece voltare
delicatamente
-Io
li trovo splendidi- gli disse sinceramente. Safi lo guardò
per qualche istante,
cercando di capire se mentisse o se lo stesse prendendo in giro, ma
alla fine
sorrise a sua volta
-Grazie-