Zane
tornò alla Casa circa una quindicina di volte in meno di tre
mesi. Quando si
accorse di quante volte si fosse recato in quel posto in
così poco tempo rimase
lui stesso basito: non pensava neppure di ritornare dopo la prima
volta. Non
che se ne fosse andato insoddisfatto, tutt’altro, ma non
pensava di essere una
persona che aveva bisogno di quel tipo di compagnia e di quel modo per
calmarsi. Certo, doveva ammettere che dopo qualche ora con uno dei
ragazzi
della Casa era decisamente più rilassato e contento ma, da
ritrovarsi
soddisfatto da una sporadica visita, a diventare cliente abituale
c’era un bel
passo. Zane non voleva essere uno di quei nobili che passavano la
metà della sua
vita nei bordelli, non lo voleva decisamente.
Sfortunatamente
fra il suo proposito e la realtà c’erano due
ostacoli: primo suo padre che
continuava a incoraggiarlo a frequentare la Casa e secondo, sempre suo
padre,
che aveva capito di aver fatto centro al primo colpo con Safi. Zane ne
era
rimasto ammaliato già dal primo incontro ma poi ancora di
più. Safi era
sicuramente un ragazzo unico, fra i vampiri quell’allegria e
quella
spensieratezza che lo contraddistinguevano erano una vergogna. I
vampiri non
sorridevano mostrando i denti, con tutto il sentimento e la
felicità che a Safi
illuminavano il viso e gli occhi, e sicuramente nessuna altro giocava
fuori e
sotto le coperte come faceva lui. Zane ne era affascinato, gli piaceva
vederlo
sorridere e alle volte si trovava coinvolto nelle sue risate, tanto che
poi le
guance gli facevano male per mezza giornata.
Il
padre di Zane aveva iniziato a fissargli appuntamenti su appuntamenti
con tutti
i ragazzi ma spesso Zane rifiutava. Solo quando notò che gli
unici appuntamenti
che gli era impossibile respingere erano quelli con Safi
capì di aver fatto
centro.
Zane
si ritrovava ad essere tremendamente impaziente quando veniva fissato
un
appuntamento con Safi e, si accorse, ogni volta peggiorava. Temeva
terribilmente
che avrebbe iniziato a fiondarsi nella Casa come suo padre ma
l’idea di poter
avere ancora Safi fra le sue braccia, di baciarlo, di sentirlo ridere,
cancellava tutto. Voleva chiedere a suo padre se sentiva anche lui la
stessa
cosa quando andava da Rama, ma aveva paura che poi si sarebbe dilungato
su
particolari che nessun figlio voleva sentirsi raccontare dal proprio
genitore.
Safi
si stava sistemando i capelli quando Zane entrò: aveva
questa fissazione di
intrecciare ogni mattina fra i capelli dei dischetti dorati che
tintinnavano ad
ogni movimento, l’aveva visto senza solo due volte e solo
perché si era appena
svegliato
-Buona
sera signore- fece Safi alzandosi per andarlo a salutare con un bacio.
Zane lo
strinse per i fianchi per non dover interrompere quel bacio e
l’altro ragazzo,
ridendo, lo portò al letto senza smettere di baciarlo
–mi sembrate impaziente,
signore, vi è successo qualcosa?- gli chiese Safi mentre si
separavano per
riprendere fiato
-Nulla-
gli rispose semplicemente Zane. Non intendeva dirgli che,
semplicemente, non
vedeva l’ora di rincontrarlo. L’altro ragazzo
alzò appena un sopracciglio e gli
sorrise, non gli aveva creduto ma non voleva contraddirlo quindi
tornò a
baciarlo, litigando con i bottoni della camicia così
dannatamente piccoli. Zane
però lo bloccò
-Ho
un regalo per te- l’altro ragazzo lo guardò
sorpreso
-Per
me?-
-Si…
ho pensato che ti avrebbe fatto piacere, non è normale fare
dei regali al
proprio… preferito?- gli
fu difficile
dire l’ultima parola perché aveva il suono di
qualcosa di sbagliato, sporco.
Safi spalancò gli occhi, sorpreso
-Sono
il vostro preferito?- chiese sconcertato
-Si,
immagino di si… -
-Ma
siete sicuro?-
-Penso
di si… - fece Zane, impacciato da quelle domande
–comunque lo vuoi il regalo o
no?- aggiunse rudemente per cambiare discorso
-Si-
gli rispose l’altro ragazzo sorridendo entusiasta. Zane si
alzò e andò a
raccattare il sacchetto che aveva lasciato all’entrata e lo
consegnò all’altro
ragazzo che lo aprì senza indugio, estraendo una bottiglia
dal collo molto
lungo contenente un liquido rosato. Sull’etichetta nera e
dorata si leggeva
“Carsher” in caratteri nobili –oh! Mio
Dio! È vero? Cioè, non è uno scherzo,
vero?- chiese sorpreso ed eccitato Safi
-Si,
è vero Carsher dell’Altro Mondo- gli rispose Zane,
sorridendo di quella
reazione così entusiasta –avevi detto di volerlo
assaggiare e così me lo sono
procurato- aggiunse con una scrollata di spalle, come se non fosse
importante
-Ma
è Carsher!- fece l’altro ragazzo, rigirando e
ammirando la bottiglia come fosse
una reliquia sacra –Costa dei milioni solo berne un calice!
La bottiglia sarà
costata… -
-Il
suo giusto- lo interruppe Zane per poi aggiungere –allora lo
beviamo?- Safi
andò a prendere due bicchieri mentre l’altro
stappava la bottiglia
-Persino
l’odore è magnifico- fece Safi, per poi arrossire
e aggiungere –non dovevate
farlo… -
-Perché
no?- gli chiese Zane stupito
-Perché
io sono solo mezzo vampiro-
-Lo
so, e allora? Ti farà stare male?-
-No,
non penso… però io non sono un vampiro-
-E
allora?- chiese ancora, non comprendendo dove fosse il problema
-A
nessuno piacciono i bastardi- gli rispose tristemente Safi
-A
me piaci- gli rispose Zane, alzandogli il mento e spostando i capelli
per
poterlo guardare negli occhi –sei splendido-
l’altro arrossì e sorrise
-Siete
probabilmente l’unico di questo mondo che la pensa
così… -
-Tanto
meglio… - gli rispose Zane sorridendo mentre faceva
tintinnare i bicchieri
l’uno contro l’altro –così
sarai solo mio- e detto questo si portò velocemente
il bicchiere alle labbra per nascondere l’imbarazzo dovuto a
quella frase così
sdolcinata che gli era scivolata dalle labbra con una naturalezza
indecente.
Safi gli sorrise e bevve a sua volta, spalancando gli occhi quando
sentì il
sapore. Il Carsher era una particolare miscela di sangue umano, vino
bianco di
uve Chardonnay e vaniglia, detto anche lo “Champagne dei
Vampiri”, era il più
ricercato e pregiato dei vini. Il sapore era indescrivibile: non sapeva
né di
sangue, né di vino ma aveva un gusto unico, mentre
l’odore era delicato e la
fragranza di vaniglia era a mala pena accennata
-È
delizioso!- Zane rise per la sua espressione sconcertata
-Sono
felice che ti piaccia- gli disse mentre ne beveva un altro sorso. Safi
finì a
sua volta il contenuto del suo bicchiere e si allungò a
baciare l’altro ragazzo
-Adesso
lasciate che vi ringrazi a dovere- gli sussurrò suadente
mentre riprendevano a
baciarsi e carezzarsi sempre più intimamente.