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Autore: Writer97    06/01/2013    1 recensioni
Krysten e Nick. Nick e Krysten. Uniti per sempre, da un destino cruento e ineluttabile. Un destino unico. ma per loro, al mondo, non c'è altro che il loro amore, fin dal primo sguardo!
Quella che vi narro, è la storia di un amore che vincerà anche gli ostacoli più grandi. Che vincerà le paure e le incertezze.
E loro, saranno insieme. Uniti per sempre.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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E ora che faccio??? Quasi sfondai la porta, entrando nell'enorme edificio. “Coach! Mi dispiace del ritardo! Davvero! Giuro che non succederà mai più! Le prometto che sarò puntuale!” grido, appena entrata. Il Coach è un uomo buono, ma non molto paziente. E odia i ritardatari! È la prima regola del “CODICE DI ONORE DELLE GINNASTE”, o, dato che in realtà non esiste, del “CODICE DEL COACH SAM”. Il Coach, per noi, è un po' come un padre, che veglia su di noi e ci cresce, nella nostra carriera. C'è sempre stato lui, fin da quando avevo 6 anni. Ricordo ancora la prima volta che misi piede in palestra... e quanto fossi intimidita da quel groooosso uomo. Ora lo adoro. È il mio modello, l'esempio da seguire. È alto, muscoloso, ha gli occhi scuri, e così i capelli. È stato un grande ginnasta, ai suoi tempi -cioè, circa trent'anni fa-, uno dei più promettenti, per amdare alle olimpiadi... ma poi ebbe L'INCIDENTE... nessuno sa di quale natura... lui non ne parla mai, si sa solo, che un incidente -non è chiaro se dovuto alla ginnastica o meno- lo costrinse alla panchina, rendendolo per sempre una SECONDA SCELTA. Così diventò un Coach, il NOSTRO Coach. “Main! Sai bene quanto detesti i ritardi, e soprattutto, i ritardatari!!!” Main.. e di solito quando mi chiamano per cognome, sono nei guai! “lo so, Coach... davvero, mi spiace... ma il mio orologio si è rotto...” mentire, è solo questione di una scelta di parole... in effetti, io ora, non sto mentendo, è vero che mi si è rotto l'orologio, il Coach pensa che sia arrivata in ritardo per quello... ed io so che non è certo quella la causa del mio ritardo, ma non importa...non serve certo che lui lo sappia! “bene, signorina, ma che sia chiaro. Che non accada mai più, o tolgo il tuo numero dall'esibizione di lunedì prossimo!” Ecco, non poteva ricattarmi meglio di così, perchè ci tengo troppo, a quel numero! Ogni tre mesi, la palestra, si esibisce in uno “spettacolo” in cui mostriamo a genitori, amici, e rappresentanti del TEAM GIOVANI CAMPIONI (un gruppo che giudica le palestre e i ragazzi, per verificarne l'andamento, e decidere se sono o meno degni di partecipare ai vari campionatti); in questo spettacolo, ragazze e ragazzi della palestra si cimentano nella varie discipline comprese nella ginnastica artistica, e ogni ragazzo, deve portare un numero personalizzato: può personalizzare una disciplina già esistente (come per esempio il corpo libero, con una coreografia ideata da lui, o la trave con un ostacolo) o portare qualcosa di innovativo (come il contorsionismo, o il funambolismo...). Nel mio caso, si tratta di un numero innovativo... un numero circense, che ho visto fare quando ero piccola, di cui mi sono innamorata, e che pratico da allora. Si tratta del trapezzismo e del velo, a volte li abbino, persino. Il trapezzismo è la mia vera passione, la sensazione di volare, sospesi nel vuoto. Ma anche il velo è una delle discipline che preferisco. Quando tutti trattengono il fiato, anche loro sospesi, nel vedermi avvolta in quel drappo, a oltre 30 metri di altezza. E poi mi lascio cadere, srotolandomi da quel bozzo protettivo, e tutti esplodono in esclamazioni di stupore e suspense. Ed io volo. O cado. Perchè cadere è volare. L'importante è sapere atterrare. Ed io lo faccio bene. Afferro il velo, ad un centimetro da terra, lasciandomi piano scivolare giù, fino a ritornare sulla terra. A volte, atterro in punta di piedi, come se fossi leggera come una piuma. E tutti esplodono in grida di giubilio. Ed io, mi sento GRANDE, in grado di fare ogni cosa! “Si, Coach. Le giuro che non la deluderò. Per me, è troppo importante!” dico. La faccia del Coach Sam si rilassa, e vedo che è felice che io tenga tanto all'esibizione. “Brava, Krysten. Tu farai strada, te l'ho sempre detto! E ora va ad allenarti!” mi batte una mano sulla spalla, sorridendomi, ed allontanandosi. Io corro in spogliatoio, ho già perso troppo tempo. Mi cambio e corro alle parallele, il mio numero è difficile, molto più delle altre, perchè io sono ad un livello più avanzato, perchè io so volare come nessuna. Metto i guanti e li metto nel gesso, e poi sono pronta. Salto appena ed afferro la parallela più bassa, ed inizio a girare, mentre sento su di me gli occhi di tutte, che si sono voltate per vedere il io numero. Ed io sorrido, perchè adoro gli sguardi delle persone su di me! E mentre volteggio, su quella piccola stecca, aggrappata solo con le mani, la sento. Quella sensazione ormai solita. Sto pre volare. E a quel punto, lascio la presa. E volo fino alla seconda asta, posizionata più in alto, e rinizio a girare. Poi salto di nuovo, e cambio senso alla roteazione. E poi di nuovo. Poi salto ancora sull'asta in basso. Mi alzo in piedi su quest'ultima, e faccio una cosa provata pochissime volte, ma che dovrò saper fare, anche per questo mi sono esercitata sulla fune. Mi posiziono, in piedi, sull'estremità dell'asta, e faccio una capriola senza mani, atterrando perfettamente, poco distante, e poi salto, in spaccata, riatterrando di nuovo lì. Infine mi lancio sulla seconda asta, riniziando a volteggiare, cambiando presa alle mani. Un'ultimo salto con avvitamento, e sono sul tappetto, con le braccia in alto. E tutti iniziano ad applaudire! Ed io vorrei dire: si, lo so, sono mitica! Ed inizio a ridere al sol pensiero, mentre faccio un plateale inchino, ringraziando tutti. “Brava Krysten! Continua così, e ti spediranno diretta alle olimpiadi più prossime!” si congratula il Coach Sam, sollevando grida di approvazione. Poi tutti torniamo ad allenarci. Fine della giornata, sono esausta. E come ogni giorno, a prendermi di fronte alla palestra c'è il mio fratellone. “Ciao, Tom!” dico, salendo sull'enorme suv nero. “Ehi Krys!!! com'è andata la giornata?” chiede guidando verso il ristornate di Guillam, il nostro più fidato conoscente di famiglia. È un abitudine che abbiamo preso da parecchio. Ogni martedi, dopo gli allenamenti, la famiglia si riunisce al ristorante di Guillam, per festeggiare i nostri successi e consolarci nei fallimenti. E solitamente Guillam ci sconta di parecchio la cena, che lui stesso, insieme a sua moglie e ai tre figli, consuma con noi. “Diciamo che è la solita giornata... sono riuscita di nuovo a fare il numero alle parallele, sai, quello che prima non mi veniva!” spiego. “Ah si! Me ne avevi parlato!! bene, sono contento per te, non vedo l'ora di vederti all'esibizione!” ed in quel momento, a pochi metri dalla palestra, lo vedo di nuovo... mi sta osservando, come se potesse leggere i miei pensieri, come se potesse penetrarmi la mente, e leggere i pensieri poco casti che sto facendo su di lui. Ed in quel momento scoppia a ridere... ops, forse ci ho azzeccato??? dovrò farmelo spiegare DOMANI... ohh... domani... dovrò rivederlo domani!!! quasi non trattengo la gioia.. non ci avevo ancora realmente pensato, visto il ritardo e la fretta, e ora... WOW... è incredibile che situazioni mi provochi... ehm... oddio, nemmeno so come si chiama.... Mi volto di nuovo verso il finestrino, soltanto per vedere che non c'è più... è magicamente sparito... Colin, il figlio di Guillam, che ha la mia età, ci prova con me... come ogni martedì, d'altronde... e probabilmente sa che non cederò mai.. ma a Colin piace illudersi e sognare... ma io non lo vedo più di un buon amico... lo conosco da quando sono nata infondo! Come sua sorella gemella, la mia migliore amica, Mary. È quasi un mese che non la vedo, era andata in Italia, in viaggio di studio. E come al suo solito, è in ritardo. Ma quando la porta di apre, riconosco subito la sua sagoma, infagottata dal cappottone nero, lungo fino al ginocchio. Mi alzo, ribaltando la sedia sulla quale ero seduta, e mi getto su di lei, abbracciandola con tutta la forza che ho. “Oh, Mary! Non hai idea di quanto tu mia sia mancata!!!” “Kry!!! Kry, mi fai male!! non respiroooo!” dice lei, ed io mi stacco ridendo. Lei sorride, ma non toglie il cappuccio, che le copre i capelli, né toglie i cappotto. La cosa mi insospettisce, Mary, solitamente ha sempre caldo, e appena entra in un posto asciutto, si sveste rapidamente. Glielo faccio notare, e lei mormora che ha freddo, evasiva. “Che c'è? Il clima di Londra ti ha stravolto la temperatura corporea? Avanti!!! Togli il cappotto!” Le dico, scherzando, e le abbasso il cappuccio... e rimango sbalordita. Perchè la bellissima chioma rossa e fluente di Mary (chioma che tra l'altro le ho sempre invidiato e ho sempre adorato!) non c'è più... al suo posto spunta un caschetto biondo cenere... E prima ancora che sia qualcun' altro a parlare, lo faccio io, ma forse, non nel modo adatto... “Ma che cazzo hai fatto???!!!??? Mary... sei... tu sei... veramente un'idiota!!! i tuoi bellissimi capelli!!!” “Appunto! Sono i MIEI capelli. E ci faccio quel che mi pare!” ribatte lei, piccata. Mary non è mai stata una persona permalosa... e non avrebbe mai risposto così ad un mio commento... è successo qualcosa... la prendo per mano, trascinandola in uno sgabuzzino, che ci contiene a malapena entrambe. “Ma che fai?!?” sbraita lei:”Non pensi che io voglia rivedere la mia famiglia?” “Non mi importa nulla di quello che vuoi tu, in questo momento! Voglio sapere cos'è successo! Perchè qualcosa dev'essere successo... ti ho vista da quanto? 1 minuto? E già ti vedo diversa... Mary... che cosa è successo?” “Niente, ok? Niente di cui TU debba preoccuparti.... sono problemi miei!” “No, Mary! Tu. Sei. un. Problema. Mio!” dico, puntandole l'indice sul petto, e colpendo ad ogni parola. Lei si scansa. Non l'aveva mai fatto... e vedo che sta cedendo... è il momento del monologo:”Mary... sei la mia migliore amica... sei come una sorella per me! Io ti voglio bene... ti prego... non nascondermi le cose, fra di noi non ci sono mai stati segreti! Perchè cominciare ora? Ricordi?” dico mostrandole la mano, e sollevando la sua, entrambe solcate da un lungo segno bianco:”AMiche per sempre. Sorelle di sangue.” ancora mi sembra di vedere quel giorno. Avevamo dieci anni. Ho rubato un coltellino a mio padre, e ci siamo nascoste nella foresta. Là ci siamo tagliate i palmi, fondendo il nostro sangue. Da allora, siamo sorelle di sangue. E vedo gli occhi di Mary farsi lucidi, e le prime lacrime solcarle le guance. È il segno di resa. Ora mi dirà tutto. “Oh, Krys!!! Sapessi!!! Ho vissuto tutto il viaggio di ritorno pensando a come dirtelo... ed invece non ce l'ho fatta...” “Cosa Mary? Cosa devi dirmi?” E mi racconta ogni cosa. Ed io sono infuriata. Con lei. Con me. Con il mondo... perchè ??? È l'unica domanda che mi sorge in mente... perchè l'ha fatto??? Me ne vado. Sotto gli occhi della mia migliore amica. Della mia famiglia. Della famiglia di Guillam, e dei clienti del ristorante. Ma non bado a loro. Bado solo al mio cuore ferito.
  
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