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Autore: Lau_McKagan    07/01/2013    5 recensioni
'Perdonami Padre perchè ho peccato'
In fondo, cosa c'era di male? La musica serviva anche per lodare Dio dopo tutto. Che poi quella muscia fosse il rock, e che venisse considerato fuoriluogo in un contesto come quello dove lei viveva bè, quella era tutta un'altra storia...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per tutto il giorno aveva pensato a ciò che Slash le aveva detto, e insegnato. Era stato un pomeriggio assurdo per lei, non pensava nemmeno lontanamente che si potessero fare certe cose. Più volte era arrossita, nascondendo il viso tra i cuscini del divano di Desi dopo i racconti di Slash, che ovviamente come ‘dimostrazioni’ aveva portato ogni sua sorta di avventura, alcune così bizzarre che Angel faticava sul serio a credere che fossero vere. Quel tipo tutto ricci in fondo le dava l’impressione di uno che ingigantiva molto le cose, ma d’altra parte era anche vero che se ne intendeva di quel genere di cose, e anche molto. Le aveva spiegato cosa sente un uomo, cosa vuole, i desideri più profondi e le fantasie più bislacche, senza peli sulla lingua. Si era divertito a disegnare, mimare, e ovviamente anche a provarci, tentato goffamente, e inutilmente, di convincerla a fare delle prove pratiche, giusto per sicurezza. Alla fine di tutto le aveva fatto persino una specie di quiz per vedere se aveva afferrato i concetti base, e per concludere, le aveva pifferato ciò che piaceva a Duff. In poco tempo aveva assorbito un’enorme quantità di informazioni, cose a lei del tutto sconosciute che però le avevano davvero aperto un mondo. Davvero le ragazze della sua età facevano quelle cose? Se per lei prima erano impensabili, ora le trovava stranamente allettanti, e il pensiero che dall’altra parte ci fosse Duff la scaldava come mai le era accaduto prima. In conclusione di tutto Slash le aveva semplicemente detto di fare ciò che si sentiva, di sciogliersi, rilassarsi, e di affidarsi a lui. Perché si, lui l’aveva capito che intenzioni aveva, aveva capito la portata del suo desiderio, ed era convinto che quella volta lei non si sarebbe tirata indietro.

 

Era rientrata più tardi del solito, e si era dovuta sorbire la ramanzina e le mille domande della Superiora. Aveva come l’impressione che sospettasse qualcosa, l’aveva tenuta nel suo studio per più di un ora. Si sentiva n colpa nei suoi confronti. Era stata una madre per lei, ed ora si trovava a mentirle molto più di quanto avesse mai fatto in precedenza per le sue misere scappatelle notturne. Sapeva che voleva proteggerla, e sapeva anche che la stava deludendo molto. Ma come poteva lasciar perdere? Forse Duff aveva ragione. Forse era stato affrettato decidere di dover farsi suora solo perché quella era l’unica vita che conosceva. C’era altro da sapere, altro da conoscere e altro da fare, prima di prendere una decisione così importante. E lui la stava aiutando a capire…

Quando entrò nella piccola Chiesa, padre Joe stava come al solito in sacrestia, a sistemare libri e manoscritti, con la radio impostata su un canale che passava vecchia musica blues, e un bicchiere con del liquido ambrato che di certo non era te.

Bussò allo stipite, e solo allora si accorse della sua presenza “Angel! Bambina, vieni” la invitò.

Quel posto la tranquillizzava. Poteva dire di averci passato l’infanzia, a giocare li a terra mentre lui sulla poltrona le leggeva fiabe e racconti… come un padre. Strana famiglia che era la sua. Ma era l’unica che aveva, l’unica che avesse mai conosciuto. Si sedette sulla vecchia poltrona, raccogliendo le ginocchia al petto “Cosa stavi facendo?”

“Oh nulla, sistemavo vecchie scartoffie impolverate”

“In compagnia di musica e un goccio di Wisky invecchiato?” disse sorridendo.

Il vecchio Sacerdote diventò paonazzo, e prese il bicchiere semivuoto, sostandolo “Vecchi vizi che conservo dai tempi passati… ma tu piuttosto, sei venuta a farmi visita per un motivo particolare?”

“Nessun motivo particolare” mentì.

Padre Joe sorrise, sedendosi li davanti con lo sguardo di chi la sapeva lunga “Ieri è venuto il tuo amico a farmi visita”

“Michael?” chiese con un po’ troppo entusiasmo.

“Proprio lui… mi ha detto…”

A quelle parole la ragazza andò nel panico. Diventò paonazza e giunse le mani al petto "Oh cielo Padre, lo so! Devo chiedere perdono, è solo che... io non lo so cosa mi sia preso, ma era tutto così perfetto! Il cielo, il bosco..." e lui, lui mi piace! Non è una cosa per una ragazza come me, ma..."

Padre Joe a braccia conserte si stava divertendo nel vedere la ragazza arraffare le scuse più strambe per un qualcosa di cui lui non era a conoscenza. Si perchè Duff mica gli aveva detto cos'era sccesso tra loro, era solo passato per un goccio di quel buon Wisky e per invitarlo al concerto che la sua band avrebbe tenuto la sera seguente. Rise, e Angel si bloccò "Veramente mi chiedeva se onoravo lui e la sua bnad di debosciati andando al loro concrto domani sera, sai, vorranno la mia benedizione" disse trattenendosi dal ridere oltre.

Angel arrossì ancora di più... lui non sapeva nulla, e invece ora lei aveva sul serio confessato tutto... o quasi. Si coprì il viso con le mani "Non è giusto, non mi prendere in giro!"

"Figlia mia, qualsiasi cosa voi abbiate fatto non avrà il mio rimprovero" la rassicurò.

"Ma non abbiamo fatto niente..." ammise, ed era la verità. Qualche bacio e piccole effusioni non volevano dire gran che forse, se non per lei.

"E la cosa ti rattrista?"

Sollevò lo sguardo guardandolo, stringendosi maggiormente le gambe al petto "Vorrei... vorrei... stargli più vicino ecco... ma non so se è la cosa giusta da fare, per una..."

"Per una ragazza com te? Ancora questa storia Angel? Quando capirai che sei una ragazza come tutte le altre, con lo stesso bisogno di crescere e fare esperienze, provare, sbagliare... non hai niente di diverso da quelle ragazze la fuori o dalle tue compagne di classe. Crescere con dei vecchi pinguini e un vecchio ubriacone non fa la differenza, non deve... devi scegliere la tua vita, solo tu puoi farlo, e nessuno potrà mai dirti come viverla... capito?" disse prendendole il viso tra le mani, come un vero padre.

Ed era questo che era per lei. Non sapeva cosa voleva dire avere una vera famiglia. Duff le aveva raccontato della sua un giorno, diceva di avere sette fratelli, di essere cresciuto con i nonni, di avere una madre fantastica e amorevole, e un padre con le sue debolezze, dedito alla bottiglia che aveva tradito la moglie per una ragazza più giovane. Cose belle, altre brutte... ma tutte vere. Una famiglia vera, che lei non aveva. Si era immaginata nei suoi racconti, seduta ad un grande tavolo a colazione litigando con un ipotetico fratello per la scatola dei cereali. Oppure abbracciata ad una madre che la consolava per una bambola rotta e un ginocchio sbucciato. O anche chiusa in stanza pregando che al piano di sotto la finissero di litigare. Tutte cose che lei non aveva conosciuto, se non grazie ai racconti del biondo. E come poteva mancarle una cosa che non aveva mai conosciuto? Eppure le mancava... Madre Jane era stata una tutrice piuttosto rigida e fredda nei suoi confronti. L'unico caldo amore che le era stato dato, veniva talvolta da qualche Sorella più dolce, e da Padre Joe. 

Annuì alle sue parole, sentendosi forse più forte di quello che credeva di essere.

"Lo vedrai questa sera? Per il votro appuntamento segreto quotidiano?"

"Credo... credo di si..."

"Non avere paura di ciò che provi Angel, sono convinto che farai la cosa giusta" lefece l'occhiolino e le passò in un bicchiere un goccio d'alcool "ti aiuterà a scioglierti, ma non farne un'abitudine eh"

Angel lo prese rigirandoselo tra le mani... lei non aveva mai bevuto, ma al diavolo, forse quella volta gli ci voleva sul serio. Mandò giù quelle poche gocce tutto d'un fiato sentendo la gola in fiamme "Come fa a bere questa roba?!"

Padre Joe rise di nuovo "Hai mangiato?"

"Non ancora"

"Allora dovresti andare, hai bisogno di energie"

"Padre!"

"Suvvia... corri, se arrivi in ritardo Sorella Mary Jane si arrabbierà"

La giovane si alzò e fece per andarsene, ma si bloccò guardandolo un'ultima volta "Come faccio a sapere se sto facendo la osa giusta?"

Lui sorrise gentile "Lo saprai... e se non sarà quella giusta pazienza, non avere paura di sbagliare. Vai ora"

Anche la bocca di lei si aprì in un grato sorriso "Grazie"

   
 
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