Videogiochi > Dragon Age
Segui la storia  |       
Autore: Nidham    09/01/2013    3 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Perché siamo condannati ad amare, se i ricordi devono diventare veleno e la malinconia ferire più di una spada affilata? Perché non si può vivere nel rimpianto, senza lasciarsi uccidere dal vuoto incolmabile che ti scava nell'anima, dilaniandoti con artigli impietosi?

E' solo una follia credere di poter sorridere della tua assenza, illudersi che un giorno il pensiero di te faccia meno male.

Ogni respiro è una morsa dolorosa intorno al cuore. E non vorrei esalarlo, non vorrei respirare quest'aria che non ha più il tuo profumo.

Tutto ciò che aveva senso, quando eri accanto a me, è adesso inutile e spento, nell'agonia del vuoto che hai lasciato.

E forse sono un inguaribile egoista, ma non riesco a portare ancora il peso di un sentimento tanto distruttivo... e maledico quel giorno in cui non mi hai ucciso, la tua generosità che non ha avuto pietà di me... maledico me stesso e la mia debolezza, di ieri e di oggi, che mi ha trascinato in un vortice di oscurità senza via di fuga... maledico il mondo e ogni suo abitante, che ancora sorrida di quel sorriso che tu gli hai regalato... maledico te, che hai avuto il coraggio di morire, ma non di farmi vivere...

Maledico ogni notte che mi porta il sogno di te e agogno di addormentarmi per sognarti ancora.

 

…...

 

“Adesso basta, ragazzo” la voce di Oghren, stranamente sobria, si perse nel vociare caotico della locanda fumosa, dove ladri e prostitute tenevano banco, in forzata allegria, con canzonacce volgari e insulti poco originali. “L'alcool non è fatto per le elfette!”

Zevran si limitò a rispondere con un grugnito indistinto, senza neanche alzare la testa dal bancone unto e scheggiato, che gli pareva essere l'unica ancora di salvataggio dal vorticare insensato del mondo che lo circondava.

“Lasciami in pace” mugolò. “Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno, tanto meno di un nano ubriacone.”

“Almeno io sono capace di ubriacarmi! E ne provo un gran gusto. Anzi, non farmi pensare a quello che mi sono perso per venire a cercare la tua testa di rapa! Ti ricordo che non sono io a trovarmi steso sul pavimento lurido di qualche bettola, sera dopo sera, soltanto perché non ho il coraggio di affrontare la notte, senza qualche litro di liquore nelle budella.”

L'elfo provò a scuotere la testa, ma gli parve che non uno, bensì mille nani si stessero divertendo a prenderla a calci, così si limitò ad aprire un occhio annebbiato verso il compagno e a dirigergli quella che sperava essere una buona espressione di minaccia e indifferenza.

“Sono passati sei mesi, Zevran...” il suo tono si era fatto stranamente gentile. “Per tutti gli stramaledetti Arcidemoni del sottosuolo! Che i pidocchi possano infestarmi la barba, se riesco a capirti! Persino quel bietolone del nostro Re sta cercando una nuova moglie, ormai!”

Solo il suono sordo di vetro infranto interruppe quella tirata, sempre più accalorata, mentre il sangue dell'amico, incredibilmente rosso alla luce soffusa delle lanterne, si mischiava al liquido ambrato e puzzolente della birra di terza mano, gocciolando sul legno.

“Morte e dannazione!” Zevran si portò la mano alla bocca, in un gesto istintivo, ottenendo solo di ferirsi ulteriormente con le schegge.

“Ehi tu, bel faccino, dovrai ripagarlo quel bicchiere!” il locandiere, corpulento e più sudicio del suo locale, si era materializzato dal nulla, dando sfoggio di un'agilità insospettabile, considerata la sua mole, ma si ritrasse d'istinto davanti agli occhi gelidi e totalmente inumani dell'elfo.

“Andiamo” Oghren strattonò l'amico per un braccio, lanciando qualche moneta al padrone e soffocando, con una carezza alla lama della ben affilata ascia, qualsiasi ulteriore recriminazione da parte sua. “Usciamo da questo tugurio.”

Senza fare resistenza, l'elfo si lasciò trascinare fino ad una piccola piazza, con una fontana dedicata ad Andraste, mentre il nano borbottava parole incomprensibili.

La notte era silenziosa, con un denso manto di nubi che non lasciavano molte speranze per l'alba successiva.

“Sciacquati il volto, ne hai bisogno.”

“Che vuoi da me, nano? A meno che tu non abbia ancora un po' della tua riserva speciale, credo di non gradire la tua compagnia.”

“Sei meno ubriaco di quanto vuoi far credere eh, elfetta?” sogghignò Oghren, piantandosi a gambe divaricate davanti a lui, col mento in avanti e i pollici nella cintura.

“Mi hai interrotto sul più bello.”

“Se quello, per te, era il momento migliore della tua serata di bevute, non verrò mai in locanda con te! Ma, d'altra parte, sei solo un moscerino rinsecchito, cosa vuoi saperne di cose da veri maschi?”

“Che dannazione vuoi, insomma? La mia pazienza ha un limite e, come hai detto tu, non sono ancora tanto ubriaco da non poter estrarre il mio pugnale.”

“Piano con le minacce, bambolina! Il vecchio Oghren è qui per fare un favore ad un'amica... e anche perché era preoccupato per quella tua brutta faccia, che è quasi irriconoscibile, adesso.”

“Nessuno ti ha chiesto niente, né a te, né agli altri...”

“Ma, nonostante tutto, sei diventato il noiosissimo argomento di molte serate, quando ho la malaugurata idea di passare al castello a trovare Wynne e Leliana. Se non fosse per le cosce così sode di quella ragazzina non so proprio cosa ci andrei a fare! La conversazione è parecchio scadente, visto che si parla quasi solo di te.”

“Fatevi gli affari vostri. Non sono un problema che dovete risolvere.”

“Invece sì, brutto stupido ingrato! Siamo amici...”

“Non siamo niente!” gridò Zevran, perdendo d'un colpo l'aria indifferente che aveva cercato di ostentare. “Io non sono niente, per nessuno...”

Oghren sospirò pesantemente e si concesse un rutto sonoro, mentre si lasciava cadere sul bordo della fontana, passandosi la mano tra la nuvola informe di capelli che, in quei mesi, si erano allungati in ciuffi disordinati e stepposi, coprendogli il viso.

“Manca molto a tutti noi” disse piano.

“Non voglio parlarne.”

“Eppure devi farlo, o non potrai mai lasciarla andare.”

“Non voglio lasciarla andare.”

“Eilin non vorrebbe vederti ridotto così...”

La risata che salì dalla gola di Zevran fu il suono più inquietante e doloroso che il nano avesse mai sentito.

“Non credo di dovermi preoccupare più di cosa Eilin avrebbe o meno potuto volere, non credi? E' morta! Non esiste più niente di lei, se non quel pacchiano monumento che il nostro Reuccio le sta facendo costruire...” scosse la testa, incurante del dolore che quel gesto gli procurava. “Non è neanche somigliante...”

“Devi smetterla di buttarti via in questo modo! Io sto pensando di unirmi ai Custodi, pare che si stiano riorganizzando in qualche sperduta fortezza, di cui Alistair mi ha detto il nome, ma che ora non ricordo...”

“No.”

“Allora trovati un lavoro, apri una locanda o mettiti a fare la spia per il Re...”

“No.”

“Se vuoi morire, gettati da un ponte e, almeno, evitaci questo strazio, perché, sinceramente, comincio ad essere già stufo delle tue lagne! Le volevi bene, lo so. Anch'io le ero affezionato, per le tette di Andraste! Era una bambina così graziosa, ma aveva il coraggio di un vero nano. Ma piangerla non la farà tornare.”

“Io la sogno” sussurrò, quasi a se stesso. “Ogni notte, da mesi! Mi chiama, dal fondo di una landa desolata, mentre intravedo appena il suo corpo, nascosto da un'oscurità fastidiosa e irreale. Grida il mio nome, capisci? e chiede il mio aiuto... l'aiuto che avrei dovuto darle quando era in vita.”

“E' solo la tua immaginazione e il tuo dannato senso di colpa.”

“Me lo ripeto dal primo giorno, stupido nano! Credi che sia completamente rimbecillito? Eppure, ogni notte, il sogno si fa più vivido e la sua voce più debole... e, per quanto possa aver bevuto, all'alba ricordo ogni dettaglio di quell'incubo.”

“Allora, mio piccolo genio, forse dovremmo fare qualche domanda a qualcuno che potrebbe saperne più di noi, di sogni e premonizioni, non credi?”

“Non è una premonizione...”
“Se davvero lo pensassi, non saremmo qui a parlarne come due comari. Ora vieni con me!”

“Dove?”

“Dall'ultima persona che ho voglia di vedere e l'unica che potrebbe risponderci: Wynne.”

 

Così, rieccomi qua ^_^ Da quando avevo messo la parola “fine” alla ff, mi frullava in testa l'idea di un piccolo seguito e, ovviamente, non potevo tenerlo per me, giusto? Quindi, eccomi di nuovo ad annoiarvi con un racconto totalmente inventato, che, da Dragon Age, riprende soltanto personaggi e ambientazione, ma è completamente slegato dalla trama. Spero vi piaccia!!!

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Dragon Age / Vai alla pagina dell'autore: Nidham