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Autore: evenstar    09/01/2013    4 recensioni
Dovete sapere che Tony Stark è sì un genio, un miliardario e un filantropo (il playboy lo aveva lasciato da parte da quando aveva iniziato una relazione stabile con Pepper Potts, per la buona pace domestica) ma in fondo è anche una persona normale e, in quanto tale, molto spesso passa dei normali sabati pomeriggio in casa.
Questo di cui stiamo per parlare era proprio uno di quei giorni.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Rhodey' Rhodes, Natasha Romanoff, Phil Coulson, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Silenzio, pace e tranquillità.
Pepper si sedette soddisfatta sul divano, assaporando il momento. Era finalmente sola in casa, aveva finito il suo lavoro ed era persino riuscita a spedire Tony in ufficio per ben tre ore, quel giorno. In conclusione era stata una giornata a dir poco perfetta a cui, viste le premesse e data la buona dose di ottimismo che la stava pervadendo, avrebbe forse fatto seguito una serata altrettanto perfetta.
Nei suoi piani Tony sarebbe tornato a casa da lì a un paio d’ore, giusto in tempo per essere catturato prima che si chiudesse nel suo laboratorio e facesse perdere le sue tracce per tutta la sera. Pepper aveva infatti in programma di convincerlo, eventualmente usando un paio di stratagemmi che recentemente aveva scoperto funzionare ottimamente, a portarla a cena soprattutto visto che, sebbene stessero insieme da qualche settimana, non avevano ancora avuto un primo appuntamento regolare. Sorrise soddisfatta dei suoi piani e chiuse gli occhi, riposandosi.
Ora, dovete sapere che ci sono persone che proprio non riescono a stare ferme a fare niente. Il concetto di riposo, per chi è abituato a fare cinque cose insieme, è deleterio e il motto di questa  congregazione virtuale rimane sempre ben impresso nelle loro menti: “chi si ferma è perduto”. Così era Tony, sebbene ad un occhio inesperto il suo potesse sembrare un affaccendamento del tutto afinalistico, e così era decisamente Pepper. Per farla breve, dopo due minuti di riposo, la ragazza stava già pensando a come impegnare l’ora e mezza che prevedeva che mancasse al rientro del suo eroe (letteralmente parlando).
Aprì gli occhi e si mise a cercare qualcosa da fare. La casa era, ovviamente, in ordine perfetto per merito dell’impresa di pulizie che discretamente passava giornalmente a mettere a posto e pulire tutto, il pranzo non aveva bisogno di essere cucinato (a quel punto Pepper era sicura che avrebbe ottenuto la sua cena), le mail erano state spedite e le firme erano state fatte. L’occhio le cadde su una piccola scatolina nera che, nelle ultime settimane, troppo spesso aveva fatto parte della sua vita. Naturalmente lei non aveva mai usato la wii di sua spontanea iniziativa ma, al contrario, si era sempre trovata incastrata nel suo utilizzo anche se, dovette ammetterlo, l’ultima volta gli sviluppi erano stati decisamente interessanti. Alzò un sopracciglio e poi scosse la testa, al diavolo, una rapida occhiata a quello che poteva offrire non le avrebbe fatto male, e Tony comunque non lo sarebbe mai venuto a sapere.
Pepper accese la televisione e la consolle e aprì il menu iniziale del cd che vi era inserito: tennis, fatto, baseball fatto (si fatto, magari da rifare a breve, in fondo non le era per niente dispiaciuto), golf. Golf, ecco uno sport serio, pacato e distinto, che non prevedesse dimenarsi o scatenarsi o rischiare di travolgere qualcosa di fragile nella foga del momento. A onor del vero la nave di cristallo in bottiglia, che per anni era giaciuta dimenticata sul tavolino del salotto, era caduta nella foga del momento dopo il baseball, ma Pepper era convinta che la colpa andasse comunque a ricadere sul gioco dato che, senza quello, Tony non le sarebbe mai saltato addosso in quel modo e quindi lei non sarebbe mai inciampata sul tavolino, ma questo è un altro discorso.
Accese il programma, prese il controller, mise il laccetto al polso e seguì le istruzioni sullo schermo per mettersi in posizione. Quello si che era uno sport rilassante! Il fatto che non ci fosse una certa sua conoscenza a prenderla in giro migliorava inoltre nettamente la sua tranquillità psicofisica permettendole di giocare serenamente. Meno di tre tiri dopo fu interrotta nel suo swing dalla porta di ingresso che si apriva. Pepper trasalì mentre il suo volto assumeva una lieve tonalità di rosso fuoco: non poteva essere Tony, tutti ma non lui, l’avrebbe presa in giro per le prossime settimane vedendola giocare come un’adolescente, per i prossimi mesi, anni.
Non era Tony.
Il che forse era anche peggio.
Vivevano nella casa più tecnologica di tutta la California ma sembrava che chiunque riuscisse ad entrarvi senza un minimo di difficoltà, Pepper prese mentalmente nota di far installare una comune chiave metallica al posto di quel dannato tastierino numerico che sembrava più hackerabile di un sito di aste on line.
- Permesso? – chiese una voce da fuori dalla porta, ormai aperta.
Pepper tirò un sospiro di sollievo, tra tutti i suoi conoscenti era ancora stata fortunata. – Phil! Che piacere vederla, entri prego – rispose con un sorriso spegnendo velocemente la TV e dirigendosi alla porta, facendo cenno all’agente Coulson di entrare.
- Mi scusi, non volevo disturbare.      
- Nessun disturbo, stavo…. – si interruppe prima di confessare che stava giocando alla wii. Non sarebbe stato per niente professionale. Forse poteva andare bene detto dal suo eccentrico boss, ma mai dalla integerrima e ligia al dovere signorina Potts. - … Cercava Tony?
- A dire il vero, sì. Devo fargli qualche domanda sulla sua ultima, ehm… missione.
- Sul disastro dell’Expo, intende? – chiese lei, sorridendo.
- Si, più o meno.
- Non è stata colpa di Tony, per una volta – lo difese per quanto possibile, sebbene comunque alla fine in parte fosse stata in effetti colpa sua.
- Non si preoccupi, niente di serio. E’ in casa? – chiese Phil accennando alle scale che portavano di sotto.
- No, adesso no. Credo che tornerà tra poco però. Lo vuole aspettare?
- Si, grazie – rispose lui accomodandosi sul divano e sedendosi accidentalmente sul telecomando della televisione. Il monitor si accese tradendo la presenza della partita iniziata.
- Oh, ehm… deve averla iniziata… . – cominciò Pepper pronta a scaricare la colpa su Tony senza un minimo di esitazione, fortunatamente si era loggata con il suo mii e adesso una figuretta spettinata e tutta vestita di nero, ben poco rassomigliante a lei e identica al suo capo, era in attesa di comandi.
- Golf! – la interruppe entusiasta Phil. – Adoro il golf. Posso? – chiese indicando il controller.
Pepper si fermò a mezza frase, stupita. – Ehm, si certo – rispose. Ma era possibile che tutti gli uomini adulti che conosceva avessero questa strana e insana passione per i videogiochi?
- Il mio swing è da maestro - disse senza modestia l’agente, piazzandosi davanti allo schermo e iniziando ad ondeggiare il bacino per trovare la posizione adatta.
Pepper era totalmente allibita. Dopo il suo lancio lo fu ancora di più. Era andato sul green con un solo tiro mentre a lei ce n’erano voluti sei solo per cercare di uscire dalla boscaglia in cui si era infilata.
- Cavolo, è bravo davvero – gli disse.
- In California il golf è un classico. Vuole provare? – le chiese tendendole il controller.
La ragazza sospirò di sollievo, si era davvero bevuto la storia della partita iniziata da Tony, almeno la sua reputazione era salva. Ora doveva solo cercare di cambiare argomento e spegnere la tv prima che Tony tornasse a casa e li scoprisse. Si fosse trattato di lui non avrebbe avuto molti dubbi su come fare a distrarlo, non dopo che si era resa conto che in effetti ultimamente bastava che lei apparisse perché lui non capisse più niente, ma con l’agente dello S.H.I.E.L.D sarebbe stato un tantino più complicato. – Non credo, no. Non sono brava con queste cose – disse. – Anzi, le va un caffè? – chiese sperando di trascinarlo fino alla cucina con la più banale delle scuse, la dipendenza da caffeina.
- No, grazie. Coraggio, un solo tiro – insistette lui.
 Perché, perché tutti i maschi erano così stramaledettamente convinti che lei volesse e dovesse “fare solo un tiro”? Sospirò, a quel punto rifiutare oltre sarebbe stato da maleducata e, ammettiamolo, Phil con lei era sempre stato talmente gentile che le dispiaceva trattarlo male. – Va bene – cedette. Prese il controller, fece un mezzo movimento di bacino e colpì la pallina che andò dritta dritta ad infilarsi in una buca di sabbia.
- Sbaglia il movimento, deve finire con le braccia in alto – spiegò lui. – Riprovi, coraggio.
Pepper sospirò e colpì nuovamente, questa volta controllando meglio il movimento del corpo e la direzione del vento. La pallina cadde sul green, rotolò ancora per qualche metro e finì dritta in buca. – Wow, impara in fretta vedo – sorrise Phil.
Pepper sorrise e tornò ad impugnare il controller, ci stava decisamente prendendo gusto. L’ultimo tiro andò ancora meglio, sebbene ci fosse ancora qualche modifica posturale da fare. Phil si mise dietro di lei (ben distante) le raddrizzò le spalle e la mise nella giusta posizione. Erano entrambi talmente presi dal gioco che nessuno dei due si accorse della porta che si apriva né dell’uomo che entrava in casa, fermandosi a qualche passo dall’ingresso con uno sguardo prima allibito, e poi sempre più omicida sul volto.
- Ehi, ehi – urlò Tony procedendo a passi rapidi verso di loro. – Giù le mani!
L’agente Coulson fece ricadere le braccia e schizzò due passi indietro, Pepper, spaventata dal grido improvviso, fece come le veniva detto e mollò il controller che rimase a penzolare al laccetto. Poi si rese conto che forse non erano le sue mani quelle che accusate di essere in fuorigioco. La ragazza non si era resa conto di cosa stava facendo ma in quel momento, vedendo Tony sbigottito sulla porta, si rese conto che si trovava più o meno nella stessa posizione della famosa serata che aveva visto la fine della nave in bottiglia. Solo che questa volta: a) non era Tony quello che le stava insegnando la posizione corretta da mantenere, b) l’agente Coulson aveva mantenuto una distanza di sicurezza e, praticamente, non l’aveva neanche sfiorata e c) lei non si era resa conto della sua posizione (in tutti i significati possibili della parola) perché in effetti non aveva sentito nulla di tutti gli stravolgimenti che aveva provato quando le braccia di Tony l’avevano sfiorata. Però si rese anche conto che, ad un’occhiata esterna, la situazione poteva essere mal interpretata e di nuovo si sentì avvampare, più per il fatto di essere stata sorpresa con le mani sulla wii che per il fatto che altre mani fossero state sorprese su di lei, in effetti.
- Beh? – chiese Tony piazzandosi minacciosamente davanti a Phil con le braccia incrociate al petto. Il suo volto era talmente scuro che inizialmente Pepper ne fu spaventata ma poi, osservandolo meglio, vide… un sorriso. Traditore, stava decisamente cercando di non scoppiare a ridere in faccia al compito agente. Si rilassò decise che, se voleva giocare, lei era pienamente d’accordo.
- Stavamo solo intrattenendoci con una partita a golf, l’agente Coulson la stava aspettando, signor Stark – gli disse.
- Esistono le segreterie telefoniche, agente – rispose lui, arcigno.
- Dovevo parlarle di persona – rispose l’agente che, nel frattempo, si era ricomposto.
- Allora parli, dopo devo fare anche io un discorsetto alla mia assistente personale su cosa sia e cosa non sia concesso fare in orario di lavoro – grugni Tony lanciando a Pepper uno sguardo gelido.
Bravo attore, su quello non c’erano dubbi, Pepper trattenne un sorriso e cercò di mettere insieme uno sguardo contrito. – Signor Stark, io…
- E’ colpa mia, insomma. Il golf intendo – farfugliò Phil.
- Quello lo lasci decidere a me. Allora, quali sono queste domande così importanti mi doveva fare?
- Si tratterebbe di sicurezza nazionale – rispose fissando a sua volta Pepper, con aria di scusa.
- Per quello non si preoccupi, non c’è niente che non possa dire di fronte alla signorina Potts. E nel caso io dovessi decidere di licenziarla ho i miei metodi per essere sicuro che i miei dipendenti non divulghino informazioni riservate.
Pepper si imbronciò, Tony ci stava andando decisamente giù pesante. Quasi gli faceva pena l’espressione affranta di Phil. – Abbiamo bisogno dei dati tecnici dello suo scontro con Vanko, di come siete riusciti a sconfiggerlo lei e il tenente colonnello Rhodes.
- E questo non poteva chiedermelo via mail?
- Tony, credo che l’agente Coulson risponda al direttore Fury, non è colpa sua – cercò di mitigare Pepper che a quel punto si sentiva lievemente in colpa. In fondo se si fossero trovati in un’altra situazione (e posizione) all’entrata di Tony in casa, tutta quella farsa non sarebbe mai esistita. Nonostante il sorriso nascosto dal volto torvo si era accorta che Tony era fondamentalmente geloso di lei e dovette ammettere con se stessa che, sebbene da un punto di vista prettamente femminista non era piacevole essere trattata come una cosa, a lei personalmente quella situazione dava un’enorme soddisfazione.
Phil la fissò dubbioso e solo allora Pepper si rese conto che non avrebbe dovuto sapere nulla del direttore Fury. – Oh, ehm… ovviamente io non so niente che possa riguardare il direttore.
Tony sbuffò, incapace di trattenere oltre la risata alla vista del volto confuso di Pepper. Diede un colpo di tosse per riprendersi e decise di mettere fine alla sceneggiata e di concludere la serata in maniera decisamente più piacevole solo lui e una sua certa assistente sull’orlo del licenziamento.
- Le manderò tutto quello che le serve domani mattina presto, via mail. Ora se vuole scusarci… - disse indicando la porta.
- Ma…
- Niente ma. Arrivederci agente.
Phil passò lo sguardo da uno all’altra e si rese conto che la cosa migliore da fare era andare. Avrebbe avuto le sue risposte e tanto bastava, per quella sera ne aveva decisamente abbastanza, non vedeva l’ora di tornarsene a casa tranquillo e togliersi dalla mira dell’imprevedibile Tony Stark.
Non appena la porta si chiuse alla spalle dell’uomo Tony si girò verso Pepper.
- Golf? – chiese inarcando un sopracciglio e facendosi cadere sul divano. – Così mi fai allontanare da casa con l’inganno per spassartela alla wii con i tuoi amichetti?
- Ovviamente – gli rispose sorridendogli e andandosi a sedere a cavalcioni su di lui. – Phil e io ci stavano appena scaldando quando sei tornato – disse chinandosi a posargli un bacio sulle labbra.
- Phil… e che cos’è questa storia di Phil, poi? Non mi piace tutta questa…. – cominciò a dire Tony ma poi dovette fermarsi a riprendere il filo del discorso che gli era scivolato chissà dove nel momento in cui le labbra di lei erano scese sul suo collo.
- Non credi di aver esagerato con lui? – mormorò Pepper.
- No…
- In fondo stava solo…
- Pepper ti prego, possiamo evitare di parlare dell’agente Coulson? – chiese fissandola negli occhi prima di darle un bacio.- Anzi, possiamo evitare proprio di parlare? – mormorò.
- Uhm – borbottò in risposta passandogli le mani tra i capelli e godendosi il momento per ben più di qualche momento, in effetti. Dopo alcuni minuti, anche per l’impellente necessità d’aria, si allontanò dalle sue labbra. – E questo scambio di effusioni è concesso in orario di lavoro, signor Stark? – chiese.
- Tecnicamente non è più orario di lavoro…
- Con te lo è sempre, Tony – rispose lei sorridendo e ricordandosi come non aveva mai avuto orari con lui.
- Concordo. Diciamo allora che è permesso solo con il proprio capo, signorina Potts – rispose quindi lui, sorridendole a sua volta.
Pepper finse di pensarci su qualche momento e poi rispose – Ci posso stare. Ma veramente mi avresti licenziato? – riprese poi piantandogli due occhioni azzurri addosso.
- Andiamo, - rise Tony affascinato dal suo sguardo. – Siamo entrambi consapevoli che per molti giorni della mia vita senza di te non sarei stato in grado neanche di allacciarmi le scarpe, letteralmente. Ti pare che ti avrei mandato via per una cosa così stupida come giocare ai videogiochi?
Pepper fece un sorriso furbetto. No, lo sapeva, ma era comunque bello sentirselo ricordare. – Avrei un certo programma per la serata – cominciò a dire pensando che era arrivato il momento di convincerlo ad organizzare il loro primo appuntamento.  
- Anche io - rispose lui sogghignando. – Lo vuoi sentire? – le chiese ricominciando a baciarle il collo.
- Il mio prevedeva una cena romantica… - mormorò lei ora quasi fuori controllo tanto che la cena stava diventando sempre meno importante nei suoi piani.
- Il mio prevede molta acqua, pochi vestiti e si, anche del cibo ad un certo punto, anche se mangiato in maniera poco convenzionale – rispose ammiccandole. – Che ne pensi?
Pepper si rese conto in quel momento di non essere l’unica ad avere delle armi segrete da usare per convincerlo. La sua serata perfetta poteva tranquillamente aspettare, anche perché quel programma alternativo sembrava decisamente allettante, e fu solo in grado di annuire mentre lui continuava a mordicchiarle il collo: a quel punto avrebbe davvero fatto qualunque cosa le avesse proposto. 


Questo capitolo non doveva neanche esistere ma poi, dopo il commento di Sic sul baseball, ho iniziato a pensare a Pepper e allo swing. Considerando che ci sono rimasta malissimo alla morte di Phil e che era già in programma di inserirlo in qualche modo ho pensato che questo potesse essere divertente.
Spero che vi sia piaciuto.
Prossimo capitolo... boxe. E sarà molto doloroso :P

  
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