10 MY WORST ENEMY
I rumori della città, di
macchine in corsa, di voci di passanti, e le luci dei lampioni, dei fari, delle
grosse insegne appese ai locali erano uno sfondo così poco adatto a quello che
Cash stava ammirando. E tuttavia così perfetto. Il viso della ragazza veniva
illuminato a tratti da luci di diverso colore e un lampione poco più in là
faceva risplendere i suoi capelli di luce artificiale, ma ad ogni modo
risplendere. Non sapeva quanto tempo era passato da quando aveva appoggiato
pesantemente la sua schiena al muro, tirando contro di sé i fianchi della
ragazza, spinto da chissà quale forte desiderio di sentirla più vicina a sé.
Sarà forse stato il suo sguardo di poco prima, quando aveva inconsapevolmente
portato gli incisivi a torturarsi il labbro inferiore in modo così eccitante?
Non sapeva dirlo. Non sapeva descrivere quali fossero stati i suoi sentimenti
quella sera. Quella che prima considerava semplicemente una bella ragazza, di
quelle per le quali vale la pena spendere un po’ del proprio tempo in cambio di
una notte da favola, in quelle poche ore aveva assunto una luce decisamente
diversa e per certi versi inquietante ai suoi occhi. Il modo in cui l’aveva
vista sgranare i grandi occhi azzurri quando si era avvicinato al tavolo, la sua
limpida risata alle battute di Gillian, i suoi modi così dolci nei confronti di
quelli che era consapevole fossero degli animali più che degli amici, l’avevano
incatenato a un pensiero diverso. La preoccupazione mal celata che gli aveva
letto negli occhi quando, tentando di non farsi vedere, cercava con lo sguardo
sua sorella, che conosceva da così poco; si era stupito di vedere così tanto di
quella ragazza in una sola sera, e quello che aveva visto, l’aveva colpito
profondamente. Ma più di tutto, era stato il modo in cui si era rivolto a lui,
il modo in cui forse senza una vera intenzione gli aveva riservato piccole
attenzioni che l’avevano fatto sentire così diverso da tutte le altre persone
sedute a quel tavolo a fargli realizzare quanto fosse diverso il suo
atteggiamento verso quella ragazza. Anche ora, mentre lo guardava con gli occhi
resi lucidi dalle luci notturne, non poteva non sentire quanto si stesse
avvicinando a lei, alla sua persona, al suo carattere. E aveva paura, aveva
paura perché Giada sembrava aver risvegliato in lui sentimenti assopiti da
tempo, o sarebbe meglio dire mai davvero accesi. Da nessuno.
La sensazione del cuore che
forte martellava nel petto le provocava un forte fastidio. Non le piaceva
l’idea di emozionarsi così alla presenza di Cash. Non era venuta in America in
cerca di storie complicate e casini. Non le piaceva il fatto che sentisse nel
suo stomaco quella morsa che anche Robin era stato in grado di provocarle.
Allora le era piaciuta, si era lasciata andare. Ma ora era diverso; il luogo
era sbagliato, il momento era sbagliato. Eppure quella morsa stringeva sempre
di più man mano che i secondi passavano senza che lui accennasse a distogliere
lo sguardo. E più quella morsa stringeva, più Giada sentiva crescere in lei una
sensazione di tipo diverso, il bisogno quasi fisico di avvicinarsi di più a
lui. Non era sol una questione di chimica tra due corpi; non voleva meramente
accostarsi al suo fisico. Voleva unirsi a lui in modo più profondo; voleva
conoscerlo meglio, scoprire cosa gli piaceva e cosa no. E soprattutto, in quel
momento in cui quelle sensazioni tanto la confondevano e spaventavano, sentiva
il bisogno di udire la sua voce bassa e roca che se non altro avrebbe placato i
suoi sentimenti, così assurdamente alimentati dal suo sguardo penetrante.
“Ho finito le sigarette”
Quanto suonò falsa e stupida quella frase anche alle sue di orecchie! Ma non
riusciva più a sostenere quell’assurdo silenzio. Era chiaro che Cash la
attraeva, ma non era il caso di abbandonarsi a momenti imbarazzanti come
quello; anche se non era per niente sicura di aver letto imbarazzo negli occhi
di lui.
Cash fu come risvegliato da un
sogno ad occhi aperti quando quelle poche lo raggiunsero. Si scosse tornando
coi piedi per terra e senza nemmeno essere sicuro di aver capito cosa la
ragazza gli aveva detto, tirò fuori il pacchetto pieno di sigarette,
offrendogliele in ogni caso. Non poté fare a meno di seguire trasognante con lo
sguardo il percorso della sigaretta fino alle labbra della bionda e il modo in cui
queste si arricciavano per indirizzare la sigaretta verso l’accendino,
saldamente tenuto in una mano mentre l’altra era impegnata a proteggere la
fiamma più per abitudine che non per un’effettiva presenza di vento. Cash la
imitò accendendosi a sua volta una sigaretta, sbuffò fuori dalle labbra carnose
una nuvola di fumo denso, scostando finalmente lo sguardo dalla ragazza e
alzando gli occhi al cielo, un cielo senza stelle, invisibili immersi com’erano
nelle luci metropolitane.
Il silenzio calò di nuovo tra
loro. Giada si sentiva quasi imbarazzata dall’improvviso mutismo nel quale si
era chiuso il ragazzo, ma allo stesso tempo, senza il suo sguardo palpabile su
di lei, ebbe il tempo di ammirarlo più da vicino, mentre lui era distratto da
chissà quali pensieri. Era bellissimo col capo appoggiato al muro e gli occhi
semichiusi, le sensuali labbra che a tratti stringevano la sigaretta, per poi
rilassarsi e gettare fuori il fumo bianco. Passò osservando la linea della sua
mandibola e del suo collo, fino al pomo d’Adamo e più giù, dove la t-shirt
usurata e dal collo stracciato lasciava spuntare i forti muscoli delle spalle e
le clavicole. Inspirò a pieni polmoni tra un tiro e l’altro, sentendo
distintamente l’odore del moro entrarle prepotentemente nelle narici. Espulse
l’aria in un sospiro che arrivò all’orecchio del ragazzo. Lo vide staccare la
testa dal muro e tornare a fissare quei pozzi scuri nei suoi occhi chiari e
sorriderle teneramente mentre aspirava un altro tiro dalla sigaretta. Abbassò
lo sguardo sentendo il calore salirle alle gote.
“Sei di poche parole” Cash non
aveva nessuna intenzione di proferire parola; quel silenzio non gli era pesato
affatto. Sarebbe rimasto lì a lungo, semplicemente godendosi il dolce contatto
della sua mano sul fianco di lei, del suo polpaccio che sfiorava leggermente la
sua gamba. Ma aveva visto con la coda dell’occhio le guance di Giada tingersi
di rosso. A differenza sua la ragazza era evidentemente imbarazzata, così tentò
di alleggerire la tensione che quel momento aveva creato.
“Anche tu” Rispose lei senza
il coraggio di alzare lo sguardo, ma comunque grata per quella domanda che
aveva aiutato ad allentare i suoi nervi. La sua attenzione rivolta alla
sensazione di calore che la mano del moro provocava alla sua pelle col contatto
attraverso la stoffa della t-shirt.
“Ti stai divertendo stasera?”
“Si.. molto. I tuoi amici sono
simpatici” Si sentiva come un’adolescente alle prime armi e la cosa la
infastidiva. Era sempre stata disinibita lei.
“Già.. sono un po’ degli animali,
ma ci si accontenta no? Spero non ti abbiano scandalizzata a suon di rutti”
Ridacchiò lui ripensando alle scene poco ortodosse che Giada aveva visto poco
prima. La risata di lei che si univa alla sua fu un toccasana. “Si insomma,
diciamo che non sono proprio dei principi!”.
Ancora una volta quegli occhi
fermi a fissarla. Ma perché faceva così? Cosa aveva fatto adesso? Suo malgrado
sentiva chiaramente il calore spargersi nel suo corpo anche solo all’idea che
Cash la guardasse in quel modo.. e questa volta non stava arrossendo.
“Sei bella quando ridi” Quel
commento gli uscì spontaneo. Si pentì poco dopo di averlo detto. Come gli era
saltato in mente di esporsi così! Si conoscevano da così poco! Tuttavia non
poté trattenere la propria curiosità di vedere la reazione di lei. Giada dal
canto suo rimase spiazzata. Lo guardò sforzandosi di non far crollare la
mandibola e assumere quindi una faccia da pesce. Perché poi era così
suscettibile ai complimenti maledizione!
Distolse lo sguardo arrossendo
per l’ennesima volta quella sera. Si schiarì la voce nel vano tentativo di
liberarsi dell’emozione che le stava montando dentro. Cash intanto si
compiaceva di quelle reazioni; allora non le era indifferente! Fantastico.
“Ti sei sistemata bene al
campus?” Meglio portare la conversazione su argomenti più neutri, per evitare
di esporsi ulteriormente e magari spaventarla.
“Si si. In realtà non ho
nemmeno disfatto la valigia, tua sorella mi tiene piuttosto occupata!”
“Ahah! Si Gin è fatta così.
Appena qualcuno le sta simpatico si prodiga costantemente per il suo
divertimento”
“Mmm.. è un’affermazione
piuttosto equivoca non trovi?” Ridacchiò lei.
“Già! Ma per Gin vale in
qualsiasi chiave di lettura.”
“Ma guarda un po’ chi si vede”
Giada riconobbe al volo quella voce. Sentì un brivido d’ansia correrle su per
la spina dorsale; adesso sarebbero stati guai. Si girò solo per confermare i
suoi sospetti. Steven Rose se ne stava mani in tasca a qualche metro da lei e
Cash. Guardando il ragazzo, che ancora la stringeva per i fianchi, con una
scintilla di puro odio negli occhi. La bionda sentì chiaramente i nervi del
moro tendersi nonostante il piccolo contatto, e i muscoli delle sue braccia
tirarsi. Cash guardava il rosso con altrettanto astio. Per niente grato
dell’interruzione e ancora inconsapevole dei precedenti incontri dei due.
“Ciao anche a te Rose” lo
salutò tutt’altro che amichevolmente “mi mancavano le tue buone maniere”
aggiunse non riuscendo a trattenersi dal fare quel commento sarcastico.
“Non ho certo bisogno di usarle
con te le buone maniere, me le tengo buone per far colpo sulle signore, come la
nostra bella Giada qui ha avuto modo di constatare!” Eccolo lì, Steven Rose che
non ci pensa due volte a pugnalare direttamente il suo rivale di sempre. Averli
visti così vicini gli aveva provocato un forte moto di rabbia e perché no.. di
gelosia. Non sopportava l’idea che il moretto avesse già avuto modo di
mettergli i bastoni tra le ruote. Non gli avrebbe permesso di rubargli il
proprio giocattolo nuovo; perché era questo per lui Giada, un nuovo giocattolo
con cui divertirsi un po’ prima di stancarsi e rivolgere la propria attenzione
a qualcos’altro. O almeno così credeva, quando senza alcun dubbio attribuì quel
sentimento d’astio evidentemente eccessivo al fatto che fosse Cash quello a cui
Giada riservava attenzioni particolari e non un ragazzo qualunque.
Cash intanto soppesava le
parole del rosso. Si era sentito chiaramente ferito, non solo nell’orgoglio,
nello scoprire che i due si conoscevano, e il sorrisetto beffardo che l’altro
non accennava a togliersi dalla faccia non lo aiutava affatto. Aveva sentito
Giada irrigidirsi alle sue parole e si girò solo un attimo a guardarla. La
ragazza teneva la testa bassa come chi è stato scoperto a combinare un guaio.
Non sarebbe riuscito ad avercela con lei nemmeno se avesse voluto, oltre al
fatto che la bionda non era affatto tenuta a sapere della rivalità dei due.
“Beh.. mi spiace solo che
abbia dovuto subire i tuoi modi poco gentili” Disse il moro tentando di non far
trapelare la sua gelosia. Sperava ardentemente che Steven avesse giocato
l’unica sua arma in possesso, e che non fosse in grado di nuocergli
ulteriormente. “Non mi sembrava che subisse granché oggi a cena. Vero Giada?”
La ragazza alzò gli occhi duri sul rosso; non le piaceva affatto come lui
stesse sfoggiando quell’unica uscita insieme. Gli dispiaceva più che altro che Cash
dovesse scoprire del suo “rapporto” con Steven in quel modo, soprattutto dopo
quello che aveva saputo da Gin e il modo in cui si erano sviluppati gli eventi
di quella sera.
Giada sentì il moro
allontanarla leggermente dal suo corpo e la presa sui suoi fianchi sparire. Lui
non la guardava, teneva lo sguardo fisso su Steven come se avesse potuto
colpirlo con quei suoi occhi scuri. Incrociò le braccia guardando a sua volta
il rosso, cercando disperatamente un modo per porre fine a quella lotta di
sguardi. “Cosa vuoi Steven?” Chiese giusto per attirare l’attenzione del
ragazzo e distoglierlo da Cash “Sai fin troppo bene che voglio.. e poi sei tu
che mi hai dato appuntamento qui. Ricordi?” Ecco, ora che sentiva di nuovo
addosso lo sguardo di Cash avrebbe voluto sprofondare, perché era uno sguardo
ben diverso da quelli che le aveva riserbato per tutta la serata. Sentì il
forte bisogno di difendersi da quelle accuse non vere “Io non ti ho invitato”
disse cercando di sembrare il più convincente possibile, tuttavia senza che il
suo sembrasse un rimprovero agli occhi del rosso.
“Beh, non direi. Mi hai detto
tu che saresti venuta qui e che se fossi stato da queste parti ci saremmo
visti. A me questo suona come un invito”
“Ho solo risposto alla tua
domanda. Tu mi hai chiesto cosa avrei fatto stasera..”
“Mi vuoi dire che non sei
contenta di vedermi?” La bionda tentennò. Come rispondere senza che Cash si
infuriasse probabilmente andandosene e allo stesso tempo senza alterare il
precario umore del rosso? Sorvolando sul fatto che avrebbe mentito se avesse
detto che le dispiaceva vederlo. Certo, i suoi modi spesso la infastidivano e
con Cash si era trovata benissimo quella sera. Ma non poteva negare
l’attrazione quasi magnetica che Steven aveva su di lei.
“Il tuo egocentrismo mi
stupisce!” Tentò di deviare il discorso ed evitare una risposta.. “Fa parte del
mio fascino! Allora? Beviamo qualcosa?” Chiese quello avvicinandosi
impudentemente alla ragazza nonostante il moro. A quel punto Giada si alterò
parecchio. Era un figo impossibile negarlo, e se la situazione fosse stata
altra probabilmente avrebbe accettato senza problemi quell’invito; ma così no.
Non poteva davvero pensarla così persa per lui da lasciare lì Cash da solo. “No
Steven.. forse non te ne sei accorto ma ci hai interrotto.” Lo sguardo sorpreso
del rosso portò di nuovo piacere alla bionda!
“Ma davvero? Interrotto da
cosa?”
“Stavamo parlando” Intervenne
Cash, grato della piega che stava prendendo la cosa.
“Ma certo! Cos’altro potresti
fare con una ragazza come lei Hudson?” Rispose quello guardandolo con sdegno.
“Non fare lo sbruffone con me Rose.. non credo mi serva ricordarti cosa posso
fare con le ragazze che ti piacciono” Affondo andato a segno! Impagabile
l’espressione del rosso.. anche se i tipi come lui non ci mettono molto a
rialzarsi: “Ti ho sempre restituito il favore!”. Ma Cash si era preparato a
questa risposta e non ne fu turbato, capace di rispondere tranquillamente “Lo
so. Non sono io quello che ha messo in dubbio le capacità dell’altro”.
Giada aveva assistito allo
scambio di battute basita. Quei due si odiavano proprio! Impossibile negarlo..
la cosa la eccitava da morire! Pensare che tue ragazzi così potessero litigare
per lei! Il sogno di moltissime donne.. Nonostante questo però, si era stufata
dei battibecchi dei due e voleva rimanere di nuovo sola con Cash.
“Potreste finirla? Io non sono
un oggetto per il quale litigare! Chiaro?” I due si voltarono a guardarla, Cash sorrise piano: “Bene Rose.
Direi che è l’ora che tu ti faccia da parte..”. Il rosso si accigliò: “Perché
doveri essere io a farmi da parte?”. Giada venne in aiuto del moro “Perché ci
hai interrotti, te l’ho già detto”.
Steven le rivolse uno sguardo
che non aveva nulla di buono, quella ragazza stava tirando troppo la corda.. il
suo orgoglio l’avrebbe spinto a rinunciare o a prenderla per sfinimento. E
probabilmente avrebbe optato per la seconda, più allettato dall’idea di
infastidire Cash che per puro sentimento per lei. Non era però il caso di
andare avanti; probabilmente quella sera, con la testa della ragazza inebriata
delle belle parole di Cash, non avrebbe ottenuto granché. La salutò mesto
azzardando un bacio sulla guancia e riservò un’occhiataccia a Cash prima di
allontanarsi dalla coppia. Ferito, ma non vinto..