Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: YummiHoran    09/01/2013    4 recensioni
La freddezza l'aveva resa questo. Samantha era ora una ragazza che rifuggiva il sentimento, che aveva paura del contatto fisico, che temeva gli altri. Per colpa di una persona, legarsi era per lei impossibile. Il suo cuore, però, sapeva ancora amare. Solo che lei non lo sapeva.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Scusate ragazze ma nel precedente capitolo mi sono dimenticata di mettere il disclaimer; lo metterò anche nel primo capitolo, ma dato che molte di voi magari non lo rileggeranno, per giustizia lo metto anche qui:
Questi personaggi (purtroppo) non mi appartengono; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 






Non avrei mai pensato che un giorno,
i miei sogni avrebbero potuto diventare realtà.





Era notte fonda e sul treno di facce raccomandabili ce ne erano ben poche. Stette tutto il tempo attaccata a una signora, probabilmente madre, che viaggiava con lei, chiedendola di poter stare con lei per paura. La signora ovviamente non aveva fatto problemi e così lei aveva fatto tutto il viaggio in uno strano stato di trance.
I capelli neri erano spettinati e le ricadevano oltre il seno, mentre lei giocava ad arricciarli. Aveva abbandonato tutto, finalmente e purtroppo. La madre, violenta e stupida, Amylee, la sua migliore amica, sempre buona con lei e le sue altre amiche. La persona che più le era dispiaciuto lasciare era suo padre, anche se lui l’aveva lasciata tempo prima. Si osservò il polso. Impresso di inchiostro nero della sua pelle c’era un nome: Edward.
“Oh papà” pensava “quanto mi manchi. Se solo tu fossi ancora qui, tutto sarebbe diverso.”
Scese dal treno con lo sguardo fisso e cupo, in cerca di quegli occhi familiari.
Pattie, sua zia, appena la vide le corse incontro preoccupata:
- Sam, tesoro mio, cosa ci fai qui? Perché sei scappata? Tua madre sarà preocupata. –
Samantha alzò piano lo sguardo, fino a scoprire il suo zigomo nero di sangue.
- A mia mamma non importa nulla di me. Altrimenti non mi avrebbe ridotta così. – disse, seria e anaffettiva.
- Oh mio Dio. Cosa ti ha fatto? –
- Mi ha dato un pugno. – rispose lei, abbassando lo sguardo. – E non solo quello. –
- ..Andiamo a casa Samantha. Forza, vieni. –
Salì in macchina e le due si avviarono a casa, in silenzio. Dopo circa 10 minuti, Pattie  cominciò:
- Ti… Ti devo dire una cosa. Tu ascolti musica? –
- Sì, abbastanza. In realtà un sacco. –
- E… Per esempio, conosci quella band, i One Direction, quei 5 ragazzi inglesi che.. –
- 4 sono inglesi. Uno è irlandese. – la corresse Ollie, lasciando andare il broncio che aveva in viso. Se li conosceva? Erano quelli che l’avevano fatta resistere fino a quel momento. Da più di due anni le tenevano compagnia e la facevano andare avanti.
- ..Ecco, loro. Sai che uno di loro abita qui a Doncaster, no? –
Improvvisamente si ricordò che, sì, uno di loro abitava proprio lì dove era lei ora. Louis William. Lo stupido della situazione. L’uomo ancora bambino. La carota, lo “Swagmasta’ from Doncasta’” e scoppiò a ridere silenziosamente. Ora doveva solo capire capire dove davvero volesse arrivare sua zia. Perciò annuì, spronandola ad andare avanti.
- Ecco.. Io ho cambiato casa e.. Ora viviamo di fianco alla sua famiglia. –
Sam perse un battito. Cominciò a guardare fuori dalla finestra, pensando che forse li avrebbe potuti vedere davvero. Poi si diede un pizzicotto sulla mano.
“Andiamo Sam, tu sei tu. La tua vita fa schifo, scappi da una madre che non è tale, non potrà certo andarti bene sta volta” pensò, prima di chiudere gli occhi. Il movimento delle macchine l’aveva sempre rilassata.

 ***

Sentì Pattie scuoterle piano un braccio, mentre la risvegliava da quella scomoda e breve dormita su un sedile di auto:
- Tesoro vieni, andiamo in casa! –
Sam la seguì a sguardo basso, per evitare che le luci in strada e poi in casa la risvegliassero, perché altrimenti non avrebbe più ripreso sonno. Notò una figura sul lato della strada, accucciato vicino a una macchina.
- Zia, ci sono i ladri qui? – chiese con un fil di voce, piuttosto rintontita.
- No amore, perché? –
- C’era uno semi sdraiato di fianco a una macchina. –
- Oh, sono i paparazzi Sam, dovrai abituartici. –
Samantha mugugnò qualcosa e, ancora vestita, si buttò sul letto. Faceva freddo, e tanto, ma la stanchezza le impedì i brividi e si addormentò in pochi secondi, non prima di essersi baciata il tatuaggio, come faceva ogni sera.

***

Fu un raggio di sole a svegliarla, dritto in faccia. La giornata iniziava bene, pensò amara. Poi si ricordò dove fosse. La giornata sicuramente iniziava meglio di come iniziava prima.
Sentì la zia cantare da sotto. Non era perfettamente intonata, ma Sam pensò che era sicuramente meglio che svegliarsi con le urla di sua madre. Chissà se si era resa conto che lei non c’era più. Guardò il telefono. Sette chiamate, tutte di Amylee. Da sua madre, nulla.
Compose il numero della migliore amica e portò il cellulare all’orecchio:
- Omiodio Samantha, mi hai fatta preoccupare! Dove diavolo sei finita? Ieri sera dovevo raccontarti una cosa di Josh, ma tu non mi hai cagata, grazie tante! Ti pare che non mi –
- Sono a Doncaster. – la bloccò lei.
- Sei… dove?!? –
- A Doncaster, da mia zia Pattie. Ero stufa. Troppo stufa. Mia madre ha esagerato. –
- E… Quando torni? –
- Mai, Amy. Non ho intenzione di tornare. –
- E… E io? – chiese l’amica, con la voce che tremava.
- Sei la benvenuta qui, quando vuoi. Anche per tre mesi di fila. Ma io non ci torno lì. –
- Cos’è successo? –
- Quella troia mi ha messo le mani addosso. – rispose lei, incurante della sua mancata finezza. A quelle parole seguì il silenzio, durante il quale Sam immaginò l’amica che si portava una mano sulla bocca spalancata, come faceva sempre.
- Mi dispiace, Sam. Ma io al più presto voglio venire da te. Facciamo.. Che arrivo il 22 e passiamo il Natale insieme? –
- D’accordo Amy, non vedo l’ora di riabbracciarti. Ho così paura.. Qui sono sola, non conosco praticamente nessuno, sono stata qua pochissime volte.. Però non ce la facevo più. Avere una madre che non ti considera è brutto, ma se ti mette le mani addosso non ne vale più la pena. Basta, cambiamo argomento. Dicevi di Josh? – chiese, con la voce più allegra.
- No, DICEVI TU! Sei a Doncaster, porca troia! –
- Sai che mia zia abita qui.. – rispose Sam confusa.
- Sì ciccia ma Doncaster! Louis, William, One Direction, carote, piccioni, presente? SVEGLIAAAAAA – sbottò l’amica con la voce, già acuta, ancora più alta di un’ottava.
- Lo so “ciccia”, mi abita di fianco – disse lei con non curanza
- CHE COSA? MA IO DOMANI SONO Lì, ALTRO CHE ASPETTARE NATALE – urlò nel ricevitore.
- Piantala di urlare, sono scappata per evitare danni ma così divento sorda! Amore devo scendere, scusa se me ne sono andata senza avvisarti, è che è stata una cosa di impulso. Ci sentiamo poi, ti voglio troppo bene, giuro. –
- Tranquilla beibeeee – disse Amy, storpiando l’accento, - Ci sentiamo quando sei libera, tanto stavo andando al lavoro!
Sam aprì le finestre e inspirò l’aria fredda dei primi di Dicembre a occhi chiusi. Poi l’inimmaginabile successe. La sua camera era la più interna e lontana dalla strada ed era dal lato dei Tomlinson. Sorridendo ignara, aprì gli occhi e se lo trovò davanti a pochi metri. La osservava confuso, non riconoscendola come vicina, sorridendo gentile. Il sorriso di Sam si trasformò in fretta in una O e gli occhi fecero altrettanto, spalancandosi. Il cuore cominciò a batterle. Louis William Tomlinson, portandosi dietro tutta la sua bellezza, stava alla finestra e la osservava. Capelli perfettamente spettinati, occhi splendenti e sorriso stampato in faccia. Che cosa avrebbe dovuto fare? Cadergli ai piedi sarebbe stato scomodo dato che doveva viverci di fianco. Probabilmente era il solito montato che pensava che chiunque lo amasse. Perciò, con una finta noncuranza, che non era sicura le fosse uscita bene, gli sorrise, lo salutò con la mano e chiuse la finestra.
“Merda merda merda merda merda” pensò. “Dio, che figure.” Si buttò sul letto e si coprì il viso col cuscino. Rimase qualche minuto a pensare e poi si alzò a disfare la valigia. Spostò lo sguardo sulla finestra e vide Louis, ancora fisso su di lei. Gli sorrise di nuovo, cortese, e poi continuò a fare quello che stava facendo, ignorandolo. Prese in mano Take Me Home e osservò la copertina. A pochi metri dalla sua finestra c’era quel ragazzo coi capelli castani che tentava di scalare una cabina telefonica, sorretto da un pakistano in bombetta e aiutato da un moro dal sorriso perfetto, sdraiato sulla cabina rossa. E lei lo stava ignorando. Cioè faceva finta di non vederlo.
“Sul serio?” si chiese. Buttò uno sguardo alla finestra e lui era lì, imperterrito, col suo Blackberry in mano che continuava a mandare occhiate dentro la finestra di Sam. Non poteva ignorarlo.
“Samantha, stai ferma” le disse qualcuno da dentro “stai ferma, stai ferma, stai..”
- Ciao, ti serve qualcosa? – chiese ad alta voce, dopo aver aperto la finestra.
“..Ferma”. Non stette ferma, questo è sicuro.
- Non.. Non urli? – chiese lui, spalancando gli occhi.
Sam si chiese se avesse sentito bene. Le aveva davvero chiesto perché non stesse urlando?
- E.. perché dovrei, scusa? – rispose lei sorridendo.
- Non sai chi sono? – alzò le sopracciglia.
Se quel tipo cercava qualcuno che lo tenesse a bada nella sua aria da montato, l’aveva trovato. Samantha non poteva sopportare chi era pieno di sé. Anche se era Louis Tomlinson ed era dannatamente bello.
- Certo che so chi sei, ma questo non mi da motivo di urlare o di buttarmi dalla finestra, anche perché siamo al secondo piano! Potrei chiederti io una cosa? –
Lui rispose con un silenzio.
- Perché sei fermo lì da mezz’ora a fissarmi? –
- C’è un’estranea nella finestra di fronte a camera mia.. – rispose Louis allargando le braccia.
- Non sono un’estranea, signor Tomlinson, sono la nipote della proprietaria di questa casa e mi sono trasferita qui. Adesso, se non ti dispiace, andrei avanti a sistemare le mie cose! Un bacio! –
- Ciao dolcezza – rispose lui, per poi richiudere la finestra.
“Iniziamo bene” pensò Sam “Ho davanti a me uno dei miei 5 più grandi sogni e scopro che non è il simpatico bambinone che fa vedere, ma che è solo un montato che si aspetta che tutti urlino davanti al lui, manco fosse Dio sceso in terra. Che bel vicinato”
Samantha non poteva davvero immaginare. Quello non era che l’inizio.










------------------------------------- Olga.
Eccomi qui col secondo capitolo :3 era già pronto ma ho preferito
non pubblicarlo subito, altrimenti i capitolo già finiti li pubblico
subito e poi devo farvi aspettare un anno per uno nuovo!
Cooooomunque, ho ricevuto moltissime visite, qualche recensione e già alcune di voi
seguono, ricordano e hanno messo tra le preferite la storia.
Mi fate commuovere :')
Un grazie enormissimo a tutte voi :D
Adesso vado perchè è tardi e io sono stanca, questa settimana sto facendo il tirocinio
coi bimbi dell'asilo (sono al terzo anno delle scienze umane) quindi volo nel mio lettino
Ciaaaao piccoline, un bacione :3

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: YummiHoran