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Autore: damnhudson    11/01/2013    1 recensioni
«La tua mamma almeno c’è.» Rispose la bambina, alzando di nuovo lo sguardo, notando che il bambino ora si avvicinava a lui, stranito.
«Tu hai un papà. Siamo pari, non pensi?»
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Finn Hudson, Santana Lopez
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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And I, I really like it when the moon looks like a toenail
 And I love you when you say my name
17 Giugno.
Finn tendeva le braccia al cielo, ringraziando Dio, qualsiasi esso fosse, perché la scuola era finita. Ed era andata bene, infatti non gli era rimasta nemmeno una materia, nemmeno l’economia, sua arcinemica sin da subito. Attendeva con ansia queste vacanze, è vero, ma attendeva ancora con più ansia l’inizio del secondo anno di liceo, in cui avrebbe fatto domanda per la squadra di football e i suoi sogni si sarebbero avverati tutti. Ormai i discorsi con sua madre andavano a finire sempre sul nuovo anno che lo aspettava. Carole non sapeva più come gestire la curiosità del figlio, sapeva che era una cosa bella e sapeva che lo avrebbe spronato a studiare di più.
«Finnie, sai che per stare in squadra, oltre che a passare un provino, devi mantenere i voti alti?»
Finn, con uno sguardo pieno d’innocenza, interruppe la sua mangiata di noccioline e guardò la madre, che si sventolava una mano davanti alla faccia. Purtroppo nemmeno quell’ anno sarebbero riusciti a permettersi un condizionatore. Finn scrollò le spalle e annuì.
«No, ma ora lo so. Grazie mà.»
Carole rise dell’ingenuità del figlio. Oh, era così bello aver cresciuto una persona così buona e gentile. Ogni giorno si chiedeva come avesse fatto a farcela. Guardò Finn ancora una volta, sembrava voler dire qualcosa, e invece fissava solamente la nocciolina che aveva appena sbucciato. Carole Hudson odiava quando qualcuno definiva suo figlio stupido. No, Finn non era stupido. Era solo un po’… abbastanza ingenuo. Vedeva sempre il meglio nelle persone e non trovava il pericolo nelle sue azioni. Finn era bello così, nessuno poteva dire il contrario. Finn era bello. Lei lo vedeva bello ogni volta, anche di mattina, quando non diceva nulla se non ‘ohsakhdf’ o ‘mi fai un tè?’.Ma Finn era la sua benedizione, era così bello averlo intorno. Faceva tornare la voglia di vivere, di parlare e di fare qualcosa di utile. Ecco, Carole si sentiva utile da quando Finn aveva imparato a parlare. Aveva insegnato al figlio a leggere, ancora prima di entrare a scuola e Dio, era stata la soddisfazione più grande di tutte, sentirlo leggere sebbene arrancasse. Suo figlio era praticamente la sua vita e lo adorava ogni giorno di più. L’avrebbe adorato sempre, ogni giorno, qualsiasi decisione spiacevole avesse preso. Questo era ciò che una madre faceva: amava incondizionatamente, come se non ci fosse un domani e quello dovesse essere l’ultimo abbraccio.
«Mà?» Chiese Finn, catturando l’attenzione della madre che lo fissava senza sosta.
«Mh?»
«Ti sei per caso innamorata di me? Mi fissi senza sosta da cinque minuti buoni.»
«Potrei dire la stessa cosa per te e la nocciolina. Sicuro che Santana non sia gelosa? – chiese lei, ridendo. – E sì, io mi innamoro di te tutti i giorni.» Si piegò per dargli un bacio, e gli sorrise.
«Potremo chiamarlo incesto, Carole Hudson.»
Carole rise di gusto, portando la testa indietro e facendo sorridere persino Finn che la guardava. Avrebbe voluto avere una cosa sola che sua madre aveva: la sua forza. Sua madre era una forza della natura. Sebbene quest’ultima ci avesse provato a buttarla giù, sebbene ci fosse quasi riuscita, lei si era rialzata, aveva attutito la caduta e si era fatta forza. Quello che lui era, era solamente grazie alla sua mamma, e mai avrebbe pensato di dirlo ma doveva perché oltre a sentirsi quasi in obbligo era pura verità: sua madre, ogni giorno della sua vita, era il suo eroe. E nonostante di tanto in tanto fosse imbarazzante, sua madre l’aveva cresciuto e reso la bella persona che oggi era.

13 Luglio
Santana voleva andare al mare, eppure sapeva bene di doversi accontentare di qualcosa molto vicino ad un lago o un fiume, ecco. Bastava fosse acqua. Bastava sentirsi libera, mentre nuotava. Uno stagno, un fiume, un lago… persino una piscina, sebbene fosse allergica al cloro: aveva bisogno di sentire fresco e questa volta non bastava il condizionatore a farla sentire meglio. Uscì di casa, dirigendosi con l’asciugamano verso la piscina. Finn aveva da fare: lui e Noah passavano tutto il tempo ad allenarsi col loro nuovo amico, un vecchio amico, Mike Chang. Erano tutti intenzionati ad entrare in squadra. La latina era sicura ci sarebbero entrati tutti e tre, perché li aveva visti giocare e di recente anche quelli ‘professionisti’ e non c’era molto distacco tra Finn e l’attuale quarterback della squadra, Sean Merthur. Sapeva che il suo ragazzo ce l’avrebbe fatta e poi loro si sarebbero visti la sera, come ogni sera da tutti quei mesi che aveva smesso di contare in cui si trovava felice ogni volta che poggiava la testa sul cuscino. Era una sensazione di casa, quella che la felicità aveva. Una sensazione che si prova poche volte nella vita e lei voleva godersela a pieno, amando ogni giorno di più Finn Hudson, che le riempiva di amore il cuore, come se non ci fosse un domani. Lo amava in quella maniera, come fossero un otto capovolto, quella parola che, però Santana non avrebbe mai detto, perché era come vedere un gatto nero attraversare la strada. Tutto quello che vide, però fu Brittany. Brittany col suo sorriso contagioso, Brittany con la quale usciva tutti i giorni, Brittany e i suoi folti capelli biondi che ornavano un visino carino con gli occhi blu e le lentiggini. Brittany che era così carina ai suoi occhi e ancora, Santana, non aveva capito perché non avesse un ragazzo. Si rendeva conto di essere stata cattiva in passato, noiosa e spesso lamentosa, ma in cuor suo sapeva di meritare Finn, perché aveva saputo aspettare la persona giusta e aveva portato pazienza, tanta tanta, così sapeva di meritarselo ed era felice, finalmente. Ma si sentiva finalmente felice anche quando incontrava Brittany… e confusa. Sì, confusa quando la vedeva. Sapeva che era come la sua migliore amica, ma si sentiva confusa, perché quando la vedeva sentiva la vista offuscarsi, come se stesse guardando il sole e provava una certa cosa, che forse può essere classificata come ansia, prima di vederla. Era ansiosa di incontrare Brittany.
«Ciao, principessa!» Salutò Santana, agitando la mano quando fu davanti a lei. Si erano messe d’accordo per telefono per incontrarsi all’incrocio ed andare in piscina assieme. Finn adorava Brittany, adorava il fatto che, finalmente, anche Santana avesse delle amiche. Perché sapeva che in fondo, lei stava male sapendo di non avere nessuno al suo fianco che non fosse Javier o Marisol o addirittura i suoi amici.
«Pensi davvero che io sia una principessa, San?» Chiese lei, con un musetto da cucciolo, al quale Santana non poté resistere e sorridere.
«Sei talmente speciale che sei un unicorno, BriBri.»
Fastidiosissima, si ripeteva, mentre ascoltava le sue stesse parole uscire fuori dalla sua bocca senza nemmeno poterle fermare. Dio. Patetica. Cos’era quello che stava provando per la ragazza che era solamente sua amica?
«Oh, Santana, mi hai detto una cosa bellissima!» Brittany si avvicinò alla ragazza e la strinse in un goffo abbraccio, mentre i pensieri di Santana volavano lontani, come la sua mente. Doveva assolutamente farsi un bagno freddo e rinfrescare le idee, perché la conclusione alla quale stava arrivando era tanto patetica quanto assurda e non poteva nemmeno un secondo pensare di far male a Finn, il suo piccolo e dolcissimo Finn Hudson che ora stava allenando per portare a termine quello che era il suo sogno.

8 Agosto.
«Hai fame?» Chiese Finn, buttato sull’amaca diligentemente legata all’albero di limoni e quello arance. Sebbene fosse il giardino di Finn, Santana adorava stare lì. In ogni stagione. Sia che fosse inverno nel quale si stringeva in una coperta calda leggendo un libro o studiando – ma finendo sempre per addormentarsi – sia in estate, dove stava all’ombra e dondolava, dondolava, dondolava come se fosse la cosa più divertente al mondo. Però la sua stagione preferita era senza dubbio la primavera, perché l’arancio fioriva in quel periodo e l’odore dei fiori che produceva era droga per lei. Era successo che, durante le vacanze di primavera, Finn e Santana fossero rimasti lì, fuori al freddo primaverile, a dormire fuori. Tranquilli. Infilati dentro un sacco a pelo, raccontando storie, le più stupide quando quelle serie terminavano. A farsi mille risate e a guardare le stesse cospargersi come polvere sul cielo.
«Cosa c’è da mangiare?» Chiese lei, che invece era buttata sull’erba fresca, strappandone un ciuffo di tanto in tanto e solleticandosi il naso, come fosse una perfetta campagnola a suo agio in campagna. Quello era il suo posto preferito, per quello era così a suo agio, sebbene non fosse casa sua. Tutti avevano un posto e un momento preferito. Il posto preferito di Finn era il campo la notte, d’inverno. Quando alle sette già c’era buio e il freddo creava le nuvolette bianche quando respiravi.

Il cuore martella nel petto e tu stai facendo il tuo ultimo perfetto tiro, prima di tornare a casa a raccontare tutto alla mamma. Uno, due, tre – conti, risparmiando più fiato che puoi affinché il tiro esca perfetto come vuoi tu. – ora! – ti spingi a tirare caricando tutta la forza nel tuo unico braccio destro. – touchdown! Hai vinto tutto, sei il padrone del mondo. La tua squadra, sebbene in allenamento, ha vinto la partita contro l’altra fazione di squadra! Sei una forza e sorridi.

No, il momento preferito di Finn, però non era quello. Era quello che c’era prima di ogni partita, anche quella alla tv. Quelle in cui l’ansia di vincere ti assale, si impadronisce di te e ti rende schiavo del risultato dell’agonismo. L’orgoglio e la forza ti scorrono nelle vene e non puoi fare altro che assecondarlo, dando il massimo. Il suo momento preferito era quando i tacchetti delle scarpe toccavano l’erbetta così soffice, pronta per accogliere il suo nuovo vincitore. Il suo momento preferito era quando il coach dava la carica, pronto a vederlo fallire solo per potergli togliere il ruolo che da una vita aspettava. Il football era in generale il suo momento preferito, perché era davvero fatto di momenti.
Quello di Santana, invece, era quello prima di svegliarsi. La sensazione che le dava la pienezza di aver fatto un sonno completo, sebbene fossero solo le sette e dovesse alzarsi per andare a scuola. Adorava sentirsi riposata e adorava alzarsi con questa consapevolezza: era pronta per un’altra giornata intera, in un posto dove, la maggior parte dei visi, erano amici. Ovviamente questo momento si verificava una volta ogni mai, perché Santana odiava svegliarsi presto, andava a letto mediamente nell’ora giusta, ma non era mai sveglia abbastanza.
«Panino col tonno!» Disse Finn, che osservava da fuori ciò che sua madre stava preparando per la merenda.
«Okay. Quello di tua madre tanto è la fine del mondo.»
«Ma le cheerleader non dovrebbero stare tipo perennemente a dieta?» Chiese Finn, osservandola mentre lui era saltato in piedi.
«Andiamo… è un panino al tonno. Credi davvero che io possa rifiutarlo? Inoltre è di Carole Hudson. E’ la fine del mondo.» Esclamò lei, attorcigliandosi una ciocca di capelli intorno al dito indice, senza osservare Finn. Come faceva quasi sempre. Non lo guardava, quando doveva dire qualche cretinata. Aveva paura di ridere troppo in fretta così tutto lo scherzo sarebbe passato e non avrebbe più fatto ridere.
«Mio Dio, quanto ti amo!» Esclamò Finn, con troppa enfasi, prima di diventare paonazzo e rendersi conto di quello che aveva detto senza realmente rendersene conto. Portò le mani sopra la bocca, arricciando il naso, quando Santana alzò lo sguardo su di lui, due occhioni castani sbarrati che lo osservavano consci di quello che il ragazzo le aveva appena detto.
«L’hai sentito?» Chiese, mentre lei avanzava verso di lui, tenendo lo sguardo fisso sui suoi occhi.
«Ti prego, sta zitto e non rovinare tutto.» Gli prese il viso tra le mani, baciandolo dolcemente. Anche lei lo amava. Lo amava tanto, con tutto il cuore. Tanto che pensava che sarebbe presto scoppiata con tutto quell’amore che aveva in corpo. Non pensava di poter amare così tanto, ma lo faceva. Finn Hudson le aveva rubato il cuore. Il bacio fu uno di quelli intensi e Finn credette di non averne mai ricevuti di così belli e forse aveva fatto bene a farselo sfuggire, perché le labbra di Santana erano così morbide e dolci.
«Oh, anche io Finn. Un sacco.» Esclamò lei, allontanandosi brevemente dal viso del suo ragazzo che amava alla follia.
Carole si allontanò dalla finestra e rivolse uno sguardo veloce al soffitto – un gesto più mistico di quello che sembrava, per la madre del ragazzo che fuori in giardino cresceva a dismisura, senza che lei se ne rendesse pienamente conto. – sussurrando un grazie che valeva più di mille altre parole. Non sapendo che era qualcuno lassù a ringraziare lei, qualcuno a lei molto vicino, che la ringraziava per aver badato al loro bambino, qualcuno che li proteggeva entrambi amandoli a dismisura ogni giorno e rammaricandosi un po’ per essere andato in quel posto con troppo poco preavviso, rammaricato perché avrebbe voluto viversi quei momenti con la sua famiglia.

I love the sound of violins
 And making someone smile.


* corymonteithisjfhjdjhf *
Ecco, l'ho detto. Cioè, ma avete visto le foto dei cca? dear lord! E poi sono uscite nuove foto di Jon Groff e lo scrivo perché colei che mi ha betato ( grofflicious ) è stra fan. Andate a cercarvi le sue ff se siete le la st.berry, migliori delle sue non se ne trovano con quella ship. Oibò, ad ognuno il suo.
Non lo so, non si toglie il robo per il corsivo, mi sto irritanto e sinceramente non ho voglia di stralunarmi. LOL.
Ci ho messo una vita più un'altra vita a postare perché non avevo voglia di sedermi seramente al computer per scrivere qualcosa di decente. Mettiamola così, sono un po' svogliata, in questo periodo, ecco...
Comunque nulla, voglio ricordare a tutti coloro che mi seguono che questo capitolo è scritto mentre io sto male, quindi se dovesse risultare un po' bruttino è per quello. Io non ci faccio affidamento, tanto XD Quindi nulla... ugh, quanto sto parlando oggi... Vi mollo! Grazie a tutti per tutto, anche solo per il tempo che passate a leggere questa ff, siete tanto amore.


Ps: tieniti stretto quel pezzo, Rob. E' scritto pensando a te. Ti voglio mazzi bene. ( detto alla sarda, quanto sono simpatica oggi?)
Ciao, ciao.

Pss: thanks to Nick Jonas, The Jonas Brothers and Camp Rock per la canzone che ho uttilizzato. Se volete sentirla, si chiama Introducing Me, from Camp Rock 2!
Nick è un simpaticone in quella canzone! YAY!
   
 
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