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Autore: FALLEN99    12/01/2013    6 recensioni
Ginevra è una 14enne grigia e chiusa in se stessa, che deve affrontare per la prima volta l'inferno chiamato: Liceo Scentifico.
I suoi genitori non l'aiutano, la sua sicurezza vacilla, e alcuni avvenimenti sovrannaturali cambiano la sua vita. Tipo l'improvvisa comparsa di Stefano, un bellissimo ragazzo che sembra conoscere Ginevra da secoli. Ma tutto non è mai ciò che sembra, ogni cosa ha un prezzo, anche il più seducente dei ragazzi, e Ginevra capirà di essere caduta in una rete mortale troppo tardi.
Può davvero l'amore vincere una maledizione che dura da millenni?
Dal capitolo XVII:
" Il ragazzo la strinse a sé più forte, ormai ogni distanza fra loro era annullata dalla forte attrazione che li legava come catene indistruttibili. Ora tutto per Ginevra era perfetto, ogni cosa aveva perso importanza, e l’unica cosa che contava erano loro due. Ginevra e Stefano. Stefano e Ginevra.
Gli amanti dannati che nemmeno il tempo aveva saputo dividere. "
Un AMORE
impossibile
Una GUERRA
violenta e sanguinosa
Una MALEDIZIONE
che sta per essere spezzata
Solo un amore impossibile può essere eterno; e solo il sangue può tenerlo vivo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Poison saga'
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II
 

‹‹Ehi, chi si rivede...››la salutò il ragazzo dell’ingresso.
‹‹Ciao…››“ Wow, almeno sei riuscita a dirgli qualcosa” si disse Ginevra, riaprendo il grande cancello metallico. ‹‹Da che parte vai?››Il ragazzo si scostò i capelli corvini dal volto. I suoi occhi risplendevano in quel cupo grigiore che avvolgeva la città. ‹‹Io… io vado dritto››. Rispose Ginevra fredda. Cosa voleva quel ragazzo da lei? Era anonima, nessuno la notava. ‹‹Vedo che non ti va di parlare, be’, ci vediamo domani.››                                                                                                                                               

Un impulso salì per la gola di Ginevra.
‹‹Aspetta!››Urlò, ma la strada era deserta. ‹‹Non so neanche il tuo nome…››bisbigliò, consapevole di essere sola. Sentì il cancello cigolare. Si voltò. 
‹‹Ciao, Ginevra giusto?››chiese il professore di storia con un certo enfasi.
‹‹Sì, buon giorno.››rispose Ginevra.

‹‹Sai, Ginevra, ho il presentimento che faremo grandi cose insieme.››                                                                              
‹‹Cosa intende?››Chiese. ‹‹Intendo come classe, faremo un gran bel percorso. Anche se siete un po’ repressi, dovete tirare fuori la vostra felicità, altrimenti rimarrete schiacciati da questo mondo ingiusto››. Lei annuì disinteressata.
‹‹A domani allora!››la salutò il professore, quasi urlando.

Quell’uomo era davvero matto, pensò Ginevra incamminandosi per la strada di casa.                                            

**********
‹‹Ciao Ginni, sei tornata finalmente!››. disse la piccola sorellina Susanna. ‹‹Si, cosa ha preparato mamma per pranzo?››chiese Ginevra passando la mano tra i capelli ricci della sorellina. Era una piccola bambina di appena quattro anni, vispa e vivace come pochi. Rallegrava sempre Ginevra nei momenti tristi. ‹‹Non lo so, speriamo le caramelle!››Disse la bambina saltellando via. Ginevra scosse la testa, si ricordava ancora la volta in cui non avevano avuto da mangiare, e per risparmiare avevano mangiato caramelle per una settimana. La settimana più bella della vita di Susanna.
Poggiò la cartella sulla soglia della camera e spalancò la porta. Ad attenderla, l’oscurità. Il completo buio regnava nella stanza, rendendola molto familiare per Ginevra. Vi entrò, una sensazione di benessere l’avvolse, formando una bolla indistruttibile attorno al suo corpo. Si lasciò sopraffare da quella sensazione e si mise seduta sul letto. Contemplò quell’oscurità, pura, immobile. Le sembrò di vedere qualcosa muoversi. 
‹‹Dai Ginevra, vieni››. La incitava una voce.
Era calda, ferma, sicuramente un uomo. Le sembrò di aver già sentito quella voce.

‹‹Coraggio che stai aspettando, vieni! Non fare la codarda››. Stavolta la voce sembrava provenisse dalla finestra.                           
‹‹Chi sei?››Ginevra sentì il bisogno di aggrapparsi a qualcosa. Per un attimo ebbe la sensazione che qualcuno la stesse toccando. Urlò. Poi tutto fu buio.

*******

‹‹Ginevra! Ginevra!››Ora la voce sembrava essere femminile. Pian piano l’oscurità che l’aveva avvolta si dissolse, lasciandole intravedere una ciocca di capelli scuri.
‹‹Mamma, come sta Ginni?››diceva la voce di una bambina in lontananza.
‹‹Sta bene, non ti preoccupare››. Ora poteva scorgere ben distinte le due sagome della madre e della sorella.
La sovrastavano.
‹‹Tesoro, come stai?››domandò la madre.                                                         
‹‹Tutto, tutto bene…››rispose lei sbigottita.         
‹‹Cosa…cos’è successo?››domandò, la testa cominciava a girarle freneticamente, come una trottola.                                                                                                                       
‹‹Non lo sappiamo, abbiamo sentito un urlo, e poi ti abbiamo trovata distesa a terra.››                                                                                                                 
‹‹Ho un gran mal di testa››. disse Ginevra tastandosi il capo.                                                                                    
 ‹‹Hai bisogno di riposo, il primo giorno di scuola è sempre molto frenetico, specialmente alle superiori. A proposito, come è andata?››                                                  
‹‹Non ho voglia di raccontarti, lasciatemi andare in camera mia››. Disse alzandosi dal divano. Chiuse per un attimo gli occhi, quando li riaprì intravide una sagoma scura correre per il corridoio.                   
 ‹‹Ma chi è?››                                                                                 
‹‹Chi tesoro, non c’è nessuno››. Ginevra rimase interdetta a fissare il corridoio.
‹‹Coraggio, ti preparo una bella camomilla e poi va’ a fare un pisolino, niente compiti per oggi, intesi?››Ginevra annuì. ‹‹Ti farò una giustifica. Mi raccomando, bocca chiusa con papà, sai com’è››. Disse rivolta alla piccola Susanna.
‹‹Va bene mamma, non dirò nulla, te lo prometto››. Esclamò la bambina baciando la mano della madre. Ginevra si avviò verso la sua stanza, era buia. Per un attimo ebbe paura dell’oscurità che avvolgeva la sua camera. Un brivido la percosse, facendola indietreggiare.
‹‹Mamma..››sussurrò, una mano si materializzò dal buio, avvicinandosi al lei. Lei indietreggiò, attaccandosi al muro. Abbassò lo sguardo impaurita, quando lo rialzò la mano era scomparsa.
‹‹Mamma… io vado a dormire sul divano››. E così la quattordicenne si diresse verso il salotto, addormentandosi sul divano bordeaux.                                                                                     

********

‹‹Svegliati! Avanti, brutta scansa fatiche!››La voce di un uomo risuonò nella piccola stanza. 
‹‹Pa… Papà››. Disse Ginevra assonnata. Aprì gli occhi. Il padre la sovrastava, indossava il suo solito completo da muratore, ovviamente sporco e maleodorante.
‹‹Cosa ci fai a letto! Sai benissimo che in questa casa non si dorme di giorno! Vai a fare i compiti!››Gridò l’uomo furioso, stringendo i polsi di Ginevra.
‹‹Gianni! Smettila!››Urlò la moglie, scostando il marito dalla figlia. ‹‹È solo una tua infondata paranoia! Perché il nonno è morto mentre dormiva di giorno non vuol dire che nessuno non lo può fare!››Ginevra scattò in piedi.
L’uomo si lasciò scivolare a terra, con le lacrime agli occhi. Suo padre era morto da poco, l’uomo non riusciva a capacitarsene. E da allora aveva paura che i suoi cari morissero mentre dormivano di giorno, e il suo dolore si era trasformata un un’inutile paranoia.
‹‹Sei un debole…. Lo sei sempre stato!››Gridò la ragazzina, con una punta di acidità.
‹‹Ginevra, non parlare così a tuo padre, devi portargli rispetto!››La madre di Ginevra aiutò l’uomo ad alzarsi.
‹‹Proprio tu lo dici!? Sei quella che per colpa sua a sofferto di più in questi quattordici anni!››Non fece in tempo a finire la frase che uno schiaffo le arrivò dritto al viso, zittendola. ‹‹Ora basta!››Era stato il padre di Ginevra a parlare. ‹‹Non capisco dove abbiamo sbagliato con te…››commentò delusa la madre, portando via Susanna, da quel terribile spettacolo familiare. Ginevra, sconvolta, scoccò un’ultima occhiata acida al padre, prima di dirigersi verso la sua camera.
Si buttò sul letto, e, con la luce sempre accesa si addormentò.
Quel giorno ne aveva avuto abbastanza dell’oscurità.



_________________________

Ciao a tutti!!!
Vi sono mancato?
Cmq,. spero vi sia piaciuto.
Dopodomani arrivo con il terzo capitolo.
Vorrei ringraziare
ValeryJackson, Sasha29,Mistakeoffactory e Mirtillamalcontenta

Grazie delle vostre recensioni!!!!
Spero continuerete a leggere anche il resto della storia!
baci
FALLEN99


 

   
 
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