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Autore: LyraB    12/01/2013    1 recensioni
Giorgia ha ventisei anni, è carina e intraprendente e ha trovato lavoro nella città dei suoi sogni: Roma. A Roma appartiene il suo presente, fatto di lavoro nell'ufficio cultura della città e dell'amore di Simone. All'improvviso, però, il mondo di Giorgia si capovolge. Simone la lascia sola e il suo capo le propone di volare alle porte di Milano, dove c'è bisogno di lei per una mostra. La voglia di cambiare aria e di rivedere Elisabetta, l'amica di sempre, la convinceranno a tornare nei posti della sua adolescenza. Dove, tra dipinti e affascinanti assistenti, dovrà affrontare segreti, bugie e inaspettate sorprese.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Andata



Erano le otto e la radiosveglia sul comodino di Giorgia si azionò improvvisamente spandendo nella stanza la voce di Samuele Bersani. Giorgia tentò inutilmente di spegnerla a tentoni, costringendosi ad aprire gli occhi per allungare un dito sul tasto OFF.
Si alzò in piedi sospirando e spalancò la finestra della sua stanza: il sole splendeva nel cielo e l'aria di quel mattino di inizio maggio era già calda. Affacciata al davanzale ripensò a quanto amasse quel piccolo appartamento all'ultimo piano: era proprio un'oasi di pace nella caotica Roma. Giorgia amava la tranquillità di quel posto… anche se aveva sperato davvero di vedere quella pace solitaria interrotta da Simone.
Sospirò ancora, quando si accorse di stare pensando a lui per l'ennesima volta; si erano lasciati da meno di una settimana e qualunque cosa vedesse glielo ricordava: le presine bruciacchiate che lui lasciava sempre troppo vicino ai fornelli, il cassetto semivuoto del mobile del bagno, la mancanza del rasoio elettrico sulla mensola... dovunque posasse lo sguardo c'era qualcosa che le ricordava che non solo Simone non si sarebbe mai trasferito definitivamente da lei, ma che era proprio finita.
Il suono di una sirena la distrasse dai suoi pensieri tristi, riportandola alla realtà e alla giornata di lavoro che l'attendeva. Il suo ufficio, al centro di Roma, dipendeva dall'assessorato alla cultura della Capitale; l'agenzia in cui era stata assunta un anno prima era nota per i suoi eventi mondani in occasione dell'apertura dei nuovi siti archeologici e per la cura che metteva nei restauri.
- Buongiorno! - Esclamò entrando nel proprio ufficio, che divideva con due colleghi.
Si sedette alla scrivania e, come al solito, si dedicò a leggere le mail in arrivo.
La prima era scritta in un intenso verde smeraldo e riconobbe il mittente senza doverlo nemmeno leggere: Elisabetta era solita scrivere nei colori più assurdi solo per il gusto di essere alternativa:
"Ciao Giorgia! Oggi ho il turno al pomeriggio, ho dormito finora! Adesso mi faccio un giro in bicicletta al parco e poi vado a fare un salutino ai bambini. Fammi sapere quando ti va, mi prendo due giorni di ferie e ce ne andiamo al mare a Ostia per uno dei nostri weekend di chiacchiere e relax! Bacio. Tua Elie. "
Giorgia sorrise tra sé: l'idea di due giorni di mare senza pensieri e con la compagnia della sua migliore amica sarebbero stati un vero toccasana per i suoi nervi tesi e il suo cuore spezzato.
In quel momento - ma forse da quando si erano conosciute - l'unica persona di cui Giorgia sentisse il bisogno era proprio Elisabetta. Peccato che fosse a cinquecento chilometri di distanza e con una lista infinita di impegni ad occuparle la giornata.
Si ripropose di telefonare alla sua amica durante la pausa pranzo e tornò a leggere le mail. Non aveva ancora finito quando la segretaria si affacciò alla porta.
- Ha chiamato il capo. Devi andare subito da lui. -
Giorgia si alzò in piedi, specchiandosi nell'anta di vetro della libreria e cercando di ignorare la stretta che le chiudeva lo stomaco: era lì da solo un anno, non poteva già aver ottenuto una promozione. E se avesse combinato qualcosa di sbagliato?
Mentre si avviava all'ascensore pensava agli ultimi lavori che le erano stati affidati: non era mai successo niente di strano, o per lo meno niente che potesse giustificare una convocazione così improvvisa.
Salì al quinto piano del palazzo con il cuore che batteva impazzito.
- Buongiorno, sono la signorina Assisi. - Disse Giorgia alla ragazza all'ingresso.
- Buongiorno a lei, miss, mister Scotti la sta aspettando. - Cinguettò la ragazza.
Le fece cenno di entrare e la scortò fino all'ufficio privato del responsabile, chiudendole la porta alle spalle. Giorgia si ritrovò da sola nel grande ufficio dai mobili scuri, ferma su un folto tappeto davanti a una enorme scrivania coperta di fascicoli e piccoli oggetti d'arte. Il capo, un uomo stempiato sulla cinquantina vestito con un completo dall'aria molto costosa, era seduto su una grossa poltrona di pelle al di là del tavolo e la guardava da sopra le mani intrecciate. La stava soppesando con un'aria di tale superiorità che Giorgia sentì una punta di irritazione sostituirsi al disagio.
"Se continua a guardarmi come se fossi un pezzo di carne da comprare o no, mi giro e me ne vado."
Combattendo contro il suo istinto, però, si forzò di sorridere.
- Aveva chiesto di vedermi? - Domandò.
- Sì, Assisi. Siediti pure. -
A disagio, Giorgia si sedette su una delle grandi poltrone di fronte al suo capo, sentendosi molto piccola e molto fuori posto in quell'ufficio elegante.
- Ascoltami con attenzione. Un'organizzazione culturale della città di Monza ha chiesto una consulenza per una mostra all'aperto. Tu conosci già l'ambiente e hai affiancato diverse persone nell'organizzazione delle mostre. Credo che sia ora di farti provare da sola. -
- Io… io non so che dire… - Disse Giorgia, incerta: non aveva nemmeno capito bene di cosa si trattava.
L'unica cosa che le martellava in testa era la parola "sola". Provare da sola. Una mostra curata interamente da lei. L'idea la faceva sciogliere dalla contentezza.
Il capo riuscì a leggere quello che stava pensando dall'espressione stupita e felice dipinta nei suoi occhi, perché si lasciò andare ad un vago sorriso.
- Emily ti manderà via posta elettronica tutto il materiale in mattinata, le date e i numeri dei responsabili. Attenderò la sua conferma per il primo pomeriggio. - Disse. - Ma le dico subito che rifiutare non sarebbe una mossa intelligente. -
Giorgia si alzò, salutando educatamente, e tornò nel suo ufficio.
Solo quando fu seduta sulla sua sedia girevole azzurra si rese conto di quello che le era stato proposto: organizzare una mostra da sola. Era la sua occasione, non poteva sprecarla.
Il trillo della posta elettronica attirò la sua attenzione e quando si allungò per prendere il mouse lo sguardo le cadde sulla tartarughina di ambra marrone che Simone le aveva regalato per Natale: la usava come fermacarte per i biglietti da visita e in pratica doveva prenderla in mano duecento volte al giorno.
Un sorriso amaro si dipinse sul suo volto mentre il pensiero di Simone si sovrapponeva alla voglia che aveva di cambiare aria, di voltare pagina. Tornare a casa le avrebbe fatto bene e chissà, poteva anche essere l'occasione per rivedere Elisabetta: per una volta sarebbe andata lei a trovarla e non il contrario.
La mail arrivava direttamente dal suo capo e conteneva tutti i dettagli del lavoro che le sarebbe stato affidato: l'idea era quella di una mostra di giovani talenti tenuta nel centro storico della città.
Giorgia sapeva che se si fosse fermata a pensare ai pro e ai contro di quella situazione avrebbe perso un sacco di tempo. O, peggio, avrebbe rinunciato: Monza era una città che detestava e non le piacevano i giovani pittori, troppo spesso cercavano di vendere delle croste facendole passare per elevati capolavori d'arte concettuale.
E poi, se Simone avesse deciso di tornare da lei, lei non ci sarebbe stata.
Lo sguardo le cadde di nuovo sulla tartarughina d'ambra e si disse che era abbastanza da stupidi sbattere la porta in faccia a una proposta così interessante e promettente solo per la remota possibilità di vedere ricomparire alla sua porta un ragazzo che le aveva detto con molta chiarezza di "non provare più per lei le stesse cose di un tempo".
Alzò la cornetta e chiamò il centralino per farsi passare l'ufficio del capo.
- Pronto, signor Scotti? - Disse tutto d'un fiato, quando la voce burbera dell'uomo rispose al telefono. - Sono Assisi. Accetto il lavoro. - 

















Ho scritto questa storia alcuni anni fa, quando io e la mia migliore amica
eravamo in piena crisi universitaria post-maturità:
scegliere a diciotto anni la strada da percorrere per la tua vita non è facile.
Quindi questa storia è dedicata a lei, la mia meravigliosa Fra, e anche a tutti quelli che sono su EFP
invece che sui libri per la maturità.
Spero che questo incipit vi sia piaciuto.

Grazie di aver letto, alla prossima!
Bacibaci
Flora
   
 
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