Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: HIUGA89    12/01/2013    1 recensioni
Mi avvicinai al mio uomo decisa, arrabbiata, delusa.
"Perché cerchi di mentirmi? chi diavolo sei tu veramente?"
I suoi occhi azzurri mi fissavano, ma non rispose. Così lo incalzai, cercando di sembrargli disperata, triste e in effetti, lo ero.
"Ian! Ian ti prego guardami! chi sei veramente?"
Il suo sguardo si alzò su di me e la verità mi travolse.
"Sono Damon Salvatore"
E se in realtà Ian Somerhalder fosse Damon Salvatore e non il contrario?
La finzione, spesso, diventa realtà...
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tornai a casa verso sera. Uscita dallo studio Ian non c’era ad aspettarmi. Non me ne preoccupai. Guardai il cellulare… niente, nessuna chiamata né un messaggio. Scossi la testa e mi incamminai da sola. Voltato il primo angolo avvertii dei rumori. Sembrava un respiro affannato, anzi no, erano due. Provenivano dal giardino di una casa, mi avvicinai scavalcando il cancello.
“Ti prego… non uccidermi…”
Il suono di quelle parole mi arrivò confuso e la paura paralizzò ogni mio tentativo di movimento.
“Oh… si che lo farò…”
La seconda voce non sembrava neppure quella di un assassino, sembrava affamata, sembrava vogliosa, era quasi… maliziosa. Una voce familiare.
Scossi visibilmente la testa e corsi verso casa. Mi guardai più volte indietro senza smettere di fuggire. Un corpo improvvisamente mi bloccò e io sbattei contro di lui.
Soffocai un urlo e poi lo guardai meglio: era Ian. Mi tranquillizzai.
“Ian cavolo!”
I suoi occhi erano seri, e mi sembrarono, per un attimo, compiaciuti. Poi tornò il ragazzo di sempre e mi prese per le spalle preoccupato.
“Ehi, perché scappavi? Cosa succede?”
Io risi per rassicurarlo e decisi, chissà per quale motivo, di mentire.
“Ero solo preoccupata per te, non sei venuto a prendermi”
“Stavo venendo adesso, scusa per il ritardo”
Mi diede un casto bacio sulla fronte. Io lo presi per mano e mi appoggiai alla sua spalla sentendo le sue braccia circondarmi la vita in una stretta calda e dolce. Mi strofinai su di lui sentendomi al sicuro. Per un attimo avevo pensato… no… no era impossibile…
Tornammo a casa mano nella mano. Mi rendeva così felice...
Entrati, senza nemmeno accendere la luce, Ian mi prese in braccio. Ci guardammo a lungo. Io gli accarezzai una ciocca nera che scendeva morbida ai lati della fronte, lui mi prese la testa avvicinandomi, sentii le sue labbra posarsi sulle mie e schiudersi in un bacio pieno. Si, esistono i baci vuoti e quelli pieni, quelli che parlano, quelli che dicono e trasmettono tutto, quelli che raccontano cosa significa amarsi. Mi portò in camera da letto lanciandomi quasi sgarbatamente sul letto. Io risi.
Si avvicinò a me strisciando sul materasso e mettendosi appena sopra di me. Mi persi nell’oceano blu dei suoi occhi e mi baciò ancora. Le sue mani mi accarezzavano sensualmente il corpo. La sua bocca scese, seguendo la clavicola e le spalle. Le dita passarono a toccarmi la vita, sotto la maglietta salirono e io inarcai la schiena facendo unire ancora di più i nostri corpi. Lui cominciò a soffocare dei piccoli gemiti iniziando a baciarmi e a leccarmi con maggiore foga. Per quanto sapessi quanto Ian fosse sempre dolce e gentile con me, ero altrettanto consapevole che sotto le lenzuola, invece, sembrava un animale. Famelico. E questo, non so come, mi piaceva da impazzire. Le sue iridi azzurre che si muovevano frenetiche osservando il mio corpo, la sua bocca che si apriva in gemiti e sospiri. Il suo tocco duro e la sua testa che si spostava su di me in estasi.
Adesso era lì. Accanto a me. Ce ne stavamo abbracciati, lui rannicchiato su di me, con la guancia appoggiata al mio petto. Continuavo ad accarezzargli i capelli guardando il soffitto. Dormiva. Il suo respiro era lento e cadenzato, il suo cuore batteva calmo, potevo sentirlo nel buio di quella notte d’amore. Presa da un attacco di dolcezza, strinsi la sua testa a me, stampandogli un enorme bacio sulla testa. Lui si svegliò protestando.
“Uffa… lasciami dormire”
Per tutta risposta lo scostai da me facendolo mettere a pancia in su e mi poggiai su di lui circondandogli la nuca con le mie braccia. Lo baciai più volte, tanti e piccoli bacini sulle labbra.
“Che ti è preso?”
Io sorrisi felice. Lo guardai. Un altro bacio, un po’ più intenso. Lui rispose e mi accarezzò la schiena.
“Ti amo”
Le sue labbra si incurvarono felici, quegli occhi sembravano emanare luce… li chiuse portando la mia testa a stendersi sull’incavo del suo collo.
“Anche io…”
Dormimmo così: uno sopra l’altro, abbracciati, felici, con la consapevolezza di essere amati.
La mattina seguente ci alzammo presto. La cena del martedì con i genitori era diventato il pranzo del mercoledì con i rispettivi “coniugi”. A nessuno dei miei parenti piaceva Ian per questo adesso quelle riunioni familiari mi elettrizzavano. Lui se ne stava sul letto a poltrire, mentre io ero in preda alla scelta del vestito.
“Verde corto?”
“Tutto ciò che è corto”
“Svegliati e vatti a vestire piuttosto”
Si alzò di scatto avvicinandosi allo specchio.
“Odio i tuoi genitori”
“Lo so anche io”
Mi girai sorridendo sadica.
“Per questo ci andiamo”
Mi baciò casto sulla bocca sussurrando il suo compiacimento.
“Li ucciderò prima o poi lo sai?”
“E io ti ringrazierò con tutta me stessa”
Alla fine scelsi quello verde e Ian uscì dal bagno con una maglietta a maniche corte nera attillata e dei jeans neri. Si mise il giubbotto di pelle nero facendomi cenno di seguirlo. Lo presi sottobraccio e uscimmo di casa. Guidavo io, naturalmente.
Mentre si sistemava la manica del giubbotto notai per l’ennesima volta il suo grande anello blu che non si toglieva mai.
“Non mi hai mai raccontato la storia di quell’anello”
“Nessuna storia, è semplicemente molto utile”
Sorrise e mi feci bastare quella spiegazione, mi fidavo di lui, non avevo bisogno di fargli il terzo grado, ma in effetti, della sua famiglia o del suo passato prima che diventasse attore non sapevo nulla. Chissà perché, non me n’era mai importato. Mi bastava ciò che avevo.
Arrivammo a casa dei miei in poco più di quindici minuti. La casa era una grande villa bianca adornata di grandi colonne all’ingresso. Odiavo quella casa, la sua ricchezza, il suo sfarzo sconsiderato e inutile.
Mio padre mi accolse con un falso sorriso sulla porta. Era un uomo alto e brizzolato, dagli occhi verdi, rigido e composto, sempre attento alle buone maniere. Un tipico uomo del sud. Mia madre uscì poco dopo salutando Ian e poi me. Ashley aveva sicuramente preso da lei. Ci disse di accomodarci tutta eccitata, mostrandoci il suo nuovo attaccapanni preso dall’antiquario. Era orrendo. Ian soffocò una risata e mio padre lo fulminò con lo sguardo. Ci accomodammo in salotto dove la tavola era già perfettamente apparecchiata e mia sorella e il suo amato Chris erano già lì. Ashley e il marito si alzarono.
“Ciao Ian, come sta andando il nuovo lavoro?”
“Oh molto bene, finalmente lavoro con attrici professioniste”
Lei fece una smorfia contrariata e io gli diedi una gomitata tra le costole. Si intromise Chris per allentare la tensione.
 “Come ti va il lavoro Beckah?”
 “Benissimo Chris grazie”
 Ian si avvicinò a lui sorridendo.
“È fantastica quando giochiamo all’avvocatessa sexy”
 I due ci guardarono stupiti. Io non dissi nulla e scoppiai a ridere mentre il mio ragazzo mi prese spingendomi contro di lui e ficcandomi letteralmente la lingua in bocca davanti a tutti. Mi staccai e ci guardammo ignorando la realtà intorno a noi. Chris ed Ashley si sedettero imbarazzati. Probabilmente la loro vita sessuale si stava già consumando nella monotonia come quella dei nostri genitori.
Ci sedemmo tutti a tavola. Mi madre aveva fatto il polpettone e almeno dieci tipi di insalate. Stavo per sbuffare, quando sentii la mano di Ian accarezzarmi la gamba in segno di conforto.
 “Allora Ian, quando prenderai intenzioni serie con mia figlia?”
 Lo fulminai con lo sguardo mentre mia madre lo rimproverò.
 “Andiamo cara siamo in famiglia, sto solo cercando di capire che intenzioni ha l’uomo della mia primogenita”
 Ian sorrise asciugandosi la bocca con il fazzoletto in stoffa.
 “Ma io ho intenzioni serissime con sua figlia signor Danford. Vede, io credo che sia la donna più intelligente e sexy del mondo e non me la lascerei scappare per nessun motivo. Il matrimonio non fa per me, ma questo si…”
 Si avvicinò al mio viso e senza preavviso, togliendomi la capacità di resistergli mi leccò sensualmente il labbro inferiore.
 “Questo è indicibile!”
 Ian iniziò a ridere a crepapelle, mentre mia madre e mia sorella nascondevano gli occhi imbarazzate.
Io non sapevo in realtà come comportarmi. Non sentivo di dovermi scusare, era quello che amavo di lui, ma allo stesso tempo non riuscivo a capire come potesse essere tanto arrogante e sfrontato, sicuro di se, come se niente avesse potuto fargli male, come se non avesse nulla da perdere.
Mia madre si intromise cercando di risolvere la situazione.
 “Sappiamo quanto sia irriverente l’ironia di Ian caro, ti prego godiamoci il pranzo”
 Mio padre strinse le labbra irato e soffocò la rabbia con un sorso di vino bianco.
Il pranzo andò avanti noioso, finché mia madre prese la parola.
 “Hai sentito cos’è successo vicino a casa tua? Un uomo è stato trovato morto dissanguato, un omicidio terribile… il vicinato è fortemente scosso, l’ho visto al telegiornale questa mattina”
 Spalancai gli occhi senza dire nulla. Mi ero irrigidita, Ian se ne accorse, ma non mi chiese né disse nulla.
 “Quando è successo?”
 “Ieri sera… strano che tu non ne abbia sentito parlare”
 “No… non lo sapevo…”
 Ian continuava a mangiare senza nemmeno interessarsi. Sembrava normale, come se non fosse successo nulla. Gli presi una mano da sotto il tavolo per richiamare la sua attenzione. Mi guardò stranito non capendo la mia preoccupazione.
 “Qualcosa non va?”
 Perché non sembrava spaventato?
 Visibilmente scossa mi alzai dalla sedia.
 “Scusatemi, è che non mi sento bene… Ian ti prego puoi accompagnarmi a casa?”
 I miei sembrarono preoccupati, ma il mio uomo di più e si alzò velocemente accarezzandomi il braccio. Lui era così, si preoccupava solo ed esclusivamente per me, era immune a tutto il resto. Una disgrazia, un omicidio, un dolore… non esisteva nulla… non gli interessava.
 Mi portò a casa. Guidò lui. Per tutto il tragitto non dissi nulla, lui nemmeno.
 
Un omicidio… chi sarà morto?
 
“Ma no come? Damon Salvatore, sei di Mystic Falls, conosco tuo fratello Stefan, siamo stati insieme a una raccolta fondi”
Sarà stata lui la vittima?
Damon Salvatore… devo saperne di più…
Ma purtroppo… mi pentii presto di quella scelta.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: HIUGA89