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Autore: Trillo Sbadiglio    12/01/2013    1 recensioni
"«Dimmelo un'altra volta, ti prego» gli chiese con le lacrime agli occhi. «Non è affatto divertente Scorp. Ed è già abbastanza umiliante senza che ti ci metta anche tu» rispose l'altro con voce seccata, ma con gli angoli della bocca impercettibilmente sollevati. «Certo che è divertente, non dire scemenze. Dovevi vedere la tua faccia, quando ti sei accorto di essere vestito da coniglio pasquale»
[...]
Arrivata al suo palazzo si promise che la casa dove sarebbe andata a vivere con sua sorella non sarebbe stata quella. Sicuramente non sarebbe stata al quarto piano senza ascensore. 'Fossi atletica, almeno'. Al primo piano si ritrovò sbuffante per il disappunto; al quarto ansimante per la fatica. Si trascinò fino alla porta, maledicendo tutti quelli che avevano contribuito alla costruzione di un edificio con più di due piani senza nemmeno uno straccio di montacarichi. 'La cosa più triste è che anche quell'obeso di Anacleto è più veloce di me'."
 
Una nuova generazione alle prese con amicizie e avventure. Una ragazza dal passato misterioso. Potter, Weasley e Malfoy ancora una volta alle prese con un pericolo sconosciuto. Mescolate il tutto e aggiungete cantanti stonati, amiche curiose e gatti davvero antipatici: "Dietro lo specchio" è servito!
Sbadiglio
Genere: Avventura, Commedia, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 3

Davanti c'è una lunga fila di ricordi

 

Davanti c'è una lunga fila di ricordi
materiali riciclati da non scoperchiare
ti fanno scendere i rimpianti prima dei rimorsi
e li ritrovi perché li hai nascosti male

Samuele Bersani Maciste

 

La domenica mattina era sacra per Rose Weasley quasi quanto lo erano le salsicce per suo padre. Chi la conosceva bene sapeva che tentare di svegliarla prima delle undici comportava dei seri pericoli per la propria incolumità, paragonabili a quelli di chiudersi in una stanza con una Manticora. Albus Potter sembrava proprio un aspirante suicida visto che, proprio la prima domenica delle vacanze, entrò nella sua stanza alle otto, spalancando le finestre. È ufficiale: non giocherò mai più a scacchi con Scorpius Malfoy. Soprattutto con la penitenza per chi perde. Prese fiato e si pronunciò a voce decisamente troppo alta: «Sveglia Rosie! Il sole è alto e ho promesso a Scorp di portarlo nella nuova filiale dei negozi di zio George. Credo proprio che dovrai accompagnarci, visto che per ora ci sei andata solo tu». Con cipiglio tra il baldanzoso e il terrorizzato si diresse verso il suo letto per scuoterla. Qualche piano più sotto Scorpius stava facendo colazione con un Harry piuttosto assonnato, quando improvvisamente si sentirono delle grida, da cui si distinsero solo le parole “decerebrato” e “otto di mattina”. Poi  il fracasso di una porta chiusa violentemente. «Albus deve essere appena stato da Rose» disse Harry divertito, scuotendo la testa. «Già» commentò Scorpius ghignando. Adorava vincere le scommesse con Albus.

*

Quando scesero in strada, dopo che Harry li ebbe lasciati al centro di Londra Scorpius stava ancora ridendo, seguito da un Albus piuttosto scocciato. «Dimmelo un'altra volta, ti prego» gli chiese con le lacrime agli occhi. «Non è affatto divertente Scorp. Ed è già abbastanza umiliante senza che ti ci metta anche tu» rispose l'altro con voce seccata, ma con gli angoli della bocca impercettibilmente sollevati. «Certo che è divertente, non dire scemenze. Dovevi vedere la tua faccia, quando ti sei accorto di essere vestito da coniglio pasquale. Non capisco perché Rose si ostini a dire di voler fare la giornalista, dopo Hogwarts. Dovrebbe pensare ad una carriera da Auror. Ha davvero dei buoni riflessi se ti ha lanciato addosso quella polvere magica appena alle "otto del mattino"» Albus lo interruppe, come se non lo avesse sentito: «Alla fine Rose mi ha spiegato come raggiungere il negozio con quei mezzi babbani, com'è che si chiamano? Aubotus?». «Autobus, Al. Autobus» lo corresse l'amico, alzando gli occhi al cielo. Continuarono a camminare fino alla fermata e aspettarono una ventina di minuti prima che passasse il mezzo giusto. Appena saliti si misero a scommettere – questa volta senza penitenza - su quali nuovi scherzi avesse ideato lo zio di Albus. «Ho sentito tuo fratello dire qualcosa, ieri sera, riguardo un liquido che, spruzzato, ti fa crescere la barba e le unghie in maniera spropositata. In effetti vorrei sperimentarlo su due o tre persone» borbottò Scorpius pensieroso. «Sei proprio Serpeverde, lo sai?» commentò l'altro ghignando. «Me lo dicono tutti» rispose pavoneggiandosi. «Io invece comprerei volentieri qualcosa per leggere nel pensiero, così non dovrei più studiare quella rottura di scatole che è Artimazia» dichiarò Albus sospirando. «Ma come? Un Corvonero come te? Se ti sentisse tua zia Hermione...» disse Scorpius maligno. Esaurito il tema scherzi, trascorsero qualche minuto ognuno perso nei propri pensieri. Quelli di Scorpius si diressero immediatamente a Dominique.

*

Scorpius attende impaziente, di fronte all’aquila di bronzo che custodisce la sala comune dei Corvonero. Ripercorre ancora e ancora i propri passi, avanti e indietro, avanti e indietro. Riflette sul fatto che probabilmente tra poco ci sarà un fosso dove sta camminando. D’un tratto dalla parete appare una porta e una ragazza ne esce fuori. Scorpius si blocca e sorride, arrossendo. Anche le gote di lei si tingono di rosso, mentre si avvicina al ragazzo e sfiora le sue labbra con le proprie. «Ciao, Dom».

*

L’autobus si fermò di botto con uno scossone e uno sbuffo di fumo. Il conducente, dopo aver dato un'occhiata alla parte laterale del mezzo, comunicò a tutti che avrebbero dovuto aspettare il mezzo successivo o prendere una corsa sostitutiva che sarebbe passata dopo una mezz’ora ad una fermata più avanti. «Se Rose fosse venuta non so cosa ci avrebbe fatto a questo punto» disse Scorpius tetro, mentre si incamminavano verso la nuova fermata. Pensare a Dominique lo metteva sempre di pessimo umore. «Probabilmente ci avrebbe trasformati in qualcosa di decisamente imbarazzante. Come due ippopotami in tutù, ad esempio» rispose l'altro allegro, cercando di tirargli su il morale. Poi continuò: «Non conosco una Weasley più calma di lei, a meno che tu non la disturbi la domenica mattina, ovviamente. La fermata dovrebbe essere questa non credi? Il conducente aveva detto che era di fronte ad un vecchio orfanotrofio». Proprio davanti quel palazzo, una ragazza molto magra dava loro le spalle. Stava discutendo animatamente con un donnone che proteggeva la porta che si trovava in cima a qualche gradino, come un grosso cane da guardia. Come se la ragazza potesse essere una minaccia pensò Scorpius. Che idea ridicola! Intanto le voci della due arrivavano distintamente ai due amici, vista la strettezza della strada. «Mi avevi detto che, se avessi avuto i soldi necessari, avrei potuto prenderla con me, Milly. Sono cinque mesi che mi spacco la schiena, e ora mi dici che non ho i giusti requisiti?» ringhiò la ragazza. A questo punto Scorpius pensò che la donna non avesse tutti i torti riguardo la porta. «Ragiona, Alexandra» le rispose l’altra spazientita. «Dove starebbe quando tu sei al lavoro? Mi hai detto che lavori in tre posti diversi, praticamente dalle sei di mattina alle due di notte, quasi ininterrottamente. E non puoi portartela dietro. Come pretendi di prenderti cura di una bambina, se non ci sei mai!». Poi riprendendo fiato continuò, questa volta più dolcemente: «In questo momento sta molto meglio in orfanatrofio. Che esempio puoi darle? Da quando sei uscita da qui sarai dimagrita di non so quanti chili e hai due occhiaie da far paura. Sarò felice di affidartela quando sarai in grado». «Sono la sola famiglia che le rimane» disse Alexandra, questa volta sottovoce, come se parlasse a se stessa. Poi proseguì più veementemente: «Dici che lavoro troppo. Vorrà dire che mi troverò altri lavori. Sappi che farò qualunque cosa per prenderla con me». Una voce interruppe la conversazione: «Alex, Alex! ». Una bambina, che non dimostrava più di undici anni, sgusciò attraverso lo spiraglio della porta e si lanciò sulla ragazza, facendola barcollare leggermente fino a farla girare e renderla visibile all’altro lato della strada. Le due rimasero abbracciate a lungo, la testa riccioluta della più piccola incastrata sotto il mento della maggiore. Poi Alexandra, scostandola solo un poco per guardarla in viso, le chiese: «Come stai Beck?». Lei, per tutta risposta, iniziò a raccontarle la sua settimana, impetuosa come un fiume in piena, con i capelli biondissimi che si agitavano a ogni suo movimento e i grossi occhiali che le ballavano sul naso minuto. Alla fine, con tono più serio, chiese preoccupata: «E tu come stai?». «Va tutto bene rondinella. Non è ancora nato qualcuno in grado di abbattermi» rispose l'altra e iniziò a farla ridere solleticandole il ventre. Poi, inginocchiandosi per guardarla negli occhi, le disse seria: «Te lo prometto Beck. Ti tirerò fuori di qui, d'accordo? E andremo a vivere insieme, come un tempo. Dammi solo il tempo di trovare un lavoro decente. Sei mia sorella e dopo sarà facile diventare la tua tutrice». Dopodiché la strinse a sé e le baciò la testa. «Ci vediamo la settimana prossima, d'accordo?» disse, e la lasciò andare dentro, subito seguita da Milly, che le rivolse un saluto frettoloso prima di scomparire. Alexandra si voltò e si sedette sul gradino più basso della scalinata, rimanendo con la testa tra le mani per qualche minuto. Come se l'intero peso del mondo gravasse sulle sue spalle si disse Scorpius.

*

«Arriverà il momento in cui dovrai essere tu a prenderti cura di Rebecca, ne sei cosciente? Ridurrò il tempo della vostra permanenza in orfanotrofio. Hai dodici anni, ma farò in modo che per il mondo ne abbia due in più. Tra quattro anni uscirai di lì, troverai un lavoro, adotterai tua sorella. Devi farlo. Sarai tutto ciò che avrà». La voce aspra di suo nonno le sembra lontana, come in un sogno. Ma nei sogni le nonne non muoiono, giusto? E questa non è che la crudele realtà. «Ne abbiamo già parlato. Sarò all'altezza della situazione».

*

Quando la ragazza si riscosse e si alzò, notò dall'altra parte della strada, Albus e Scorpius che la fissavano. Li fulminò con lo sguardo e si incamminò a piedi verso il centro della città. I due amici si voltarono l'uno verso l'altro, rimanendo, una volta tanto, senza parole.

*

Il giorno successivo Alexandra si recò al mercato, e, un po' dispiaciuta, si licenziò. Lì aveva conosciuto delle persone veramente gentili, ma doveva dire che era sollevata al pensiero di poter dormire di più la notte. Dopo che l'avevano fatta uscire dall'orfanotrofio, quello era stato il primo vero lavoro che aveva trovato, ma gli orari erano davvero pesanti, se sommati a quelli del resto della giornata. Non avrei potuto continuare a lungo comunque. Quindi si recò alla pasticceria, in grande anticipo. Voleva chiedere al suo capo se avesse potuto cambiare il suo orario, in modo tale da guadagnare del tempo per stare con Rebecca, quando fosse riuscita ad adottarla. Ripensando alla sorella, le vennero in mente i due ragazzi che il giorno prima avevano assistito a quella specie di teatrino davanti l'orfanotrofio. Certo non potevano spostarsi dalla fermata. Ma almeno potevano fingere di farsi gli affari propri pensò scocciata. A guardarli sembravano i classici bravi ragazzi: uno moro, l'altro biondo, più o meno della stessa altezza, entrambi vestiti ordinatamente. Un viso, all'apparenza, di quelli che si dimenticano facilmente. Non sembrava fossero di quella zona, visto come osservavano i dintorni con aria spaesata. Meglio così rifletté. Non vorrei mi guardassero ancora con quell'aria a metà tra la compassione e la curiosità.

*

La prima settimana a casa Potter passò decisamente troppo veloce. Tutti i giorni, mentre Harry e Ginny erano al lavoro, Scorpius, Rose e i tre Potter partivano alla volta della Tana, dove si ritrovavano con gli altri ragazzi Weasley. Insieme avevano organizzato un torneo di Quiddich a cui partecipavano quasi tutti e ogni giorno si disputava una partita. I perdenti avrebbero apparecchiato e lavato i piatti a pranzo insieme a chi, tra gli altri, avesse puntato su di loro. Il venerdì dopo pranzo, l'ingrato compito toccò a Scorpius e Rose (e alla loro squadra), controllati dall'occhio vigile della signora Weasley. «Albus ci prenderà in giro per il resto dell'estate» borbottò Rose asciugando svogliatamente un mestolo, con lo sguardo desideroso rivolto al giardino. La luce avvolgeva ogni cosa e una lieve brezza estiva spazzava l'afa e l'eccessivo calore dall'aria; gli uccellini svolazzavano beati tra i rami degli alberi, intonando gioiose melodie. La piccola pozza d'acqua ad appena duecento metri dalla casa rifletteva i brillanti scintillii dei raggi solari. Perfino gli schizzi e gli schiamazzi di chi si stava divertendo nel laghetto contribuivano a rendere la scena un vero spettacolo. «Una cosa è certa: non potevamo scegliere mattinata peggiore per perdere una partita. Oggi il tempo è decisamente meraviglioso» le rispose Scorpius con un sorriso sereno, passandole un altro utensile da asciugare. Giornate come quelle lo mettevano sempre di ottimo umore. L'odore dell'erba appena tagliata, del vento che soffiava sereno portandosi via anche le più piccole tra le nuvole gli faceva tornare in mente quel mondo felice e ovattato che ricordava come la sua infanzia. Il bambino che rammendava di essere stato era allegro e completamente svincolato da qualsiasi pensiero negativo. Ecco perché lo Scorpius sedicenne sopportava così pazientemente la presenza dei più piccoli: gli ricordavano continuamente che una volta anche lui era stato così innocente, così...libero. Guardare negli occhi un bambino ti ricorda quali sono le cose davvero importanti, quelle di cui non ti accorgi finché non ti scivolano via dalle mani. Non c'era dolore o rimpianto in tutti quei suoi pensieri. Solo la profonda e affettuosa malinconia che si prova di fronte a qualcosa di irrimediabilmente perduto, che lascia davanti a sé una lunga fila di dolci ricordi. Avevano quasi finito di sistemare la cucina, quando un euforico - e ormai più che canuto - signor Weasley entrò nella stanza. «Victoire e gli altri tornano domani...e con loro ci saranno anche i signori Delacour! L'ho già detto anche agli altri, e ne sono contentissimi» affermò felice, sventolando loro una lettera sotto il naso. «Oh, ma è terribile...voglio dire è fantastico!» esclamò la signora Weasley. Il marito la fissò stranito, mentre lei si spiegava piuttosto imbarazzata. «Caro, non fraintendermi, sono felice che ci vengano a far visita, ma...ci hanno avvertito con un solo pomeriggio di anticipo. Devo ancora sistemare tutte le camere e il pranzo e la cena e...». I ragazzi non seppero mai cos'altro dovesse preparare la signora Weasley, dal momento che suo marito la zittì con un bacio. «Che stiamo aspettando, dunque! Muoviamoci!». Così dicendo si avviò con passo marziale verso la porta della cucina, trascinandosi dietro, a braccetto, una Molly Weasley rossa come un peperone. Risatine divertite percorsero tutti i ragazzi che, sistemate le ultime cose, si dirigevano verso il giardino per godersi un meritato riposo. Luis era euforico e se ne stava con Lucy a dichiarare la sua contentezza a chiunque fosse disposto ad ascoltarlo. O almeno ad annuire in silenzio. «Lo sai, Scorpius, che Victoire è la prima di noi a sposarsi? Ed è mia sorella! Ha detto che io dovrò portare le fedi, che è un compito importantissimo» disse al ragazzo mentre scendevano i gradini della casa, attenti a non inciampare sulle eventuali galline. Continuò a investire lui e Rose con un flusso continuo di parole senza preoccuparsi, per altro, se stessero ad ascoltarlo. «Già è tutto molto, molto bello Luis, ma adesso io e Scorp dobbiamo proprio andare» intervenne Rose dopo un quarto d’ora, salvando sé e l'amico, e trascinando via Scorpius per un braccio verso la parte più nascosta del giardino. Alla base del loro albero preferito, un alto tasso, era già seduto Albus, alle prese con un enorme libro polveroso. «Ricordami di costruirti una statua, un giorno di questi» la ringraziò l'amico, ancora leggermente rintronato «Avrei potuto resistere poco tempo prima di perdere il senno, ascoltando tutti i dettagli delle future nozze di Victoire e Teddy. Ti dico solo che mi sembra di esserci già andato, a questo matrimonio». «Ti dico solo che questo è un argomento interessante rispetto ai suoi soliti monologhi. Credo che soltanto Lucy ne abbia mai ascoltato uno intero» replicò Rose, mentre scostava uno gnomo per sedersi vicino ad Albus. Poi continuò: «A proposito sei consapevole che torna anche Dominique, vero?». «Non vedo perché la cosa dovrebbe interessarmi» si pronunciò secco Scorpius, guardando fisso davanti a sé. Sapevo che questo discorso sarebbe arrivato. «Sei un bugiardo, e lo sai benissimo. Forse saresti più credibile, se ogni volta che la guardassi non ti mettessi a fissarla come un pesce lesso. Lei ti piace ancora, nonostante vi siate lasciati da un mese e tu ripeta in continuazione di stare bene» gli rispose tranquillo l’altro ragazzo, mettendo da parte il libro. A quel punto, Scorpius scoppiò. «È vero, mi piace ancora! Contenti? In ogni caso, che volete che faccia? Dirglielo non servirà a farla tornare da me. Ho sentito da uno dei vostri cugini che si vede con Thomas di Tassorosso». Si passò contrariato una mano tra i capelli biondi. «E poi non ho affatto la faccia da pesce lesso!». «Certo che non siamo contenti, ma è da un bel po’ che sei giù di morale e non dici nulla. Sai che se hai bisogno di qualcosa noi siamo qui, vero? Non potremmo mai rischiare di perdere un rompiscatole come te» esclamò Albus, mentre Rose annuiva e affibbiava ad entrambi un buffetto affettuoso. Per qualche minuto gli unici rumori che si sentirono furono le risatine degli gnomi nascosti lì intorno. Poi la ragazza esclamò, come illuminata: «Ho un'idea per distrarti. Stasera James suona con la sua band in un locale babbano vicino casa Potter. Che ne dici? Andiamo? C'è un tavolo prenotato a nome loro per tutti noi. E poi è da tanto che voglio ascoltarlo». Albus si inserì, dicendo furbescamente: «Voglio proprio vedere se sono migliorati quanto dice mio fratello. Mi ricordo ancora le prime prove nel nostro garage...una volta per il fracasso si sono rotti la metà dei bicchieri della cucina». Scorpius rifletté pensieroso qualche secondo, pensando che almeno per un paio d'ore, non avrebbe pensato ai suoi problemi sentimentali. Perciò disse, leggermente sollevato: «Se non provocherà dei danni permanenti al mio apparato uditivo...». Dopodiché la conversazione si alleggerì, e la bella serata che si profilava loro davanti mantenne alto l'umore per il resto del pomeriggio.

 

 

N.d.A.

Ciao a tutti e a tutte,

un ringraziamento super speciale ad _Elly che ha recensito (la mia prima recensione!!), a Jiuls935 e a C h i a che hanno aggiunto la storia tra le seguite e a tutti quelli che hanno letto. Ecco a voi il terzo capitolo…che ve ne pare? Fatemi sapere!

A presto,

Sbadiglio


 


 


 

  
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