Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Ricorda la storia  |       
Autore: SaraRocker    12/01/2013    3 recensioni
Nuova storia DxG ♥ ma con molta azione!!!
è il 21 dicembre 2012, sono anni che si parla della fine del mondo, ma perchè essere tanto pessimisti?
Estratto dal capitolo 1.
-Lui era un ladro, ma non le avrebbe mai fatto del male.
"Ehy! Smettila! Così ti ferirai! Avanti! Non volevo farti nulla!" urlò mentre a causa dell'apertura provocata da lei ora si sentiva il rumore dei cavi in movimento.
"Ah no?" urlò anche la ragazza ironica riuscendo ad uscire. Si aggrappò al filo di titanio che permetteva all'ascensore di passare da un piano all'altro "Non mi sembrava! Mi sei saltato addosso con un passamontagna in faccia!"
"Hai frainteso! Ora scendi! Sei solo una..." la guardò un attimo. Era solo una ragazzina. Probabilmente della sua età, molto giovane.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Gwen, Un po' tutti | Coppie: Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- La Fine Del Mondo... -

Ecco una nuova storia!!! *o*
L'ispirazione sembra non volersi fermare :DD E spero sia una cosa buona (?) ^_^ x''D
spero verrà seguita da qualcuno e che vi piaccia, allora, il capitolo spero vi piaccia anche se siamo ancora al primo :33 vi avviso che la storia passerà da momenti drammatici a momenti d'azione a momenti romanticissimi! :')
Beh, che dire?
Vi auguro una buona lettura e recensite ♥!


21/12/12, 12:45, Toronto-Canada.
 
Sono giorni, settimane, mesi, anni che non si faceva altro che parlare di un giorno preannunciato da una civiltà scomparsa. Il giorno del giudizio. 
La fine del mondo.
 
E' stato preannunciato più di 2000 anni orsono. 
Ed ognuno, come per ogni cosa, aveva il proprio modo di vedere la situazione.
C'erano i credenti, i malfidati, gli ingenui, gli scettici, gli ignoranti e i più diffusi, i menzonieri.
 
 
Avevano approfittato in ogni modo della situazione che si era andata a creare nei due anni precedenti a quel giorno: soprattutto in modo commerciale. 
C'era chi aveva istituito stupidi campi di sopravvivenza, chi aveva venduto bunker e cose varie...
 
Stupidi.
Quel giorno era come gli altri, pensò Duncan mentre andava nell'edificio che si era programmato di rapinare.
Era appena maggiorenne, ma aveva alle spalle un'ammirevole carriera di ladro. Era stato in riformatorio parecchie volte, ma nulla di particolare. Ne era sempre uscito.
 
Quel giorno aveva deciso di divertirsi... Sarebbe andato a rapinare una stazione radiofonica. A molti sembrava un'idea stupida, ma la verità era che quello era il luogo migliore per una rapina perfetta: nel caso fosse stato visto, tutte le stanze erano insonorizzate a causa dei vari programmi radiofonici trasmessi, oltretutto sapeva che nell'ufficio del coordinatore c'era anche la cassa forte.
 
Sorrise.
 
La fine del mondo non esisteva. Ma ovviamente gli esseri umani sono nati per porsi inutili congetture- riflettè mentre camminava -perciò ci sarà certamente qualcuno terrorizzato rinchiuso in casa.
 
Arrivò ai piedi dell'edificio.
Entrò.
Anche se le stanze erano insonorizzate, non c'era comunque tempo per essere pigri o tintinnare inutilmente. Doveva muoversi, infondo i segretari e gli stagisti passavano da una stanza all'altra continuamente.
Camminò a grandi falcate fino alla prima rampa di scale, arrivò così immediatamente al primo piano.
-un gioco da ragazzi- pensò mentre continuava a camminare imperterrito verso la meta che si era prefissato.
 
Superò altri scalini, ritrovandosi così al piano successivo.
Sentì un campanello provenire dall'ascensore. Qualcuno era arrivato in quel piano e lo avrebbe visto certamente.
L'unica possibilità era fare in modo che la persona non ne uscisse, e ciò significava che lui doveva entrare. Si posizionò quindi di fronte quelle porte, per poi entrare non appena si aprirono. 
Si ritrovò di fronte una ragazza magra, non molto alta che portava tra le mani un caffè.
 
Lei era stata colta dal panico. Un ragazzo con indosso un passamontagna si era catapultato nell'ascensore in modo da fermarla.
Senza rifletterci usò il caffè come difesa, lanciandolo contro il viso del ragazzo, il quale aveva però ormai premuto un tasto, così da fare richiudere le porte e fare ripartire la macchina.
 
"Stronza!" imprecò strofinandosi le mani sul viso bruciato dal caffè.
Si tolse il passamontagna che gli copriva il volto e si specchiò su una parete dell'ascensore più lucida delle altre. Era leggermente arrossito ma nulla di grave "Stupida ma sei-" disse voltandosi, ma la ragazza era come sparita.
 
Alzò lo sguardo e la vide intenta a raggiungere il tettuccio così da finire fuori da quella gabbia a 4 mura. Aveva frainteso tutto.
Lui era un ladro, ma non le avrebbe mai fatto del male.
"Ehy! Smettila! Così ti ferirai! Avanti! Non volevo farti nulla!" urlò mentre a causa dell'apertura provocata da lei ora si sentiva il rumore dei cavi in movimento.
"Ah no?" urlò anche la ragazza ironica riuscendo ad uscire. Si aggrappò al filo di titanio che permetteva all'ascensore di passare da un piano all'altro "Non mi sembrava! Mi sei saltato addosso con un passamontagna in faccia!"
"Hai frainteso! Ora scendi! Sei solo una..." la guardò un attimo. Era solo una ragazzina. Probabilmente della sua età, molto giovane.
"Solo una cosa? Donna? Se non sbaglio tu sei un uomo e ti sei fatto ferire dal mio caffè!" scherzò lei anche se leggermente preoccupata di poter esagerare.
"Ah ah ah ah... Molto divertente! Non ti hanno insegnato che è maledicazione tirare la roba bollente in faccia agli altri?" disse ironico lui mente si aggrappava al tettuccio in modo da riuscire e raggiungerla per poterla riportare giù, dentro l'ascensore.
"Che fai? Stammi lontano maledetto!! Non toccarmi!" disse la ragazza nuovamente colta dal terrore.
"Non ti farò niente, ma se non ti muovi a scendere, dovrò riportarti giù io! Ero venuto per fare una rapina non un omicidio!" disse Duncan aggrappandosi alla corda metallica in modo da potersi tirare su con l'aiuto delle braccia, poi... L'ascensore si fermò d'improvviso.
 
La luce saltò.
 
Doveva esserci stato un calo di tensione, pensò al ragazza sapendo del grande consumo di energia da parte della stazione radiofonica.
 
Duncan lasciò la fune facendosi di nuovo cadere dentro. 
Iniziò a forzare le porte.
Fortunatamente erano abbastanza vicini a un piano. Con un piccolo salto potevano uscirne "Ehy! Tu! Vieni! Se vuoi uscire!"
"C-Cosa? Hai forzato le porte? Ma sarà stato un semplice calo di tensione!  E poi... I-Io non mi fido di te!"
"Benissimo! Addio allora!" disse Duncan uscendo.
 
Aveva capito bene, che ormai la per la rapina era troppo tardi, iniziò quindi a correre verso l'uscita. Era circa al 4 piano.
 
La ragazza aspettò che lui fosse sparito dalla sua visuale per saltare fuori dalla cabina e dirigersi verso una qualsiasi stanza per informare qualcuno del ladro "Ehy! Presto! Dobbiamo chiamare la polizia c'è un ladro che...." si fermò vedendo la scena che le si riproponeva davanti agli occhi.
 
Dopo pochi secondi tornò la luce. Forse la ragazzina aveva ragione-pensò Duncan mentre conitnuava a correre, era quasi uscito e non aveva incontrato "intoppi", quando sentì un urlo.
 
Riconobbe la voce della ragazza di prima...
Forse era caduta. Forse non era riuscita a saltare ed era precipitata di sotto... Stava di fatto che non poteva lasciarla così. si voltò per poi tornare al piano dove aveva la aveva lasciata.
 
Lei non era nell'ascensore. Era uscita.
 
Poi vide una porta aperta. Entrò, era lì "Ehy, ti ho sentita urlare e..." poi lo vide anche lui.
Tutte le persone in quella stanza erano distese a terra prive di sensi... Morte?
 
La ragazza si stringeva le braccia come ad autoconsolarsi... Guardò il ragazzo. Era stato lui?
L'idea scomparve subito nel vedere sul suo viso un misto tra sorpresa, paura e orrore. 
 
"Sono ...."
"Non so..." disse lui capendo cosa voleva sapere. 
Lei si avvicinò ad un uomo sdraiato a pancia in giù. Lo scossò leggermente. 
Nulla.
Lo voltò.
Nessun segno di ferita...
Ma sembrava davvero morto.
"Prima non erano così... Stavano bene" disse lei rialzandosi inorridita.
 
Duncan non capiva.
Il concetto di morte non lo aveva mai accettato.
Dalla morte di sua madre lo riteneva surreale e ingiusto... Ma purtroppo era vero.
Quindi chi era lui tra quelli di prima?
Non era un credente.
Non era malfidato.
Non era ingenuo.
Non era ignorante.
Non era scettico.
Lui... Lui era un menzoniere.
Lui non ci aveva creduto perchè non voleva credere nella morte. Nella cosa più naturale al mondo. Non voleva accettarla.
Lui rimaneva bloccato lì, mentre la ragazza usciva dalla stanza per dirigersi in un'altra, nella quale, le si ripropose di fronte agli occhi la medesima scena. Erano tutti a terra.
 
Dopo qualche secondo la raggiunse anche Duncan, che vedendo la stessa cosa lì, ancdò a cercare nelle altre, ma non c'era nulla da fare. In ogni stanza, c'erano corpi stesi a terra privi di vita... Nessuna traccia di sangue. Nessuna ferita, solo morti.
 
I due iniziarono a sentirsi sempre più agitati, mentre un totale senso di ansia e confusione colpiva vivacemente lei al petto.
Cos'era successo?
 
Senza nemmeno rendersene conto, Duncan iniziò ad aumentare il passo dirigendosi verso la porta d'uscita, colto da un orribile presentimento.
Lei, intanto cercava ostinata e piangendo una stanza con una diversa scena, ma invece era tutto uguale: desolazione, morte e vuoto.
 
Il ragazzo arrivò in strada. 
 
Aveva ragione.
 
Corpi erano sparsi a terra ovunque. Le strade pregne di auto incidentate tra loro con automobilisti inanimati al volante. 
Sulle strisce pedonali decine di persone cadute.
Sui marciapiedi la medesima cosa.
Nessuna distinzione: donne, uomini, anziani, giovani... Tutti.
E come nell'edificio di prima, niente sangue.
 
Era come trovarsi di fronte ad un testimone di morte... 
La città di Toronto era coperta di corpi inanimi difronte ai suoi occhi. 
 
La ragazza non aveva trovato alcuna stanza con qualcuno in "vita". Si accasciò contro una parete.
Era orribile. Non capiva. Non era possibile. 
Cosa poteva essere successo?
Prese un respiro... 
Ed un orribile dubbio l'assalì. Lo stesso che aveva assalito lui poco prima. Iniziò a correre verso l'uscita e quando arrivò in strada vide come prima cosa di fronte a sè tre  auto incidentate che la colsero all'improvviso, poi lentamente si rese conto di ciò che c'era davvero. La medesima situazione che aveva visto negli uffici le si riproponeva in strada.
Una distesa di cadaveri.
 
Poi vide di fronte a lei quel ragazzo di poco prima paralizzato.
 
Lei era terrorizzata. Non era possibile. Era decisamente illogico. Incomprensibile. Inaccettabile. 
Lui si voltò avendo avvertito dei passi.
La ragazza era dietro di lui spaventata. Stava piangendo. Le si avvicinò sentendosi di necessitare di una presenza reale.
"Cos'è successo?" sussurrò lei non appena lui le fu più vicino.
"Non ne ho idea... E' come se l'intera città fosse... Morta"
Iniziò a riflettere. No. "No!"
Si voltò per poi iniziare a correre. Non tutti... Non poteva essere vero.
Il ragazzo la seguì.
 
A pochi metri c'era casa sua. C'era sua madre... C'era suo padre... Non potevano essere morti.
Entrò.
"M-Mamma?" chiese con voce tremolante mentre ripercorreva quel corridoio a lei tanto familiare che portava alla cucina... Sua madre a quell'ora doveva essere a tavola insieme al padre...
Nessuna risposta.
"P-Papà...?"
Nulla.
Arrivò nella stanza. 
Si tappò la bocca con una mano per evitare di urlare mentre iniziavano a grondare sempre più forti le lacrime... "N-No!"
Suo padre era seduto su una sedia con il volto poggiato sul tavolo e gli occhi aperti. Sua madre era a terra.
 
La ragazza si catapultò sui due corpi "No!"
Arrivò anche Duncan. 
Quelli che aveva capito essere i genitori di lei erano nello stesso stato dell'intera città.
"No... No, no, no, no!" continuava a ripetere istericamente lei mentre accarezzava il volto della madre.
 
I fornelli erano ancora accesi. La tavola apparecchiata.
Duncan guardò la scena... La capiva. Lui... Lui aveva perso sua madre due anni prima. E l'aveva trovata lui stesso... Voleva dire qualcosa, ma proprio perchè c'era passato anche lui, sapeva che non c'era nulla da dire.
 
Ma quella situazione, era davvero troppo strana.
Che in tutta la città solo loro due fossero sani e salvi. Cosa poteva essere successo?
Si incamminò per la casa alla ricerca di un televisore.
Appena ne trovò uno lo accese.
Nulla.
Non appariva nulla. Nessun programma.
Non potevano perciò sapere quale fosse realmente la situazione.
 
Tornò verso la cucina per raggiungere la ragazza, e si trovò casualmente a osservare un calendario.
No. Non era possibile.
"La fine del mondo? No... Ma è... Impossibile..." sussurrò lui riflettendo tra sè e sè. il 21 dicembre 2012 non sarebbe successo nulla, si era ripetuto ostinatamente, ed ora, si ritrovava in una città fantasma con al proprio fianco una ragazza della quale non conosceva nemmeno il nome.
 
Beh, una cosa era certa. Doveva capire di più.
 
Arrivò in cucina.
Lei si era alzata, ed ora piangeva semplicemente.
"Dobbiamo andare..."
"Cosa? I-Io nemmeno ti conosco! Perchè dovrei venire con te?" disse lei tra un pianto sommesso e l'altro.
"Io non so chi sei, ma so che questa cosa è troppo strana, e che se voglio capirci qualcosa di più, dovrò cercare... E credo che sia stupido dividersi dalla sola persona rimasta qui con me"
La ragazza non dovè riflettere a lungo per capire che lui aveva ragione... "Aspettami fuori" disse infine.
 
Lui uscì.
 
Lei prese due lenzuoli, per poi coprirco i genitori "Addio mamma, papà..." sussurrò infine dando loro un bacio sulla fronte... Non capiva.
Non lo accettava.
 
Uscì e trovò il ragazzo fuori ad aspettarla.
"Dove andiamo?"
"Non so... Credo sarebbe bene fare un giro della città per vedere se sono tutti...."
"Ok, ho capito." disse secca lei. "Comunque io sono Gwen"
"Io Duncan"
 
Il ragazzo si guardò intorno finchè non vide un'auto della polizia parcheggiata poco distante. La raggiunsero e dopo avere posato i corpi dei poliziotti fuori ed avergli preso le die armi ci salirono.
"Tieni, non si sa mai" disse Duncan porgendo a Gwen una delle pistole.
La ragazza era inorridita da quei gesti che lui compiva con tanta tranquillità... Era troppo scossa per accettarli "I-Io non la voglio"
"Per favore.... Prendila" insistette lui iniziando a guidare.
Lei la afferrò ad occhi chiusi per poi intascarla.
 
Duncan teneva le mani sul volante stringendole in modo soffocante. Cercava di non mostrarsi agitato o spaventato, ma era quantomeno impossibile mantenere la calma in una situazione simile... Si sentiva in dovere di non aggravare la situazione di lei... Già troppo scossa per i genitori.
 
Erano ormai parecchi minuti che giravano alla ricerca di un segno di vita, ma sembrava inutile. Nessuno si era mosso da quella strada.
Sospirò.
Forse era meglio fermarsi a mangiare. 
Arrivò di fronte ad un super market.
Fermò l'auto in mezzo alla strada non curandosi del parcheggio.
"Cosa fai?" chiese lei presa dall'ansia
"Non c'è niente qui... E' meglio provare a riposare..." disse Duncan, confuso lui stesso sul da farsi.
Gwen non ribattè. 
Lo seguì semplicemente.
 
La porta si aprì automaticamente grazia alla fotocellula. 
Lui prese un sacchetto di patatine e iniziò a mangiare... Lei non prese nulla. Si limitò a sedersi a terra frastornata... "Come è possibile?" sussurrò infine ponendosi la domanda a se stessa senza nemmeno rendersi conto di avere parlato
"E'... La fine del mondo forse... I-Io... Non so..." disse Duncan sedendosi vicino a  lei.
"Dannazione! COME FAI? COME PUOI STARE CALMO?? SONO TUTTI MORTI! TUTTI!" esplose lei alla fine dopo essersi tenuta segrete troppe emozioni.
"Io non sono affatto calmo. Io sono il primo in questo mondo ad essere terrorizzato dal concetto di morte... Come potrei essere calmo?" iniziò a dire lui scuotendo la testa "I-Io ho paura. Sono terrorizzato. Non capisco. Sono spaventato da ciò che non può essere capito... Da ciò che non si spiega... E la fine del mondo... Come si spiega?" chiese infine voltandosi verso di lei piangendo "Perchè qualcuno dovrebbe morire? Chi lo meriterebbe??" chiese disperato.
 
"Nessuno... Nessuno lo merita..." sussurrò lei con le lacrime agli occhi.
 
Non ce l'aveva fatta. Non era riuscito a mantenere la calma. Si era mostrato per ciò che era: un debole.
Forse l'aveva agitata ancora di più... Ma non era riuscito a mantere il silenzio.
 
"Mi dispiace... Non sono riuscito a mantenere la calma... I-Io... Ti volevo aiutare invece... Sono solo un debole! Scusa..."
"no! Tu... Tu non sei un debole. Se non ci fossi stato tu, forse io ora... Mi sarei... Mi sarei tolta la vita... Invece... Non l'ho fatto" confessò Gwen. Era vero. Ci aveva riflettuto sul farlo. Aveva pensato di lasciare quel ragazzo fuori da casa sua mentre lei si tagliava la gola con un coltello, ma poi, si era detta che avrebbe solo commesso un errore imperdonabile. Rinunciare all'ultima cosa donatagliale dai suoi genitori. Non poteva. 
 
"Credi sia davvero la fine del mondo?" chiese infine lei.
"C'era stato preannunciato, no?"
"Quindi credi sia così..." continuò Gwen graffiando spasmodicamente il pavimento.
"Io non credo in niente"


...to be continued

_sara97rocker_
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: SaraRocker