Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: _Des    12/01/2013    20 recensioni
- “ Se lo credi, scommettiamo. Ti piace giocare? “ – sul mio volto si stampò un enorme punto interrogativo che lo indusse a sorridere ancora.
M’imbestialiva il fatto che lui fosse così calmo, così pacato e non si scomponesse mai, qualità che mi avrebbe fatto perdere qualsiasi scommessa già in partenza.
- “ Si? “ –
- “ Allora facciamo un gioco: parliamo al telefono, usciamo insieme, ridiamo e scherziamo..” – si fermò proprio sul più bello, lo guardai ancora perplessa per poi chiedergli:
- “ E poi? “ – lui sorrise quasi con dolcezza, una dolcezza differente dalle altre. Posò una mano sopra una delle mie guancie e rispose, quasi fosse la risposta più logica al mondo:
- “ E poi niente, il primo che s’innamora perde. “ – sbarrai gli occhi, fissandolo.
Era serio. 

**
- “ Prepara le cento sterline. “ – il moro batté una mano sul petto del riccio che lo osservava, convinto che il piano del suo amico sarebbe andato a puttane.
- “ Tu prepara a rimanerci scottato. “ – 
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Scommettiamo. Ti piace giocare? '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dedicato ad uno dei motivi per cui sorrido: Zayn Jawaad Malik.

“A causa tua

Trovo difficile credere non solo in me stessa
Ma anche in chi ho attorno
A causa tua
Sono spaventata.”
Kelly Clarkson- Because of you

Febbraio era finito da un bel pezzo.
E la primavera introdotta, giungendo a metà marzo, rendeva chiunque più rilassato e disponibile.
Il tempo era stranamente gradevole a Londra, il ché permetteva a noi poveri studenti di rifugiarci in strada, finite le lezioni, per dedicarci a passeggiate o lunghi pomeriggi trascorsi nei parchi più rinomati proprio per la loro bellezza e pace.
Il mese precedente era stato relativamente semplice da affrontare.
Harry, Juliette, Liam, Hayley.
Le mie giornate erano caratterizzate dai loro sorrisi, dalla loro compagnia. Rendevano l’atmosfera meno pesante e difficile per la sottoscritta che, comunque, fingeva dei sorrisi, molti dei quali erano veri a differenza di tempo a precedere.
La rimessa in sesto della caviglia di Harry dalla brutta botta subita, segnò anche la ripresa delle torture a cui quotidianamente mi sottoponeva, con ogni genere di carineria ed attenzione che solo un migliore amico è disposto a concedere alla propria migliore amica. Non nego che mi dispensasse scherzi senza controllo, ma restavo sempre al gioco.. specie perché la maggior parte delle volte trovavo vedetta facile e spietata.
Passavamo intere giornate insieme, grazie ai corsi in comune, ai pranzi riservati a noi e a nessun’altro, fatta eccezione di tanto in tanto per Hayley, Niall e per quei fetenti che amavo chiamare cugini. Il pomeriggio studiavamo insieme, per poi catapultarci da qualsiasi parte la testa ci suggerisse.
Harry non sembrava preoccuparsi delle chiacchiere che circolavano sul nostro conto, del tipo ‘nuova coppietta felice’ o roba affine. E quando avevo esposto i miei dubbi a tal proposito, lui era riuscito a tranquillizzarmi e a sdrammatizzare la questione con un semplice «a quando il matrimonio?».
Zayn aveva smesso di chiedere di me in giro o di cercare in tutti i modi d’incontrarmi tempo prima, messo in guardia da Liam.
Ero masochista, ma non stupida.
Se ripensavo alla mia prima reale volta con lui, una miriade di farfalle m’invadevano lo stomaco. Se poi riflettevo sulle bugie con cui mia aveva ingannata ed illusa, desideravo solo che sparisse dalla faccia della terra.
E non ero disposta a credere che provasse un minimo di bene per me. Ero anzi propensa a credere che lui mi avesse rivelato la verità per puro rimorso o per non dovermi poi sopportare.
La sua assenza risultava difficile da superare.
Vederlo entrare in mensa o sentire il suo sguardo perforarmi da parte a parte, passando per i corridoi diveniva sempre più straziante.
Ma non avevo intenzione di cedere.
Io e Louis.. semplicemente c’ignoravamo e ciò che mi faceva stare peggio era constatare che lui non sentisse la mia mancanza. Eppure, conoscendolo, ero certa che si trattasse solo di una maschera.
Se Harry l’aveva gettata, Louis l’aveva raccolta.
 
Narratore Esterno:
- “ Sam, posso chiederti una cosa? “ – lei ed Harry erano sdraiati lungo una coperta, distesa sul prato del giardino del dormitorio.
Sam concentrò l’attenzione dai diversi gruppi o coppie di studenti lì presenti, come loro, per poter godere del sole primaverile, al ragazzo che trovò improvvisamente cupo.
- “ Tutto quello che vuoi. “ – gli sorrise, con dolcezza.
Harry sembrò esitare per un attimo, ma alla fine si mise a sedere e sputò il rospo:
- “ Perché hai perdonato me che sono stato l’artefice della scommessa con Zayn? Perché non hai perdonato lui o Louis che è il tuo migliore amico? Perché me che ti ho mentito? Perché me? “ – Sam divenne a sua volta seria. Non era un argomento che trattava volentieri, ma se era Harry ad intraprenderlo e se era lui ad essere tormentato da questo, tanto valeva soddisfarlo.
Precedentemente, aveva raccontato al ragazzo cos’era successo tra lei e Zayn la fatidica mattina nella camera d’ospedale, senza tralasciare i particolari, tant’era coinvolta dal racconto. E poi, ancora, cosa le aveva rivelato il giorno a seguire, privandola completamente di vitalità.
- “ Perché tu ti sei dimostrato sincero. Ti sei avvicinato a me quando Zayn era lontano ed eri sempre evidentemente preoccupato. E beh.. ti è stato sufficiente mostrarti per colui che davvero sei, per diventare il mio migliore amico. “ – terminò la ragazza, arrossendo.
Harry rimase qualche istante in silenzio, incredulo della confessione che Samantha gli aveva fatto.
- “ Io so che tu soffri ancora per lui. “ – ammise alla fine il riccio, preparandosi ad ogni genere di reazione.
- “ Non soffro per lui. “ – smentì Sam, con poca enfasi.
- “ Davvero? “ –
- “ Davvero. “ – terminò, tornando a distendersi. Sam credeva che il discorso fosse giunto al termine. A quanto pare sbagliava.
- “ Mi hai appena dato prova del fatto che ancora pensi a Zayn. “ – le fece notare, sghignazzando.
- “ E come avrei fatto? “ – domandò lei, fingendo disinteresse.
- “ Non hai esitato a rispondermi che non soffri per lui, senza chiedermi di chi si trattasse. Una ragazza che non è più interessata ad un tipo, non indovina tanto facilmente quando le si pone una domanda simile. “ –
Sam scosse la testa. Era persino inutile mentire, Harry l’aveva scoperta in pieno.
Era infastidita ed ogni risposta le pareva banale, non sufficientemente determinata a far credere al riccio che quelle sue vaghe ipotesi fossero sbagliate, perché evidentemente non lo erano.
- “ E’ per questo che non mi chiedi mai di lui? “ – tentò ancora l’amico.
Presa dal nervoso, si rimise a sedere, puntando gli occhi scuri dei Payne in quelli del suo migliore amico, con tale rabbia da far raggelare il ragazzo.
- “ Non ti chiedo di lui perché non m’interessa un accidente della sua vita, né di come si senta. Okay? Vuoi sapere se ne sono ancora innamorata? Sì, lo sono. Ma per favore.. “ – s’alzò scaltra, afferrò la sua borsa e infilandosela in spalla, proferì le sue ultime parole in quella discussione, prima di andarsene: - “ ..basta parlare di quel giorno e di Zayn. Lui è stato solo un errore. “ –
Parole forti per una ragazza poco coinvolta, non trovate?
 
Sam.
Ripensavo all’accaduto di quella mattina, distesa nel mio letto, con lo sguardo perso nel vuoto.
Harry ed io avevamo parlato ancora una volta di Zayn, nonostante due giorni prima, discutendo pesantemente, avevo definito la mia prima volta e il ragazzo con cui era avvenuta un errore.
Quella volta, però,avevamo dialogato in modo più pacifico, durante un’ora di buco, trascorsa sulle scalinate esterne della scuola. Eravamo soli, il ché ci permetteva d’iniziare un argomento con tranquillità, nonostante non avessi piacere nell’aprilo e terminarlo ogni qualvolta ritenevo che Harry stesse superando un certo limite.
Quella volta, però,ero stata ad ascoltare sentendo lo stomaco corrodersi e restringersi. Non avrei resistito ancora a lungo.
 
- “ Sento di doverti dire una cosa. “ – inizia il riccio, serio ma pacato.
Lo osservo, percependo il battito cardiaco aumentare a dismisura. Qualcosa mi suggerisce che a momenti si parlerà di Zayn.
- “ Ti sto ad ascoltare. “ – sospiro.
- “ Zayn non sta bene. “ – con un movimento secco, volto la testa verso Harry, sbarrando lo sguardo. Ed il cuore prende a palpitare sempre più forte.
- “ Cos’ha? “ – chiedo con un fil di voce.
- “ Noi.. crediamo faccia uso sostanze stupefacenti. “ – trattengo il respiro, portando una mano alla bocca. Non riesco realmente a credere che lui sia riuscito a farne uso. Non è mai stato debole. Non capisco perché sia dovuto diventarlo ora.
So che lasciarsi andare conduce verso una strada buia ed inespugnabile. Preferirei che Zayn non commettesse il mio stesso errore.
- “ Come fate a dirlo..” – chiesi, con voce tremante.
- “ Liam l’ha beccato in camera mentre preparava una canna. Dose poco forte, ma considerate tutte quelle che potrebbe aver provato.. “ – lascia che la mia mente vaghi ed immagini cosa stia accadendo al ragazzo che per un periodo, seppur breve, ho creduto fosse il più dolce al mondo.
- “ Come sta? “ – domando, facendomi coraggio.
- “ E’ sempre più irritabile. Non studia più, non dorme mai, esce e torna in  nottata. Non frequenta più la scuola. Non hai idea di quello che stiamo inventando per parargli il culo e sta ben attento a non farsi vedere da nessuno di noi perché sa che gli impediremo di andare ovunque vada. L’altro giorno l’ho visto mentre usciva.. “ –
- “ Ti eri appostato? “ –
- “ Beh.. sì. Lo stavo aspettando. “ – non so per mezzo di quale forza, ma riesco a fargli un’ultima micidiale domanda, prima che il discorso cada preda del silenzio.
- “ E cos’hai visto? “ –
- “ Non lo riconosceresti. E’ come se.. stesse diventando bianco, ha occhiaie profonde intorno agli occhi ed è dimagrito a dismisura. “ – il sangue nelle vene mi si gela.
Percepisco lo stomaco sottosopra, a momenti rimetterò.
 
Non ebbi il coraggio di chiedere ad Harry di chi fosse la colpa o il motivo per il quale Zayn si stesse riducendo in quel modo. Forse perché la notizia era fin troppo violenta per me. Forse perché, in cuor mio, sapevo perfettamente chi ne era causa. Quella causa ero io.
 
«Ci vediamo direttamente in classe.» lessi e rilessi più volte il messaggio di Harry, prima di convincermi a chiedergli un perché.
«Succede qualcosa?»
«Ne parliamo dopo.» rimasi sulle mie qualche minuto, incerta se accorrere in suo aiuto o lasciarlo fare. Ma se dopotutto non aveva voluto tirarmi in ballo, forse era meglio farsi i fatti propri una volta tanto.
Quindi quella mattina mi recai agli armadietti, in compagnia di Hayley e Juliette, senza neppure aspettarmi l’arrivo di Harry.
- “ Sei strana. “ – fece notare Juls.
- “ E’ una novità? Sono sempre strana. “ – ribattei, cominciando a frugare nell’armadietto, pur di non sentirmi osservata dalla bionda e dalla rossa.
- “ Sam, sai che tanto non la scampi, giusto? “ – alla parole di Hayley, chiusi affranta l’armadietto, battendo la testa su quello affianco. Ero esausta dei loro piccoli giochi mentali pur di essere rese partecipe alla lotta interiore che prendeva il sopravvento dentro me.
- “ Harry mi ha mandato un messaggio, dicendo di attenderlo in classe. Sembrava.. serio e agitato. “ – le due si scambiarono una sguardo rapido che però bastò per farmi intendere che loro erano a conoscenza di qualcosa. Quel qualcosa a me estraneo e che mi avrebbe messo in azione, se solo avessero osato rivelarmelo.
- “ Se non mi dite la verità entro trenta secondi, vi rado a zero durante il sonno. E sapete che ne sono capace. “ – e ne ero capace realmente, presa dall’ira.
Juliette era di certo migliore a parole, tra le due. Fu per quello che Hayley si tirò indietro, pur di non dover essere lei a raccontare ciò che sapevano.
- “ Hanno bloccato Zayn stanotte, mentre tentava di scappare ancora. Si trovano negli spogliatoi della squadra. “ –
Presa da un impulso a me estraneo, partii in quarta, correndo verso l’uscita.
Non m’interessava perdere le lezioni. Non m’interessava che le mie amiche potessero ritenermi pazza, poiché prima sostenevo di odiare Zayn, poi mi scapicollavo soltanto per lui, per decretare con i miei occhi il suo stato.
Avvertivo un bisogno fisico di vederlo, di accertarmi che stesse bene. Se fosse stato necessario, lo avrei aiutato io stesso ad uscir fuori da quella situazione.
Ma dovevo saperlo felice, in quella scuola, lontano dagli stupefacenti.
Le ragazze mi seguirono a ruota ed in breve ci ritrovammo davanti alla porta degli spogliatoi che aprii senza alcuna esitazione.
- “ Sto impazzendo, lasciatemi andare. “ – sibilò qualcuno. Non riconobbi quella voce, fin troppo calata e probabilmente modificata da chissà quale effetto fisico.
- “ Zayn.. calmati. “ – io e altre ci guardammo.
Ero davvero pronta ad avere notizia di lui, dopo un mese e mezzo di puro silenzio?
Ero davvero pronta ad affrontare la triste realtà?
Ero davvero pronta a far correre la questione e a porre l’altra guancia?
Di certo, ero insicura. E intuii di dover permettere all’istinto di agire, di consigliarmi, perché se avessi dato ascolto ai miliardi di pensieri che m’invadevano la mente, non sarei stata di alcun aiuto.
- “ Andiamo. “ – sussurrai ad Hayley e Juliette che mi precedevano.
Superammo il breve corridoio che ci separava dallo scompartimento in cui, solitamente, quei cinque si rifugiavano.
Quando poi lo vidi, il mio cuore si fermò e cessò di battere per un breve ma intenso istante.
 
Narratore Esterno.
Era troppo per quei cinque ragazzi.
Bastò loro vedere Zayn ridotto in quelle condizioni, per capire di aver superato il limite già da un pezzo.
Non ne potevano più.
C’era chi, tra loro, sperava di poter progettare una macchina, un congegno che li teletrasportasse indietro nel tempo per impedire che quella maledettissima scommessa venisse lanciata. Per non permettere a Sam di farsi di male, spingendo Zayn a fare altrettanto.
Ma non credevano nella magia e, purtroppo, dovevano accettare la situazione.
Zayn era lì, legato per mezzo di due corde che gli rendevano impossibili movimenti per polsi e piedi. Non avevano potuto fare altrimenti, pur di evitare che il ragazzo si appropriasse di un’ennesima dose, di chissà quale quantità, di stupefacenti.
Erano certi fosse all’estremo: il viso scavato e oramai bianco, le pupille degli occhi dilatate, il corpo evidentemente sfinito. Era però la sua irascibilità a preoccuparli più di qualsiasi altra cosa. Vi erano momenti in cui sembrava assopirsi, momenti in cui dava vita a degli scatti d’ira per i quali non c’erano parole o azioni che ponessero una fine.
Avevano paura non di lui, ma del mostro che lo aveva imprigionato.
 
- “ Lasciatemi andare. “ – digrignò Zayn fra i denti.
I quattro ragazzi, spettatori e partecipi, ebbero lo stesso pensiero al contempo: Zayn era impazzito. Ricordava un vero e proprio matto da manicomio.
- “ Non possiamo. Lo stiamo facendo per te, amico. “ – tentò Niall che in quella situazione si dimostrava, col passare delle ore, il più coraggioso.
- “ Sto impazzendo, lasciatemi andare. “- sibilò, stavolta con più enfasi.
- “ Zayn, calmati. “- provò Louis.
In compenso, Zayn prese a muoversi angosciosamente, pur di liberarsi.
Il moro non fingeva, stava impazzendo. E quelli erano sintomi dello stress, della stanchezza.. delle droghe assunte.
Si sentii il rumore di suole battute sul pavimento e per un attimo tutti, tranne Zayn che, incapace di comprendere la situazione, continuava a dimenarsi, trattennero il respiro, sperando di non essere nei guai.
Nessuno doveva venire a conoscenza di quanto stava accadendo, né delle condizioni in cui il loro migliore amico si trovava. L’avrebbero espulso, gli avrebbero riservato i peggior trattamenti dell’universo, reputandolo un folle ed altro.
Poi videro sbucare due simpatiche teste: una rossa ed una bionda. Juliette e Hayley. Alle loro spalle, Sam.
Furono sufficienti le loro espressioni, per capire quanto fossero sconvolte dalla vista di Zayn ridotto in quello stato. Bastò lo sguardo affranto che Sam gli riservò, per comprendere quanto questa stesse soffrendo. Ma non per delusione, non per ciò che in precedenza era accaduto. Soffriva perché, in modo insolito, intendeva cosa prendeva al giovane.
- “ Juls? “ – domandò Niall, sorpreso. Tutti espirarono, portando le mani al petto. Che i loro cuori andasse ad una velocità non calcolabile, era udibile dal rumore prodotto dallo schianto di questi contro le gabbie toraciche.
- “ Niall, io..” – Juliette non terminò ciò che avrebbe voluto dire, sentendo Zayn lamentarsi e contorcersi angosciosamente. Era spaventata.
- “ Vi avevo avvertito di non dirle nulla. “ – le rimproverò Liam, alludendo a Sam.
- “ In realtà è stata Harry a farle venire strani grilli per la testa. “ – ribatté Hayley che guardò in malo modo il riccio.
Il ragazzo era l’unico che in quel momento avrebbe preferito non parlare, pur di non esplodere.
- “ Sam deve sapere. “ – sbottò, alzando appena la voce.
- “ Sam, Sam, Sam..” – ed il modo maniacale con il quale Zayn ripeté quel nome, fece sussultare tutti i presenti. – “ Vi preoccupate tanto per Sam. “ – poi, con scatto felino, puntò gli occhi in quelli della ragazza che si sentii tremare.
In realtà tutti lo fecero, poiché per loro Zayn non era più in sé. Era la mancanza di strane sostanze in circolo per il corpo, a renderlo così matto e paurosamente irrefrenabile.
- “ Ti manco, Sam? “ – le domandò, ruotando la testa con fare pazzoide. Lei si avvicinò appena, mentre gli altri si facevano da parte per permetterle di gestire la situazione.
Nessuno si riteneva abbastanza motivato ad affrontare il moro, se non la ragazza.
Sam tentò con riluttanza di posargli una mano sulla spalla, ma Zayn si scostò in modo brutale e cercò, anzi, d’incastrare le dita delicate della mora tra i denti.
Fortunatamente, Sam fu scaltra e la ritrasse in tempo.
- “ Allontanati. “ – sbraitò il ragazzo.
- “ Perché ti comporti in questo modo? “ – domandò, guardandolo con timore.
- “ E’ colpa tua, Samantha. “ – e continuò a ripetere quel nome, mettendo in pratica quel fare pazzoide e pauroso. La ragazza non poteva che guardarlo, intimidita. Non riusciva neppure a richiamare la sua attenzione, pronunciando il suo nome. Perché quell’essere non era Zayn, non più. Possedeva le sue sembianze e, in parte, la voce angelica che lei tanto amava. Ma non era Zayn a parlarle. Non era Zayn a contorcersi in quel modo. Non era Zayn a starle davanti.
Quel giovane che lei fingeva di detestare era probabilmente nascosto in qualche punto remoto di quel corpo, intrappolato.
- “ Sei contenta di vedermi in questo stato? Sono sicuro di sì. “ – Zayn rise, animatamente. Risata che sapeva di cattivo.
Sam, con estrema calma, si avvicinò ancora. E lui la stava a guardare, forse rapito dai movimenti e dai modi di fare pacati della giovane.
Si chinò appena in prossimità delle gambe di Zayn alle quali si appoggiò appena, per non perdere l’equilibrio e solo a quel punto, fece aderire una sua mano ad una guancia del ragazzo che sembrò arrestarsi all’istante.
- “ Ti perdono. “ – gli disse, sincera.
Non avrebbe mai creduto di riuscire a perdonarlo. Non dopo quello che le aveva fatto. Eppure, anche il sentimento che lei provava e mascherava per lui, era divenuto insostenibile.
- “ E perché dovresti? “ – le chiese, mandando giù un enorme magone. Sembrava essere tornato in sé: la voce era tornata quella e lo sguardo parve per un attimo quello che Zayn le rivolgeva quotidianamente. Quello che riservava a lei e a lei soltanto.
- “ Perché stai soffrendo più di quanto potessi immaginare. E lo stai facendo per me. “ –
sicura di sé stessa, avvicinò il viso a quello del ragazzo, poi si sporse verso una delle due guance e fece per baciargliene una. Zayn, impaurito, fece per ritrarsi. Ma, ancora, Sam glielo impedì.
- “ Sta’ fermo. “ – sussurrò solo. E prima che lui capisse cosa stesse succedendo, trovò le labbra delle ragazza, in prossimità delle sue, che schioccarono sonore.
Impauriti da quanto sarebbe potuto accadere in seguito, i ragazzi l’allontanarono dal loro amico, consigliandole di andare via di lì.
- “ Parla con il preside. “ – le disse Liam, affidandosi a lei. – “ Spiegagli la situazione e aiutalo. “ – Sam non se lo fece ripetere. Riservò un ultima occhiata a Zayn che la guardava ancora, fuori di sé, e se ne andò seguita dalle altre.
Non appena la porta sbatté, segnando la loro uscita, Zayn pianse. Un pianto liberatorio che, con sincerità, nessuno s’aspettava.
- “ Aiutatemi. “ – li implorò. – “ Io non sono questo. “ – sussurrò, scuotendo la testa. Liam corse ad abbracciarlo, nonostante il ragazzo fosse legato per i polsi. Il pianto divenne più forte e potente.
Lo sentiva, Liam lo sentiva. Il vero Zayn aveva lottato contro sé stesso ed era tornato.
Lo sentiva, Zayn lo sentiva. Finalmente i suoi migliori intendevano aiutarlo.
 
-Sam.
Fu permesso a me e alle ragazze di parlare con il preside.
In realtà non credevo neppure che si trovasse in quell’edificio, ma non appena lo vidi seduto comodamente dietro la sua scrivania ed immerso in una quantità abnorme di documenti, mi feci un’idea dello stress che potesse essere recato a quell’uomo.
- “ Wilson, Payne, Steven. Qual buon vento. “ – la prese a ridere il preside, alzandosi dalla sedia per darci il benvenuto.
- “ Nessun buon vento. “ – tagliai corto, dopo avergli stretto una mano. Era presente talmente tanta serietà nel mio tono che sarebbe bastato un nonnulla per farmi scoppiare in risate.
- “ Mi preoccupa in questo modo, Wilson. “ – in effetti, il mio intento era proprio quello.
- “ Preside, dobbiamo parlarle. Ed è importante. “ – spiegò in breve Juliette che, con i capelli biondi, gli occhi color nocciola, il sorriso angelico, ricordava sicuramente una bambola agli occhi del preside, come a quelli di chiunque la spiasse in quell’istante.
- “ Accomodatevi. “ – disse, accennando a delle sedie poste proprio in prossimità della sua scrivania in legno nero e pregiato.
-  “ Si tratta di Zayn Malik. “ – parole che parvero coglierlo per un attimo in contropiede, poi sospirò. Agitò sugli occhi stanchi ed azzurri una mano, azione che non passò inosservata per nessuna di noi tre, scostando appena gli occhiali da vista.
- “ Ditemi che non ha continuato. “ – mormorò, portando lo sguardo su qualche scartoffia, prima di concentrarlo nuovamente su di noi.
- “ Cosa sa di preciso? “ – chiese la rossa, con voce terrorizzata.
- “ Cosa sapete voi, piuttosto. “ – la schernì lui, prima di guardarci una ad una. E quando il suo sguardo si congedò su di me, intesi che il momento era giunto e che, oramai, ero costretta ad informarlo di una grande ed insolita verità.
- “ Quanto tempo abbiamo? “ – domandai con ironia, smorzando appena la tensione creatasi.
 
Raccontavo aneddoti risalenti a mesi precedenti e sentivo le labbra tremare, durante la mia narrazione. Contorcevo spesso le dita, a causa del nervoso. Poi mi concedevo qualche attimo, mi munivo di calma sovraumana e tornavo al racconto per il quale il preside mostrava interesse e comprensione.
Fu, forse, grazie a quel ripercorrere le tappe che sentii il peso delle condizioni fisiche di Zayn riversarsi su di me.
Ero stata crudele, inconsciamente.
Ero stata dura, inconsciamente.
Ero stata spietata, inconsciamente.
L’avevo perdonato, ma se mi avessero costretta a passare una sola giornata in compagnia di quel pakistano dagli occhi profondi, sarei scappata durante la notte, pur di non doverlo nemmeno scorgere da lontano.
- “ In pratica, Zayn si è ridotto in queste condizioni a causa della pressione ricevuta da tutta questa storia. “ – convenne, il preside Bart. Quello era il suo nome.
- “ In pratica. “ – sussurrammo in tre.
- “ Ed immagino che l’uso di stupefacenti sia stata solo una reazione. “ – sospirò ancora, prendendo a massaggiarsi le tempie. Era da sempre un uomo comprensivo, speravo quindi in un suo aiuto sostanziale.
- “ Ho ricevuto segnalazioni da insegnanti riguardo il rendimento del signor Malik, poi da alunni riguardo alcuni strani incontri avvenuti nei pressi della scuola. Infine, Jenna ha rivelato di aver colto in flagrante il ragazzo. “ – ammise Bart. – “ Se lui è disposto a farsi aiutare, sono ben felice di sottoporlo a visite specialistiche e a seguirlo durante la disintossicazione. Preparerei solo per lui un piano di studi che gli permetterebbe di continuare la sua istruzione durante il periodo che, suppongo, dovrà trascorrere in una clinica specializzata. Ed eviterò che la voce si sparga. Ma voi dovrete essere bravi, intendo voi signorine insieme a quelli che sono i suoi migliori amici, a non fargli pressione, a stargli vicino, lasciandogli modo d’intendere che la vita continua nonostante gli errori.. “ – mi riservò un’occhiata particolare.
Un’occhiata che evitai volontariamente d’interpretare, forse troppo cosciente del significato che aveva. Persino mia madre ripeteva sempre quelle stesse parole. Ed io avevo avuto prova, nel corso dei mesi, della loro veridicità.
Il preside Bart accompagnò la bionda e la rossa fuori dallo studio in cui ci aveva accolte, volendomi riservare un paio di minuti. Mi aspettavo un sornione, poiché la colpa di quella situazione era la mia e ne ero consapevole.
- “ So già cosa sta per dirmi. “ – lo anticipai, una volta che il rumore della porta che si chiudeva, mi segnalò il ritorno di quell’uomo tanto gentile con i suoi studenti.
- “ Lei non sa cosa sto per dirle, può immaginare. Ma non lo sa. “ – mi corresse, ridacchiando. Alzai un sopracciglio, infastidita, ma non diedi a vedere la mia avversione.
Dopotutto gli ero debitrice.
Mi osservò per un po’, senza lasciarsi intimidire dal mio sguardo che s’alzava e s’abbassava, imbarazzato.
- “ Si sente colpevole, non è vero? “ – annuii, persuasa a parlare. - “ Non è colpa sua. “ – incominciò.
- “ Sì che lo è. Lui non starebbe in queste condizioni se non me la fossi presa. Se l’avessi perdonato. Se non ne avessi fatto una questione di stato. “ -  sbottai, avvertendo una sensazione irrefrenabile di malessere, di disturbo.
- “ E come avrebbe potuto non prendersela, dopo essere stata ingannata? Capisco che lei è un’artista, con tutta la sua filosofia musicale, ma non cristo sceso in terra, capace di perdonare immediatamente. “ – sorrisi di quella sua visione della questione. Mi definiva un’artista con un approccio particolare alla musica. Il preside Bart era un mito, altroché. – “ Errare è umano. “ – mi ricordò.
- “ Perdonare ancora di più. “ – cantilenai.
- “ E lei l’ha perdonato..” – rimasi sulle mie, all’inizio. Ma alla fine cedetti e lo ammisi. Avevo perdonato Zayn, nonostante continuassi a sostenere di non volerlo vedere. – “ E bene, ora cerchi di sfruttare questa situazione a vantaggio di entrambi. Lo aiuti. Gli stia vicino. Zayn Malik è un ragazzo, ma è più profondo di quanto lei possa immaginare..” – stanca, gli diedi ragione.
Chiunque incontrassi, a chiunque parlassi di lui, continuava a ripetermi che l’apparenza ingannasse nel caso di Zayn Jawaad Malik. Eppure io ancora non avevo scovato quella profondità di cui mi si parlava. O forse fingevo di non averla intravista. 

my space: 
CHE DIRE? QUESTO 
E' PROBABILMENTE UNO DEI MIEI CAPITOLI
PREFERITI. GIURO, LO AMO. 
NON SO NEMMENO DI PRECISO IL PERCHE'.
PROBABILMENTE E' L'INSIEME: SI RITROVANO
TUTTI NEGLI SPOGLIATOI CON L'OBBIETTIVO
COMUNE DI AIUTARE ZAYN.
LE SCENE TRA LUI E SAM MI FANNO IMPAZZIRE 
E QUELLE CON HARRY RIFLETTERE.
FORSE LA CHIACCHIERATA CON IL PRESIDE
E' QUELLA CHE PIU' SEGNA IN TUTTO IL CAPITOLO.
MA NON SO, LASCIO A VOI 
GIUDICARE. :D

SPERO SOLO DI AVERVI SODDISFATTE E CHE 
MI SCUSIATE PER L'ENORME RITARDO.
COLPA DELLA SCUOLA. cwc

SAPPIATE CHE VI ADORO CHE VI RINGRAZIO DI CUORE
PER TUTTO CIO' CHE MI SCRIVETE IN OGNI 
SINGOLA RECENSIONE. 

ED ORA.. GIA', E' IL MOMENTO. LOL
*GIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIF*

Bradford Bad Boy, Bitches. loool                                                                                                              Ditemi se insieme, tutti e cinque, non creano la perfezione. :')
Questa foto sa tanto di cattivo ragazzo. AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA


IT'S ZIAM, BITCHEEEEESS. 
 

  
Leggi le 20 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: _Des