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Autore: Echo90    13/01/2013    4 recensioni
Ogni mio dannato pensiero è per te, Brittany. Solo per te. Perdonami, almeno tu: io sarò sempre colpevole di averti derubato. Della tua vita, dei tuoi anni più belli. Ho sofferto, ma per avere ciò che meritavo avrei dovuto patire ancora di più e prendere su di me tutto il tuo dolore. Perdonami, ti prego. Perdonami, Amore. E torna. Lo sai: io ti aspetto immobile. Immobile, senza respirare. Per sempre. Qui.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kurt Hummel, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordi quel giorno, Amore? Eravamo insieme e le nostre gambe penzolavano giù dal ponticello in legno. Avevi tolto le scarpe e i tuoi piedi sguazzavano nell'acqua. Eri... Dio, eri magnifica ma non seppi dirtelo. Preferii stare in silenzio o forse le parole giuste le dimenticai da qualche parte nello zaino che giaceva abbandonato sull'erba. 
Mi guardasti, e io feci finta di non accorgermene, ma credo di essere arrossita quando pensai che, nonostante fosse tutto meraviglioso, tu ti ostinassi a guardare solo e soltanto me. 
E a quella consapevolezza, spalancai gli occhi nei tuoi: erano così azzurri che in confronto il cielo che si rifletteva nell'acqua sembrava grigio e opaco -quasi fosse vetro sporco di cenere. 
L'aria era fresca. L'autunno incombeva sui nostri abiti leggeri, bussando sulle nostre pelli, increspandole. Ma io non sentivo freddo. E se qualcuno me ne avesse chiesto il motivo, io davvero, non avrei saputo che dire.
"Santana..." mi chiamasti, ed io sussultai come ogni volta in cui sentivo il mio nome venir fuori dalle tue labbra. 
"Dimmi." dissi e non mi spiegai perché la mia voce dovesse essere così maledettamente roca. Mi pizzicava la gola come se non avessi più parlato per anni e tu, con quell'entusiasmo dolcissimo che hai, mi chiedesti se mi andasse di vedere Lord Tubbington. 
Ricordi, Amore? mi guardai intorno confusa. Ma poi ti vidi rovistare nello zaino e rimasi in attesa. Tirasti fuori il portafogli. E mentre analizzavi concentrata tutti quegli scontrini che a giudicare dalle date risalivano a un momento imprecisato fra il paleolitico e il neolitico, io aspettavo. 
Poi li rimettevi al loro posto ed pensai che non avrebbe avuto senso chiedertelo. Ma tu mi guardasti e sorridesti come leggendomi nella mente.
“Conservo tutti gli scontrini del cibo che ho acquistato per lui. Così se se ne esce di nuovo con la storia che vuole andare via di casa perché non lo nutro abbastanza, li tiro fuori e glieli sbatto sul muso.” Ci pensasti per un attimo prima di continuare. “E come minimo vorrò un risarcimento…”
Scoppiai a ridere. 
Lo so, Tesoro, non avrei dovuto. Eppure eri così seria e le tue parole mi parvero talmente ponderate che non riuscii a farne a meno. E pensai che il tuo mondo dovesse essere dannatamente più bello di quello in cui vivevo io. In tutte le notti in cui ne avrei fatto parte, Brittany, non avrei dormito, perché avevo talmente paura di svegliarmi da questo sogno, che ti avrei voluta con me per essere certa che fossi vera.
Ridesti anche tu. 
Mi avresti confessato di come riuscissi subito a individuare le persone cattive che ridevano per prenderti in giro e a distinguerle da quelle buone. Ma io sapevo che non avevi il coraggio di allontanarti dalle une, né dalle altre per paura di rimanere sola. 
Mi porgesti un portafoto, piccolo, a fisarmonica, ma non appena lo presi e le nostre dita si sfiorarono... lo lasciai cadere. Mi morsi le labbra per non imprecare, perché, Amore, davanti a te –e lo sai- ho sempre cercato di non farlo, di trattenermi. E vorrei tanto che tu fossi qui per dirmi che ci sono riuscita, che ti ho rispettata sempre –anche più di me stessa.
Come quella volta. Ricordi? Spalancai gli occhi, mettendomi le mani fra i capelli. Ti guardai. Tu guardavi il laghetto sotto di noi, l’acqua increspata. E il tuo viso sorridente premuto a quello di Lord Tabbington galleggiava fra tante foglie rosse e gialle. 
Mi guardasti coi lucciconi negli occhi, Brittany, ma sarei stata io la prima a piangere se tu non mi avessi detto “Non fa niente San, è tutto ok, ne ho molte altre a casa…”. 
“Sono un’idiota.” 
“No che non lo sei, non è importante…” dicesti. Ma io non ti sentii. 
Tesoro mio, ricordo ancora il tuo sguardo quando io mi alzai, mi slacciai le scarpe e arrossivo sbottonando i jeans, scalciandoli via. Tolsi anche la camicia, e mi vergognai come una ladra per non averla sbottonata prima di rimanere con le cosce di fuori. Perché con la coda dell’occhio ti scrutavo e tu mi osservavi, e io potendo mi sarei sotterrata sotto tre metri di terra. Eppure sotto di me c’erano solo tre metri di maledettissima acqua. 
“Santana, che fai…?”
Non ti risposi, non ci sarei riuscita, e prima che tu potessi fare qualunque cosa per trattenermi, mi arrampicai sul corrimano. Ti eri alzata… mi sfiorasti e stavolta fui io a cadere. 
Lo confesso. 
Ti sentivo chiamarmi e la tentazione fu forte: rimasi sott’acqua più del dovuto. 
Ma, sai, quando sentii la tua voce farsi preoccupata, non resistetti e uscii fuori. Ti sorrisi, Amore, ero felice e di nuovo non sapevo perché. Presi il portafoto con la mano sinistra e poi ti diedi le spalle, nuotando velocemente verso la riva.
Quando arrivai tu eri già lì, ma non mi guardavi nemmeno. Cercavi qualcosa, credo un asciugamano, ma quando non la trovasti, ti vidi sederti ad aspettarmi, con le ginocchia al petto, le braccia a sorreggere la testa. Poi, quando fui abbastanza vicina, ti alzasti di scatto, immergendoti nell’acqua sin alle ginocchia. Mi afferrasti forte per le mani e non mi lasciasti scivolare.
Ed io mi alzai. L’aria era talmente fredda che tremavo e se avessi potuto sarei tornata in acqua –in quel momento essa appariva calda come una coperta. Credo che tu mi abbia vista rabbrividire, perché mi facesti mettere i jeans, prendesti la mia mano destra, trascinandomi via. 
Là dove mi portasti non faceva freddo e il vento non soffiava. Le fronde degli alberi ci riparavano da tutto e nessuno poteva vedermi, nemmeno quel tizio che l’aveva fatto prima e che tu avevi scorticato con lo sguardo. E me l’avresti detto, un giorno, che nessun altro avrebbe dovuto guardarmi, e che se ripensavi a quanta gente mi aveva anche solo… sfiorata, sentivi la rabbia scavare dentro di te. Ed io avrei pensato che nessun film della Disney avrebbe potuto insegnarti questo modo di dire.   
“Santana, non dovevi, sei fradicia…” Eri triste. 
Non essere triste, Amore. 
“Ma io volevo vedere Lord T.” risposi. Sorridesti, bastò questo a riscaldarmi, Brittany, non credo d’avertelo mai detto.
Il vento non soffiava. 
Non soffiava, ma ora che tu usavi dei kleenex per asciugarmi ed io rimanevo bagnata più di prima, e fuori il sole tramontava, e noi eravamo lì, io sentivo solo la le tue mani che mi toccavano. E il mio cuore.

***
Qualcuno bussò.
“Ti prego mamma, basta tisane per oggi.” Mugugnai sul cuscino.
“Santana…” Udii la tua voce chiamarmi e pensai che stessi sognando. Ma quando sentii qualcuno sedersi sul mio letto, strabuzzai gli occhi. Mi voltai verso di te.
Il mio primo pensiero fu che il mio aspetto dovesse essere terrificante e quando mi tirai su a sedere e mi sistemai i capelli, fui certa di essere impazzita.  
“Mi ha fatto entrare tua madre…”
“Oh...”
“Oggi non eri a scuola e mi sono preoccupata. Così ho telefonato a tutti i Lopez di Lima per sapere dove abitavi.” 
Sembravi così triste, Amore mio.
“Brittany, non dovevi...”
“Tua madre mi ha detto che hai la febbre. Beh, è colpa mia.” 
Ti risposi che non era colpa tua, che non c’era motivo di essere triste. Ma tu non parlasti. Tesoro, io fui subito certa che ci fosse qualcosa che avresti voluto dirmi e aspettai guardando te che non mi guardavi. Poi ti presi la mano, senza pensarci, e il mio cuore prese a battere troppo forte per il mio petto. Ma non mi feci una sola domanda, nemmeno una.
“Oggi volevo…”
“…si?”
“È una cosa stupida, non voglio che anche tu mi prenda in giro.” Quando sentii quelle parole, Brittany, ti giuro che avrei voluto alzarmi e prenderlo a pugni, chiunque fosse stato. Ma tu eri li e ancora una volta io mi trattenni, sapendo che non avrei mai potuto. Mai, di fronte a te. 
“Amo ballare.” Arrossisti. “Oggi volevo aggiungere il mio nome alla lista per partecipare ai provini per le Cheerios e stavo per farlo, quando una ragazza mi ha spinta, e mi ha strappato la penna dalle mani. Si chiama Quinn Fabrey, ho letto il suo nome. Poi mi ha detto di non perdere tempo perché è impossibile fare la cheerleader senza saper distinguere la destra dalla sinistra.” Ti asciugasti una lacrima col dorso della mano. 
Non piangere, Amore. Perché nessuno lo merita meno di te. 
“Ma tu hai aggiunto comunque il tuo nome…” Speravo.
“No.”
“Ma lo farai…?”
“No.” Rispondesti. E allora mi dissi che avrei fatto di tutto per te. Tutto. Avrei fatto così tanto che nemmeno lo potevo immaginare. 
“Nemmeno se ti… diciamo… facessi compagnia?” Brittany, mi abbracciasti forte come nessuno aveva fatto mai e il bacio sulla fronte che seguì fu dolce... e le tue labbra erano così fresche! Ti confesso che mi girò la testa. 
“Scotti Santana, forse e meglio che vada.” Mi dicesti. “Così potrai riposare…” 
Facesti per staccarti ma, Amore, non volevo che tu andassi via. 
E grazie a Dio tu non te ne andasti.
Almeno non quella volta.  

***

Grazie a tutti, ragazzi, fatevi vivi! a presto! ;-)

   
 
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