"Preparati a morire",
insegnano
i fiori di ciliegio.1
Camminando mi accorgo di non avere peso -mentre il pavimento scivola sotto i miei piedi-, di essere sospeso nel distacco, laddove tutto non ha accezione se non desideri dargliene una.
L’aria, madida di morte, mi assicura che, nella prossima vita, soffrirò per i crimini commessi in questa.
Pesante, così come le palpebre che, mormorando alla coscienza la volontà di adagiarsi, tremano: cautamente mi astraggo.
Come quelle promesse mai fatte, come quelle parole mai dette, all’ombra di un ciliegio in fiore, oscurato dall’assenza, conto alla rovescia i sospiri del mondo.
Pulsa, nelle mie vene, la speranza disillusa, un sogno di cartapesta che non saprà trovare riposo.
Il lontano richiamo che mi giunge alle orecchie ha una consistenza tale da sembrare visibile, mormora nel silenzio, la muta richiesta si eleva, e giacciono soffusi gli antichi pentimenti.
Il sapore delle sigarette che raschia la gola, che si estende sulla lingua come un virus, mi culla oltre la quiete pallida, macchiata di rosso, oltre la mia coscienza sopita.
Allora, direi di andare, scusa il ritardo.
Foglie cadute
nel giardino del dio,
trascurato nell’assenza.2
∞
1 Haiku di Issa.
2 Haiku di Basho.